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Autore: ASTG    04/02/2012    2 recensioni
Harry Potter e i suoi amici hanno sconfitto Voldemort. E ora? Ora si ritorna alla vita. Frequenterranno il settimo anno ad Hogwarts e cercheranno di farsi una vita nel mondo magico. Ma c'è qualcosa che non va. Harry non riesce a dimenticare ciò che è successoe sembra che il suo mondo voglia sgretolarsi sotto i suoi occhi. Perché continua a sognare Silente e Piton? Cosa succederà al trio che adesso è divenuto quartetto?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Viktor Krum
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Vorrei solo chiedere a chi legge la mia FF se gentilmente fa una recensione ogni tanto XD Okay che mi piace scriverla, ma un incoraggiamento mi piacerebbe riceverlo ogni tanto XDXD

Matti da Legare
Cominciò a sentire qualcosa di strano nell’aria già prima di svegliarsi. L’odore acre di quando si trovava nell’aula di pozioni. In realtà era  alcol etilico, lo sapeva, perché era l’alcol a dare quell’odore all’aula e ai sotterranei in generale. Harry non aprì gli occhi, ma attese di comprendere cosa gli stava accadendo e perché nella sala comune ci fosse quello strano odore. Non sentiva il respirare assonnato dei suoi compagni di stanza, ma mentre tendeva meglio l’orecchio e si concentrava sui suoni si rese conto di due respiri, non erano profondi, anzi erano precisi, poi uno sfogliare di fogli e infine due voci coincise
-“Cosa ne pensi Albus?”- era la voce di Piton, la ricordava bene
-“Non va per niente bene, ha messo in atto un nuovo sistema di difesa”- rispose Silente, Harry non sapeva di cosa stessero parlando
-“Posso parlarci io?”- non poteva vedere i due, non voleva aprire gli occhi e scoprire che stava sognando ad occhi aperti. Non voleva svegliarsi nel dormitorio e scoprire che aveva immaginato tutto
-“Sta attento Severus”- disse semplicemente Silente e poi di nuovo il silenzio. Rumore di passi e la porta che si chiude. Piton era rimasto nella stanza e forse stava aspettando che Harry si svegliasse. Il ragazzo si decise finalmente ad aprire gli occhi dopo pochi minuti. Non riusciva a sopravvivere a quella tensione e dentro di se sentiva che non si sarebbe ritrovato nel suo dormitorio. Gli occhi si abituarono subito alla luce, ma più che altro si abituarono ai colori chiari della stanza, la bianco che troneggiava su ogni cosa
-“Professore”- disse semplicemente Harry guardando Piton. Stonava con il mondo bianco, stonava in quel suo camice da dottore. Solo l’odore ricordava ad Harry realmente Piton, quell’odore di alcol e di strane pozioni -“Dove sono?”- chiese
-“Non importa dove Potter, importa di più il perché”- non vi era traccia dei fogli che aveva sentito sfogliare. La stanza in cui si trovava doveva essere una specie di prigione, forse esisteva solo nella sua mente
-“Allora perché mi trovo qui professore?”-
-“Non ricordi di essere mai stato qui Harry?”- aveva qualcosa di diverso nella voce, non era il solito disprezzo che in vita aveva riservato solo al famoso Harry Potter, no, vi era una sorta di preoccupazione e, forse, pena o affetto.
-“No”- quel posto non assomigliava minimamente a nessun luogo nel quale fosse state, nemmeno alla versione eterea di King Cross che aveva visto quand’era morto. Era forse morto davvero stavolta?
-“Potter”- disse riprendendo un tono che Harry conosceva bene  -“Da te dipendono di nuovo molte vite del mondo magico, non so perché capitino sempre a te questi grandi destini”- cominciò l’uomo sarcastico -“Ma la prima cosa che devi fare e recuperare i ricordi dal pensatoio, Potter”- l’uomo lo guardava serio, nella mano destra luccicò l’ago di una siringa -“E’ importante che tu possieda i tuoi ricordi. È importantissimo che tu non ti privi di nessuno di essi”- Harry lo fissò spaesato, non voleva tornare a soffrire per i ricordi, non voleva rivedere le morti di Silente e Piton, le aveva rimosse, aveva coscienza delle loro morti, ma aveva dimenticato le scene -“Tutto il mondo soffre Potter e tu più di tutti dovrai affrontare la sofferenza”- poi Piton si avvicinò senza staccare gli occhi neri da quelli verdi del ragazzo, quelli di Lily, quelli che aveva amato -“E ora che tu ti svegli Potter”- Harry sentì l’ago penetrare nella pelle, non poté evitarlo, era bloccato non dalla paura, ma da una camicia di forza. Sentì le forze mancargli e cadde in un sonno profondo. Mentre Piton scandiva parole che per lui non avevano senso -“A volte bisogna spingere sul fondo marino per riemergere dal mare”- e poi il silenzio.
Harry si risvegliò zuppo nel suo letto. Il dormitorio era ancora addormentato, il che significa che non aveva urlato per via di quel sogno. Il ricordo di Piton era così vivido che gli sembrava ancora di vederlo nella stanza. Di vedere i suoi occhi neri che lo fissavano e quell’ago entrargli nelle vene. Prese il pensatoio e la scatoletta dove custodiva le fiale con i suoi ricordi. Entrò nel bagno del dormitorio e sussurrò in serpentese la parola “Ricordi” alla scatola. La scatola si aprì. Nessuno sapeva nulla di quella scatola e del fatto che si aprisse solo se gli si parlava in serpentese. Sapeva che Ron ed Hermione non avrebbero approvato, ma ultimamente faceva molte cose che loro non approvavano. Su ogni fiala era segnata una data. La data in cui aveva estratto il ricordo. Una data indicativa insomma perché non poteva ricordare a cosa si riferissero i ricordi all’interno. Cominciò da quello che aveva rimosso più di recente. E pian piano riprese coscienza di tutto ciò che era successo. Gli venne in mente dove aveva visto già quel luogo. Dove aveva visto già Piton vestito da medico babbano. E di nuovo il dubbio gli saltò alla mente. Che fosse impazzito davvero? Silente in uno di quei sogni gli aveva detto che Hogwarts non esisteva, che quel mondo non esisteva, ma lui non aveva voluto crederci, Harry Potter amava il mondo dei maghi e non sarebbe tornato ad essere babbano per nulla al mondo. Sperava che fosse tutta colpa del suo inconscio che cercava di inviargli messaggi. La visione di Piton era solo un modo per dire a se stesso che era giunto il momento di abbandonare il pensatoio e tornare a vivere una vita normale. Anche se normale non lo sarebbe mai più stata. Rivide la morte di Sirius, Silente, Piton, George, i corpi senza vita di Lupin e Tonks. Pianse. Per una mezz’ora chiuso in quel bagno pianse lacrime amare come non le piangeva da settimane. Poi si ricompose. Era pronto a riaffrontare il mondo. Tutti quei sogni che aveva fatto li aveva infine catalogati come allucinazioni e preferiva credere di essere pazzo nel mondo dei maghi piuttosto che in quello babbano. Cominciò la sua nuova giornata scolastica raccontando a Ron ed Hermione tutto, spiattellando i suoi segreti tenuti fino a quel momento. Soprattutto perché un dubbio gli rimaneva: “Come si era fatto quella cicatrice?”.
-“Tu cosa?”- Ron aveva quasi urlato quelle parole a colazione e molti si erano girati a guardarli
-“Non gridare”- disse Harry, Hermione invece era ammutolita. Sapere che aveva una scatola che si apriva in serventese, sapere che vi custodiva i ricordi come fossero qualcosa di oscuro e conoscere le teorie su i suoi sogni, le avevano dato molto da pensare -“L’importante è che ho deciso di smettere no?”- i due ragazzi lo guardarono scettico, senza parlare -“Dai ragazzi”- cominciò Harry, ma fu allora che Hermione esplosa
-“Cosa vuoi che ti diciamo Harry? Dopo quello che è successo, dopo quello che abbiamo passato, ci menti ancora e ci nascondi il fatto che fai dei sogni strani. Dove sogni Silente e Piton che dicono che sei pazzo e ti fanno delle cicatrici che poi ti ritrovi nella vita reale”- disse indicandogli la mano -“Adesso ne hai parlato perché vuoi il nostro aiuto? Adesso ti fidi perché ti serviamo?”- poche volte l’aveva vista così arrabbiata. Aveva paura che gli puntasse contro la bacchetta pronta a schiantarlo o qualcosa di simile
-“Non è così Hermione, fino a stamattina non ricordavo nemmeno di aver fatto quei sogni”- sapeva di non averla convinta
-“Harry non credi che questi sogni siano causati da un contatto con tu-sai-chi?”- Ron aveva sempre il terrore di veder tornare Voldemort -“Mica ti fa male la”- il ragazzo fece una pausa drammatica -“Cicatrice”- quella domanda mandò Harry nel pallone. Non gli bruciava la cicatrice, ma ricordava che quando aveva incrociato per la prima volta lo sguardo con Williamson aveva avuto una fitta, come era successo tanti anni prima quando aveva guardato Raptor
-“In realtà”- cominciò Harry, raccontando ai ragazzi tutta la storia, era forse la goccia che fece traboccare il vaso. Hermione si alzò in piedi rossa in volto e andò via senza dire una parola
-“Ti rendi conto di quello che potrebbe significare tutto questo?”- chiese Ron alzandosi a sua volta e seguendo Hermione senza attendere una risposta. Nello stesso momento Ginny entrò nella sala grande e andò a sedersi accanto a lui
-“Cos’è successo Ron ha fatto di nuovo innervosire Hermione?”- chiese con tono ironico e sorridendo
-“No stavolta è colpa mia”- disse Harry e il sorriso scomparve dal volto della ragazza. Gli accarezzò il volto e disse
-“Vedrai che le passerà”- il ragazzo guardò la rossa negli occhi e sorrise. Cosa gli importava di Voldemort, cosa gli importava di Ron ed Hermione, quando aveva lei accanto? Aveva ragione le sarebbe passato presto, quindi perché preoccuparsi. Così quella giornata seguì le lezioni insieme a Ginny, mentre Ron ed Hermione lo evitavano in aula, nei corridoio e nella sala grande. La sera nel dormitorio i due ragazzi ebbero la possibilità di parlare
-“Perché tu non ce l’hai con me?”- chiese Harry al rosso
-“Qualcuno deve pur negoziare”- rispose Ron sorridendo. Anche lui allora non l’aveva presa un granché bene -“Hermione l’ha preso come un tradimento Harry, ha detto che sembra quasi non riconoscerti e che mai hai avuto così tanti segreti”- era vero, in parte. Anche quando avevano cercato gli Horcrux, Harry, aveva raccontato tutto ciò che sapeva e loro erano stati davvero di aiuto
-“Non so cosa posso fare più che chiedere scusa”- disse Harry
-“In una settimana le passerà”- disse Ron con un sorriso -“Solo se però non lascerai perdere”- Harry sapeva cosa intendeva. Ron ne aveva combinate molte ed Hermione lo aveva sempre perdonato perché lui le chiedeva scusate e continuava a ronzarle intorno fino a che qualcosa non facesse in modo che i due tornassero a parlarsi. Il problema era che Harry aveva litigato con entrambi e quindi si era creata una vera spaccatura nel gruppo, ma non avrebbe lasciato perdere
-“Seguirò il consiglio”- disse Harry e poi si congedò, prima di andare a letto Ron aggiunse
-“Soprattutto non rifare lo stesso errore una terza volta, non te lo perdonerebbe”- aveva ragione. Era già successo che lui non raccontasse la verità ai suoi amici e molte cose erano venute fuori quell’estate, dopo la fine della guerra. Ora Hermione pretendeva la verità sia da Ron che da Harry ed entrambi sapevano che non era saggio commettere tre volte lo stesso errore, la ragazza aveva il perdono difficile in certi casi. Specialmente se non era Ron a farla arrabbiare.
Dopo una settimana Harry non poté più sopportare quella situazione. Stavano mangiando in sala grande. Harry e Ginny seduti l’uno affianco all’altra, mentre Ron ed Hermione si erano seduti a nove o dieci persone di distanza in modo da porteli evitare. Quando in settimana li avevano adocchiati per i corridoi Hermione aveva salutato Ginny e aveva fatto finta che Harry non ci fosse, cosa che aveva fatto chiedere alla rossa cosa avesse combinato. Stanco di quella situazioni, stanco di piangere in silenzio per i ricordi di cui non poteva liberarsi, stanco di tutto. Ginny si era accorta delle occhiaie che pian piano erano tornate ed Harry aveva vuotato il sacco, lei era semplicemente felice che avesse smesso di usare il pensatoio. Quei giorni con lei erano stati stupendi ma la tensione con Ron ed Hermione lo stava uccidendo. Così si alzò di scatto per andare a parlare con quei due, ma nel farlo urtò qualcuno
-“Scusa”- disse semplicemente Harry dandogli una mano ad alzarsi, mezzo tavolo dei Grifondoro si era girato a guardarli, purtroppo ad orario di pranzo la sala grande era sempre piena ed era facile urtare le persone.
-“Non si preoccupi”- quella voce fece girare Harry di scatto, aveva ripreso a marciare verso i suoi amici. Era quel Tassorosso che aveva visto a difesa e con cui si era scontrato al settimo piano una settimana prima. Si era completamente dimenticato di lui, era troppo preso dalla nuova situazione, ma adesso che era di fronte a lui poteva osservarlo meglio. Un naso non troppo pronunciato, occhi verdi e profondi, un viso magro e i capelli neri chiusi in delle treccine. Una lunga cicatrice sul suo collo, profonda, inquietante. Non sembrava avere l’età per essere al settimo anno eppure seguivano alcune lezioni insieme
-“Piacere Tom”- la sua mano era scattata verso Harry. Quindi non si erano mai conosciuti prima. Doveva essere un anno più piccolo di lui per questo forse non lo aveva mai visto.
-“Per favore chiamami Harry”- disse stringendogli la mano. Il sorriso del ragazzo era inquietante, voleva sapere di più di lui. Come conosceva il fuoco maledetto per esempio o perché aveva quella cicatrice. Nel complesso quel ragazzo sembrava una figura oscura e poi quel nome: Tom. Non prometteva nulla di buono. L’ultimo Tom che Harry aveva conosciuto, non era stato propriamente un suo amico. Poi Harry sentì un senso di invasione nella sua testa. Chiuse un secondo gli occhi e sentì la voce di Hermione nella sua testa
-“Harry allontanati da quel ragazzo lo dico per il tuo bene”- il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta non si scompose, sorrise a Tom e con voce naturale disse
-“Scusa Tom ora devo andare, magari ci ribecchiamo qualche altra volta”-
-“Puoi scommetterci”- disse il ragazzo avviandosi per primo. Harry si avvicinò a Ron ed Hermione come aveva intenzione di fare, rosso in volto
-“La smetti di entrarmi nella testa?”- non era il modo migliore per fare pace, ma Hermione sapeva cosa aveva fatto di sbagliato. Infondo le ultime volte che qualcuno gli era entrato nella testa erano morte delle persone, era morto Sirius. -“Cosa c’ha che non va quel ragazzo?”- chiese smorzando la rabbia, infondo stava di nuovo parlando con i suoi migliori amici e questo lo faceva stare bene. Ginny lo aveva seguito in silenzio e aveva sgranato gli occhi alla notizia che Hermione era una legilimens, ma aveva taciuto a causa di uno sguardo di Ron
-“Ho fatto delle ricerche”- il rosso a quelle parole sorrise e Harry lo imitò, alla fine quel sorriso ebete pervase anche Hermione. L’unica che non capì cosa avessero da sorridere era Ginny -“Prima ho chiesto a un po’ di studenti in giro, però non ho ottenuto nessuna informazione decente, neanche dai Tassorosso che sono suo compagni di corso. Sembra comparso dal nulla all’inizio dell’anno scorso a loro dire. Sono andata dalla McGranitt”-
-“Che probabilmente ci avrebbe cacciato fuori se non fossimo stati noi, gli amici di Harry Potter”- aggiunse ironicamente Ron sorridendo ad Harry, Hermione fece finta che il ragazzo non avesse aperto bocca
-“E mi ha raccontato la sua storia Harry. Neanche immagini chi è quel ragazzo”- Hermione era facile da sconvolgere, ma era il viso di Ron a preoccupare Harry -“Il ragazzo un Grindelwald, probabilmente mezzo parente di quel Grindelwald”- quella storia cominciava a piacergli sempre meno
-“E per di più è pazzo da legare”- disse Ron
-“In che senso?”- Harry cominciava ad avere timore che stessero tenendo la chicca per la fine, fu Hermione a tirare fuori la storia tutto d’un fiato
-“Harry quel ragazzo è finito ad Azkaban quando aveva appena sedici anni perché era sospettato di essere un Mangiamorte. La McGranitt mi ha detto che era il migliore del suo corso quando fu arrestato nel novantadue”- Harry sconvolto fece due calcoli. Quel ragazzo era stato arrestato quando lui era al secondo anno. E facendo due calcoli doveva avere ventidue anni, Harry non gliene aveva dati nemmeno sedici -“Ha passato i G.U.F.O. con il massimo dei voti, grazie ad un accordo col Ministero che gli ha dato la possibilità di studiare per gli esami mentre era in attesa di giudizio, poi quando è stato definitivamente scarcerato è tornato ad Hogwarts per finire gli studi, l’anno scorso, proprio nel periodo in cui Voldemort aveva la scuola in mano”- la cosa puzzava fin troppo di bruciato e quel ragazzo era da tenere d’occhio
-“Come possono tenere uno come quello dentro la scuola?”- fu la domanda a sorpresa di Ginny
-“Beh è stato scagionato e il Ministero ha spinto perché fosse riammesso in quanto è per colpa loro che non ha potuto completare gli studi”- puntualizzò Hermione
-“O almeno questo è quello che dice la McGranitt”- aggiunse Ron
-“Cosa intendete per mezzo parente di Grindelwald?”- ora Harry voleva sapere tutta la storia, probabilmente aveva un Mangiamorte che lo pedinava, visto i loro precedenti, dentro Hogwarts e non sapeva nemmeno chi fosse
-“La McGranitt ha confermato che Gellert aveva avuto un figlio di cui nessuno sapeva nulla e che si dicesse addirittura dato in adozione ad un orfanotrofio”- chiarì Hermione -“Quindi non possiamo essere sicuri che sia suo figlio, ma il cognome e il fatto che si chiami Albus Tom Grindelwald, la dice lunga”- Harry sapeva che Silente e Grindelwald avevano intrattenuto una forte amicizia, ma da quello a chiamare suo figlio come l’ex Preside pensava ci passasse molto. Qualunque fosse la sua discendenza quel ragazzo era da tenere d’occhio
-“Comunque volevo chiedervi scusa ragazzi”- disse Harry un po’ mortificato, lesse subito sul volto di Hermione quell’espressione d’intenerimento che di solito faceva a Ron quando lo perdonava per le sue stupidaggini, certo non avrebbe detto nulla subito e gli avrebbe tenuto il muso per un po’, ma il trio era riunito.
-“Harry c’è un’altra cosa”- Ginny sembrava molto incuriosita da tutta la situazione, infondo non aveva mai partecipato ai loro dibattiti sul cosa stesse succedendo di oscuro, ad Harry sembrava di essere tornati ai tempi di Fuffi al terzo piano -“Su strega oggi ho letto una notizia che riguarda Hogsmeade”- tirò fuori il giornale, anche Ron sembrava stupito, lo mise al centro del tavolo in modo che tutti potessero leggere:
Il ritorno dei fantasmi
Secondo molte testimonianze la famosa “Stamberga Strillante”, un casolare abbandonato ad Hogsmeade vicino Hogwarts, sarebbe tornata a “strillare”. Molte leggende dicono che la casa infestata perché circa trent’anni fa, i meno giovani lo ricordano, la stamberga aveva attirato i turisti grazie a urla notturne e rumori strani provenienti dall’interno. Dopo più di trent’anni di silenzio in questi giorni in molti testimoniano che la Stamberga è tornata ad essere Strillante e che la notte pianti e urla di dolore si sentono provenire da quel luogo spettrale. Che sia invasa da fantasmi in pensa? Che sia il ritorno di qualche strano demone?
L’articolo continuava con teorie inverosimili su cosa fosse accaduto all’interno della casa e con le testimonianze di alcuni abitanti
-“Sono matti da legare”- esclamò semplicemente Ron, Hermione lo guardò interrogativa
-“Come scusa?”-
-“Dai Hermione tutti sappiamo che era Lupin a fare quei rumori trent’anni fa, queste testimonianze sono solo un modo per far un po’ di pubblicità ad Hogsmeade infondo anche loro hanno subito molte perdite di clientela durante la guerra magica”- per una volta Ron non aveva tutti i torti, ma Hermione era preoccupata
-“No Ronald, questi non sono negozianti”- obiettò Hermione
-“Cosa proponi di fare?”- chiese semplicemente Harry
-“Dobbiamo controllare che sia tutto a posto. A quanto pare tutte le notti si sentono le urla della stamberga”-
-“Ma potrebbe essere qualche scherzo stupido”- Ron era riluttante
-“Tutte le notti Ronald?”- il cipiglio scettico di Hermione aveva messo fine alla discussione
-“Questa volta però agiamo diversamente”- disse Harry, gli altri aspettarono che parlasse. Ginny in realtà sembrava più sconvolta che in attesa del piano -“Aspettiamo la prima gita ad Hogsmeade perché oramai tutti sanno del passaggio segreto sotto il platano picchiatore e i professori potrebbero aver messo qualche sentinella o addirittura averlo chiuso”-
-“Oppure per una volta potremmo chiedere il permesso alla McGranitt”- disse Ron -“Secondo me se glielo chiedi Harry ci fa andare tranquillamente alla Stamberga”- i tre si guardarono e risero. La McGranitt non era il tipo che negoziava su certe cose, probabilmente avrebbe tolto 10 punti a Grifondoro solo per averlo pensato.
-“Harry”- era la voce di Ginny -“Sapete che è contro le regole vero?”- l’aveva detto con poca convinzione, guidata più che altra dallo shock dovuto dalla tranquillità con cui i tre ne parlavano
-“No macché Ginny, hai dimenticato che lui è Harry Potter?”- disse Ron cominciando a ridere -“Per lui le regole sono diverse non ricordi?”- anche la ragazza lo fissò a metà fra lo sconvolto e il divertito. Certo anche lei l’anno prima aveva infranto molte regole, ma la situazione era diversa, non era solo un suo sfizio, era combattere contro il preside ei Carrow. Harry si era accorto del suo stupore
-“Ginny”- le accarezzò dolcemente il volto -“Abbiamo imparato che quando c’è qualcosa di strano ad Hogwarts purtroppo ciò che c’è sotto non è mai buono”-
-“Quindi cerchiamo di prevenire”- aggiunse Hermione.
-"Siete matti da legare"- disse la ragazza ridendo convinta e i quattro si avviarono alle lezioni del pomeriggio. Harry immerso nei pensieri. Gli sembrava che stessero accadendo troppe cose. Come se la sua mente cercasse di distrarlo da qualcosa. Come se cercasse di non fargli pensare a quanto quel mondo potesse essere finto o una proiezione della sua stessa mente.

   
 
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