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Autore: Unsub    06/02/2012    1 recensioni
Due persone completamente agli antipodi, come vivono le medesime emozioni? Cosa ci porta ad innamorarci di una persona? A volte la normalità della vita quotidiana porta un po' di luce in fondo al tunnel.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Morgan, Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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24 Capitolo 24.

Sede della B.A.U., Quantico, Virginia
-    Passato un buon fine settimana? – Emily gli sorrideva dalla propria scrivania, mentre sorseggiava il primo caffè della giornata.
-    Non male – rispose laconico Derek, con un sorrisino furbo che raccontava tutta un’altra storia.
-    Hai di  nuovo affittato quella villa sul mare? – chiese Reid senza alzare gli occhi dal dossier che stava esaminando.
-    Da quel sorriso che cerca di nascondere, opterei più per una pesca fortunata in qualche locale – rise Prentiss continuando ad aprire la posta elettronica che le era arrivata nel week-end – Sempre che non abbia incontrato qualche bella ragazza che passeggiava tutta sola sulla riva…
-    Spiritosi – rispose acido il ragazzo moro, passandosi una mano sulla testa – Avete sbagliato mestiere. Invece di fare i profiler dovevate fare gli attori comici.
-    Nota dolente? – insistette Prentiss.
Morgan grugnì mentre lasciava la sua postazione e si rifugiava nel cucinino. In qualsiasi altro lunedì le punzecchiate della collega lo avrebbero lasciato indifferente oppure le avrebbe risposto a tono, ma il ricordo di quei due giorni con Fanny offuscava tutto il resto. Aveva preventivato una maratona emotivamente sfiancante, costellata da una profonda introspezione per chiarire i sentimenti reciproci, invece era stata sfiancante in un altro senso.
Nonostante i suoi buoni propositi di parlare e basta, erano rimasti nel letto di lei a rotolarsi senza chiarire un bel niente che non fosse la reciproca attrazione. Quando la ragazza si era scusata per l’ennesima volta per via della scenata di gelosia, lui si era limitato a ridere senza trovare il coraggio di ammettere che gli aveva fatto piacere sapere che teneva così tanto al loro rapporto da non sopportare l’eventuale presenza di terzi incomodi.
Lui che era sempre stato convinto di non essere tagliato per quel genere di situazioni, si ritrovava impantanato in una storia seria. Gli scocciava ammetterlo, ma se il suo rapporto con Fanny si fosse interrotto, il primo a soffrirne sarebbe stato lui. Oramai era una totale dipendenza l’uno dall’altra, quel genere di relazioni che aveva sempre evitato come la peste e che trovava insopportabili. Si era sempre chiesto come facessero gli altri a vivere in quei ménage senza scoppiare, ora la risposta gli riecheggiava in testa senza che avesse trovato il coraggio di ammetterlo con lei.
Era innamorato cotto di quella pazza che viveva al piano di sopra, non si capacitava di essere riuscito a vivere senza quella presenza costante. Non riusciva più a pensare ad una giornata che non si concludesse con lei che gli faceva la ramanzina perché mangiasse sano o che lo accogliesse con un sorriso e la promessa di una cenetta deliziosa che lo aspettava in cima alle scale. Per non parlare delle risate a notte fonda stretti in un abbraccio, con le lenzuola ammucchiate in fondo al letto e lei che si addormentava sul suo petto con un sospiro.
Decisamente, contro ogni aspettativa, persino il grande seduttore Derek Morgan era caduto nella trappola dell’amore. Sorrise al pensiero che non era certo quello il genere di ragazza che si era sempre immaginato riuscisse a catturarlo, invece era invischiato fino al collo con una pazza lunatica che non faceva altro che combinare pasticci e tirarsi addosso scatoloni pieni di roba. L’immagine di lei seduta sul tappeto con lo scatolone che le copriva la testa, come l’aveva vista la prima volta, gli rimbalzava da una parte all’altra della mente e la trovava incredibilmente tenera come scena.
Fu riscosso dalle sue elucubrazioni dalla consapevolezza di  non essere più solo all’interno dell’area relax. Si girò, trovandosi davanti Reid che lo guardava in modo strano. Era quasi rassegnato all’idea che l’interrogatorio non fosse finito quando si rese conto del nervosismo dell’altro. Continuava a spostare il peso da un piede all’altro ed a mordersi il labbro inferiore. Dopo quattro anni che lavoravano gomito a gomito sapeva riconoscere quei segnali: voleva chiedergli qualcosa, forse un consiglio, ma non trovava il coraggio di parlare.
-    Allora, ragazzino? Tu cosa hai fatto nel fine settimana? – si sorprese del rossore che fece assomigliare Spencer ad un’aragosta ben bollita.
Lo scrutò ancora più attentamente, chiedendosi cosa ci fosse che non andava. Poi un pensiero gli balenò improvviso, dopo l’incontro fortuito nel parco con Fanny ed Hope non erano più tornati sull’argomento. Aveva dato per scontato che fra il timido dottore e la bella bibliotecaria fosse successo qualcosa che li aveva fatti allontanare e per delicatezza non si era addentrato alla ricerca di spiegazioni. Ora il comportamento del suo giovane collega gli faceva sorgere il dubbio che le cose stessero in un altro modo e che Reid avesse bisogno di un piccolo aiuto.
Aprì la bocca deciso a chiedergli della cugina di Fanny, ma qualcosa lo trattenne. Si chiese se non fosse meglio prendere la conversazione alla larga, magari partendo da domande meno impegnative ed imbarazzanti. Sbirciò oltre le spalle del ragazzo, notando Prentiss e Garcia che se la ridevano nell’openspace, mentre li guardavano di tanto in tanto e parlottavano fra di loro. Corrugò la fronte contrariato, decisamente non era il luogo né il momento per intavolare quella conversazione con il resto del team che girovagava libero per gli uffici.
Annuì convinto, rovesciando il contenuto della sua tazza nel lavandino e riponendo il recipiente dentro il pensile. Sospirò in modo drammatico sotto lo sguardo interrogativo dell’altro e gli si avvicinò con fare cospiratorio.
-    Questa brodaglia finirà con l’avvelenarci – gli sussurrò strizzando l’occhio – Credo che Hotch ci perdonerà se sgattaioliamo fuori alla ricerca di un caffè degno di questo nome, non trovi?
-    Sono appena le nove, un po’ presto per una pausa – rispose Reid poco convinto.
-    Basterà non allontanarsi troppo e lasciare i cellulari accesi. Adesso avverto Garcia – si avviò, facendo capire a Spencer che non accettavano un rifiuto – Andiamo, pretty boy, prima che il nostro capo ci incateni alle scrivanie.
-    Tra poco dovrò andare via con Rossi. Abbiamo uno di quegli incontri organizzati dall’università per reclutare nuove leve.
-    Farai in tempo, fidati – gli rispose l’altro con un sorriso furbo – Alle brutte ti accompagno io personalmente in modo che tu non faccia tardi.
Avvertita Garcia, circondò le spalle del più giovane con fare paterno, sospingendolo verso l’ascensore. Come le porte si chiusero alle loro spalle, gli diede un paio di pacche e decise di passare all’azione.
-    Allora, che mi racconti della bella bibliotecaria? L’hai più vista?
-    Ecco… io… - di nuovo cominciò a mordicchiarsi le labbra, mentre si tirava via dal viso alcune ciocche di capelli con gesti nervosi – Ti volevo parlare di una cosa… Tu sei molto più esperto di me in certe cose e mi chiedevo se…
-    Cos’hai combinato? – chiese con un sorriso.
-    Niente – balbettò il ragazzo – Cosa ti fa supporre che abbia combinato qualcosa?
-    Sono passati mesi da quando mi hai detto quelle cose al parco. Non hai più toccato l’argomento Hope, il che mi lascia supporre che sia successo qualcosa fra voi due.
-    Niente di quello che pensi – il rossore tornò prepotentemente sulle sue gote – Anzi le cose vanno piuttosto bene.
-    Davvero? – Derek era visibilmente stupito – Vuoi dire che continuate a frequentarvi?
-    Lei… ecco… è la mia ragazza – si lasciò sfuggire in un sussurro.
-    Complimenti, ragazzo, te la sei scelta proprio carina – si congratulò Morgan battendogli la mano sulla schiena.
-    Non è solo carina: è intelligente, spiritosa, divertente…
-    E qual è il problema, allora?
-    Vedi lei… mi ha detto una cosa e…
-    Ti ha di nuovo ringraziato dopo che l’hai baciata? A tutte le sue qualità aggiungerei: molto educata – scoppiò  a ridere il più grande buttando in dietro la testa.
-    No, cosa vai a pensare? – si rese conto che in realtà il collega stava solo scherzando e rise a sua volta.
-    Cos’è che ti turba tanto? Cosa può averti detto quella graziosa creatura?
-    Come si fa a capire quando è arrivato il momento di… - cercò di formulare il pensiero che lo assillava dal sabato – Insomma… quando è giunto il momento di….
-    Portare il rapporto su un altro livello? – gli venne incontro Derek.
-    Sì, esatto. Voglio dire… io sto bene con lei ed evidentemente la cosa è reciproca, però…
-    Però cosa? Vuoi sapere come la penso?
Spencer annuì con convinzione – Altrimenti non mi sarei rivolto a te.
-    Il tuo problema è che pensi troppo, mio piccolo genio. In certe faccende il cervello non c’entra niente e devi solo lasciarti andare e seguire la corrente. Pensi che lei sia pronta? Voglio dire: non mi sembra il genere di ragazza che porta “il rapporto su un altro livello” con il primo che passa.
-    Come fai a dirlo? L’hai vista solo una volta – Reid fu preso da un dubbio.
-    Veramente più di una volta. L’ho incontrata spesso quando viene a trovare Fanny – Morgan cerco di rispondere in modo non impegnativo.
-    A proposito di Fanny: non hai niente da raccontarmi? – lo guardò di sottecchi, mentre vedeva il nervosismo impossessarsi del sempre sicuro di sé Derek Morgan – Non dirmi che il tuo “non male” del fine settimana vuol dire che…
-    Pensavo stessimo parlando di te ed Hope – cercò di svicolare lui.
-    Tu e Fanny non siete solo amici! – Spencer lo guardava stralunato.
-    Tieni la cosa per te, ragazzino – lo ammonì l’altro – Se tu tieni la bocca chiusa su Fanny, io tengo la bocca chiusa su Hope.
-    D’accordo – acconsentì il dottore con un sorriso compiaciuto stampato sulle labbra.

Continua…


   
 
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