Solo il vuoto ci avrebbe divisi.
Mi ritrovai in una stanza buia.
Il buio rappresenta il nero, e il nero mi fa paura.
Tutto taceva intorno a me.
C’ era solo lui.
Un timido ragazzo, avvolto su stesso, impaurito.
Mi ritrovai in una stanza buia.
Il buio rappresenta il nero, e il nero mi fa paura.
Tutto taceva intorno a me.
Io ero forte, non come quel povero ragazzo.
Ci avvicinammo.
Solo il vuoto ci divideva.
La mia mano sfiorò la sua.
La sua pelle era fredda, gelata.
Poi, sentii il suo fiato sul mio collo;
aveva il fiatone, come se stesse facendo una gara.
Non capivo.
I nostri corpi erano sempre più vicini.
Le nostre anime sempre più impaurite.
Era quel buio malinconico che metteva ansia dentro di noi.
Ci avvicinammo ancora di più.
Lui aveva gli occhi lucidi.
Riuscivo a vederli perché brillavano ed emettevano una luce fortissima.
Mi strinse quasi a non farmi più passare il sangue nelle vene.
Io mi sentivo morire.
Quel buio che mi pressava il corpo,
il suo sguardo profondo che fissava il miei occhi.
Non capii più nulla, mi lasciai andare giù.
Caddi a terra, ma lui, con quelle sue mani ormai bollenti, mi sollevò.
Poi, a voce bassa, mi disse:
«Se te ne vai tu, morirò anche io».
Mi sentii toccare le labbra come nessuno l’ aveva mai fatto prima.
A stento riuscii a chiedergli il perché di quel fiatone.
Lui mi rispose che stava facendo una gara.
«Sono arrivato primo, il mio premio sei stata tu.
Tu mi hai fatto uscire da questo buio che c’ era intorno a me. »
Nella vita, quel buio, non bisogna mai farlo entrare dentro di noi, o si muore.