Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: fri rapace    06/02/2012    6 recensioni
Tonks non aveva mai confidato a Remus che usciva con qualcuno, permettendogli di lasciarsi andare a stupide e infantili fantasie.
La sbirciò affondare il cucchiaino in una coppa, mentre il suo accompagnatore rideva del gelato che le era finito sul naso.
Lui era giovane, piacente. Adatto.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Davvero ha fatto questo?” esclamò Lucy incredula. “Non sembrava proprio il tipo capace di una qualsiasi cattiveria. Era così... tenero!”
Tonks ripiegò la Gazzetta del Profeta, ripensando a quello che era successo quella mattina. Arrivata al Ministero della Magia era inciampata in... non sapeva bene cosa, finendo con la pancia sulla scrivania di Robards e ribaltandosi dall’altra parte. Quando si era ripresa dalla botta aveva scoperto di essersi trascinata dietro tutte le cianfrusaglie del collega, compresa la copia della Gazzetta che si era poi portata a casa.
Aveva faticato a rimanere con le mani in mano nel suo ufficio tutta la mattina, e quando finalmente il suo turno era finito si era Materializzata direttamente alla serra di suo padre, pronta a fare il terzo grado a Magnus.
Lucy, seduta davanti a lei all’altro capo del tavolo della sua cucina, passò la bacchetta sul bordo dei bicchieri che ancora non aveva trovato la voglia di mettere a posto, con l’intento di pulirli, riuscendo però solo a farli suonare come dei flauti con la tosse.
Era l’unica amica di Hogwarts che aveva continuato a frequentare una volta finita la scuola, ed erano riuscite a rimanere in contatto solo perché anche lei lavorava al Ministero, nel Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici.
“Ci ho parlato, e...” iniziò a confidarsi, ma venne interrotta dal vortice che turbinò al centro della stanza.
“Ahi...” le sfuggì, quando l’uomo che si era Materializzato ebbe smesso di girare su se stesso, indovinando senza troppa fatica il motivo della visita tanto repentina.
Era pronto a partire subito all’attacco, era palese, ma quando notò che non era sola si bloccò, allarmato.
“Lui chi è?” approfittò subito Lucy, fissandolo curiosa. “Aspetta, aspetta! È quel tipo buffo di cui mi hai raccontato?”
Remus mormorò un flebile: “Come buffo?”, che Tonks coprì involontariamente con la propria voce:
“Dipende... se intendi Remus...”
Lui si irrigidì ancora di più, mettendosi sulla difensiva come se l’avesse appena sbattuto con le spalle al muro e colpito allo stomaco.
“Di quanti ‘tipi’ le hai raccontato, di preciso?” masticò tra i denti, trattando le parole come bocconi da fare a pezzi.
Lucy, ignara della tensione piombata nella stanza, proseguì tranquilla:
“Quindi sei tu?”
Lui sciolse i pugni e si passò i palmi sul mantello rattoppato, con tutta l’aria di stare riflettendo molto velocemente.
Tonks si sentiva strana nel vederlo tanto in difficoltà, e anche se non riusciva a capire il motivo del suo disagio, sentì forte il desiderio di alzarsi e andare ad abbracciarlo.
Solo la certezza che non gli avrebbe fatto piacere un gesto simile davanti ad altri la trattenne seduta al suo posto: era buffo come il desiderio di soccorrere chi non voleva aiuto potesse essere molto più forte di quello di farlo con chi lo esigeva manifestamente.
“Insomma, sei tu o no?” lo spronò nuovamente Lucy.
“Questo dipende da cosa ti ha raccontato Tonks su di me, suppongo...” formulò cauto Remus, in un tono scherzoso vagamente forzato.
Lucy scoppiò a ridere, non aveva ancora notato l’imbarazzo del suo interlocutore, che stava chiaramente vivendo l’interrogatorio come una serie di dolorosi Cruciatus.
“Oh, Tonks mi ha dett...”
“Lucy!” la zittì, guardandola intensamente. Per nulla al mondo doveva fare allusioni sul fantastico camerino di prova di cui alla fine le aveva solo accennato qualcosina... ma poco poco...
Lei capì al volo, risolvendo la situazione con un:
“Io sono Lucy,” seguito da un gesto della mano con cui invitò Remus ad accomodarsi accanto a lei.
Lui spostò il peso da un piede all’altro, rimanendo sul chi vive.
“Remus Lupin, visto che mi pare del tutto inutile negare...” decise infine, accogliendo l’invito a sedersi.
“Per Merlino, Tonks, stavolta ti sei trovata davvero un uomo! Non mi avevi detto che era così grande!” commentò Lucy compiaciuta.
Lei si strinse nelle spalle, non aveva mai riflettuto sull’età di Remus, perché non le era parsa una questione importante.
“Quindi eri davvero dello stesso anno di James Potter!”
Remus non guardò Lucy ma lei, con un’espressione indecifrabile.
“Stavamo discutendo dell’articolo apparso oggi sulla Gazzetta,” gli spiegò. “Dalla faccia che hai messo su sono certa che l’hai visto…” gli spiegò.
Lui sembrò provare una piccola fitta, la fronte che si aggrottava appena.
“Sono venuto qui per questo. Quindi Lucy ha letto che sono un…” lasciò la frase in sospeso, studiandosi attentamente le mani strette in grembo.
Lucy scoppiò a ridere di gusto:
“Oh, non ti preoccupare, nessuno potrebbe mai pensare che tu sia un feroce lupo mannaro! Più della metà delle cose che ci propina la Gazzetta del Profeta sono porcherie!”
Remus alzò appena gli occhi su Tonks e lei capì che buona parte della sua preoccupazione era dovuta proprio a quello: Lucy sapeva cosa era?
Ma lei non le aveva detto nulla, anche quel particolare le era parso di scarsa importanza.
Remus sembrò sollevato, non la stava compromettendo agli occhi dell’amica, che lo vedeva come una persona normale.
“Perdonami, Lucy,” le si rivolse gentilmente. “Ma vorrei discutere con Tonks in privato. Ti spiace se ci assentiamo un attimo? Suppongo che andare in un’altra stanza sia sufficiente.”
Tonks osservò in tralice l’amica.
“Non sottovalutarla,” disse serissima.
“Ehi!” protestò l’altra, fingendosi arrabbiata. “Guarda che la ficcanaso universalmente riconosciuta sei tu!”
“Solo perché mi faccio regolarmente beccare, al contrario di te!”
“La discrezione non è un difetto,” ammiccò Lucy, alzandosi e prendendo il mantello. “Ciao ciao Remus, piacere di averti conosciuto!”

 
***

Una volta rimasti soli, Remus riacquistò l’espressione arrabbiata che aveva appena apparso nella stanza, come se l’avesse tenuta in serbo per lei.
“Mi spiace per quello che ha combinato Magnus,” esordì Tonks, non perché lo temeva, ma perché era la verità.
“Spiace più a me. Ha infangato James per colpirmi! Sapeva che se non avesse infilato il nome ‘Potter’ nella sua balla, a nessun giornalista sarebbe importato di scrivere di uno stupido lupo mannaro!”
Tonks avvicinò la sedia alla sua, grattando rumorosamente il pavimento.
“Ma avresti dovuto vederlo, era talmente sconvolto! Anche prima, quando sono andata da lui per dargli un pugno su quella sua zucca vuota…”
“Lo difendi?” sbottò lui, per nulla impietosito.
“Beh, è facile parlare per te, tu non c’eri.”
“Cos’ha fatto? Ha pianto? Oh, poverino…” grugnì sarcastico, con una cattiveria di cui non credeva fosse capace.
“Sei ingiusto, tu non sai nulla!”
“Spiegami, allora,” la sfidò, incrociando le braccia al petto.
“Ha scoperto quello che sei e… i suoi genitori sono stati uccisi durante la Prima Guerra dai lupi mannari alleati con Voldemort. Insomma, l’ho lasciato per te e non capisce che non sei come loro, prova a metterti nei suoi panni!”
Remus tornò a fissarsi le mani, scuro in volto.
“Nessuno vede differenze tra me e i miei pari. Questo lo capisco. Ma non doveva mettere in mezzo altre persone. Harry viene già regolarmente umiliato su ogni numero di quel maledetto giornale, non doveva toccare la sua famiglia.”
“Lui non voleva…”
“No! A lui semplicemente non importava!” si infiammò Remus. “Come pensi si sentirebbe se per vendicarmi adesso andassi io a raccontare qualcosa di schifoso su suo padre?”
Tonks si morse le labbra, non aveva preso in considerazione quel punto di vista.
“Hai ragione, ma visto il suo passato posso capire…”
Remus la guardò con commiserazione, cosa che la fece sentire molto stupida.
“Cazzate. Magnus non è certo l’unico ad avere perso i genitori in maniera violenta durante la guerra, questo non gli da’ carta bianca per andare in giro a denigrare i genitori degli altri ragazzi che hanno patito la sua stessa sorte. Questa scelta l’ha fatta da solo, ed è patetico che i farabutti abbiano sempre qualcun altro da incolpare.”
Tonks pensò a sua madre, educata da Black. Sarebbe stato facile per lei usare la propria famiglia come alibi per ogni suo errore, ma non gliel’aveva mai visto fare. E nessuno, neppure lei, l'aveva mai giustificata con quella scusa. Tuttavia non si arrese, perché non si riteneva così tanto nel torto come Remus la giudicava.
“Remus, tu hai ragione, ma Magnus non ha fatto una cosa così grave e non metterà in piedi nessun altro casino, te l’assicuro. L’ho minacciato di brutto e guarda che so fare davvero paura!”
Lui l’ascoltava distrattamente, come preso da altro.
“E se lo facessi davvero? Se andassi davvero alla Gazzetta con una storia sui suoi genitori? Saresti così facile al perdono anche con me?” la provocò, ancora in collera, ma con gli occhi tristi.
Tonks, presa alla sprovvista, cercò dentro di sé una risposta sincera. Probabilmente la stessa che lui aveva supposto.
“No, non credo. Ho un’opinione troppo alta di te per perdonarti una cosa simile.”
In fondo il suo era un complimento, ed era così che Remus doveva prenderlo. Forse avrebbe trovato la risposta ingiusta, visto che sapeva della sua infanzia di certo non più facile di quella di Magnus, ma Remus era migliore di lui. Malgrado negli ultimi giorni l’immagine idealizzata che si era fatta di lui si fosse via via fatta meno solida, aveva capito che a essersi sbagliata era stata lei: nessuno era perfetto ed era stato infantile da parte sua crederlo possibile.
“Ma anche io ne ho bisogno…”
Le aveva parlato con un tono tanto strano da farla preoccupare.
“Oddio, Remus, bisogno di che cosa?”
“Del tuo perdono. Non lo vedi? Me la sono presa con te anche se tu non hai colpa di quello che ha fatto Magnus, solo perché… non lo so.”
Tonks aggrottò la fronte.
“Ah… già. Non ci avevo neppure pensato, fai te.”
Lui accennò un sorriso, prima di continuare.
“Io lo so che sbaglierò in continuazione con te, e tu già in partenza mi neghi il tuo perdono… ”
Finita la frase trattenne il fiato di colpo, sorpreso dalle sue stesse parole, e sembrò lambiccarsi alla ricerca di una scappatoia.
“Ma non voglio parlare di me,” si affrettò a chiarire scrutandola con apprensione, come se si aspettasse di venire subito sommerso da un fiume di domande sulle sue insicurezze.
Tonks provò la stessa intensa sensazione di quando l’aveva visto inerme davanti alla curiosità di Lucy e rispose d’istinto: si sporse verso di lui, schioccandogli un bacione a labbra chiuse sulla bocca: i gesti potevano essere più di conforto di mille parole.
Lui non reagì, ma quando lei fece per ritrarsi le mise le mani sulle guance, trattenendola.
“Grazie,” le mormorò contro le labbra.
“Il tuo respiro mi fa il solletico al naso,” ridacchiò lei, chiudendo anche il suo viso tra le mani.
“Sei bella, sai?”
“Sono un ‘tipo’, diciamo,” scherzò, piacevolmente sorpresa dal complimento.
“Sei l’unico ‘tipo’ di cui mi piacerebbe parlare ad un amico,” le appoggiò la fronte contro la sua, avevano gli occhi così vicini da vedere nient’altro che il colore immenso di quelli dell’altro. “Tonks... me lo dai un altro bacio?”
 
 
 
 
 
 
Ok, sono moooolto in ritardo. Ma ormai non è più una novità. La storia è quasi finita, comunque, e come sempre vi ringrazio per la pazienza e vi invito a farmi notare incongruenze e pasticci, se ce ne sono ^^
Non mi era mai capitato di dovermi dilungare tanto nella scrittura di una long…
 
 
“Cazzate. Magnus non è certo l’unico ad avere perso i genitori in maniera violenta durante la guerra, questo non gli da’ carta bianca per andare in giro a denigrare i genitori degli altri ragazzi che hanno patito la sua stessa sorte. Questa scelta l’ha fatta da solo, ed è patetico che i farabutti abbiano sempre qualcun altro da incolpare.”
 
Questa è una parafrasi adattata al contesto di una frase di “Uomini che odiano le donne” di Stieg Larsson. Ho adorato Lisbeth, la protagonista femminile, quando la dice: sono completamente d’accordo con lei. Maltrattamenti, traumi ect… non sono una giustificazione. Si sceglie di fare del male e lo si fa perché è quel che si vuole, altro che ‘poverino’.
(ps- qualcuno ha visto il ramake americano del film svedese tratto da questo libro, in uscita in questi giorni al cinema? Se sì… com’è?)
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: fri rapace