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Autore: Alexandra_ph    03/02/2012    1 recensioni
Questo racconto è stato scritto tra l'estate e l'autunno 2002 e si colloca tra gli episodi “LIFELINE”, “ADRIF1” e “ADRIFT2”.
Mac è in procinto di sposarsi con Mic Brumby. Durante la festa di fidanzamento offerta dall’ammiraglio Chegwidden, Harm e Mac si appartano in veranda per parlare: ricordano molti momenti vissuti assieme e si dicono addio. Ma poco prima di rientrare, Harm la bacia…
Da qui parte la mia storia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fly with Me'
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Capitolo 15


Seguiva attentamente, assieme agli altri, le operazioni di salvataggio, mentre premeva le mani una contro l’altra, con forza, sentendosi assolutamente impotente.

L’ansia le impediva di respirare: la soffocava.

Non riusciva a pensare ad altro che non fosse Harm in mezzo alla tempesta. Solo, travolto delle onde, al freddo, al buio…
Non ce la faceva a sopportare l’idea che sarebbe stato solo. Ma non sarebbe stato solo, ci sarebbe stata Skates con lui… O forse no. Non importava… era lei che voleva disperatamente essere con lui, poterlo aiutare, nonostante fosse un pensiero assurdo: in mezzo ad una tempesta, anche se fossero stati insieme, come avrebbe potuto aiutarlo? Ma, irrazionalmente, pensava che bastasse il fatto di potergli essere accanto per dargli la forza di sopravvivere. Essergli accanto com’era stata in Russia, e in tante loro avventure: nonostante i pericoli, loro due assieme erano sempre riusciti a cavarsela. E, invece, non essergli vicino, non essere assieme a lui, poteva ucciderlo. Ma, soprattutto, non essergli accanto stava uccidendo lei.

Voleva che fosse tra le sue braccia, al sicuro, al caldo, senza paura.

Oh Harm, perché siamo stati così stupidi? Ero così arrabbiata con te, che non ti ho neppure salutato, non ti ho neppure augurato buona fortuna! E ora… ora questo! Come farò a sopravvivere, se tu morirai?” pensò, mentre la voce del pilota che stava portando i soccorsi arrivava tramite il collegamento viva-voce, che lei aveva preteso nella saletta del ristorante.

“Vedo una zattera, signore… Ora scendo!” stava dicendo la voce.

“Quanto si sente fortunato, tenente?” chiedeva, nel frattempo, il comandante Ingalls all’altro capo.

“Moltissimo, signore!” rispondeva nuovamente il pilota dell’elicottero di soccorso.

Sarah strinse ancora più forte le mani. Forse lo avevano trovato!

“Signore, ti prego, fa che sia lui… fa che sia vivo “ implorò nella sua mente: chissà se dopo sarebbe tornata a respirare? Le sembrava di essere in apnea, come probabilmente lo era stato Harm, e forse lo era ancora.

Uniti anche in questo” pensò. “Come ho potuto anche solo pensare di poter vivere la mia vita senza di lui? Pur sposando Mic, tuttavia, Harm ci sarebbe stato: avrei potuto parlargli, avrei potuto vederlo. Avrei potuto continuare a vedere i suoi occhi, il suo sorriso. Questo avrei potuto sopportarlo. Ma se dovesse morire…”

“…E’ il tenente Hawkes, signore “, stava gridando di nuovo la voce al telefono.

“E il capitano Rabb? Nessuno ha visto il capitano Rabb? ” chiese, ansioso, il comandante.

“Signore, il tenente Hawkes non ha visto l’eiezione del capitano Rabb!” rispose di nuovo il pilota.

Non c’era.… Harm non c’era! Non lo avevano trovato. Non sapevano neppure se fosse riuscito ad eiettarsi.

“Qui sta ballando tutto, signore…” di nuovo la voce del pilota.

“Va bene, tenente, rientrate pure. Ma prima fate ancora un giro su tutta la zona”.

L’ordine del comandante Ingalls fu, per Sarah, come un colpo in pieno petto.

“Ma… signore, il Capitano Rabb potrebbe essere ovunque…” gridò al telefono.

“Ha centrato perfettamente il problema, colonnello MacKenzie! Però non posso rischiare l’intero equipaggio per un solo uomo. E’ la procedura…” rispose il comandante.

“Al diavolo la procedura!” 

Tutti si voltarono, ammutoliti, a fissarla: non era da Mac usare espressioni del genere. 

“Allora lo lascerete lì?” chiese, severa.

L’ammiraglio intervenne deciso, troncando con autorità le proteste di Sarah: “Comandante, nessuno vi sta accusando di non aver fatto il possibile… Quando riprenderete le ricerche?” chiese.

“Appena il tempo migliora… ” e con questa risposta del comandante della Patrick Henry, l’ammiraglio chiuse la comunicazione. Poi, con lo sguardo severo e preoccupato, guardò Mac che, con le lacrime agli occhi, scappava dalla sala, lasciando tutti i presenti che la stavano fissando senza parole.

Mic le corse dietro e la trovò in una sala adiacente: stava guardando fuori della finestra.

“Non dovresti stare qui sola, Sarah, ma di là, con tutte le persone che ti vogliono bene. Hanno trovato Skates, vedrai troveranno anche Harm” le disse dolcemente.

Sarah non rispose… continuava a guardare fuori della finestra.

Mic poteva ancora credere che fosse così sconvolta a causa dell’amicizia che li legava da anni, anche se gli sembrava, in ogni caso, una reazione troppo eccessiva, per un amico. Gli venne un dubbio alla mente: chissà se ci fosse stato lui, al posto di Rabb… Lei sarebbe stata così sconvolta?  

Perché gli venivano alla mente pensieri simili?

Al diavolo quell’uomo! Ogni volta che cominciava a sentirsi sicuro dei sentimenti di Sarah, quel dannato yankee riusciva a combinarne una delle sue e lei era sempre confusa. E quando Mac era confusa, lui si sentiva ancora peggio. Avrebbe dovuto esserci lì Renee, a soffrire così per Rabb. Del resto, era la sua donna. Era stata Sarah, però, ad insultare quasi il comandante Ingalls, ed era stata lei a scappare sconvolta dalla sala.

Un sussulto delle sue spalle gli fece sospettare che stesse piangendo. La fece girare lentamente verso di sé e la guardò in volto. Il viso di Sarah era sconvolto dalle lacrime e dall’angoscia: Mic non era preparato a quello che vide. Lei cercò di nascondere in parte la sua espressione, ma non fu svelta e abile a sufficienza e Mic riuscì a cogliere tutta la sua disperazione. Quel viso rigato di lacrime era il volto di una donna innamorata che temeva per la vita del suo uomo, e non quello di un’amica in ansia per la sorte del suo migliore amico.

E quelle lacrime erano per il capitano Harmon Rabb, non per Mic Brumby.

 


  
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