Aveva
aperto l’uscio, ma esitava a farlo
entrare: si era fermata sulla soglia. Harm osservò che doveva
essere appena
rientrata, anche se era uscita parecchio prima di lui dall’ufficio,
perché
indossava ancora l’uniforme.
“Che
cosa vuoi, Harm?” gli chiese con aria
stanca.
Il
suo bellissimo viso era così triste… Harm
provò subito il desiderio di baciarla, per farle ricomparire
quell’espressione
sognante che aveva visto la notte in cui avevano fatto l’amore.
“Fammi
entrare …” e mentre diceva questo, la
spostò con un gesto dolce, ma allo stesso tempo deciso. Lei si lasciò
spostare,
quasi incapace di opporgli resistenza; poi richiuse la porta e si voltò
a
guardarlo. L’uniforme gli modellava splendidamente il corpo e lo faceva
sembrare ancora più alto.
“Non
potevi aspettare lunedì?”
“No,
non potevo Sarah” le disse, mentre la
guardava negli occhi.
Eccolo
di nuovo quel suo sguardo che le
scavava l’anima: perché quando la guardava così aveva il potere di
sconvolgerla
sempre? Ma era proprio quello sguardo una delle cose cui non avrebbe
potuto
rinunciare, se lui fosse morto... No. Non doveva pensare al dolore
provato quando
lo aveva creduto perso per sempre. Se avesse pensato a quello, le sue
difese
sarebbero presto crollate.
“D’accordo.
Che cosa vuoi? ” gli chiese,
cercando d’essere dura, scostante; ma lui non si lasciò scoraggiare.
“Questo…”
E così dicendo la spinse delicatamente
contro la porta e si avvicinò, cercandole la bocca.
“Harm…”
mormorò Sarah. L’aveva colta di
sorpresa, ma doveva fermarlo. Non sarebbe più riuscita a resistergli,
se
l’avesse baciata, perché essere di nuovo tra le sue braccia era quello
che
desiderava più d’ogni altra cosa al mondo.
Tentò
di farlo smettere, ma lui non glielo
permise. Con una mano si appoggiò alla porta, impedendole la via di
fuga,
mentre con l’altra le sollevò il viso. Dolcemente iniziò a sfiorarle le
labbra
con lievi baci e lei si sentì morire. Sapeva che avrebbe ceduto, se lui
avesse
continuato. Doveva fermarlo! Ma non era sicura di riuscire a farlo
smettere… E
forse, non lo voleva neppure. Harm, tuttavia, non aveva ancora
alcun’intenzione
di lasciarla andare: affondandole la mano tra i capelli la attirò con
più forza
verso la sua bocca e iniziò a baciarla con più passione.
Fu
un bacio abbastanza breve… intenso, ma
breve. Doveva prima parlarle; se avesse continuato a baciarla avrebbe
fatto
l’amore con lei lì, in piedi, contro la porta. La desiderava
da impazzire! Però prima
dovevano parlare. Quando fece per lasciarla, Sarah lo
sorprese,
perché gli mise le braccia attorno al collo e lo baciò con una passione
incontenibile.
Era
di nuovo tra le sue braccia, dopo aver
temuto di non poterlo più fare! Quanto le era mancato il sapore dei
suoi baci!
Non ce la faceva più a respingerlo.
Ma
fu Harm a fermarla.
Con
uno sforzo si staccò da lei. Stupita,
Sarah lo osservò dirigersi verso il camino, dopo aver appoggiato sul
divano il
berretto dell’uniforme. Lui stava cercando disperatamente di
controllarsi e
aveva un’aria tesa, quasi nervosa, mentre si passava una mano tra i
capelli,
prima di prendere l’attizzatoio per ravvivare il fuoco.
“Sarah,
dobbiamo parlare…”
Parlare…
Lui voleva parlare! Lei no: voleva solo far l’amore con lui e
non
voleva parlare affatto. Lo desiderava subito, ora: non le
importava
quello che sarebbe successo poi. Non le importava se lui l’avesse
voluta solo
per una notte, non le importava se fosse rimasto con Renee. Aveva
talmente sofferto, quando aveva creduto
di averlo perso per sempre, che ora non voleva sprecare altro tempo con
parole:
quello che voleva era soltanto poterlo riavere tra le braccia e poterlo
amare
di nuovo.
Nei
giorni precedenti, in ufficio, aveva
addirittura cercato di evitarlo, perché temeva di rendersi ridicola
facendogli
capire quanto lo desiderava, ma ora… lui era venuto a cercarla e
l’aveva
baciata! E lei avrebbe potuto averlo per se ancora una volta, almeno
ancora
una.
Lentamente
si avvicinò a lui.
Harm
stava fissando il fuoco. Sul suo viso le
fiamme disegnavano giochi di luce che sembravano riflettere le sue
tensioni.
Sarah gli toccò un braccio e lui, immediatamente, si voltò a guardarla.
Anche i
suoi occhi erano illuminati dalla luce del camino e la stavano fissando
con
insistenza. Desideravano delle risposte. Lui voleva delle risposte.
Lei,
invece, voleva solo abbracciarlo, toccarlo di nuovo. Gli sfiorò il viso
e lo
baciò ancora. Dolcemente. E lui non riuscì a resistere e la strinse tra
le
braccia.
Harm
non riusciva più a pensare con lucidità:
Sarah lo stava facendo impazzire. Avrebbero dovuto parlare, chiarirsi.
Ma
quando era così appassionata e dolce, non riusciva più a mantenere il
controllo. I suoi baci, le sue mani su di lui… mentre lo baciava, gli
aveva
sfilato la giacca e stava sciogliendo il nodo della cravatta...
Quando
indossava l’uniforme sembrava sempre
così serio, così professionale… invece Sarah adorava vederlo passare da
un
aspetto così impeccabile ad un atteggiamento vulnerabile e
appassionato.
Sembrava che tutto il suo temperamento sensuale fosse imprigionato
dall’uniforme, ma appena questa era tolta, si liberava prepotentemente.
Harm
la stava lasciando fare... incoraggiata,
gli allentò la cintura, aprì i bottoni della camicia e gliela sfilò.
Poi
cominciò ad accarezzarlo e a baciargli il collo. Lui cercò nuovamente
di
parlare, per chiarire prima le cose tra loro.
Lei,
però, glielo impedì: “Non voglio parlare,
voglio fare l’amore con te… ” gli sussurrò sulle labbra.
A
quelle parole, Harm la fermò, deciso.
Sarah
lo osservò. Il suo sguardo si era fatto
più intenso, velato di desiderio a stento trattenuto. Dopo alcuni
attimi, che
le sembrarono un’eternità, sembrò che la sua lotta interiore fosse
terminata,
oppure che, rassegnato, si fosse arreso al loro reciproco desiderio,
perché
dolcemente le sfiorò il viso. Poi le lasciò scivolare la mano lungo il
collo,
fino ai bottoni della sua uniforme. Iniziò a slacciarglieli, mentre
Sarah
tratteneva il respiro, per paura di distoglierlo da ciò che stava
facendo.
Toglierle
l’uniforme lo eccitava ancora di
più. Gli sembrava di poter realizzare, finalmente, un sogno proibito.
Uno dei
sogni che lo avevano tormentato i giorni successivi la loro notte
d’amore,
quando la incontrava al lavoro, così distante, così irraggiungibile.
Invece lui
non desiderava altro che far l’amore con lei, anche in ufficio, se solo
avesse
potuto!
Le
tolse ogni singolo indumento con studiata
lentezza, finché rimase nuda davanti a lui. Era stupenda. La
sua pelle, illuminata dal
bagliore delle fiamme, aveva riflessi dorati. Iniziò ad accarezzarla
lentamente e Sarah
rispose al suo tocco con trasporto, eccitandolo sempre più. Al punto
che non
riuscì neppure a portarla a letto. La trascinò a terra, sul tappeto ai
loro
piedi, continuando a baciarla ovunque. Si fermò solo qualche istante,
per
togliersi i pochi indumenti che ancora indossava. Poi riprese a far
scorrere le
mani e le labbra su di lei, con un desiderio che ormai non riusciva più
a
controllare. Quando gli aveva detto che voleva far l’amore
con lui, Harm non era più riuscito a pensare razionalmente. Aveva solo
desiderato di poter essere ancora dentro di lei. Non si trattava solo
di sesso.
Questo bisogno disperato che aveva di Sarah, gli nasceva dal cuore. E
al cuore
di Sarah voleva arrivare...
“Oh
Harm, mi sei mancato talmente… Ho creduto
di non poterti più rivedere.” Le parole le uscirono senza che potesse
impedirselo. Harm la stava travolgendo, con i suoi baci,
con le sue carezze. La stava trasportando in un mondo meraviglioso,
dove non
esisteva altro che lui. Solo lui. Soltanto lui, con le sue mani su di
lei, così
esigenti, ma anche tanto dolci, e con le sue labbra, avide e sensuali.
“Anch’io
temevo di non vederti più” mormorò
Harm, con voce soffocata.
Aveva
ancora un milione di cose da chiederle,
ma non riuscì più a dire nulla. Decise che avrebbero parlato dopo,
molto più
tardi…