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Autore: Botan    03/02/2012    4 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Ma spiegami perché

                                      Labirinto

                                         #30

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

- Ma spiegami perché?! – esclamò Rin fissando con una certa ostinazione suo fratello Tsubasa. – Perché non posso venire anche io?!

 

- Vedi Rin… - intervenne Jabi, certa che se avrebbe lasciato fare a Tsubasa di sicuro la situazione sarebbe sfociata in un litigio. – Il luogo in cui tra non molto dovremo andare, è diverso da tutti gli altri. Ricordi la foresta di Guren? I suoi tranelli, le sue insidie? E’ perfino più pericoloso di quella foresta stessa.

 

- Ma io potrei esservi di aiuto. Ho studiato molto, questo lo sai bene. Diglielo tu a mio fratello, digli che ora sono più brava, digli che sono pronta, Jabi!

 

La Sacerdotessa emise un sospiro, si girò verso Tsubasa ma questi con uno sguardo torvo le fece capire che la sua era una decisione irremovibile. – E’ per il tuo bene, Rin, cerca di capire. C’è in gioco la vita di Kouga, non possiamo rischiare, dovremo prestare la massima attenzione a quello che una volta entrati lì ci attenderà. E poi, se anche tu vieni con noi chi terrà aperto il portale? Il tuo compito è importante quanto il nostro. – le fece notare, mentre la piccola storcendo il muso e con un profondo sforzo fu costretta ad accettare le regole.

 

- Però… non ho mai praticato un simile incantesimo prima d’ora. – disse preoccupata, mentre osservava delle candele rigorosamente rosse disposte in terra l’una al fianco dell’altra fino a formare un cerchio.    

La sacerdotessa le appoggiò entrambe le mani sulle spalle, infine sorrise. –Io ho fiducia in te, so che ci riuscirai.

 

Quando Rei ebbe finito di accendere l’ultimo cero, Rin deglutì, e stringendo con decisione il suo pennello magico si mise in posizione.

Si trovavano tutti nel giardino della residenza Saejima. Le grosse candele disposte in terra illuminavano quella sera, mentre la luna tondeggiante si affacciava timidamente in cielo.

 

Jabi, Tsubasa e Rei si posizionarono nel bel mezzo del cerchio, Kaoru li seguì senza esitare ma con un braccio Rei la trattenne. – Non puoi venire – disse – è troppo rischioso.

 

- Anche Kouga ha deciso di correre dei rischi pur di salvarmi, e non me ne starò qui con le mani in mano ad aspettare il vostro ritorno. Farò quanto in mio potere pur di riportarlo indietro. – l’ostinazione regnava incontrastata in quello sguardo.

Rei esitò, poi si convinse che Kaoru non avrebbe mai ceduto, ed abbassando il braccio le consentì di venire.

Con le setole del pennello magico di fronte alle labbra, Rin pronunciò delle parole nell’antica lingua Makai, quando ebbe finito soffiò con tenacia, ed improvvisamente la fiamma ardente delle candele poste in terra da gialla divenne bianca e poi di colpo nera. Quel segno indicava la pericolosità del luogo in cui il quartetto si sarebbe recato.

Rin pronunciò ancora una frase, l’ultima, e disegnando a mezz’aria delle linee scintillanti con l’ausilio del suo pennello, aprì finalmente le porte a quel passaggio misterioso che inghiottì in un baleno i quattro ragazzi, facendoli svanire nel nulla.

- Buona fortuna – disse la ragazzina. Era turbata, pregò affinché tornassero alla svelta.

Il buon Gonza con fare benevolo le posò una mano sulla spalla e con un sorriso affettuoso cercò di farle coraggio senza però nascondere anch’egli il proprio turbamento.

 

 

 

Quel luogo non lasciava presagire nulla di buono. Fu la prima cosa che pensò Kaoru quando ancora stordita prese a guardarsi intorno.

- Dove siamo di preciso? – chiese, la mano posata sul cuore, lo sguardo atterrito.

Si trovavano nelle gole profonde del Makai, in un posto spettrale, un angolo che nessuno mai avrebbe osato visitare.

 

Rei andò dritto al sodo. – Nella tana del nemico.

 

- Non proprio – precisò Tsubasa, poi con un cenno del capo indicò un punto oltre le rocce – La dimora di Ahriman si trova aldilà di questo labirinto.

 

- Il labirinto oscuro. Lo chiamano così. – disse ad un tratto Jabi.

 

Tsubasa le gettò un’occhiata. - Lo conosci?  

 

- Se vuoi diventare un Prete del Makai devi imparare ogni cosa su questo mondo. Confesso che il luogo in questione non mi è mai andato a genio. Da bambina facevo disperare il maestro Amon perché ogni volta pur di evitare l’argomento preferivo scappare dalle sue lezioni. Lui mi ripeteva spesso che avere paura di questa zona equivale ad avere paura del proprio inconscio, perché è qui che la menzogna prende vita per insinuarsi nel cuore delle persone e di ogni essere vivente.   

 

- Quindi, è qui che nascono le fandonie… - scherzò Rei, giusto per sdrammatizzare la cosa. Infondo però percepiva anche lui una forte aura maligna, e ciò lo metteva a disagio.

Quello che aveva raccontato Jabi era vero, ogni essere umano nasconde qualcosa nel suo inconscio, ed ogni persona ne è a sua volta spaventata. In un luogo simile, capace di tirar fuori il peggio di ognuno, perdere lucidità sarebbe stato tutt’altro che difficile.

 

Tsubasa guardò gli altri con fare risoluto. Era giunto il momento di andare.

- L’inconscio di ognuno di noi è come questo labirinto. Ci si può perdere facilmente senza mai trovare il suo punto d’arrivo. – Il Cavaliere della Notte Bianca avanzò in direzione del dedalo spaventoso.

 

- Una volta dentro, non sappiamo quello che ci attenderà. Vi consiglio di mantenere la vostra mente sgombra da qualsiasi pensiero. Dovete concentrarvi solo sul punto di arrivo, sull’uscita. – affermò la Sacerdotessa. Rei emise un lungo sospiro, Silva mugugnò qualcosa, forse voleva dire al suo proprietario di fare estrema attenzione, ma almeno per questa volta tacque.

 

- Avanzeremo in gruppo, con un passo diretto. – fece Tsubasa.

 

Jabi rettificò all’istante.

- Meglio essere cauti. Non sappiamo se durante il tragitto incontreremo delle trappole. Si tratta pur sempre di un luogo che mira ad ingannare le sue prede.

 

- Troppa lentezza ci porterebbe a qualsiasi distrazione.

 

- Troppa rapidità nei movimenti ci porterebbe a perdere il senso dell’orientamento. Dobbiamo attraversare un labirinto, lo hai forse scordato?

 

- Dobbiamo restare concentrati, lo hai tu stessa ribadito, forse sei tu quella che ha scordato qualcosa.  – guardò Jabi con un’aria quasi di sfida, lei non apprezzò il gesto, e con braccia incrociate diede la sua secca risposta.

 

- Perlomeno, io ho dimostrato di conoscere questo posto, a differenza di qualcun altro. – disse, con una certa disinvoltura, mentre lo guardava in modo particolare.    

Tsubasa incassò il colpo senza aggiungere altro. Dovevano addentrarsi in quel labirinto, non c’era né il tempo e né la voglia per iniziare di sana pianta un litigio.  

 

- Possiamo dividerci. – propose a quel punto Kaoru.

 

Tsubasa le lanciò un’occhiata bieca. – Ho detto che avanzeremo in gruppo. Su di questo non sono disposto a scendere a compromessi.

 

Jabi sorrise compiaciuta, infine si fece avanti. – Avanzeremo in gruppo, ma lentamente. – Sembrava una perfetta via di mezzo. Tuttavia…

Tsubasa e Rei si avviarono verso l’entrata del dedalo oscuro, Kaoru li seguì ma Jabi ancor prima la trattenne per un istante. – Non sarà una semplice passeggiata. – le ricordò, guardandola negli occhi. Voleva farle capire che quel posto era realmente pericoloso. Perfino lei ne era intimorita. – Con questo non voglio dire che faresti meglio a tornare indietro, ma se ti dovesse succedere qualcosa, so che Kouga non ce lo perdonerà mai. Io cercherò di darti la mia protezione, ma sta ugualmente attenta a tutto ciò che ti circonderà.

 

Kaoru annuì, pur sapendo a cosa stava andando incontro. Eppure strano a dirsi non provava una forte inquietudine. Questo perché non aveva smesso per un solo istante di pensare a Kouga. Pregava affinché fosse ancora vivo, voleva rivedere ancora una volta il ragazzo che le aveva in più occasioni salvato la vita, e che, per dirla con un buffo gioco di parole, le aveva cambiato la vita.

 

- Non ti accadrà nulla, puoi stare tranquilla – emise Zarba, sistemato sul dito medio di Kaoru – Prima di andarsene, Kouga mi ha chiesto di prendermi cura di te. Se non dovessi tener fede alla parola data, non sarei più degno di essere la guida mistica di un Cavaliere d’Oro. – pur ironizzando sulla questione, l’anello era certo di quello che aveva appena detto. E aldilà di tutto, Zarba con il tempo aveva imparato a volere bene anche a quel pulcino spennacchiato, come si divertiva spesso a chiamarla, di nome Kaoru. Anche Kaoru teneva in modo particolare a lui. Sapeva che Kouga non lo considerava come un anello qualunque, quel Madougu era più di una semplice guida. Lo aveva aiutato a crescere, gli aveva dato ottimi consigli, anche quando tra lui e Kaoru scoppiavano come tempeste improvvise implacabili liti lo aveva indirizzato sulla retta via, e fatto capire cosa era giusto e cosa, invece, sbagliato.

Zarba faceva parte della famiglia, questo era certo.   

 

 

 

 

 

                                                                           ***

 

 

 

 

 

- Cosa ci fai qui? Non lo sai che le Spalle Mistiche nel Palazzo dei Cani da Guardia non possono entrare? – le disse Jin, il Cavaliere d’Argento, con modi tutt’altro che blandi.

Souka arricciò il naso facendo spallucce, poi arrivò dritta al nocciolo della questione.

 

- Ho saputo che il Cavaliere d’Oro è rinchiuso nelle terre del Makai governate dallo Spirito della Menzogna. Dovete intervenire! – sbraitò, rivolta alla sentinella dell’Est che le stava d’innanzi.

 

Questa, con modi assai calmi si apprestò a darle una risposta. – Ha fatto una scelta, firmando un contratto, noi non possiamo fare nulla.

Souka sbatté un piede in terra colta da un moto di rabbia. – Tutto ciò non ha senso! Non potete abbandonarlo al suo destino…!

 

- Noi guardiani siamo molto amareggiati per quanto accaduto, credimi. Abbiamo perso un valido Cavaliere Mistico, e non sarà facile continuare a svolgere il nostro operato senza il suo valido appoggio.

 

- E’ questo il punto! Trattate Kouga come se fosse un oggetto prezioso, ma nessuno di voi si rende conto che prima ancora di essere un Cavaliere lui è una persona! – Souka era fuori di sé, avanzò pericolosamente verso la sentinella, ma si sentì fermare da Jin, che la trattenne per il braccio.

 

- Andiamo fuori. – disse, esortandola ad uscire da lì.

 

Malgrado tutto fu costretta a seguirlo, e una volta in strada non si trattenne di certo. - Chi diavolo sei?! – sbottò, strattonandosi via da quella presa.

 

- Sono un amico di Kouga, e la questione ti assicuro che non mi è del tutto indifferente.

 

- Se veramente sei un suo amico, dovresti imporre il tuo volere anziché assecondare quelle stupide creature vestite di bianco.

 

- Il regolamento lo impone.

 

- Il regolamento… - Souka reclinò il capo, era come se stesse rivivendo qualcosa – Mio padre è morto pur di portare a termine il suo compito. E non permetterò che a Kouga tocchi la stessa sorte. – In realtà Souka aveva un piano ben preciso. Era stato Gonza a raccontarle ciò che era successo a suo cugino, inoltre il maggiordomo aveva aggiunto che degli amici del giovane si stavano recando nel Makai per riuscire a portarlo fuori da quel luogo desolato che lo teneva prigioniero. – Devo allontanare Ahriman da lì. – mormorò, Jin scosse il capo ma quando fece per chiederle cosa avesse intenzione di fare, Souka andò via di corsa. Non poteva perdere tempo.

 

- Ti toccherà andarle dietro, piccolo Jin. – gli consigliò a quel punto Danda, il bracciale magico. L’umano borbottò qualcosa, e poi fu costretto ad inseguirla.

 

 

 

- Conosco questa strada… - disse tra un passo e l’altro il Cavaliere d’Argento, che quindi aveva deciso di aggregarsi a lei – ma non mi hai ancora detto quali sono le tue reali intenzioni.

 

Souka sorrise, poi alzò il capo in direzione di una casupola non molto lontana. – Lo scoprirai a breve.

 

Jin fu del tutto scettico. – Quel vecchio eremita non ti aiuterà mai. – Forse aveva già intuito quali fossero le intenzioni della giovane.

 

- Lo farà. Mi deve un favore.
 Che tipo di debito poteva mai avere l’anziano Denemon nei riguardi di Souka?

Jin scosse ancora il capo quando ad un tratto sentì un urlo, subito dopo vide qualcuno uscire a gran velocità dalla dimora dell’anziano saggio.

- Torna indietro! – urlò Denemon, sulla soglia della porta. Quando intravide Souka e Jin lì nei paraggi chiese loro di intervenire. – Prendetelo! E’ un Orrore! – detto questo, i due iniziarono subito il rocambolesco inseguimento.

 

L’uomo, sentendosi braccato si gettò a capofitto nella boscaglia. Corse senza girarsi mai indietro, solo dopo un po’ decise di fermarsi.

Era riuscito a seminarli, adesso si sentiva più tranquillo, forse troppo, e quella mancanza di attenzione gli costò cara.

Souka gli piombò letteralmente addosso, lanciandosi dal ramo di un albero, in pochi attimi riuscì a bloccarlo aizzandogli contro la lama affilata della sua preziosa spada.

 

- Lasciami andare, ti prego! – lo supplicò l’uomo, era terrorizzato, non riusciva a smettere di tremare.

 

Souka fece spallucce. – Tanto morirai comunque. – rispose, perché sapeva bene che la maledizione a cui era stato esposto senza l’aiuto di Denemon lo avrebbe presto annientato.

Jin arrivò lì. Trasformatosi nel Cavaliere d’Argento intimò a Souka di farsi da parte e, dopo aver brandito la propria arma, compié il suo dovere.

Eliminato l’Orrore, adesso non bastava che ritornare indietro.

Tra un passo e l’altro Danda, il bracciale magico, fece a Souka uno dei suoi piccoli appunti. – Sei veramente veloce. Senza il tuo aiuto quella creatura ci sarebbe sfuggita. Qual è il nome del Cavaliere che stai assistendo? – chiese, l’altra reclinò il mento, e senza cercare di scomporsi provò a rispondere.

 

- Ero la Spalla Mistica di mio padre, ma ora che lui è morto, non assisto nessuno. – Sembrava aver detto ciò quasi con un fare indifferente, tuttavia dallo sguardo si poteva intuire che tanto dolore albergava ancora in lei.

 

Danda mugugnò qualcosa prima di parlare. – Quindi, sei senza lavoro… - disse, poi, come c’era da aspettarselo, attirò l’attenzione del suo giovane proprietario – Perché non l’assumi, piccolo Jin? Semplificherebbe il tuo lavoro, e inoltre, è anche carina! – Danda come al solito aveva parlato troppo. Il ragazzo lo coprì con una mano, non ebbe il tempo per far conoscere il suo parere, erano arrivati a destinazione e Denemon li stava aspettando.

 

- Tutto risolto. – gli fece sapere Souka, mentre si avvicinava ad esso. L’anziano tirò un sospiro di sollievo.

 

- Vengono da me per cercare aiuto, ma non vogliono ritornare nel loro mondo. – si lamentò il saggio, poi li fece accomodare. – Posso fare qualcosa per voi? – chiese.

Souka rispose a bruciapelo. – Richiama Ahriman in questo mondo e trattienilo qui il più possibile.

Denemon ebbe un sussulto, quella richiesta lo aveva spiazzato. Scosse il capo. – Non posso, ho giurato a me stesso che non lo avrei più chiamato.

 

- Kouga è in pericolo, tu sei l’unico che può aiutarmi!

 

- Quel ragazzino è in pericolo? – il saggio sembrava non saperne nulla, ma quando la ragazza finì di spiegargli l’accaduto restò per un attimo in silenzio. – Quindi – premise carezzandosi la barba – vuoi che io trattenga Ahriman affinché non ritorni nelle sue terre?

 

L’altra assentì. – In questo modo permetterai ad altri Cavalieri Mistici di introdursi in quel luogo senza attirare la sua attenzione.

 

- Certo, potrebbe funzionare, tuttavia… - Denemon non sembrava convinto da quella richiesta, non voleva avere nulla a che fare con lo Spirito Malvagio.

 

- Non può rifiutarsi, mi deve un favore, se lo ricorda?

 

Il saggio eremita si sentì quasi in trappola. Sorrise con benevolenza. – Certo, mi ricordo. – disse, mentre posò i suoi occhi in direzione di una sedia. – Tempo fa Lili si perse nel bosco, ma tu la trovasti salvandole la vita e riportandola a casa. – La volpe dal manto bianco riposava su quel morbido cuscino adagiato sulla sedia. – Tu sai che per richiamare Ahriman mi occorre l’Ottava Stella del Makai?

 

Souka assentì. – So che lei ha conservato quella che suo fratello forgiò anni fa, è per questo che sono venuta fin qui.

 

- C’è una cosa che però non sai… - premise l’anziano eremita, dirigendosi verso un lato della stanza. – Trattenere Ahriman in questo mondo richiede un elevato dispendio di energie. – Spostò un baule vecchio e impolverato, poi si fletté verso il suolo. Diede uno due, tre colpetti ad una mattonella ingrigita, che scricchiolò dapprima, poi con le dita infilate in una stretta fessura la fece salire fino a rimuoverla del tutto. Al di sotto c’era un piccolo foro, infilò ancora la mano ed estrasse qualcosa avvolta in un panno vecchio ed ammuffito. Tolta la copertura, l’Ottava Stella del Makai rivide finalmente la luce. – Si è conservata bene – disse, mentre la guardava per la prima volta dopo anni. – Tornando alla questione di prima – deglutì avvicinandosi ai due – oramai sono vecchio, non ho più tanta forza spirituale, e dubito fortemente di riuscire a…

 

- Prenda la mia! – esclamò Souka all’improvviso. Era decisa ad offrire al saggio la sua energia. Jin ne restò stupito da quella richiesta.

 

- Se mi dai la tua energia spirituale, perderai le forze per un po’.

 

- Dormirò al massimo un paio d’ore, tutto qui. – Souka era disposta a tutto pur di salvare Kouga, anche se faceva l’indifferente, e non dava troppo peso alla questione, si capiva che in realtà ci teneva molto.

 

- E va bene – disse alla fine Denemon, davanti a tutta quella tenacia non riuscì a fare diversamente. Si avvicinò alla ragazza, posandole una mano sulla fronte recitò a voce bassa una vecchia formula. Gli servì a convogliare l’energia della giovane nel palmo della sua mano. Una luce lo investì, e quando ebbe del tutto assorbito il flusso spirituale, come per magia quel bagliore tendente al bianco svanì e Souka cadde preda di un sonno profondo.

Jin la trattenne a sé senza farla cadere in terra, e mentre osservava Denemon iniziare il rituale, pregò affinché tutto andasse per il meglio. 

 

 

 

 

 

                                                                           ***

 

 

 

 

 

Ormai camminavano da più di mezz’ora, cercando di mantenere la mente sgombera da ogni pensiero. Non avevano incontrato nessun ostacolo, forse perché stavano seguendo i consigli di Jabi, o semplicemente perché non era ancora arrivato il momento.

Visto dall’interno, il dedalo oscuro faceva venire la pelle d’oca. C’era poca luce, nell’aria svolazzava un odore fastidioso che sapeva di muffa ed erbacce appassite. I tramezzi interni che formavano il labirinto erano costituiti da fogliame che si alternava a terriccio fangoso e dura roccia.

Rei strusciò per sbaglio un braccio su di una parete fangosa, sporcandosi così la manica del soprabito.

- Che olezzo… - appuntò disgustato tappandosi il naso. Poi d’un tratto Tsubasa, colui che guidava la fila, si fermò di colpo.

 

- Che succede? – intervenne Jabi, spostando Rei che le si trovava davanti e andando di persona a controllare.

 

- Succede che qui non si passa. E’ un vicolo cieco. – Tsubasa la guardò in malo modo, stava iniziando a perdere la pazienza. – Dovevamo prendere l’altra strada, quella che svoltava a destra. – appuntò con tono seccato – Non avrei mai dovuto darti retta.

 

Jabi si innervosì subito. - Il mio pennello non sbaglia mai. Lo vedi anche tu che le setole sono rivolte verso questa direzione. – con un cenno del capo gli fece osservare l’oggetto in questione. Fluttuava poco sopra il palmo ben steso della sua mano.

 

Tsubasa fece spallucce, facendole capire che non gli importava molto. – Siamo qui da troppo tempo, dovevamo essere più rapidi. Per colpa tua adesso dovremo tornare indietro.

 

- Per colpa mia? – la Sacerdotessa alzò la voce, sentiva di perdere il controllo delle proprie azioni da un momento all’altro. – Sono stata io a guidarvi fin qui, e senza mai sbagliare o portarvi fuori strada.

L’altro protese un braccio verso il passaggio sbarrato che aveva d’innanzi. – E questo come lo spieghi?

 

Jabi scostò leggermente il capo rivolgendo il proprio sguardo altrove. Non sapeva cosa rispondere, oltretutto si sentiva particolarmente a disagio. – Non ti fidi della mia magia, è così?

 

- Non ho detto questo. Ti sto solo facendo notare che hai commesso un errore.

 

- Se ti fidassi per davvero, allora mi daresti ragione. Cosa che ti ostini a non voler fare.  

 

- Il fatto è che tu non vuoi mai ammettere di aver sbagliato.

 

- Io so riconoscere i miei sbagli! Ma ora che cosa dovrei dire? Che in realtà ho commesso un errore anche se non è vero? – Jabi si piazzò le mani sui fianchi. Solo a guardarla, con quelle linee del volto tutt’altro che piane, emanava malevolenza da ogni minima parte del corpo. – Dovrei mentire a me stessa solo per farti un piacere? – gli gettò un’occhiata torva, il tono che aveva usato nei confronti di Tsubasa lo fece di colpo irritare.

 

Rei intervenne per cercare di calmare gli animi. – Non mi sembra questo il momento! – sbottò, strattonando il ragazzo con un gesto brusco. Lanciò un’occhiataccia anche a Jabi, per farle capire che dovevano smetterla. Tsubasa ripreso il controllo delle proprie azioni abbassò il mento, l’espressione contratta che aveva in volto andò via via scemando. Rei mollò la stretta al suo braccio, anche Jabi sembrò essersi un attimino calmata. Perlomeno, aveva smesso di tenere dispoticamente le mani sui fianchi.

Quell’attimo di silenzio durò pochi istanti. Tsubasa sentì una voce nella sua testa. Qualcuno lo stava chiamando. Il tono era flebile, simile ad un lamento, ma dolce al tempo stesso. Sollevò di scatto il capo, in lontananza vide una sagoma vestita di bianco, i capelli mossi dal vento creavano un gioco fatto di linee sinuose e mirabili, a tratti ammalianti. Tsubasa fece un passo indietro e spalancò la bocca con aria allibita. – Mamma…! – esclamò, senza staccarle lo sguardo di dosso.

- Non guardarla, è solo un’illusione! – ribadì Jabi in tono deciso, esortandolo a distogliere la sua attenzione. – Il labirinto ti sta ingannando!

Lui sapeva che la ragazza aveva ragione, eppure nonostante i continui avvertimenti non riusciva a smettere di fissare quella donna. Era così tangibile da non sembrare una mera illusione. Il suono della voce materna che continuava con insistenza a pronunciare il suo nome, si faceva sempre più pressante, era sempre più coinvolgente, ammaliante. Si tappò le orecchie con le mani, ma quella voce non cessava. Arrivò perfino a credere che la figura fosse davvero sua madre. Poi ad un tratto la donna iniziò ad allontanarsi. L’abito bianco si muoveva trasportato da quell’andatura lenta, avvolta da un candore magico. Fu a quel punto che Tsubasa rompendo ogni schema iniziò a correre verso il fondo del dedalo, per inseguire colei che sembrava essere realmente la sua compianta madre.

Senza pensarci Rei scattò in direzione dell’amico, doveva bloccarlo, ma quando fu sufficientemente vicino a lui, alle spalle dei due si eresse un invalicabile muro che, ovviamente, impedì l’oro di tornare indietro.

Allarmata, Jabi corse in direzione della parete melmosa, urlò i nomi dei due ragazzi, e questi fortunatamente risposero.

 

Rei scosse il capo. – Era una trappola… volevano dividerci. – disse con sdegno.

 

Tsubasa, resosi conto del crudele inganno provò rabbia verso se stesso. - E ci sono riusciti. – ringhiò. Strinse forte le mani a pugno, serrò le palpebre. Come aveva potuto farsi ingannare? Proprio lui che in più eventi aveva sempre mantenuto un certo controllo.

 

- Dobbiamo trovare il modo di aggirare l’ostacolo. – Rei iniziò a guardarsi intorno, trovare il giusto imbocco sembrava impossibile. Colto da uno scatto collerico batté un pugno sulla parete che gli impediva di raggiungere le due ragazze. La mano restò intrappolata in quella fanghiglia appiccicosa che iniziò a risucchiare il suo braccio. Tsubasa lo afferrò, e con forza i due riuscirono a liberarlo. – Ma che diavolo è questa roba?! – disse schifato, mentre osservava un pezzo di melma gorgogliante caduta al suolo tornare nel muro.

 

- Le pareti del labirinto sono animate! – urlò Jabi dal lato opposto – Non toccate nulla, altrimenti potreste venirne inghiottiti.

Tenendosi a distanza di sicurezza, Rei alzò lo sguardo al cielo. “Grandioso” disse tra sé, poi le chiese come potevano trovare una via per raggiungerle, ma Jabi scuotendo il capo non seppe dare una risposta. Fu Kaoru quella a spezzare il silenzio. – Dobbiamo proseguire lo stesso, ci ritroveremo all’uscita. – disse, ma la sacerdotessa non sembrò voler appoggiare la sua scelta.

 

- I miei poteri non sono forti quanto quelli di un Cavaliere Mistico. Se dovessero attaccarci ora che siamo divisi, non credo che riuscirei a proteggerti. – chinò lo sguardo verso il suolo, una punta di amarezza le sporcò il viso, si sentiva impotente, poi d’un tratto udì una voce. Quella di Tsubasa.

 

- Sei stata addestrata dal maestro Amon, senza dubbio uno dei migliori, e da quando sono diventato un Cavaliere, non ho mai visto nessun altro Sacerdote del Makai duellare come te. – Quella rivelazione inaspettata colpì profondamente Jabi. - Ci rivediamo all’uscita. – aggiunse poi il giovane.

 

- Tenete gli occhi ben aperti. – si affrettò a dire Rei, poi ognuno dei due gruppi prese la sua strada.

 

Jabi imbracciò il suo pennello magico. Voleva interpellarlo ancora una volta per vedere se l’oggetto gli avrebbe segnalato un’altra direzione all’infuori di quella sbarrata. In fin dei conti, poteva anche avere commesso un errore.

Anche dopo il secondo consulto, la punta bianca e folta non smetteva di indicare il solito punto.      

Prese coraggio, ed iniziò ad avanzare verso il muro che bloccava il passaggio.

Kaoru si posò una mano in petto, segno di inquietudine, poi accadde qualcosa di inaspettato. Non appena le dita della mano di Jabi si accostarono alla parete rocciosa, questa si dissolse, rivelando il passaggio. – Un’altra illusione… - sibilò con sorpresa.

 

- Il labirinto ha fatto in modo di confondervi, perché in realtà mirava fin dall’inizio a sfaldare il gruppo. – dichiarò Zarba. Jabi sentì la rabbia salirle al viso. – A quanto pare, questo posto è più furbo di noi.

 

- Non ci coglierà più impreparati. Non questa volta. – affermò Kaoru, Jabi si trovò d'accordo con lei e, seguendo le indicazioni del pennello magico, subito iniziarono la loro traversata.

 

 

 

- Il labirinto ha ingannato Tsubasa servendosi del ricordo di sua madre… - fece Silva, attirando l’attenzione del suo proprietario.

 

- So dove vuoi arrivare - Rei aveva capito subito quale fosse il significato di quella frase – ma non permetterò più a nessuno di servirsi di Shizuka.

 

- Non è così facile ragazzino. – proferì Goruba, il bracciale magico di Tsubasa – se questo luogo è riuscito a manipolare perfino il mio proprietario, non mi sembra così saggio abbassare la guardia.

 

Rei tacque brevemente poi concordò con quel Madougu, e fu felice di averlo fatto perché subito dopo nell’aria si udì un pianto. Lo riconobbe senza esitazioni: il gemito apparteneva a Shizuka.

 

Ebbe un tuffo al cuore, ma non si fermò, anzi. Determinato più che mai a proseguire, nonostante il lamento di quel suono lontano, prese fiato e urlò a pieni polmoni: - Dovrai trovare un altro modo per imbrogliarmi, perché io so che lei è felice!

Il pianto cessò immediatamente. Tsubasa rimase fortemente colpito dalla forza d’animo di Rei. L’attimo di pace durò poco. La terra sotto i loro piedi iniziò a tremare, poi il pavimento si fece molle.

 

- Sabbie mobili…?! – replicò il Cavaliere dell’Ovest, sentendosi letteralmente risucchiare verso un fondo melmoso e senza fine.

 

- Non lasciatevi ingannare, è un’altra illusione! – disse con enfasi Goruba, ma i due umani non la pensavano allo stesso modo.

 

- Se questa è un’illusione, beh- premise Rei – è la più riuscita.          

Tsubasa cercò come meglio poteva di uscire da lì aiutandosi con la sua lancia, ma ben presto anch’essa venne lentamente assorbita dalla pozza. Tirò più volte, senza riuscire ad estrarla dal fango. Sembrava come se fosse stata conficcata in un blocco di cemento prossimo alla solidificazione.

 

- Non sento più le gambe…! – disse ad un tratto, mentre continuava a dimenarsi. Ormai la fanghiglia nera come la pece lo aveva raggiunto alla vita. La situazione per Rei si presentò ancora più drammatica, perché la melma gli era arrivata fino alle spalle. Teneva la mano sinistra sopra il capo, per evitare che Silva finisse sepolta, ma lui continuava a sprofondare, sempre di più, sempre più giù, e sempre più in fretta.   

 

- Così non va… dobbiamo trovare un modo per uscire. – biascicò il ragazzino che veniva dalle terre dell’Ovest. – Siamo ancora troppo giovani per morire, sei d’accordo? – si girò verso Tsubasa.

 

- Concordo. – gli rispose.

 

- Se vi agitate peggiorerete ulteriormente le cose!

 

- Dovete starci a sentire!

Dissero i due Madougu, riuscendo finalmente ad attirare la loro attenzione. – Il dedalo mira a farvi perdere il controllo, ma dovete convincervi che tutto ciò non è reale. – gli ricordò Silvia, per l’ennesima volta.

 

- Facile a dirsi – bofonchiò in un primo momento Rei – se immergessi anche te in questo intruglio stomachevole, sono certo che cambieresti subito idea. E’ così… reale.

 

- Ma non lo è! Dovete concentrarvi su questo, dovete rilassarvi, lasciatevi andare, smettete per un istante di muovervi. – ribadì Goruba, Rei lo fissò come a voler dire “ma sei matto?”, perché era convinto che se avessero smesso di lottare, la melma oscura li avrebbe sopraffatti ed inghiottiti in un sol colpo.

 

- Ha ragione – disse ad un tratto Tsubasa – ha ragione lui. Più ci muoviamo, e più ci sembra di finire verso il fondo. E’ l’agitazione che ci sta facendo cadere in questo tranello. – poi di colpo smise di muoversi e chiudendo gli occhi mandò fuori un profondo sospiro. Si stava pian pianino lasciando quasi cullare dal movimento oscillante della fanghiglia.

Forse era folle come piano, forse sarebbero morti, ma non avendo altra scelta, anche Rei si lasciò completamente andare. Abbassò le palpebre, rilassò i muscoli contratti delle gambe e delle braccia, poi sgombrata la mente da qualsiasi pensiero, sentì che i battiti del cuore riprendevano un ritmo naturale.

Non si erano neppure accorti che avevano smesso di sprofondare. Quando entrambi ebbero riagguantato le redini delle proprie emozioni e allontanato la paura dalle proprie menti, l’inganno svanì.

 

- E’ tutto finito. - dichiarò Goruba, loro aprirono gli occhi e constatarono che il bracciale aveva detto il vero.

 

- Dovevate darci ascolto prima – brontolò Silva – siete i soliti testardi.

 

Rei si piegò facendole un inchino galante. - Mia signora, potrà mai perdonarmi?

 

- Smettila o mi farai arrossire! – balbettò la guida, e mentre quei due parlottavano tra loro, Tsubasa rivolse uno sguardo al cielo e pregò affinché Jabi e Kaoru arrivassero a destinazione sane e salve.

 

 

 

 

 

                                                                           ***

 

 

 

 

 

Mancavano ancora pochi metri. Jabi se lo sentiva. Il pennello aveva iniziato ad oscillare leggermente, ciò voleva dire solo una cosa: l’uscita era vicina.

Durante il tragitto non avevano incontrato nessun ostacolo, nessun inganno. Il labirinto oscuro sembrava in un certo senso essersi dimenticato di loro. Già, sembrava.

 

- Jabipronunciò Kaoru, tra un passo e l’altro – sei ancora innamorata di Kouga? – Al suono di quelle parole la Sacerdotessa del Makai arrestò le sue gambe. Per una ragione a lei sconosciuta, il battito del suo cuore aveva iniziato ad accrescere. Forse la domanda era stata talmente improvvisa da farle perdere per un secondo il controllo.

Si voltò fugacemente in direzione della sua compagna di viaggio, poi riprese il tragitto. – Perché me lo chiedi?

 

L’artista si mordicchiò il labbro. Non sapeva se poteva rispondere liberamente oppure doveva tenersi tutto dentro. – Ecco… - balbettò, magari per prendere tempo. Poi convenne che doveva dirle la verità. – Kouga mi ha detto che da bambino si è preso una cotta per te.

 

- Davvero? – replicò la Sacerdotessa, dopo sorrise con gusto – Quando si è piccoli a volte succede.

 

- Io però credo che lui sia ancora innamorato di te.

Jabi si fermò ancora. Questa volta però non riuscì a voltarsi. Possibile che Kouga fosse innamorato di lei? Scuotendo il capo si convinse che non poteva essere vero. No, lui non l’aveva mai amata, Kouga l’aveva sempre considerata come una buona amica, la sorella che non aveva mai avuto. – Non hai risposto alla mia domanda. - Quando Jabi alzò gli occhi, vide Kaoru davanti a sé. Aspettava una risposta precisa. – Sei ancora innamorata di lui? – domandò ancora, con un ritmo incalzante, mentre la fissava dritta negli occhi.

Doveva fare i conti con la propria coscienza, con il proprio io interiore. Kaoru voleva una risposta, Jabi sapeva che non poteva mentirle, non era giusto. Tuttavia, cosa poteva mai dire, in quella circostanza? Che i suoi sentimenti, a distanza di anni, non erano cambiati? Che, nonostante tutti i suoi sforzi, non era riuscito a dimenticarlo? Il rancore nei riguardi di Kaoru con il tempo era sì svanito, ma l’amore che provava per quel ragazzino che un tempo giocava a Barchess con lei continuava a far parte della sua vita.

- Se vuoi una risposta, allora te la darò, ma… – alzò il capo con decisione, la guardò senza incertezze – Ma prima dimmi dove hai nascosto la vera Kaoru.

Jabi si era resa conto che quella d’innanzi a lei era solo un’illusione. La vera Kaoru non le avrebbe mai fatto una simile domanda, semplicemente perché sapeva già quale fosse la risposta.   

- Perché dici questo? Sono io quella vera, non mi riconosci?

 

- No, non ti riconosco proprio, e soprattutto non mi lascio ingannare così facilmente. Perciò, puoi anche smetterla di recitare.

 

- Se ne sei così convinta, perché sono ancora qui? Non dovrei forse sparire? – quella figura così simile a Kaoru riuscì a metterla in difficoltà. Jabi tacque, poi iniziò a riflettere. Cercò di ricordare ciò che il maestro Amon le aveva insegnato durante il suo apprendistato. Ripensò ad una lezione in particolare che l’aiutò a risolvere l’enigma.  

 

- Credo di aver capito… - disse in un primo momento, si guardò intorno. Poi ecco la risposta. – Sono vittima della mia stessa mente, mi trovo nel mio inconscio.

 

- E come pensi di uscirne? Sei davvero sicura di potercela fare?

 

Jabi scosse il capo. – Devo affrontare il mio inconscio, proprio come diceva il maestro Amon. Devo… - alla fine aveva intuito ciò che bisognava fare. - essere sincera con me stessa! – esclamò a voce alta, e proseguì proprio come una donna che si confida con una sua cara amica. – Sono molto legata a Kouga, da bambina lo consideravo come un fratello, ma crescendo i miei sentimenti sono mutati, mentre i suoi sono rimasti sempre gli stessi. Ho sofferto a lungo perché sapevo che non avrebbe mai ricambiato, poi il tempo ha lenito le mie ferite e anche se ho dovuto imparare ad accettare la realtà, non mi importa. Io sono così, ho provato a cambiarmi, ma ho fallito. Perciò abbraccio il mio destino e vado avanti. Dopotutto, è meglio amare qualcuno anziché provare rancore verso gli altri.- Aveva affrontato il suo io interiore senza scappare dalle proprie emozioni, senza nascondere i suoi sentimenti. La sincerità intrisa in quella confessione spontanea prevalse sul potere della menzogna che si annientò in un istante.

Jabi ritornò in sé, vide Kaoru con l’aria spaurita che la scuoteva, urlava il suo nome. Ripreso il controllo totale del proprio corpo, la tranquillizzò spiegandole l’accaduto.

Kaoru tirò un sospiro di sollievo, poi preoccupata per l’amica le chiese: - Cosa hai dovuto affrontare?

 

Anche Jabi emise un sospiro, ma stavolta sommesso. Rispose evasiva a quella domanda, senza scendere nei dettagli.

- Ricordi che ormai appartengono al passato. – disse solo.

 

Zarba si intromise con una comunicazione improvvisa. – A quanto pare siamo arrivati. – Attirate da quelle parole, le due ragazze si voltarono e videro che l’uscita si ergeva d’innanzi a loro. Senza incertezze corsero verso il fondo, per lasciarsi finalmente alle spalle quell’orribile dedalo.

Quando raggiunsero l’esterno trovarono Tsubasa e Rei ad aspettarle.

- Stavamo iniziando a preoccuparci! – esclamò il Cavaliere dell’Ovest, che quando le vide uscire si sentì più sollevato.

 

Tsubasa si avvicinò alle due. – State bene? – chiese, guardando in modo particolare Jabi. Dall’espressione del viso si capiva che era preoccupato.

Annuirono, e mentre la sacerdotessa iniziò a raccontargli che c’era stato un contrattempo, la voce di Kaoru risuonò improvvisamente nell’aria.

Aveva pronunciato un nome. Uno soltanto.

Kouga

I restanti tre si voltarono e seguendo il suo sguardo ebbero un sussulto. O per meglio dire, solo Jabi fu colta alla sprovvista, perchè Tsubasa e Rei, essendo arrivati prima delle ragazze, lo avevano già visto.

Rei trattenne Kaoru appena in tempo, per evitare che corresse da lui. – Cosa stiamo aspettando? Dobbiamo andare! – replicò la giovane, cercando di opporre resistenza.

 

Tsubasa fu inamovibile. – Ci troviamo nel territorio di Ahriman. Questo posto è sotto la sua legislazione, perciò prima di oltrepassare quella linea dobbiamo analizzare con cautela la zona. – indicò il punto in cui iniziava il territorio del mostro. Una landa desolata, spoglia, sotto un cielo nero senza stelle. Kouga si trovava all’interno di un cerchio magico, circondato da una barriera incandescente di energia distruttiva. Fasci di luce attorno ai suoi polsi come catene indissolubili lo sorreggevano impedendogli di muoversi. Il capo chino, gli occhi chiusi, all’apparenza sembrava aver perso i sensi.

 

- Quello laggiù potrebbe non essere Kouga. – si accodò Rei, ma c’era dell’altro. – Questo posto non vi sembra un po’ troppo silenzioso? – guardò Jabi e Kaoru.

 

- Dici che potrebbero averci teso un tranello? – disse la prima delle due. Infondo, il potere dello Spirito Malvagio, Ahriman, consisteva nel manipolare la gente facendole vedere solo ciò che voleva realmente vedere.

 

- Può essere, noi non lo escludiamo.

 

- Quella non è un’illusione - intervenne Kaoru, rimasta in disparte per tutto il tempo. Guardava dritto d’innanzi a sé. Nei suoi occhi si accese una luce, si posò le mani sul petto – Quello è davvero Kouga, lo sento. – E lo sentiva per davvero. Sì, lei ne era pienamente convinta, nessuno mai sarebbe riuscito ad ingannarla. Non sapeva neanche spiegarsi il perché, era una sensazione, un presentimento, oppure la forza della speranza, ma sapeva che la persona intrappolata nel cerchio non era un fantoccio.  

 

- Kaoru, saresti così gentile da sollevarmi verso l’alto? – Zarba aveva in mente qualcosa. La ragazza eseguì alla lettera, il Madougu azzittì per trovare la giusta concentrazione. Stava cercando di capire se l’energia vitale rilasciata da Kouga appartenesse davvero a lui. Anche se si trattò solo di un istante, agli altri parve durare un’eternità. L’anello mormorò qualcosa prima di annunciare il verdetto. – Kaoru ha ragione, quello laggiù è proprio Kouga.

Il gruppo si rianimò in un lampo.

Ora era arrivato il momento di intervenire. Oltretutto da Goruba giunse un’altra importante dichiarazione. – Ahriman sembra trovarsi in un altro settore.

 

Iniziò un dialogo tra Tsubasa, Rei e la Sacerdotessa Jabi.

 

- Forse starà organizzando il suo contrattacco nei confronti di Meshia.

 

- Non si aspettava il nostro arrivo, e così ha abbassato la guardia.

 

- Questo perché nessuno è mai riuscito a superare il labirinto oscuro. Tuttavia, le nostre sono solo delle supposizioni.

Si guardarono reciprocamente, imbracciando ognuno la propria arma. Anche Kaoru si sentiva pronta, il pensiero di poter riabbracciare Kouga le aveva trasmesso una forza d’animo inarrestabile.

In un battito d’ali si ritrovarono davanti alla linea che avrebbe permesso loro di entrare nelle terre di Ahriman e salvare il ragazzo.

Varcarono quel sottilissimo confine, un miasma li investì con brutale violenza. Si avvertiva un senso di desolazione ovunque, perfino la terra sotto ai loro piedi aveva perso la sua linfa vitale.

Con circospezione avanzorarono verso il centro di quel luogo maledetto, in direzione del cerchio magico che teneva Kouga prigioniero.

Non lo raggiunsero. Un rumore improvviso alle loro spalle li fece di colpo sussultare. Si voltarono appena in tempo per permettere a Tsubasa e Rei un rapido contrattacco.

- A quanto pare, Ahriman ha un cucciolo. – disse ironicamente Rei, poi si corresse – anzi, tre.

Una belva famelica dalla stazza imponente li aveva appena aggrediti.

L’essere, alto più di due metri aveva ben 3 teste. Menzogna, Inganno e Distruzione. Questi i loro nomi, stampati con un marchio sulle loro teste massicce e pelose. Le zanne lunge simili a quelle di un lupo mannaro, gli occhi piccoli e gialli, e le zampe dotate di affiliati artigli capaci di lacerare perfino il cemento, infondevano al mostro un aspetto più che spaventoso, raccapricciante.    

 

- Non poteva essere così sciocco da lasciare il suo territorio incustodito. Specialmente ora che si è impadronito di un tesoro così importante – Per “tesoro” Tsubasa si riferiva a Kouga.

Indietreggiarono lentamente, evitando movimenti bruschi. La belva non cessò per un istante di tenerli sotto mira. Sei occhi puntati addosso, tre fauci dotate di denti aguzzi pronti a dilaniare qualsiasi cosa, qualsiasi intruso.

 

- Ci considera come dei ladri. D'altronde, siamo entrati di nascosto nel territorio del suo padrone senza essere invitati.

 

- Rei – lo ammonì Silvia – fossi in te inizierei a darmi da fare. – L’umano le gettò con sveltezza un rapido sguardo, poi ritornò sul suo avversario. 

 

- Purtroppo c’è poco da fare. Siamo costretti ad affrontarlo.

 

- Raggiungete Kouga! – ordinò Tsubasa, senza voltarsi verso le due ragazze. – Noi penseremo a tenerlo occupato. – Fece roteare la lancia in aria, un fascio di luce lo investì trasformandolo in Dan, il lupo dalla bianca corazza ed il rosso mantello. Rei fece spallucce, come a voler dire “quand’è così, diamoci da fare”, ed avviò la sua trasformazione.

Zero e Dan sguainarono le armi, la belva gli artigli. Fu la prima ad attaccare. Balzò in aria per ripiombare al suolo con una potenza inaudita. La terra tremò sotto i piedi del gruppetto.

Jabi afferrò Kaoru per un braccio ed iniziò a correre. Menzogna, Inganno e Distruzione le videro scappare e furono colti da un impulso accecante. I Cavalieri Mistici gli impedirono di procedere parandosi davanti al suo cammino. Fu una pessima scelta. Il mostro perse il controllo come un enorme animale impazzito. Emise un latrato rabbioso, era totalmente infuriato.

Fu colto da un irrefrenabile impulso: eliminare gli intrusi.

Gli artigli si allungarono, crebbero a dismisura come arbusti. I due Cavalieri ebbero l’impressione che l’intero mostra si stesse evolvendo, peccato però, che quella non fu solo un’impressione.

La creatura subì una crescita istantanea, le spalle divennero più ampie, forti, i denti più lunghi. Adesso era perfino più spaventosa di prima.

 

- Credo che non sarà affatto facile tenerlo a bada. – appuntò Dan, preparato al peggio.

 

- Sono d’accordo con te, amico. – convenne Zero. E dicendo ciò, si prepararono a dover affrontare uno dei mostri più grossi che avessero mai visto prima d’ora.

Menzogna, Inganno e Distruzione ruggirono lanciandosi all’attacco. Con una zampa si avventarono verso Zero, che non fece in tempo a schivare il colpo e ne fu investito. Ruzzolò a terra, il dolore era così forte che gli sembrava di essere stato appena investito da un tir fuori controllo.

Dan aggredì il nemico conficcandogli la punta della sua lancia in una gamba. Servì a poco, la pelle della belva era troppo spessa, e di quel colpo avvertì solo una lieve puntura.

Zero, rialzatosi da terra, collegò le due spade che sorreggeva tra le mani, fino a trasformarle in un enorme boomerang.

Caricò il braccio, e con forza lo lanciò verso il bersaglio. Riuscì a colpire di striscio il testone di Distruzione che urlò in preda ad uno scatto di rabbia. Accecato da essa corse in direzione di Zero e stese un braccio per poterlo afferrare, ma il Cavaliere della Notte Bianca si parò davanti all’amico e venne acciuffato in pieno dalla creatura che lo strinse forte tra le sue mani possenti. Dan emise un urlò di dolore, quella forte presa gli aveva tolto il fiato.

Udendo quelle grida disperate Jabi si fermò all’istante. Vide che Tsubasa era in seria difficoltà, e nonostante Zero, la Zanna d’Argento dell’Ovest, cercava di far mollare la presa al mostro, questi non dava segni di resa. 

Sentì che doveva fare qualcosa. Impugnò il suo pennello magico, poi guardò Kaoru. – Devo aiutarlo – disse, facendole capire che doveva tornare indietro. Le posò una mano sulla spalla. – e libera Kouga! – dicendo ciò, Kaoru annuì, e mentre osservava la Sacerdotessa correre come il vento per salvare la vita di Tsubasa, anch’ella girandosi in direzione di Kouga si mise a correre.

Più forte che poteva.

 

 

Jabi adoperò il pennello per stordire la belva. La magia ebbe l’effetto sperato, Tsubasa, privo ormai dell’armatura, cadde a terra. Vide una sagoma che lo aiutò a rimettersi in piedi, quando mise bene a fuoco la vista e capì che quella figura apparteneva a Jabi bofonchiò come suo solito qualcosa. – Perché sei tornata? – disse, con la voce ancora spezzata. Sentì una fitta all’addome che gli tolse il respiro per qualche attimo.

 

- Dovevo farlo.

 

- Perché? – ripeté.

 

Jabi gli curò brevemente una ferita con l’ausilio del suo pennello, poi rispose – Sono una Sacerdotessa, ricordi? E se un amico è in difficoltà, non lo lascio nei guai.

 

Tsubasa abbozzò un sorriso. – Grazie. Sono in debito con te. – disse poi. Ma quell’istante durò poco. Menzogna, Inganno e Distruzione si ripresero rapidamente, e infuriate più di prima andarono all’attacco.

Ai tre umani non restava che combattere.

 

 

 

 

 

                                                                           ***

 

 

 

 

 

Era quasi arrivata, lo aveva raggiunto, ancora pochi metri e poi avrebbe potuto riabbracciarlo.

Corse a perdifiato, aveva il fiatone, non si reggeva più in piedi ma ugualmente decise che non poteva fermarsi, lei doveva proseguire e così fece fino a che…

 

- Kouga… - pigolò, con affanno, accostandosi alla barriera magica. Lui aveva ancora il capo tirato giù, gli occhi chiusi. Aveva perso conoscenza. Allungò un braccio verso la barriera di energia, Zarba intervenne subito.

 

- Non toccarla! – disse con enfasi, lei trasalì e si bloccò. – Questo cerchio è composto da un’energia distruttiva ricavata dal potere di Ahriman. Se entrasse in contatto con il tuo organismo, lo annienterebbe in un istante.

Il potere di Ahriman, lo spirito distruttore, era immenso e spaventoso.

L’umana guardò Kouga ridotto in quello stato a causa sua. Si sentì avvampare dalla rabbia, strinse le mani a pugno, forte, serrò le palpebre. – Mi dispiace – mormorò dapprima – Mi dispiace! – ripeté urlando. Cadde in terra una lacrima, poi un’altra e un’altra ancora.

Un flebile lamento destò la sua attenzione. Aprì gli occhi e sollevò il capo. Vide che Kouga si stava riprendendo.

- Kaoru… - biascicò, pensando che stesse sognando. – Tu… che…

 

- Sono qui per te, per salvarti! – rispose, gli occhi le brillavano. Era convinta che non avrebbe mai più sentito il suono di quella voce.

 

- No, tu devi… devi andare! – Kouga fu colto dall’agitazione. Lei non poteva restare lì, era troppo pericoloso. Vide Zarba spuntare sul dito di quella mano esile e bianca. – Portala via, ti prego! – gli chiese, più che un ordine sembrava una richiesta disperata. 

 

- Non ho rischiato l’osso del collo per nulla. – gli rispose l’anello - Ti rivogliano indietro.

Anche Kaoru annuì, poi rivolta al Madougu chiese: - Come lo tiriamo fuori di qui?

 

Zarba storse le fauci, metaforicamente scosse il testone e trasse un lungo sospiro. – Veramente – premise, la voce quasi scorata. Non le stava per consegnare buone notizie. – Solo Ahriman può annullare il potere di questa barriera. Tuttavia… - Zarba si bloccò, Kaoru lo spinse a proseguire, ma il Madougu non fu subito chiaro. – Ci sarebbe un altro modo. – le fece sapere – L’energia vitale di un essere umano, frapposta a questa barriera darebbe origine ad un’alterazione dei flussi negativi che manderebbe in arresto il sistema. In altre parole, basterebbe che tu inserissi una mano in questo muro per disattivare l’intero campo. – Certo, il modo elencato da Zarba poteva avere esito positivo, ma comportava dei rischi. Questo Kaoru lo aveva capito fin dall’inizio.

 

- Immagino che non ci sia altro modo, è così? – guardò Zarba, questi assentì, successivamente sollevo il braccio destro. – Dovrei introdurre la mia mano all’interno della barriera, giusto? – gli chiese, Kouga intervenne dicendole che non si sarebbe dovuta azzardare a fare una cosa simile, che era troppo pericoloso. Nonostante le continue esortazioni, la ragazza continuò, decisa a perseguire il suo scopo - Per quanto tempo?

 

- Finché il campo magico non sarà del tutto spento. Questione di secondi, ma ti esporrai in questo modo ad un alto livello di energia distruttiva. – le comunicò Zarba, doveva metterla al corrente dei rischi. – Come ti ho già spiegato, nessuno sopravvive a quell’enorme potere. Ikuo e suo padre sono già morti per questo.

 

Kaoru ebbe un sussulto. - M-morti?

 

- Già.

 

- Io… - la giovane abbassò il capo, si sentì una persona inutile. Forse, pensò, anche Kouga si era sentito così quando entrambi si trovavano sul Ponte del Giudizio.

Sembrava una storia senza fine, destinata a concludersi con un tragico epilogo.

Rei, Tsubasa e Jabi, che cercavano con tutte le loro forze di contrastare la belva addetta alla guardia di quel tesoro, prima o poi sarebbero morti, invano, e Kouga, una volta che Ahriman avrebbe raggiunto il suo scopo, insieme a loro.

Forse Zarba sarebbe riuscito a riportarla nel suo mondo, sì, forse si sarebbe salvata, ma a che scopo?

Poteva più proseguire, come se nulla fosse mai esistito, una vita normale?

Si sarebbe ancora innamorata di qualcuno, ora che aveva conosciuto il vero amore?

Si sarebbe spostata, avrebbe mai avuto dei figli, sarebbe stata felice?

Felice con chi? Con qualcuno che non poteva essere più Kouga.

Avrebbe dovuto affrontare una vita senza però essere viva. Ne valeva davvero la pena?  

 

No, non aveva senso continuare a pensare.

Doveva agire.

E lo fece.    

Sollevò la mano in direzione del campo d’energia, poi guardò Kouga e sorrise dolcemente. - Mi hai salvato così tante volte… adesso permettimi che sia io farlo. – Ormai era deciso: lei lo avrebbe liberato. Neppure le urla di Kouga che, con un gesto disperato, provando in tutti i modi a dimenarsi, gli diceva di non farlo, le fecero cambiare idea.  

Introdusse la mano all’interno del muro, quando le dita sfiorarono l’energia scoppiettante emise un urlo di dolore.

Faceva male, pensò, e più la spingeva verso l’interno, più il dolore alle falangi aumentava. Poi iniziò ad avvertire un formicolio anche al braccio. Poco a poco si sentì invadere dall’energia distruttiva che aveva raggiunto ogni singola parte del suo corpo.

Fu straziante sopportare tutto ciò, così come fu straziante per Kouga guardare la sua Kaoru senza poter intervenire.

Urlò, le disse di fermarsi, arrivò perfino a supplicarla, ma lei non si arrese.  

Sentiva di cedere da un momento all’altro, le tremavano le gambe, non riusciva più a sopportare quel dolore lancinante che la stava dilaniando dall’interno. Ma il cerchio non si era ancora bloccato. Doveva resistere ancora un po’, era questione di attimi.        

Sospinse ancora più in profondità la mano, il viso le si contrasse in una smorfia di dolore.  

Fece ancora un ultimo sforzo, uno soltanto.

Il campo di energia emise un sibilo, poi di colpo ci fu l’arrestò totale. Anche i fasci di luce che avvolgevano i polsi di Kouga si dissolsero. Il giovane fu così libero di potersi muoversi, e senza taluna esitazione si precipitò verso Kaoru.

Notò subito che aveva un volto estremamente pallido, tremava ma pur di non essergli d’intralcio cercò di farsi forza. – Sto bene – disse in un primo momento, poi con mano scossa gli riconsegnò Zarba. – Hanno bisogno di te. – proseguì, facendogli notare il resto del gruppetto che si batteva contro quel mostro. – Vai da loro, io ti aspetterò qui. – si sforzò di sorridere, voleva fargli capire che non doveva preoccuparsi per lei, ma che, al contrario, doveva correre dai suoi amici.

C’era bisogno di lui.

E così, seppur a malincuore, posò entrambe le mani sulle spalle di Kaoru e la guardò con profonda attenzione. – Tornerò subito, te lo prometto. – La giovane annuì, solo quando egli ebbe voltato le spalle per correre via, si posò una mano in petto.

Sentiva ormai di non farcela più.       

 

 

 

Quando Rei, Tsubasa e Jabi videro Kouga arrivare in loro aiuto, lo accolsero con un grido di gioia. Rei gli lanciò immediatamente la sua spada, l’aveva portata con sé per tutto quel tempo perché era certo che lo avrebbe rivisto.

- Benvenuto tra noi. – gli disse accogliendolo con un lauto sorriso.

 

Che ne diresti di darci una mano? – proseguì Jabi, come suo solito. In realtà era così felice che fece una fatica incredibile a trattenere le lacrime.

 

Lui li squadrò tutti e tre. Poi sfoderando la spada e puntandola verso l’alto dichiarò d’un fiato – Diamoci da fare.

Si trasformò in Garo, il Cavaliere d’Oro. Tsubasa e Rei lo seguirono subito dopo.

Jabi si tenne a lauta distanza, per supportarli con la sua magia.

- Propongo di trovare un punto debole – propose, per l’appunto, Zero – Dovrà pur averne uno, spero.

 

Dan si rivolse a Goruba, il proprio Madougu, per avere un sostegno. – Riesci ad individuarlo?

Goruba era il più anziano tra tutte e tre le guide. Analizzò con scrupolosità la belva, mentre i Cavalieri Mistici le tenevano testa, o cercavano di farlo. Dopo un primo attimo di pausa, finalmente capì quale fosse il suo punto debole.

 

- Dovete colpire alla testa, nel punto in cui si trova il loro marchio. – enunciò, e Dan comprese subito.

 

- Ogni creatura ha impresso il proprio nome sulla fronte. E’ da lì che deriva il suo potere!

 

- Non sarà facile riuscire a fare centro se il bersaglio continua a muoversi. – appuntò stizzito la Zanna d’Argento, ma Jabi lo rassicurò impugnando il suo pennello magico e dando vita ad un vero e proprio incantesimo.

 

- Ci penso io! – esclamò, recitando una strana formula. Disegnando delle linee a mezz’aria le scagliò in direzione del mostro che smise di muoversi. – Non durerà a lungo, perciò sbrigatevi! – disse loro.

 

Zero unì i due spadini fino a formare quel grosso boomerang, caricò il braccio che lo stava impugnando e prese la mira. – Io mi prendo Menzogna – disse ironico, come suo solito.

 

- Distruzione. – fece Dan, Cavaliere della Notte Bianca, e caricò anch’egli il braccio per poter scagliare la sua lancia il più lontano possibile.

 

- Ti dovrai accontentare di Inganno – intervenne Zarba – è quello che si trova al centro.

 

Al Cavaliere d’Oro non importava granché. L’importante per lui era abbattere quel mostro. E alla svelta.

Strinse forte l’elsa della Garoken, prese la mira e via. Avevano un solo colpo a disposizione. Non potevano sbagliare. Se avessero fallito, Jabi non sarebbe più riuscita a rifare lo stesso incantesimo perché era stremata.

L’Animetallo luccicò nell’aria, quelle armi sembravano frecce. E, proprio come frecce raggiunsero e colpirono il bersaglio.

Si udì un latrato spaventoso, poi una luce accecante fuoriuscì dai simboli che il mostro aveva sulle sue tre teste. Andò letteralmente a fuoco.

Non ebbe neppure il tempo di accasciarsi al suolo, svanì nel nulla trasformandosi in cenere.

 

- E’ finita. – esclamò esausto Tsubasa, uscito dall’armatura. Gli si avvicinò Jabi. Posandogli una mano sulla spalla sorrise.

Anche Rei e Kouga ripresero il loro aspetto. Erano riusciti a sconfiggere il cagnolino da guardia di Ahriman.

Sembrava un miracolo, tuttavia…

I festeggiamenti durarono poco.

Kouga si girò verso Kaoru, voleva esultare insieme a lei ma quando vide che la ragazza giaceva esamine al suolo quel sorriso si trasformò in una smorfia di terrore.

Urlò il suo nome, e si precipitò subito da lei. La raccolse tra le braccia. – KAORU! – gridò, mentre la scuoteva. Quel viso pallido, spento, che sembrava avere perso anche l’ultimo soffio vitale lo fece rabbrividire. – KAORU! – ripeté, ma lei non dava segni di vita.

Gli altri sopraggiunsero alle sue spalle.

Jabi si fletté per constatare di persona quali fossero le condizioni di salute della giovane. Grazie alle sue arti magiche capì che era ancora viva, ma la situazione essendo estremamente critica, la mise in allarme.

- Ha incamerato troppa energia distruttiva.

 

Kouga la guardò con fare disperato. – Puoi fare qualcosa?

 

Jabi fu franca fin dall’inizio. – Posso provarci, ma… - restò interdetta, non riusciva a continuare quella frase, non ne era in grado.

Lui aveva già capito tutto. Strinse forte quella mano che teneva poggiata sul selciato grigio e spento. Il terriccio in quel pugno chiuso finì per sbriciolarsi ulteriormente. Raccogliendo Kaoru tra le braccia si rimise in piedi.

Dovevano assolutamente rientrare. Chiese a Zarba di aprire un varco affinché potessero lasciare immediatamente quel luogo triste e spoglio, Tsubasa intervenne dicendo che sua sorella Rin aveva eretto un portale nel giardino della sua villa, e che sarebbero potuti uscire da lì. Ordinò a Goruba di sintonizzarsi con il varco creato dalla sorella. Ci riuscì, e concentrandosi poté adempiere a quell’ordine.

Un buco enorme si aprì d’innanzi a loro, lo varcarono senza perdere altri istanti preziosi.

 

 

 

 

 

                                                                           ***

 

 

 

 

 

Quando Souka riaprì gli occhi, vide che tutto intorno a lei lentamente si muoveva. Provò a guardare meglio, alla fine si rese conto che in realtà Jin la portava sulle spalle.

- Cosa stai facendo…? – mormorò, con la bocca ancora impastata dal sonno.

 

- Hai dormito per più di un’ora, e non eri certamente in grado di ritornare a casa da sola.

 

- Il rituale… - biascicò dapprima, poi di colpo ricordò tutto. – Cosa è successo?!

 

- Quell’eremita è riuscito a trattenere Ahriman per diverso tempo, non è stato facile ma è andato tutto bene. – gli spiegò brevemente, Souka non poté che tirare un sospiro.

 

- Adesso puoi mettermi giù. – sbottò subito, cercando di scendere. Fallì. 

 

- Sei ancora troppo debole. – rispose Jin, ed aggiunse anche – Non agitarti, altrimenti finiremo per cadere.

 

Lei reclinò il capo, poi a bruciapelo gli chiese: - Perché hai deciso di seguirmi? 

 

- Perché, infondo, volevo anche io aiutare un amico.

 

- E il regolamento?

 

Jin sembrò curvare le labbra in un sorriso. – Da tutta questa faccenda ho imparato che ogni tanto si può anche trasgredire.

 

- Piccolo Jin sta cambiando. – si intromise subito Danda. Proprio non riusciva a starsene zitto. – Per festeggiare l’evento potreste andare a cena fuori.

 

– Tu al contrario non cambierai mai. – ribadì il ragazzo. Souka sorrise, e poco dopo anch’egli. E scuotendo il capo con uno sguardo rivolto verso il cielo, proseguì il tragitto.

 

 

 

 

 

                                                                           ***

 

 

 

 

 

Quando Rin, l’aspirante Sacerdotessa del Makai, vide il gruppetto comparire magicamente davanti a sé, una luce sfavillante le accese lo sguardo. Luce che poi si spense in un soffio non appena scorse, sorretto da Kouga, il corpo all’apparenza esanime di Kaoru.      

Gonza il maggiordomo trasalì. – Signorina Kaoru!? – balbettò in preda al panico, senza fare domande. E quando vide quell’espressione cupa sul volto del signorino, ebbe un brutto presentimento.

Senza fiatare Kouga si avviò velocemente verso casa. Raggiunse il salottino della villa, quello a pian terreno, e flettendo il dorso verso il basso stese Kaoru sul divano. Jabi gli fu subito accanto. Nella mano destra aveva già impugnato il suo magico pennello. Vide che Kouga la fissava con sguardo disperato. Quegli occhi sembrano comunicare un solo pensiero: “salvala!”.   

Jabi lo sentì tremare. Non lo aveva mai visto prima d’ora così spaventato, così perso.

Su di lei gravava un pesante compito, una pesante responsabilità. Capì che non doveva fallire, non ora. Avrebbe usato tutto il suo potere pur di salvare Kaoru.

Impugnò saldamente il manico dello strumento magico e chiuse gli occhi. Per prima cosa doveva capire fino a che punto si era spinta l’energia distruttiva che dimorava nel corpo della giovane.

Fece scorrere il pennello dall’alto verso il basso, da destra verso sinistra, lungo l’esanime corporatura minuta. Quando le setole da bianche divennero nere, Jabi fermò il braccio nel punto appena mostrato e impallidì.

La potente energia di Ahriman aveva quasi raggiunto il cuore di Kaoru, ormai era questione di attimi.

Fu colta da un senso d’angoscia che le impedì brevemente di muoversi. Si sforzò di reagire, non poteva fermarsi.

Con ambedue le mani impugnò il pennello e ripeté a voce alta una frase. Sperava con quell’incantesimo, di riuscire a fermare l’energia malefica una volta per tutte, ma quando fece per avvicinare la punta del pennello verso il busto della ragazza, questi volò improvvisamente via, finendo dritto contro una parete. Rei fece appena in tempo a scansare Gonza da lì. Quell’affare sembrò un proiettile impazzito.

Jabi deglutì, con occhi sgranati si rese conto che doveva usare più potere, altrimenti l’energia distruttiva non le avrebbe mai permesso di essere scacciata.  

Con un cenno della mano richiamò a sé il pennello. Stavolta lo afferrò saldamente, tirò un profondo sospiro che gli permise di incanalare quanta più magia possibile. Con uno scatto lo accostò ancora al corpo di Kaoru, e poi spinse. Sentiva il potere demoniaco di Ahriman opporre resistenza con una notevole pressione, il forte contrasto generò una scintilla elettrica che, totalmente fuori controllo si avventò con violenza sulle mani della sacerdotessa.

Lasciò cadere involontariamente il pennello. Una smorfia di dolore le sporcò il viso. Tsubasa preoccupato la raggiunse. – Tutto ok?! - le chiese, guardandole le mani. Annuì, e quando si rese conto che aveva fallito, provò a guardare Kouga dritto negli occhi. Come avrebbe fatto a dirgli la verità? L’energia era troppo forte, troppo potente per lei e per qualunque altro. L’unico in grado di poterla espellere da quel corpo, era Ahriman.

 

- Io… - disse, con un groppo in gola. Scosse il capo, lo abbassò lentamente perché non riusciva a proseguire guardandolo negli occhi. – Non posso fare più nulla.

 

Kouga non capiva, o non voleva capire. – Che significa che non puoi fare più nulla? – ripeté, la voce gli tremava, non riusciva neppure a parlare, a muoversi liberamente. Questo Jabi lo aveva intuito senza neppure osservarlo. Lei non ne aveva bisogna.    

 

- L’energia distruttiva ha quasi raggiunto il suo cuore. E’… questione di attimi. – Alla fine glielo aveva detto. Questa volta però non riuscì ad ignorare il suo sguardo. Quando sollevò la testa e vide che quella pelle un tempo rosacea aveva di colpo perso ogni sua sfumatura, sentì una forte stretta al cuore.

Kouga smise di respirare, il volto pallido, l’espressione atterrita. Con la bocca socchiusa scuoteva il capo, sembrava incredulo, non riusciva a crederci, si rifiutava di farlo. – Morirà? – chiese all’improvviso. Jabi non trovò la forza necessaria per aprire bocca, rispose con un cenno del capo e nella sala scese il gelo.

Si udì un pianto. Era la piccola Rin, che con quegli occhioni lucidi guardava Kaoru e nello stesso tempo tremava.

Tsubasa si avvicinò a lei, con un abbraccio cercò di confortarla, di farle sentire calore. Ne aveva bisogno.

Il buon maggiordomo, Gonza, aveva assistito alla scena senza dire nulla. Si tenne il suo dolore dentro, soffrì in silenzio e mentre guardava la sua signorina riversa sul divano, un velo gli coprì gli occhi.

Rei si era voltato in direzione della finestra, proprio per non guardare. Aveva già visto anni fa la sua Shizuka cadere al suolo senza vita, e adesso non riusciva a trovare il coraggio di girarsi ed assistere impotente a ciò che sarebbe accaduto da un momento all’altro. Posò una mano sul muro lì accanto, la chiuse in un pugno serrato, sperava di reprimere tutta la rabbia, ma fallì miseramente.

Jabi si sollevò da terra, ormai sapeva che a Kaoru non restava molto tempo. Con il cuore in gola si diresse verso Tsubasa e Rin, per lasciare Kouga da solo con lei.

Nel salottino una tragica atmosfera regnava incontrastata, un gelo penetrante attanagliava i presenti. Nessuno disse una sola parola. Nessuno fiatò, solo Rin singhiozzava tenendosi stretta a suo fratello.

Kouga si piegò verso il basso, in direzione di Kaoru. Posò le ginocchia al suolo e le scostò una ciocca di capelli dal viso. Vide che il colorito di quella bocca che a lui piaceva sfiorare di tanto in tanto con le dita si era tinta di un pallido viola.

Non seppe nemmeno lui attribuire un nome a quel senso di vuoto che lo aveva di colpo attanagliato.

E così, per la prima volta in vita sua si lasciò andare.  

Nessuno dei presenti lo aveva mai visto piangere. Neanche Gonza. Kouga aveva versato le sue ultime lacrime il giorno in cui Taiga morì. Il maggiordomo lo ricordava bene. Forse era convinto che non avrebbe più pianto in vita sua, eppure quando vide quel viso bagnato dovette ricredersi.

Pianse con così tanto dolore che perfino Tsubasa si commosse. Pianse con così tanto trasporto che riuscì a toccare il cuore di tutti. Madougu compresi.

Poi udì un flebile lamento. Subito dopo una mano gli sfiorò il viso. – Perché piangi? – disse questa voce, era flebile ma nello stesso tempo distinguibile da qualsiasi altra. Kouga sollevò di scatto il capo, con occhi tremanti guardò Kaoru. Era ancora viva, ma sapeva che le restava ancora poco tempo a disposizione. Gli asciugò la guancia bagnata con una carezza, faceva fatica a tenere il braccio sollevato, ma resistette perché gli piaceva il calore che emanava quel volto.

– Sai – biascicò- avevi ragione. - disse, con una voce sempre più debole. – Quando… mi dicevi che non dovevo più frequentare Ikuo… io… avrei dovuto darti ascolto, io...

Kouga scosse il capo, le sfiorò la mano con la punta delle dita. – Non parlare, ti prego. Ti prometto che troverò un modo per…- Si sentì posare una mano sulla bocca. Il gesto non gli permise di finire la frase.

 

- Quando mi sono resa conto che ero l’unica in grado di poterti salvare sapevo a che cosa stavo andando incontro. E’ stata una mia scelta, e se potessi tornare indietro, nonostante tutto lo rifarei. 

 

Kouga fu subito preda di un terribile senso di colpa. – Io… – biascicò, scuotendo il capo – non so cosa fare! – Era disperato, si gettò le mani nei capelli, e provò tanta rabbia verso se stesso.  

 

- Non piangere, e portami sempre con te, anche quando non ci sarò più. – gli rispose con dolcezza la sua Kaoru. Sorrise ancora una volta, l’ultima. Un rigolo di sangue le colò da un lato della bocca. Quella flebile scintilla che dimorava nei suoi occhi stava per spegnersi. – Tu… sei stato l’unico che ha creduto in me. - disse, sentì il respiro venirgli meno, le palpebre farsi pesanti – Grazie di cuore, Kouga.

 

Vide la mano di Kaoru scivolare dal suo viso con un movimento esanime, inanimato. Vide quei suoi occhi oramai chiusi, sentì quella pelle gelida farsi ancora più bianca, cerea. 

Provò a chiamarla, prima piano, poi sempre più forte. Gridò il suo nome una due, tre volte. Cercò di scuoterla, di rianimarla, di farle riaprire gli occhi. La strinse con trasporto, l’abbracciò per trasmetterle tutto il calore che aveva in corpo.    

 

Poco dopo si udì un urlo. Uno soltanto.

E poi, nient’altro che silenzio.

 

 

                                                                Fine episodio

 

 

                                                            

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Questo è il penultimo capitolo della fanfic, il 31 come già scritto la volta scorsa, sarà l’ultimo.

Capitolo molto sofferto, io stessa mentre lo rileggevo non facevo che pensare a Kouga e alla sua dolce Kaoru. Erano anni che volevo scriverlo, non ho cambiato una sola virgola dal primissimo abbozzo che avevo preparato tempo fa, anzi, secoli fa! Mi sembrava perfetto così, e forse una scena del genere in una serie di Garo ci potrebbe anche stare!

 

 

 

Per MissysP: Confermo: il principe azzurro non esiste, e se c’è si chiama Kouga! A parte gli scherzi, credo che un ragazzo con maniere garbate, e soprattutto una persona vera, forse esista, ma in questo campo serve avere un buon fattore c…! La seconda serie la puoi guardare su you tube oppure cerca su google, dovrebbero esserci gli episodi da scaricare. Si chiama “Garo Makaisenki”. Io per scelta ho deciso di non guardarla perché ci tenevo prima a finire questa mia seconda serie senza essere influenzata da nulla, e poi perché trattandosi di una cosa importante, preferisco guardarla sulla tv di casa per darle l’attenzione che merita, perciò ho ordinato i blu-ray, disponibili per ora solo in Giappone.

 

Per DANYDHALIA: L’ultimo capitolo è il 31, ovvero il prossimo, e poi tutti a piangere coi fazzoletti, sottoscritta compresa…!

 

 

 

Che altro dire… Ci risentiamo per l’ultimo capitolo!

Botan   

 

 

         

ANTICIPAZIONI:

L’ultima battaglia, quella che vedrà il Sacro Spirito, forza creativa, opposto allo Spirito Malvagio, forza distruttiva, determinerà la fine di un’acceso conflitto tra bene e male e darà vita ad un nuovo inizio.

Kouga, supportato dalle persone che ama, si preparerà a dover affrontare lo scontro finale.  

Prossimo episodio: #31 Solo tu puoi sentirmi

  

 

         

                                                                                                                                                                          

   
 
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