Fumetti/Cartoni americani > X-men
Segui la storia  |       
Autore: Saeko_chan    06/02/2012    1 recensioni
Passare i primi 17 anni di vita conoscendo pressoché tutti i propri parenti, da quelli in Giappone a quelli in Italia o in Spagna, ma non il proprio padre non é affatto il massimo, soprattutto se come me poi se obbligata da forze superiori a conoscere colui che per 17 anni hai pensato avesse semplicemente abbandonato tu e tua madre al vostro destino.
Io sono Tomoko Nakamura, ho 17 anni, sono stata allevata come una ninja e sono stata obbligata a raggiungere mio padre negli Stati Uniti contando solamente sulle mie forze.
Sapete, certe vole mi chiedo se davvero ci sia qualcosa di utile nell' essere una mutante...
[Attenzione: Il rating é variato! Dal verde é passato al giallo perché in futuro ci saranno quasi di sicuro delle scene un pochino più violente di ciò che avevo previsto all' inizio e pure più serietà in determinate occasioni.]
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charles Xavier, Nightcrawler/Kurt Wagner, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tra chiese e altari.

 

-Ehi, tu chi sei?- Appena sentii tali parole un uomo mi apparve davanti -doveva essersi come teletrasportato- e il suo aspetto era a dir poco strano, quasi spaventoso, eppure io non mi spaventai, dopo tutto quella era una scuola per mutanti, giusto? Quindi perché avrei dovuto spaventarmi nel vedere una persona del genere?

Ok, tralasciando il fatto che era di sicuro un mutante come lui non avevo mai visto della gente blu e con un aspetto quasi demoniaco aggirarsi dentro una chiesa!

Però, alla fine mi limitai a presentarmi con tutta la calma di cui disponevo, dopo tutto non era affatto giornata...

-Tomoko, Tomoko Nakamura, tu, invece?- Era strano, davo automaticamente del tu alla gente eppure usavo ancora l' appellativo “san” nei confronti delle persone più grandi di me... no, non ero affatto normale.

-Kurt Wagner, piacere.- Disse, per poi allungare una mano verso di me e quindi io gliela strinsi, mentre lui mi sorrideva, per poi accorgersi della mia espressione che lasciava intravedere molto bene il mio stato d' animo.

-Che hai? Perché quella faccia?- Io sospirai e mi sedetti su una delle panchine della chiesa.

-Sia chiaro, se tu sei una specie di prete o di pastore in questo posto non chiedermi di confessarmi, ok?- Lui si sedette accanto a me e mi mise una mano sulla spalla, dovevo ammettere che comunque era una brava persona.

-Ok, anche se da questo deduco che tu non sei cristiana, giusto?- Io anuii e poi chiusi gli occhi, stringendo i pugni più che mani.

-Comunque, se vuoi parlare io ti ascolto tranquillamente.- Mi disse, poi, senza nessun problema quell' uomo ed io accennai un mezzo sorriso, per poi farmi forza e riprendere a parlare, lasciando che alcune silenziose lacrime mi rigassero il volto.

-Sono venuta sin qua dal Giappone e tutto questo perché la mia casa é stata attaccata da non so chi e quindi io ho rgagiunto questa scuola in quanto mutante, mentre mia madre doveva andare da alcuni dei nostri parenti e non mi chiedere come mai, visto che poteva venire qui pure lei, essendo anche lei una mutante...- A quel punto ripresi fiato e quindi continuai il mio discorso tentando di trattenere le lacrime che ormai scorrevano senza potersi mai fermare.

-E' successo tutto quanto stamattina... dopo un paio di lezioni ho fatto controllare a papà se mia madre stava bene, con la mia telepatia non riuscivo a rintracciarla... in parole povere non sta affatto bene, tutt' altro... papà non é riuscita neppure a localizzarla, questo vuol dire che mia madre non ha mai raggiunto i nostri parenti ad Hiroshima...- In quel momento il silenzio calò tra noi e solo poco dopo mi resi conto di come avevo parlato. Avevo parlato di mio padre, non di Charles Xavier e quasi di sicuro Kurt-san non sapeva che ero la figlia di Xavier, però, fu lui a rompere il silenzio per primo.

-Tuo padre sa usare Cerebro? Ma Il professor Xavier é l' unico in grado di farlo...- Io alzai lo sguardo su di lui e il suo volto mi sembrò assai perplesso, quindi, sorridendo appena e scacciando indietro le lacrime gli venni prontamente in soccorso.

-Mio padre é il professor Xavier, infatti il mio cognome é materno, essendo cresciuta con mia madre e avendo conosciuto mio padre solo ieri sera.- Precisai, sotto lo sguardo incredulo di Kurt-san, il quale dopo poco, però, alzò gli occhi verso il crocefisso intonando una preghiera e passandomi un braccio intorno alle spalle.

-Mi dispiace davvero molto per tua madre, se hai bisogno di qualcuno con cui parlare sai dove trovarmi.- Io gli sorrisi e quindi mi alzai, decidendo di andare a preparare l' altare in camera e di mettere pure una tavoletta dedicata a mia madre, dopo tutto dovevo solo inciderci sopra il suo nome, nient' altro...

-Io vado a preparare l' altare, devo pure tirare fuori una tavoletta e inciderci sopra il nome e cognome di mia madre...- Quindi mi alzai e mi diressi verso il portone della chiesa, ma appena lo ebbi raggiunto Kurt-san fu accanto a me in un lampo.

-Vuoi una mano? Sei davvero molto turbata, si vede lontano un miglio...- Io anuii, ma alla fine scoppiai di nuovo in lacrime e Kurt-san mi abbracciò, accarezzandomi con dolcezza i capelli, per poi allontanarsi e guardarmi negli occhi.

-Ehi, va tutto bene, adesso andiamo in camera tua e prepariamo quest' altare, va bene?- Io anuii e mi imposi di smettere di piangere, per poi dirigermi dentro la scuola assieme a Kurt-san.

-Tomoko, posso chiederti una cosa? Come mai hai una spada legata sulla schiena?- Io sorrisi appena, mentre ci accingevamo a varcare il portone d' ingresso della scuola.

-Sono stata allevata come kunoichi, sono una ninja, in poche parole. La spada é una katana, se si vuole essere precisi, senza contare i kunai e gli shuriken che mi sono portata dietro...- E glieli mostrai, lasciandolo leggermente basito, probabilmente non si aspettava tutte quelle armi da parte della sottoscritta.

-Non é pericoloso per una della tua età?- Scossi la testa ma non risposi, dopo tutto io ero abbastanza grande per sapere che cosa fosse pericoloso per me e che cos anon lo fosse.

Comunque, alla fine entrammo dentro la sala principale e poi ci dirigemmo verso la mia stanza, incrociando mio padre per la via.

-Vedo che hai già conosciuto Kurt e immagino che sia successo nella piccola chiesatta della scuola... come mai? Non credo che tu sia cristiana...

-Non mi chiedere come mai una shintoista sia entrata in una chiesa... sono strano, lo so. Comunque, Kurt-san mi deve dare una mano con l' altare.- Conclusi, ma mio padre subito mi rivolse di nuovo la parola, precedendo la domanda di Kurt-san.

-Che cosa vuol dire ”san”?

-E' un suffisso onorevole giapponese, lo usiamo soprattutto noi ragazzi come forma di rispetto verso le persone più grandi di noi per mostrargli rispetto, stima e distacco.- Kurt-san si passò una mano sulla faccia ed io non capii tale gesto, ma dopo una veloce lettura del suo pensiero mi sentii le guance andare in fiamme.

Aveva solo 21 anni!

-S-scusami... non credevo che tu fossi cosi giovane! Scusami davvero, non volevo sembrare affatto offensiva!

-Come fai a sapere che ho 21 anni?- Mi domandò leggermente basito, visto che doveva essersi scordato della mia telepatia.

-Telepatia, semplice ed efficace telepatia.- Gli disse, sentendomi, però, ancora in costante imbarazzo, quindi, lui mi sorrise tranquillamente, per poi mettermi una mano sulla spalla e calmarmi, anche se subito dopo mio padre si rivolse di nuovo a me.

-Quindi, se io non fossi tuo padre tu dovresti rvolgerti a me col suffisso di “san”?

-No, con te dovrei usare “sama”, visto che da ciò che ho capito sei il preside di questo posto ed io solo una studentessa. Comunque, Kurt-kun, andiamo?- Detto ciò salutai mio padre e mi avviai verso camera mia seguita a ruota da Kurt-kun, il quale appena giunto davanti alla mia stanza riprese la parola, il tutto mentre entravamo dentro ed io sistemavo le mie armi ai loro posti.

-E “kun” che cosa vuol dire?

-E' usato tra ragazzi o comunque tra persone piuttosto giovani per indicare una certa forma di rispetto, in mancanza di una confidenza più approfondita...- Kurt sorrise appena ed io tirai velocemente fuori tutto l' occorrente per l' altare, per poi incidere col fuoco il nome e cognome di mia madre sulla tavoletta votiva.

Kurt-kun mi diede una mano a sistemare la mia stanza e pure con l' altare e alla fine guardò la tavoletta di mia madre.

-Sakura? Per caso ha un signifcato preciso in giapponese?

-Ciliegio... e per noi giapponesi, anzi, per noi shintoisti il ciliegio é un albero davvero molto importante, sai, per la festa della primavera...- Kurt-kun mi mise una mano sulla spalla, per poi darmi un leggero bacio sulla guancia, per poi teletrasportarsi davanti alla porta, lasciandomi con un leggero rossore sulle guance.

-Ci vediamo e se hai bisogno di parlare con qualcuno sai dove trovarmi- Detto ciò sparì, lasciandomi sola dentro la mia nuova stanza.

A quel punto pregai un po' e dopo di ché mi legai la mia katana sulla schiena, per poi uscire dalla mia stanza e dirigermi verso il portone dell' edificio, volevo sfogarmi un po' con la mia arma preferita e il tutto dovevo farlo nel giardino della scuola.

Però, quando raggiunsi la sala principale Rogue-kun mi venne incontro, sorridendomi.

-Come mai non ti ho visto alle lezioni, dopo la prim' ora?- A quel punto decisi di dirle tutto e quindi, dopo essermi appoggiata contro un muro qualsiasi cominciai a parlare, sospirando e lasciando che la calma che mi aveva trasmesso Kurt-kun svanisse del tutto.

-Alla second' ora mio padre mi ha fatto allenare con Bobby-kun per poter testare il mio potenziale, anche se nello scontro non ho praticamente mai usato l' elemento fuoco e poi, beh, alla terz' ora ho chiesto a mio padre se poteva vedere di rintracciare mia madre, dopo tutto io con la mia telepatia non c' ero ancora riuscita...- E quindi chiusi gli occhi, trattenendo a stento le lacrime e sentendo Rogue che posava la sua mano guantata sulla spalla sinistra, cercnado di calmarmi.

-Comunque, lui ha usato Cerebro e non é stato in grado di rintracciare mia madre... in poche parole sono orfana...- Ero sul punto di piangere, ma mi trattenni, dopo tutto io non potevo mostrarmi debole, mia madre mi aveva sempre insegnato ad essere forte, in qualsiasi situazione, quindi, coi pugni chiusi sospirai e tirai su col naso, per poi aprire gli occhi e allontanarmi da Rogue.

-Io vado un po' all' aria aperta, ah, prima che tu me lo chiesa, la katana che porto sulle spalle é mia, con me ho diverse armi, non é niente di strano, semplicemente sono stata allevata come una ninja, comunque, adessvo vado.- Conclusi, precedendo velocemente la sua domanda che le avevo letto nella mente, quella sulla mia katana.

-Ah, per qualsiasi cosa io ci sono, Tomoko, ci vediamo.- Io sorrisi a quelle parole e quindi uscii, salutandola con un veloce cenno della mano.

 

Angolo autrice:

Il peggior capitolo di tutta la fanfiction, anzi, il peggiore molto probabilmente é il prossimo, ma va be'... comunque, lascio a voi i commenti e torno alle mie varie fanfiction e storie originali, nel tentativo di creare qualcosa di veramente decente e leggibile xD

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > X-men / Vai alla pagina dell'autore: Saeko_chan