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Autore: maty98    04/02/2012    0 recensioni
Una giovane profiler, appena laureata, si unisce alla squadra. Ho provato ad immaginare il tutto dal punto di vista emotivo della protagonista. E soprattutto mi sono concentrata sui rapporti che avrebbe avuto con gli altri membri del team. Ovviamente, dato che sono una romanticona, ho inserito anche una storia d'amore ma ho già svelato troppo... E' uno dei miei primi esperimenti di scrittura e perciò vi chiedo di essere clementi. Insomma non voglio lanci di pomodori ma piuttosto critiche (costruttive) per migliorarmi e imparare. Vi ringrazio in anticipo se dedicherete un pochino del vostro tempo alla mia storia. Un bacio Maty
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Version:1.0 StartHTML:0000000188 EndHTML:0000007906 StartFragment:0000002454 EndFragment:0000007870 SourceURL:file://localhost/Users/mario/Desktop/THE%20NEW%20ENTRY/CAPITOLO%201.docCAPITOLO 1: THE NEW ENTRY
 
Quella mattina mi svegliai con la sensazione di aver dormito molto poco. In effetti la sera prima ero così agitata che era piuttosto improbabile che avessi dormito più di due ore.
Era presto, così decisi di prendermela con comodo, mi infilai sotto la doccia e con calma mi lavai.
Poi asciugai i capelli e li piastrai.
E’ una cosa strana quella del piastrarmi perché ho i capelli lunghi e perfettamente lisci, perciò restano in piega senza bisogno di nient’altro che non sia la spazzola.
Sta di fatto che mi piastro i capelli prima di ogni evento importante, dev’essere una specie di tic o il modo con cui somatizzo la tensione.
Ma torniamo alla famosa mattina.
Dunque dopo essermi cambiata circa settecentosesanta volte optai per un paio di jeans e una maglietta viola completati da un golfino nero lungo, decoltée nere e ovviamente l’immancabile sciarpa a scacchi viola e lilla.
Uscendo pensai che forse per il primo giorno di lavoro sarebbe stato meglio qualcosa di più elegante ma non avevo più tempo per cambiarmi, quindi afferrai la mia adorata “Pinko bag” e uscii.
Erano i primi giorni d’autunno e faceva ancora piuttosto caldo, perciò decisi di incamminarmi a piedi.
Le strade erano semi deserte tranne per qualche lavoratore mattiniero; dopo un po’ di cammino solitario eccomi arrivare davanti all’enorme sede dell’FBI. Era un grattacielo davvero imponente e lì per lì mi sentii un po’ intimorita.
Feci un respiro profondo ed entrai dandomi mentalmente della stupida; salutai il portiere e mi feci indicare gli uffici della BAU.
Quando spalancai la porta a vetri ed entrai nella grande open-space  pensai “E così il sogno di tutta una vita si avvera, peccato che Alice non possa essere qui…” a riscuotermi da questi pensieri fu una voce a dir poco squillante, appartenente ad una donna biondissima (e tintissima ) vestita in maniera bizzarra e molto sgargiante che mi correva in contro urlando: “Tu devi essere Annabeth, la nuova. Piacerissimo, io sono Penelope Garcia, il tecnico informatico del team, ma tu puoi chiamarmi Genio della Lampada: il mio motto è “chiedi e ti sarà dato”. Di solito è JJ che si occupa di dare il benvenuto ai nuovi ma è dovuta correre in sala riunioni, abbiamo un nuovo caso, vieni ti accompagno.”
Tutto questo lo disse senza mai prendere fiato e ad un tono di voce altissimo, tanto che mi chiesi come mai non si fossero voltati tutti a guardarla.
“Ci saranno abituati” pensai, le rivolsi un timido sorriso di saluto e mi feci accompagnare, o meglio trascinare nella sala riunioni.
Quando entrammo tutta la squadra era seduta attorno ad un grande tavolo rotondo pieno di fascicoli e fotografie.
Una ragazza bionda, con gli occhi azzurri era in piedi vicino a un megaschermo con un telecomando in mano.
“Benvenuta- fece lei –ti stavamo aspettando. Ti presento la squadra: loro sono nell’ordine: l’agente supervisore Aaron Hotchner, l’agente supervisore David Rossi, l’agente speciale Emily Prentiss, l’agente speciale Derek Morgan, il dottor Spencer Reid ed io sono Jennifer Jerau, l’addetta alle comunicazioni e alle relazioni con i media. Immagino tu abbia già conosciuto Penelope.” Disse guardando il tornado che mi aveva accolta.
Alzai una mano in segno di saluto, e risposi: “ Si, mi ha accolta prima nell’open space. Piacere di conoscervi”.
Notai che il dottor Reid mi osservava, ma quando mi voltai verso di lui distolse rapidamente lo sguardo.
“Un timido…” pensai.

 
 
  
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