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Autore: Fayes    05/02/2012    1 recensioni
Occhi neri incantatori, squarciano il mio cuore senza rammarico né segno di vita. Hanno strappato il mio orgoglio. E il freddo corre nelle mie vene.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Oggi inizio a scrivere di Lui. Da Lui è partita un po' la luce della mia vita, sono cambiata in poco tempo, ho vissuto esperienze nuove e ho cominciato a sopravvivere in maniera differente; mi sembra giusto, quindi, dargliene merito. Nonostante sia circondata da persone a cui tengo, non sono ancora riuscita ad esternare le mie sensazioni su "un certo qualcuno". Probabilmente dipende dal fatto che ho paura di essere giudicata. Tuttavia scrivere mi aiuterebbe a capire mille cose di me stessa che mi risultano ancora incomplete. Ho bisogno di riflessioni esterne, forse. Questa è una di quelle storie che va letta in maniera sciolta e veloce. Non fatevi troppe domande, le risposte non esistono. 
Voglio solo ricordare che, sebbene la storia sia assolutamente reale, i nomi saranno stravolti anche se cercherò di mantenerli fedeli più o meno agli originali.
Gli episodi si distingueranno in sequenze narrative, come questo primo capitolo e sequenze riflessive, dove scriverò di ciò che provo dentro e che sento.


Capitolo 1

Inizio finale.

 

«Allora? Hai scelto quei dannatissimi corsi!?»
La voce di J. risultò come un proiettile sparato da una pistola a pochi centimetri dalla mia nuca. 
Le persone cercano la convinzione, il punto esclamativo e la certezza nelle grida. Gridano, gridano, gridano. Si danno importanza. 
Scientificamente l'urlo è un modo come un altro per imporre la propria autorità, per farsi rispettare, per ottenere. 
Sfortunatamente la maggior parte delle persone che utilizza questo sistema per avere un influenza personale sugli altri è povera. Povera di molteplici cose: intelligenza, sensibilità, capacità di riflessione, cultura, fascino, originalità, bellezza e dettagli. Io sono una che pretende i dettagli, nelle persone. 
Mi spiego: una persona che veste in maniera squadrata e alla moda; una persona che parla nel linguaggio comune dei giovani; una persona che ascolta la musica dei suoi stessi coetanei e che non fa determinate cose, solo perchè "gli altri-non-lo-fanno", è una persona senza dettagli. Apatica, banale, trasparente, invisibile, nulla.
Ho sempre giudicato molte persone in base a ciò che fanno e ciò che cercano di essere: non ho mai sbagliato.
J. sta per Judy. All'epoca dei fatti conoscevo Judy da quattro mesi o giù di lì. Dopo i primi giorni di conoscenza, la mia acida considerazione delle persone aveva preso il sopravvento: Judy era una biscia. Una di quelle persone senza particolari che vuole essere quello che non è. Una persona che mi è servita come pagliaccio quando avevo bisogno di ridere e delusione quando avevo necessità di aprire gli occhi. Forse, dopo circa sei mesi, dovrei esserle riconoscente almeno di questo, peccato che lei abbia smesso di guardarmi in faccia. 
«Dammi il tempo di scegliere, Judy.» risposi. «E poi a te cosa interessa? Tu vai con Clair.» l'ultima frase mi uscì di bocca come un'affermazione sicura e non come una richiesta.
Feci un sorriso amaro, ma così amaro, che quasi ne sentii il sapore in bocca.
Conoscevo Clair da più di un anno, avevamo iniziato la scuola insieme camminando vicine, quasi abbracciate, per i corridoi del nuovo istituto. Insieme avevamo sostenuto gli sguardi di coloro che si credevano migliori e insieme eravamo cresciute. L'arrivo di Judy aveva disinnescato tutto. La magia dell'amicizia che si era creata tra di noi era andata a farsi fottere e da tempo, io e Clair avevamo smesso di confidarci. Il nostro rapporto c'era ancora ma a tutte e due sembrava stranamente impacciato. Un rapporto che sapeva di plastica. 
Dunque Judy ci aveva divise ed io ero stata costretta a girare i tacchi e cercare la pietà di qualcun'altro. 
«Ovviamente!» rispose lei, con un tono di superiorità. Poi si riavviò i capelli e parlò di nuovo. «Volevo solo sapere cosa avevi scelto.» lanciò un'occhiata indagatoria al foglio delle iscrizioni per i corsi e si voltò, dirigendosi al suo banco vicino alla finestra.
Era metà dicembre. Nella mia scuola, in quel periodo, si organizzavano dei corsi di cogestione che si sarebbero conclusi con l'inizo delle vacanze Natalizie e la conseguente chiusura dell'istituto. 
L'evento era particolarmente atteso dagli studenti. Numerosi alunni, in particolare del triennio, avrebbero organizzato qualcosa su un argomento che avrebbe attirato persone: musica, danza, teatro, moda e così via. L'intero istituto avrebbe partecipato ed ogni studente avrebbe scelto il corso secondo i propri gusti. Ogni classe sarebbe stata occupata dagli organizzatori e i rispettivi corsisti. Naturalmente non ovunque si sarebbe rispettato ciò che si era scritto nero su bianco nelle presentazioni. Molti organizzavano corsi praticamente chiusi ed aperti solo ai propri amici. In qualche classe si sarebbe fumato, cazzeggiato, pomiciato e svagato in mille altri modi. Infatti gli insegnanti non erano un problema. Per la scuola ne giravano pochi e di questi, la maggior parte restava nella sala docenti a chiacchierare e a chiedersi cosa preparare per pranzo.
In poche parole noi alunni eravamo eccitatissimi e ognuno era impegnato ad iscriversi al corso più figo insieme al proprio amico/i.
Ci avevo pensato pochissimo e adesso ero un tantino indecisa sebbene il tempo stringesse. Avevo solo un giorno per scegliere sei corsi diversi.
Io e Bliss, la mia compagna di banco, decidemmo di frequentare gli stessi corsi e concordammo sull'idea che sceglierli insieme sarebbe stato molto più semplice. 
Bliss l'avevo conosciuta grazie alla prof di greco, la quale si era "premurata" di sconvolgere la classe con i suoi spostamenti dei banchi.
Sin dall'inizio della scuola però, avevo deciso che era una ragazza simpatica. Era un po' come me. L'unica che ascoltava band come gli Slayer in mezzo a tanta gente fissata per i Coldplay. L'unica che vestiva costantemente di nero e tingeva i capelli di colori appena un po' eccentrici. Mi piaceva, mi somigliava ed era da imitare. Il suo unico difetto ma allo stesso tempo pregio, era la schiettezza. Bliss parlava chiaro e non aveva peli sulla lingua. Se ti stavi comportando da perfetto idiota te lo diceva chiaramente senza perifrasi inutili. Pur essendo amiche, qualche volta avevo paura del suo giudizio e in questi casi, distorcevo la verità in modo da fargliela piacere. Da renderla orgogliosa di me. Da impressionarla. 
Dopo che Judy se ne fu andata, Bliss si avvicinò a me e insieme analizzammo la lista dei corsi.
In tre fogli c'erano scritti una decina di corsi, con i rispettivi organizzatori e orari. 
Contemplammo il tutto per un paio di secondi, poi i miei occhi caddero su un nome: Spider Quinn.
Spider frequentava l'ultimo anno e già in passato avevo frequentato, per caso, uno dei suoi corsi di cogestione.
Era un tipo abbastanza popolare ma per niente tirato. Aveva origini austriache sebbene avesse la pelle molto scura e un volto latino, bravo a scuola, giocava  a calcio e suonava il pianoforte. Era abbastanza alto, con degli occhi nerissimi che incantavano alla prima occhiata. Le labbra sottili, i capelli scuri arruffati, i jeans stretti e la camicia aperta indossata sopra la maglietta gli davano l'aspetto di bravo ragazzo con dei lati oscuri tutti da scoprire. Spider era perfetto ed io l'avevo notato sin dal primo giorno.
 

  
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