(Salve a tutti,
il capitolo inizia con un altro punto di vista, quello di Trunks)
-Come
hai potuto
mettermi in ridicolo in questo modo?- s'interruppe prendendo
bruscamente fiato
-Tu figlio del principe dei Saiyan ti sei lasciato battere da uno di
razza inferiore
e cosa ho dovuto fare? Ho dovuto chiedere di risparmiarti... ma questa
non la
passi liscia. Non appena ti riprendi tu salti fuori dal letto e se mai
torneremo a casa puoi considerarti licenziato ma non disoccupato,
infatti
starai nella gravity room con 200, no che dico, 400 volte la normale
gravità
terrestre-
Vegeta
se ne
andò dalla mia stanza sbattendo la porta e io
abbassai lo sguardo non
riuscendo a sostenere quello del mio migliore amico.
-Cos'è
successo
dopo... l'incontro- riuscì a concludere la frase con fatica.
-Stavi
per
essere spedito nello spazio- Goten sospirò -Vegeta
è uscito di corsa
prendendoti per il braccio, ormai eri quasi del tutto fuori dalla
navicella,
poi ha dovuto chiedere a Comias di darti un'altra
possibilità, l'alieno
sembrava scocciato ma ha accettato però sei fuori dal
torneo, niente
possibilità di combattere, ha rinviato il torneo di un
giorno, giusto perché ha
dovuto calmare gli animi degli altri combattenti, molto dei loro
compagni sono
stati uccisi dopo...-
-Ok
ho capito,
dove sono gli altri?-
-Il
giorno è
passato, hai dormito 24 ore sono nella sala d'attesa, ora tocca o a mio
fratello o a mia nipote-
Mi
alzai di
corsa -Sbrighiamoci, andiamo a vedere-
Ancora
erano
tutti lì.
Non
appena
entrai mi guardarono a lungo e io riabbassai lo sguardo, nessuno di
loro aveva
perso un incontro, ma io si. Mi sedetti in un angolo del divano e
guardai fisso
il televisore.
-Tocca
a me-
disse Gohan alzandosi facendo scrocchiare le nocche delle mani e
andò verso il
ring.
(Ora
il punto di
vista cambia nuovamente e sarà Gohan a parlare)
Vegeta
mi aveva
detto che non si fidava di Comias, che secondo lui aveva in mente
qualcosa, ma
non mi aveva detto tutto, Vegeta rivelava poco o niente alle persone
che gli
stavano vicine e mi aveva detto, o meglio, ordinato di non dire niente
anche
agli altri.
Continuai
a
riflettere sul poco che mi aveva rivelato e arrivai alla conclusione
che avrei
capito a tempo debito.
Ancora
non
potevo utilizzare il teletrasporto. Non riuscivo a individuare auree
all'esterno della navicella e questa cosa m'innervosiva non poco.
Ad
ogni modo ora
toccava a me combattere e non mi sarei tirato indietro quindi mi alzai
dal
divano e varcai la soglia.
Alla
mia
entrata, il viso di Comias nel teleschermo prima ridente ora si era
irrigidito.
Mi
fissò a lungo
-Oh, tocca a te ora? Beh, buona fortuna. Tre due uno VIA- disse con
noncuranza.
Il mio avversario
era già sul ring. Alto e muscoloso con i suoi tre occhi mi
ricordava Tenshinhan.
Sicuramente
non
era veloce o agile ma pensai che forse mi avrebbe sorpreso.
Mi
avvicinai
lentamente e notai nuovi particolari, non aveva mani, aveva solo due
sciabole e
il colore della pelle era più bianca che rosea.
Cambiò
posizione, dall'attacco alla difesa.
Notai
che
tremava leggermente.
Mi
avvicinai di
un passo e lui indietreggiò.
Forse
aveva
visto alcuni dei nostri incontri.
Incrociò
le
braccia e una forte luce si sprigionò dalle punte delle
sciabole che mi venne
incontro.
Allora
capì.
Quel
tremore non
era per paura ma per concentrare energia da rilasciare sotto forma
d'arma.
Bloccai
l'attacco con le mani ma indietreggai di parecchio e lui
cominciò a correre
verso di me agitando le lame per tagliarmi.
Scansai
due
colpi, il terzo mi ferì alla schiena.
Mi
avvicinai
andando all'indietro e gli diedi una gomitata al torace.
I
suoi occhi,
tutti e tre, erano usciti fuori dalle orbite, per modo di dire, allora
mi
voltai e con un pugno lo mandai dall'altro lato del campo.
Lui
si rialzò e
mi venne incontro correndo, non lo volevo uccidere, sarebbe stata
un'altra
morte inutile, allora mi spostai dalla sua traiettoria all'ultimo
minuto e con
un colpetto su quella che a me sembrava la nuca lo addormentai.
Credendo
di aver
vinto mi voltai, grave errore.
Lui
mi bloccò da
dietro con la sciabola sinistra e ora quella destra era premuta contro
la mia
schiena.
-Sei
morto- mi
sussurrò facendo forza per infilzarmi con la spada.
L'odore
metallico de sangue mi colpì fortemente, non mi aspettavo di
sanguinare in quel
combattimento.
Richiamai
a me
la rabbia e i miei capelli si tinsero d'oro e gli occhi del colore del
mare. Mi
liberai dalla stretta e feci un salto dandogli un calcio all'altezza
del collo
che si spezzò.
Lui
cadeva a
terra morto d'innanzi a me il vincitore che di fatto non aveva vinto
nulla.
Questi combattimenti erano così inutili.
Fissai
il
pavimento che si richiudeva sopra da lui e rabbrividì
pensando che la stessa
sorte sarebbe dovuta toccare anche a Trunks, non era mio fratello
è vero, ma le
tante avventure passate insieme me lo avevano fatto considerare tale.
Dentro
nessuno
fiatava parola.
Pan
era
agitatissima, andando per esclusione toccava a lei.
Le
tremava una
gamba, era un tic che l'aveva caratterizzata fin da bambina, quando
doveva
combattere nel torneo tenkaichi ed era agitata.
Le
misi una mano
sulla spalla.
-Andrà
tutto
bene-
Ma
quando il suo
nome apparve nello schermo cominciai a diventare irrequieto quindi
guardai
altrove.
Pan
si fece
coraggio.
-Tranquilli-
ci
disse -Io vado-
(Il
punto di
vista cambia nuovamente, sarà Pan a parlare, agire e pensare)
L'arena
era così
silenziosa, vuota senza i miei compagni d'avventura.
-Tocca
a te
quindi- disse Comias con un accenno di sorriso -Ho già
graziato uno di voi non
vorrei rifarlo-
Un
fremito mi
colse ma non lo feci vedere. Alzai la schiena.
-Dov'è
il mio
avversario?- chiesi in tono di sfida.
-Sta
arrivando o
eccola!- esclamò con un cenno del capo.
Seguì
il suo
sguardo e la vidi. -Ma, ma- tentai d'obbiettare.
-Ma
nulla.
Quella è la tua avversaria dovete combattere altrimenti
sarete espulse tutte e
due.-
Mi
voltai, era
solo una bambina, non era umana, si vedeva dal colore della pelle
arancio
acceso, levitava, era alquanto piccola, poteva avere otto anni circa,
certo,
era un'aliena quindi non potevo fare somme riguardo l'età ma
si vedeva che era
solo un infante, per via dello sguardo smarrito e incerto.
Non
sapevo che
fare.
Se
avessi vinto
sarei stata un mostro, se mi fossi arresa sarei morta.
Non sapevo che fare.
Intanto il mostro aveva dato il via però prima aveva detto
-Se ti ritiri, Pan,
ucciderò entrambe-.
Mi
avvicinai
alla bambina e lei fece tre passi indietro e mi supplicò con
sguardo innocente.
Il cuore mi batteva forte mentre si faceva largo in me una strana
consapevolezza.
Non sarei sopravvissuta a quel viaggio.
Guardai nuovamente la piccola aliena e sperai che potesse udirmi quando
le
dissi telepaticamente "Io ora mi avvicinerò in volo a te,
quando sarò
abbastanza vicina sferrerò un pugno alla tua destra, quindi
ti dovrai spostare
a sinistra e darmi un pugno in pieno stomaco, per il resto non ti
preoccupare,
farò tutto io, non annuire se mi hai sentita o hai capito,
sbatti solo le
palpebre due volte" la bambina lo fece.
-Ok Comias, se pensi di impietosirmi solo perché
è piccola ti sbagli!-
Sorrisi e mi lanciai incontro alla bambina, lei fece come le avevo
detto. Il
pugno che mi aveva dato non mi aveva fatto nulla ma usai la mia stessa
aura per
far sembrare che fosse stato di una potenza incredibile. Caddi a terra
con gli
occhi chiusi mentre il pavimento sotto di me si apriva.
-PAN!- Sentì mio padre urlare e venirmi incontro ma
già era troppo tardi, ero
nello spazio aperto. Non credevo che fosse così freddo.
Aprì gli occhi per guardare un'ultima volta mio padre ma poi
ricordai che dal giorno della mia trasformazione in Oozaru il "vetro"
era diventato nero.
Sentì due braccia forti cingermi la vita mentre l'ultima
traccia d'aria spariva
dai miei polmoni, quelle erano le braccia della morte, pensai.
Angolo dell'autrice
La piccola Pan è maturata durante il viaggio col nonno. Ha
imparato cosa
significa la parola sacrificio.
Non sò che altro dire...
Aggiornerò presto.