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Autore: Mia Swatt    06/02/2012    11 recensioni
« Il mio slancio è infinito come il mare, e non meno profondo è il mio amore;
più te ne dono più ne posseggo, perché entrambi sono infiniti. » William Shakespeare.
Questa storia racconta di una favola magica, indimenticabile e speriensierata. Cosa succede quando il tuo vero amore non fa parte del tuo mondo? Isabella è una sirena, Edward un essere umano. Tratto dall'indimenticabile favola Disney e dall'originale storia di Christian Andersen, ecco a voi una piccola flashfic per farvi tornare un po' bambini.
[ La storia fa parte del ciclo "Once upon a time" ]
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time.'
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Buon pomeriggio a tutti! Eccomi qui a postare l'ultimo capitolo di questa piccola favola. Immagino che più di sentire le mie chiacchiere preferireste leggere il capitolo, perciò esaudisco le vostre richieste - anche se sono un po' in ritardo - e poi ci leggiamo in fondo!
Buona lettura!


5.
La sua voce

Un altro giorno era passato, e la giovane Isabella non aveva ancora concluso nulla. Non riusciva a capire perché Edward, dopo la sera prima, non volesse più vedere né, tanto meno, sentir nominare i suoi amici.
Non poteva lamentarsi, però. Nonostante non vi fosse stato ancora alcun bacio, aveva trascorso la giornata più bella di tutta la sua vita. Edward, infatti, l’aveva portata in giro per Sydney, facendole vedere tutte le bellezze di quella meravigliosa città.
Si erano svegliati presto, quella mattina. Edward le aveva portato, perfino, la colazione a letto. Era la prima volta che assaggiava del cibo umano, e le era piaciuto parecchio! Quale alimento più dell’altro, Bella, non avrebbe saputo dirlo. Era tutto squisito: dai pancakes, con quello strano sciroppo dolciastro sopra, fino al succo di frutta, all’arancia. Aveva anche provato ad assaggiare la bevanda scura di Edward, ma l’aveva risputata subito. Troppo amara!, aveva pensato, mentre Edward era scoppiato a ridere.
― Non hai mai bevuto caffè, Bella? ― le aveva domandato lui. Di tutta risposta, Bella, scosse il capo, continuando a pulirsi la lingua con la mano ― Dai, poi passa! Va’ a lavarti, ti porto a fare un bel giro per tutta la città! ― le aveva detto Edward, prima di dirigersi verso la porta, con il suo vassoio, ormai vuoto, in mano ― Ci divertiremo. Promesso! ― le aveva strizzato un occhio, lasciandola poi da sola, in camera sua.
E aveva mantenuto la promessa. Si erano divertiti moltissimo, insieme. Ma quanto durerà, ancora? Si ritrovò a pensare, tristemente, la sirena. Se la matematica non era un’opinione, erano già passate quarantotto ore da quando aveva fatto il patto con la strega del mare. Le mancava un giorno, uno soltanto, dopodiché tutto sarebbe andato perduto: il suo amore per Edward, quello per la sua famiglia… Lei stessa.
― Bella, va tutto bene? ― domandò Edward, percependo il suo sospiro pesante. La sirena tornò coi piedi per terra, lasciando perdere i suoi pensieri. Gli sorrise, sperando che il giovane non facesse altre domande.
― Sei una pessima bugiarda, lo sai, scricciolo? ― a quella parola, Bella, inclinò la testa. Che cosa vuol dire “scricciolo”?, si domandò, senza ottenere risposta.
― Forse… ― riprese Edward, tornando serio. Stava guardando fisso di fronte a lui ― È per quello che è successo ieri sera? Bella, mi spiace. Davvero, non pensavo che Alec potesse essere così… Non ho termini per definirlo, mi dispiace. ― Bella, di tutta risposta, sorrise calorosa e si avvicinò al ragazzo. Gli poggiò una mano sulla guancia, accarezzandogliela piano, dolcemente. Edward, non aspettandosi quel gesto, rimase da prima sorpreso poi, però, si lasciò andare, abbandonandosi sulla sua pelle liscia e fresca. Chiuse gli occhi, lasciando che quel contatto lo avvolgesse totalmente. Isabella era la creatura più innocente, dolce e meravigliosa che avesse mai incontrato. La conosceva da poco, era vero, eppure aveva come l’impressione che, senza quei due occhioni marroni – che guardavano il mondo come se non lo avessero mai visto prima –, la sua vita non sarebbe stata più la stessa.
― Bella… ― sussurrò Edward, poggiandole le mani sui fianchi. Si trovavano l’uno di fronte all’altra, adesso; erano più vicini che mai. Il cuore della sirena galoppava senza sosta, le dava l’impressione di volerle fuoriuscire dal petto. Edward, dal canto suo, non si era mai sentito così vivo come in quel momento.
― Chi sei, tu? ― le domandò, attirandola maggiormente a sé ― Sei comparsa nella mia vita all’improvviso e… e in pochi giorni mi hai fatto scoprire cose che non credevo potessero esistere. ― le afferrò una mano, portandosela al petto ― Lo senti? Non ha mai battuto così forte, il mio cuore. Credi che sia stupido? ― le domandò, avvicinandola sempre di più ― Credi che stia correndo troppo, facendomi trascinare dagli aventi? ― Bella avrebbe voluto rispondere, dire qualcosa – qualunque cosa –, ma non poteva. Le ragioni, al momento, erano due: non aveva la voce, per parlare; era ipnotizzata dagli smeraldi liquidi di quel ragazzo.
― Io vorrei… ― sussurrò ancora, Edward, portando una mano sotto il mento della ragazza. Le sollevò il viso, accarezzandoglielo dolcemente, mentre avvicinava le sue labbra a quelle di lei ― Credi io possa bacia… ― non concluse la frase.
Un’onda, troppo alta, quasi li bagnò entrambi. Edward se ne accorse in tempo, e trascinò via Bella, prima che l’acqua le bagnasse il suo grazioso abito celeste.

No!, pensò Bella. Non sapeva se essere più dispiaciuta o arrabbiata. Cosa avrebbe mai potuto farci un po’ d’acqua?, si domandò la sirena. Non sapeva quello che Edward stava per fare, ma sapeva bene che il suo cuore voleva quel gesto.
― Accidenti! ― strillò il ragazzo, rosso in viso ― L’oceano è agitato, questa sera. ― continuò lui, grattandosi la fronte. È un gesto che fa sempre, quando è imbarazzato, pensò Bella. Ma perché è imbarazzo?, si domandò, guardandolo curiosa.
― Andiamo a cenare! ― suggerì Edward, offrendole il braccio destro ― Siamo già in ritardo di mezzora, ci conviene sbrigarci. ― la ragazza annuì, lasciando perdere i suoi dubbi e le sue domande, e si fece trascinare via dal suo amato.
Si trovavano ad Anderson Place, più o meno. Edward aveva prenotato al Cottage Point Inn Restaurant, per quella sera.
Il posto era molto carino, grande e arieggiato; era costruito sull’oceano. Di sera, poi, era completamente illuminato da piccole luci arancioni, le quali donavano al posto un’atmosfera magica. Il pavimento era costruito tutto in parché; i tavoli erano piccoli, appartati, e su di essi c’era sempre una coppia di candele profumate. Forse ho esagerato, pensò Edward, mentre spostava la sedia affinché Bella potesse sedersi. Insomma, siamo amici… E la porto in un posto così romantico?, si domandò, ma quando incrociò gli occhi sereni e spensierati di Isabella, capì di aver fatto la scelta giusta.

***

Nei profondi abissi marini, la strega del mare, era più agitata che mai. Furiosa, era dire poco. Non riusciva a concepire come fosse possibile che quel ragazzo si stesse realmente innamorando di quella sciocca sirenetta. Non posso permetterlo!, pensò furente. Se il giovane l’avrebbe baciata, il patto con lei stipulato, sarebbe diventato nullo. La sua vendetta, così, non avrebbe mai avuto compimento.
― Devo fare qualcosa. ― disse tra sé, nuotando avanti e indietro, con aria pensierosa.
― Potreste ucciderla, sua Maestosità. ― propose una murena.
― E come, genio? ― domandò lei, con voce tagliente ― Ti ricordo che lei ha un paio di gambe, io no. Inoltre, non voglio abolire il patto… Voglio solo che finisca a modo mio!
― Perciò, cosa vuoi fare? ― intervenne l’altra murena ― Aspettare, ma soprattutto sperare, che in meno di un giorno arrivi qualcun’altra che attiri l’attenzione del giovane? Tanya, nemmeno tu sei così… ― l’animale si zittì, notando il sorrisetto sornione della strega ― Cosa ho detto?
― Tu sei un piccolo, strisciante, genio! ― urlò lei, baciandolo tra gli occhi sconvolti ― È esattamente quello che succederà, ragazzi! Il giovane Cullen si innamorerà perdutamente di un’altra ragazza…
― Come? Quando?
― Questa notte tutto cambierà per la piccola e fastidiosa Isabella.
― Che cos’hai in mente, Tanya?
― Edward incontrerà la proprietaria della voce che ha sentito, qualche tempo fa… ― spiegò vagamente la strega del mare, scoppiando in una sonora risata.

***

Isabella si trovava nella sua stanza, in quel momento. Indossava la sua camicia da notte rosa ed era stesa sul letto, supina. Il sorriso non voleva lasciare la sua faccia. Aveva trascorso una giornata indimenticabile, provando sensazioni nuove. Uniche.
― Bella, sono io! ― la chiamò Jazz, bussando alla finestra ― Apri, vedo che hai gli occhi aperti! Ciò significa che sei sveglia.
La sirena, continuando a sorridere spensierata, si alzò e andò ad aprire al suo piccolo amico.
― Perché quella faccia? ― domandò lui ― È forse successo qualcosa? Oh, per tutti i calamari del mare! Ti ha baciata, vero? E adesso puoi parlare e… e resterai un’umana per sempre. ― concluse tristemente il piccolo granchio, sospirando pesantemente. Bella lo prese tra le mani, dandogli un leggero bacio sulla faccia, e poi scosse la testa.
― Non è ancora successo niente? ― domandò Jasper, non sapendo se esserne più sollevato o rammaricato ― Il tempo sta scadendo, Bella. Possibile che quel baccalà non abbia ancora tentato di baciarti! ― la ragazza alzò le spalle, facendo sorgere una domanda nella testolina del suo piccolo amico.
― Isabella, tu sai cos’è un bacio, vero? ― di tutta risposta, Bella, scosse energicamente la testa ― Come no? Ciò vuol dire che non hai nemmeno provato a baciarlo, giusto? ― lei annuì, facendo roteare al cielo gli occhi di Jasper ― Oh, per tutte le balene del mare! Ragazzina, e tu vieni a dirmelo solo adesso? ― la faccia della sirena divenne paonazza e cominciò a mordicchiarsi le labbra.
Jasper, dal canto suo, scese dalle mani della sua amica e cominciò a spiegarle cosa fosse un bacio.
― Quando due persone sono vicine e le loro labbra si sfiorano, si baciano. Quello è il bacio, Isabella. ― concluse Jasper, facendo sgranare gli occhi a Bella.

Cosa?, si domandò stupita. Quello è il bacio? Prima… prima di andare a mangiare sull’acqua, Edward ha provato a…, non poteva crederci. Edward aveva provato a baciarla? Se solo non si fosse preoccupato dell’acqua!
― Cos’è quella faccia? ― le chiese Jasper ― Ti ha baciata? ― a quella domandò, Bella, tentò di rispondere, ma ottenne solo dei gesti sconfusionati e senza senso.
― Frena, frena, frena! ― la interruppe Jasper ― Prendi un respiro profondo e spiegami, ma con calma, prego! ― Bella fece quello che le era stato chiesto e provò a farsi capire dal suo piccolo, quanto intelligente, amico.

Nel frattempo, affacciato al balcone della sua stanza, Edward stava contemplando il mare. L’ho quasi baciata, pensò sorridendo. Era stato bene con lei, quella giornata. In verità, doveva ammetterlo, stava bene da quando Isabella, come per magia, era apparsa nella sua vita, su quella spiaggia solo pochi giorni prima. Cos’era che lo tormentava, allora?

― Ti ho mai vista davvero? ― si sorprese a pensare ad alta voce. Jacob, accanto a lui, abbaiò come in risposta ― Sai Jake, a volte ci penso ancora a quella ragazza. Che l’abbia soltanto immaginata? ― il cane, dal canto suo, abbaio ancora, facendo ridere di gusto Edward.
― Figliolo? ― lo chiamò Carlisle, bussando alla porta ― Posso entrare?
― Certo, papà. Entra pure.
― Come stai, Edward? ― domandò Carlisle, raggiungendo il ragazzo fuori dal balcone ― E Bella, come se la sta passando?
― Da quando ti interessa di Bella, papà? ― chiese il ragazzo, incurvando un sopracciglio ― Com’è che avevi detto, quando l’ho portata a casa? ― si finse pensiero ― Ah, sì! “Attento figliolo! – borbottò, imitando la voce di suo padre – Potrebbe essere una spia!” ― concluse, scoppiando a ridere.
― Oh beh, dai… ― parlottò Carlisle, diventando rosso per l’imbarazzo ― Sono leggermente fissato, su alcune cose.
― No, sei paranoico, papà.
― E va bene, sono paranoico. ― acconsentì Carlisle ― Ma una persona può ricredersi, no? Ebbene, è successo a me. Trovo che Isabella sia una ragazza molto, molto carina.
― Già, l’ho notato anche io.
― E allora cosa ci fai qui, solo nella tua stanza, a fissare l’oceano con quell’aria da cane bastonato? ― a quell’affermazione, Jacob, si sentì tirato in causa ed abbaiò ― Oh scusa, Jacob! ― disse Carlisle, accarezzandogli la testa ― Non mi venivano altri paragoni.
― Non lo so, papà. ― rispose amareggiato.
― Non starai pensando ancora a quella ragazza fantasma, spero.
― E tu come lo sai? ― domandò Edward, voltandosi di scatto.
― Tu madre. ― rispose Carlisle, ridacchiando ― Posso darti un consiglio, figlio mio? ― Edward annuì, così egli proseguì ― Perché sprecare tempo a pensare ad una ragazza di cui non sai nulla, neppure se è mai esistita davvero, quando ne hai una vera, nella stanza accanto? Isabella è un ragazza molto dolce e sensibile… Non ti ho mai visto così spensierato e felice, in tutta la tua vita. Isabella ti fa bene, Edward. Perché non ti concentri su di lei, invece che stare qui a pensare ad un’allucinazione dettata dalla stanchezza? ― le parole di suo padre lo colpirono.
Carlisle aveva ragione, si ritrovò a riflettere, mentre l’uomo usciva dalla sua stanza. Perché continuare ad aggrapparmi a qualcuno che non esiste?, pensò. E anche se esistesse, perché dovrei avere la fortuna di incontrarla di nuovo?
Dopo una notte insonne, si rese conto che la bellissima trovatella meritava un’opportunità e che, nonostante tutto, lui voleva dargliela.

La mattina seguente, Bella, si svegliò serena e assolutamente riposata. Quello che gli umani chiamavano “letto” era la cosa più comoda che avesse mai provato, anche meglio della sua adorata conchiglia.
Jasper, per tutta la notte, le aveva spiegato tutto quello che avrebbe dovuto sapere su “come conquistare un essere umano”, ma la sirena aveva trovato le sue parole piuttosto confusionarie.
― Il fatto che tu non parli, tesoro, non compromette niente! ― aveva detto il piccolo granchio ― Agli esseri umani, di sesso maschile, le parole stanno strette. Preferiscono i fatti, capito?

No, aveva pensato la giovane, non capito affatto! Jasper le illustrò, così, tutte le tattiche di seduzione possibili affinché Edward la baciasse.
Saltò giù dal letto, lavandosi e vestendosi, e scese ai piani inferiori.
Il rito della colazione le piaceva particolarmente – anzi, era proprio il cibo umano a piacerle particolarmente.
― Ciao, Bella. ― la salutò Esme, seduta al grande tavolo di cristallo pregiato del salotto ― Come stai, oggi? Siediti pure con noi, cara.
Isabella accettò l’invito, salutando Carlisle – che sedeva a capo tavola, con un giornale in mano –, ma continuò a guardarsi intorno, irrequieta.
― Se stai cercando Edward… ― parlò il capofamiglia, abbozzando un sorriso ― È andato a fare surf mattutino. È fuori già da un’ora, rientrerà tra poco… Sta’ tranquilla! ― a quelle parole, Bella, si rilassò e cominciò allegramente a mangiare.

Erano passate ore, ormai, ma di Edward non vi era ancora alcuna traccia. Anche i signori Cullen, adesso, cominciavano a preoccuparsi. Sapevano che quando il giovane diceva una cosa, questa veniva rispettata; inoltre, non aveva mai fatto così tardi col surf. Era quasi ora di pranzo, ed Edward mancava ormai da cinque ore.
― Carlisle! ― lo chiamò Esme, agitata ― Non credi che dovremmo andare a cercarlo? Magari gli è successo qualcosa!
― Tesoro, stai calma. ― cercò di tranquillizzarla suo marito ― Sono sicuro che nostro figlio sta bene.
― Ma non è ancora rientrato!
― Esme, sta’ tranquilla. Ho mandato qualcuno a cercarlo… ― Bella smise all’istante di ascoltare e si precipitò in camera sua. Doveva trovare Jasper! Insieme a lui e ad Emmett, lo avrebbe trovato.
Appena varcò la soglia, inciampò nei suoi piedi, e si ritrovò a terra. Davanti a lei c’era il piccolo granchio rosso.
― Isabella, ma non hai ancora imparato a camm… ― non lo fece finire di parlare, che subito lo prese tra le mani, agitandosi come una pazza.
― Ehi, ehi, ehi! Frena! ― tentò di parlare Jazz ― Per tutti i molluschi del mare, Bella! Non sto capendo niente!

Edward!, urlò mentalmente la fanciulla. Non si trova, Jasper! Non si trova!
Nemmeno il granchio riuscirò a comprendere per qualche motivo la voce della sua giovane amica gli stesse rimbombando nella mente, fatto era che riusciva a capirla.
― Come non si trova? ― domandò, angosciato ― Da quanto è sparito? Vuoi che perlustro l’oceano con Emmett? ― Bella annuì, mentre i suoi occhi si riempirono di lacrime amare.
Il tutto successe all’improvviso: non appena Jasper uscì dalla finestra, il grido di sollievo di Esme arrivò dal piano inferiore. Edward era tornato.
A quella rivelazione, Bella, si precipitò di sotto. Inciampò svariate volte, ma non aveva tempo per cadere, doveva arrivare dal suo amato.
― Edward, ci hai fatto preoccupare. ― disse Carlisle, dando al figlio una pacca sulla spalla.
― Potevi avvertirci! ― lo rimproverò dolcemente, Esme ― Non avevi il cellulare con te?
― Scusatemi. ― disse lui, guardando fisso di fronte a sé ― Non era mia intenzione, farvi preoccupare. ― la sua voce era strana, sembrava quasi una cantilena. Era come se fosse in trance.
Sul momento, Isabella, non ci fece caso; era semplicemente contenta che lui stesse bene. Non si rese nemmeno conto della fanciulla, dai lunghi capelli biondi, che era alle spalle del ragazzo.
― Edward… ― parlò la ragazza, affiancandolo ― Non mi presenti alla tua famiglia?
― Certo. ― rispose lui, inespressivo ― Mamma, papà, questa è Taissa. ― tutti, compresa Bella, si voltarono a guardarla.
Era una ragazza molto bella, alta e slanciata; il corpo era minuto con forme perfette. I capelli, mossi, risplendevano di un biondo accecante; gli occhi, invece, era di un intenso celeste.

Chi è questa ragazza?, si ritrovò a domandarsi Bella.
― Piacere di conoscerti, Taissa. ― parlò Carlisle, facendole il baciamano ― Sei nuova? Non ti ho mai vista da queste parti… ― per natura, il signor Cullen, era una persona diffidente.
― Come hai conosciuto Edward? ― si intromise Esme.
― Questa mattina, signori. ― rispose Taissa, timidamente ― Mi ha insegnato a fare surf. È stato davvero molto dolce e paziente… ― concluse, arrossendo.
Una fitta di dolore vero, squarciò il cuore di Bella quando sentì pronunciare quelle parole. Le ha insegnato a fare surf…, pensò tristemente, è stato dolce e comprensivo con lei.
― Mamma, papà. ― annunciò Edward, abbracciando Taissa ― Forse a voi sembrerà una pazzia, ma voglio sposare questa ragazza!
― Cosa?! ― urlarono all’unisono Esme e Carlisle.

Non può essere!, pensò Bella, sull’orlo delle lacrime. Chi era quella ragazza? E perché Edward, dopo che aveva tentato di baciarla, voleva sposare lei?
― Me ne sono innamorato… ― sussurrò lui, sfiorandole una guancia con le dita ― È lei, capite? ― continuò, incrociando gli occhi dei suoi genitori ― Lei è la ragazza che ho visto quella notte! Non sono pazzo, lei esiste davvero e il destino ha voluto che io la trovassi! ― il cuore di Bella si ruppe in mille pezzi, definitivamente.
― Figliolo, non credi che sia tutto molto affrettato?
― Ha ragione tuo padre. ― lo spalleggiò Esme ― Inoltre, hai detto tu stesso che la ragazza che hai visto quella notte non aveva i capelli biondi, ma scuri. Non l’hai neppure vista in faccia!
― Ma io amo Taissa, mamma! ― quasi ringhiò il giovane dagli occhi spenti ― E la sposerò! Questa sera stessa!
― E Isabella? ― gli chiede Carlisle, attirando l’attenzione anche della sirena ― Non stavi provando qualcosa per lei? ― a quella domanda, Bella, si fece avanti. Incrociò gli occhi di Edward e un brivido di freddo le scivolò lungo la schiena. I suoi soliti smeraldi liquidi, adesso, non risplendevano più come prima; erano spenti, di svariate tonalità più scure.
― Lei non è niente, per me, papà. ― parlò Edward ― Forse sarebbe il caso, perfino, di cacciarla di casa.
Non poteva sentire altro. Isabella oltrepassò la soglia di casa e uscì, dirigendosi sulla spiaggia. Piangeva, come non aveva mai fatto in tutta la sua vita. Il dolore che percepiva era intenso e lacerante, le impediva persino di respirare.
Corse per ore, senza trovare una meta sicura. Ma la stanchezza era troppa, e dovette fermarsi.
Si sentiva sola, Bella, abbandonata a se stessa. Non era ancora pronta per diventare schiuma di mare… Ma era quello che, a breve, sarebbe successo.
― Bella… ― si sentì chiamare. Si guardò intorno, ma non c’era nessuno accanto a lei, se non un’immensa scogliera. Si raggomitolò su se stessa, pregando che tutto finisse in fretta.
Avrebbe fatto male? Si domandava. Sarebbe stato doloroso? Tante domande, ma nessuna risposta. Papà…, pensò e continuò a singhiozzare. Charlie l’avrebbe mai perdonata? E Rosalie, Alice? Le sue sorelle l’avrebbero mai capita?
Uno spruzzo d’acqua e un fischio attirarono la sua attenzione.
― Finalmente, bella fanciulla! Ti sto chiamando da mezzora!

Emmett!, pensò Bella, tuffandosi nell’oceano per abbracciare il suo amico.
― Bella, mi stai soffocando… Bella, vanno bene le effusioni, però qui si esagerata! ― a quelle parole, la ragazza, si allontanò mordendosi il labbro inferiore. Scusa, pensò.
― Non ti preoccupare, sono un pesce palla forzuto! ― disse, piegando le pinne ― Guarda che roba, muscoli di ferro, dolcezza! ― Bella alzò gli occhi al cielo, ma sorrise appena.
― Jasper era nei paraggi, questa mattina… ― sussurrò Emmett ― Mi dispiace moltissimo, Bella. Ora cosa farai? Davvero diventerai schiuma di mare? ― tristemente, Bella, annuì a quella domanda. Aveva fallito, e quella era la sua punizione. La strega del mare non le avrebbe concesso una seconda opportunità e comunque, anche se lo avesse fatto, non aveva i mezzi per rintracciarla.
Un canto, in quel momento, arrivò alle orecchie dei due amici, gelandoli sul posto. Era una voce dolce e melodiosa… Una voce che sia Bella che Emmett conoscevano bene.
― Ma… ma è la tua voce! ― urlò il piccolo pesce palla, sgranando gli occhi dorati ― Ma com’è possibile?
― La strega del mare! ― strillò Jasper, saltando in testa a Isabella ― La ragazza che Edward ha portato a casa è Tanya! Ha usato la tua voce per ammaliarlo, Bella! Dobbiamo fare qualcosa e subito!
― Cosa? ― chiese Emmett, sconcertato ― Ma sei sicuro di… ― Bella non rimase ad ascoltarli un minuto di più. Si alzò di scattò e cominciò a correre verso villa Cullen.
― Vai a chiamare il Re! ― urlò Jazz, tenendosi saldo ai capelli della giovane ― Portalo in superficie, porta tutti i superficie!

Quando arrivò nei pressi di villa Cullen, Bella, notò la ragazza bionda affacciata alla terrazza di Edward. Il ragazzo, notò la sirena, era sdraiato immobile sul letto. Inerme. È sotto incantesimo!, pensò Bella, colma di rabbia.
Non si era accorta, purtroppo, che stava già scendendo la sera. Le restava poco tempo. Ma non era quello che, adesso, le interessava. Voleva salvare il ragazzo che amava, poco importava se al sorgere dell’alba lei non ci sarebbe più stata.
― Guarda chi si vede! ― disse Tanya, accarezzando con le dita il davanzale bianco ― Pensavo fossi a piangere da qualche parte.

Tu! Dannata, strega!, sbraitò Bella, conscia che lei potesse leggerle nel pensiero.
― Ammetto di averti sotto valutata, sai? ― domandò la strega, appoggiando i gomiti sul marmo bianco ― Hai capito chi sono, me ne compiaccio. Peccato che non ti servirà a nulla, mia cara sirenetta! Le tenebre stanno calando e il sole, quello del nuovo giorno – del quarto giorno, per la precisione –, sorgerà prestissimo!

Perché mi hai imbrogliata?, le chiese la sirena. Cosa ti ho fatto di male? Volevi la mia voce, te l’ho data! Abbiamo stretto un patto e tu…
― Io, cosa? ― chiese, scoppiando a ridere ― Credevi davvero che ti avrei lasciata vincere? Sai perché ho fatto tutto questo, ragazzina? Solo ed esclusivamente per vendetta! Non credevo che una sciocca e insulsa sirena potesse far innamorare un giovane così ricco e bello!

Lui mi… ama?, si chiese la fanciulla.
― Certo, mia piccola ingenuotta. Contenta? Morirai, sapendo ciò che hai perso! ― concluse, ridendo malefica.
Isabella si mise a correre, cercando di entrare in casa, ma il suo ingresso fu ostacolato da tutte le guardie che la famiglia Cullen aveva per sicurezza. Sono tutti sotto il suo controllo, pensò Bella, cercando un modo – un qualsiasi modo – per raggiungere Edward.
― Bella, Bella! ― la chiamò Emmett, riemergendo dall’oceano ― Tuo padre sta arrivando! ― a quella rivelazione, il cuore della sirena si scaldò un poco. Forse c’era ancora una speranza.
― COSA!? ― tuonò Tanya, facendo scoppiare un temporale ― Il Tritone in superficie? Come’è possibile? Perché? ― si domandò, battendo i piedi come una bambina capricciosa.
― PERCHÉ È MIA FIGLIA, TANYA! ― urlò Charlie, emergendo fiero e possente, dagli abissi del mare.

Papà!, pensò Isabella, correndogli incontro.
― Bambina mia… ― sussurrò il Tritone tra i capelli castani di sua figlia ― Ti ho cercata dappertutto, non sai quanto sono stato in pena per te.

Ti voglio bene, papà!, disse mentalmente Isabella, tra le lacrime. Non sai quanto mi sei mancato!
― Che scenetta commovente. ― sibilò Tanya che, ora, era in piedi sul tetto della villa ― Cosa c’è, Charlie? Hai cambiato idea sugli esseri umani, adesso che tua figlia è una di loro!?
― Taci, strega! ― le ordinò lui, facendo agitare l’acqua e vibrare il tridente nelle sue grandi mani ― Come ti sei permessa di ingannare mia figlia?!
― Oh scusa, dovevo prima chiederti il permesso?
― Spezza il patto, Tanya! Spezzalo adesso!
― Neanche per sogno, Tritone. ― rispose la strega, mentre una forte tempesta si stava abbattendo su tutta Sydney ― Vedrai tua figlia morire, come io ho visto perire il mio amore!
― Ma di cosa stai parlando? ― urlò Charlie, tenendo stretta Isabella, affinché le onde non la trascinassero via ― Per cosa ti stai vendicando, Tanya? Se ce l’hai con me prenditela con me, non usare mia figlia!
― Papà! ― lo chiamarono Rosalie ed Alice che, seguendolo, erano riemerse in superficie ― Bella! ― urlò quest’ultima, stringendo spasmodicamente sua sorella.
― Bella, ma tu hai… ― cominciò Rosalie, ma venne interrotta da Alice.
― …le gambe! ― Isabella sorrise appena, credendo che in quelle condizione le due sirene non volessero più avere nulla a che fare con lei. Quanto si sbagliava.
― Sei bellissima. ― sussurrò Rosalie, accarezzandole i capelli. Bella sgranò gli occhi, sorpresa da quelle parole, e si tuffò nella braccia di sua sorella maggiore.
Il momento era troppo perfetto perché durasse. Tanya, infatti, richiamò su di sé l’attenzione. Agitò il mare, facendo illuminare il cielo; tuoni e saette rimbombarono furenti, facendo muovere le onde e le palme. Nemmeno gli abitanti del mare riuscivano a stare ancorati al loro posto; molti, infatti, vennero trascinati via dalla corrente.
― Adesso smettila, Tanya! ― urlò Rosalie, fronteggiando la strega ― Sei stata troppo tempo sola e adesso vuoi divertirti?
― Già! ― la spalleggiò Alice ― Non mi sei mai piaciuta, nemmeno quando eri una sirena! ― a quella frase, Bella, sgranò gli occhi, di nuovo. Tanya era una sirena?
― Prendetevela con vostro padre! ― sbraitò la strega, facendo infuriare ancora di più la tempesta ― È colpa sua se vostra sorella morirà!
― Che cosa ti ho fatto, Tanya? ― domandò Charlie ― Eri diventata un pericolo per il mio Regno! Sei stata implicata nell’assassinio di mia moglie!
― Cosa?! ― chiesero le tre sirene – chi a voce, chi no.
― Tu hai ucciso Felix! ― lo accusò la strega, inferocita.
― Aveva ucciso Renée!
A quel nome, Bella, si bloccò. Non aveva più sentito suo padre pronunciarlo, da quando sua madre era morta. Renée era la sirena più bella che fosse mai esistita. I lunghi capelli castano chiaro, contrastavano nettamente con i suoi occhi azzurro ghiaccio. Aveva un sorriso che contagiava… La sua coda, di un particolare verde/viola, era la più lunga e lucente di tutto il Regno di Atlantica. Bella, a differenza delle sue sorelle, la ricordava poco. Non sapeva quasi nulla persino della sua morte. Quando Renée era viva, la vita marina era molto diversa; Charlie era molto diverso. Più allegro, più spiritoso… Più padre e meno sovrano. Ma quando la sua amata morì, cambiò tutto.
― Io ucciderò tua figlia e il suo amore! ― strillò la strega. Teneva fra le braccia un Edward addormentato, mentre ella stava riprendendo le sue oscure sembianze. Si tuffò in acqua, lasciando che il corpo del giovane sprofondasse negli abissi.
Bella, istintivamente, scappò via dalle sue sorelle e seguì il corpo di Edward che, lentamente, stava raggiungendo il fondale.
― Bella! ― urlò Alice.
― Non sei una sirena! Hai bisogno di ossigeno, torna indietro! ― tentò Rosalie ― Vado a riprenderlo io, ma tu torna in superficie! ― Bella, però, non le ascoltò.
Aveva ormai raggiunto Edward, quando la strega del mare trascinò entrambi ancora più giù.
― Lasciali andare, Tanya! ― strillò il Tritone, puntandole addosso il tridente.
― Spara, Re Tritone! ― lo incitò lei ― E ucciderai anche tua figlia!
Isabella, ormai quasi priva di sensi, tocco il cuore di Tanya. Stava tentando di rompere la conchiglia, il luogo dove si nascondevano la sua coda e la sua voce. Solo così sarebbe stata in grado di salvare la sua famiglia e… Edward. Ma quello che accadde la lasciò senza fiato.
Vide tutto ciò che successe molti anni prima: sua madre, Renée, che veniva pescata da un branco di pescatori; le loro torture. Vide una ragazza bionda, umana, amare uno di quei pescatori. Quella ragazza era Tanya… Aveva usato lo stesso incantesimo che aveva donato a Bella, con l’inganno, per trasformarsi in un essere umano. Non poté vivere il suo amore, però, perché Charlie, suo padre, uccide tutti i responsabili delle atrocità fatte a sua moglie. Tanya, scampata al disastro, tornò negli abissi, ma non riuscì a riprendere l’aspetto di una sirena. Si trasformò così in una mezza piovra. Quando il Re scoprì che la ragazza dai capelli biondi altri non era che Tanya, la bandì dal Regno, esiliandola. Da quel momento in poi, Tanya, fu chiamata – per diverse ragioni – la strega del mare.
Tutto passò molto velocemente nella sua testa. Il ricordo di quegli istanti era confuso… La conchiglia si aprì, donando alla ragazza la sua coda e la voce. Ma era troppo tardi. Il corpo di Edward le scivolò via dalle mani, come la sua vita umana scivolò via, giù, in quei tetri abissi. Il buoi arrivò prepotente, inghiottendo ogni cosa.

― Bella? ― chiamò una voce lontana ― Bella, ti prego. Bella, svegliati… ― chi era che la chiamava? E cosa voleva da lei? ― Bella, sono io, sono Edward… Bella, apri gli occhi. ― solo allora la ascoltò.
― Edward…? ― sussurrò piano, aprendo lentamente gli occhi.
― Rose, Rose, si sta svegliando!
― Lo vedo, Alice!
― Ma la piccoletta è sempre così? ― domandò Edward a Bella, regalandole il suo bel sorriso sghembo ― Come ti senti?
― Non so. ― rispose a voce alta, la sirena ― Frastornata. Ma… Oddio, sto parlando!
― Tuo padre ha sistemato la strega del mare. ― rispose il ragazzo ― Tutto è bene, quello che finisce bene… O almeno, la maggior parte. ― concluse tristemente, abbassando gli occhi. Bella seguì il suo sguardo e rivide la sua lunga coda verde.
― Oh no! Tu non dovresti vedermi così!
― E perché? Sei una sirena molto, molto bella…
― Baciala, scemo! ― urlò Alice, ricevendo uno scappellotto da Rosalie.
Edward, però, accettò il consiglio e premette le sue labbra su quelle della sirena.
Erano sulla spiaggia, proprio sopra il bagno-asciuga. La linea perfetta in cui terra e mare si univano. Il bacio fu dolce, passionale, ma soprattutto stracolmo di amore.
― Ti amo, Isabella. ― sussurrò lui, sulle sue labbra ― Ti amo da quando ti ho sentita cantare per me, quella notte; da quando ho incontrato i tuoi occhi color del cioccolato, quella mattina. Ti amo da quando ti ho vista ridere; da quando ho capito che hai dato un senso alla mia vita, che priva di te era priva di colore.
― Ti amo anche io, Edward. ― rispose lei, sfiorandogli nuovamente le labbra ― Ma come possiamo fare, adesso?
― Potrei vivere con te nell’acqua! ― scherzò ― Pensaci, mi faccio un accampamento su uno scoglio e quando la mia pelle è troppo raggrinzita esco! Sono un nuotare eccellente!
― Oh, com’è romantico… ― sospirò sognante, Alice.
― Che mi venga un colpo! ― ribatté Rosalie, dandosi una manata in faccia.
― Non posso chiedertelo, Edward. ― disse Bella ― Che vita sarebbe, per te?
― La mia vita sei tu. Non mi importa di nient’altro.
― Oh, com’è… ― tentò di nuovo Alice, ma Rosalie la anticipò.
― Alice, ridillo e ti affogo!
― Ami davvero mia figlia? ― chiese Charlie, avvicinandosi maggiormente alla riva.
― Con tutto me stesso, sua Maestà.
― E tu, Isabella, ami davvero questo ragazzo?
― Sì, papà. ― rispose Bella, avvicinandosi al Tritone ― Ho visto tutto, papà. Ho visto quello che hanno fatto alla mamma… Ma non tutti gli esseri umani sono così, papà! Edward e la sua famiglia sono brave persone…
― Adesso l’ho capito, figlia mia. ― rispose, baciandole la fronte.
Una luce calda venne sprigionata dal tridente di Charlie; avvolse Bella, dolcemente, e la portò a qualche centimetro da terra. A mano a mano, la sua coda, venne sostituita da due gambe lunghe e lisce, fasciate da un paio di jeans aderenti. Il reggiseno di conchiglie lilla, lasciò il posto ad un semplice bikini bianco, ricamato con fiori viola; sulla spalle, poi, apparve una leggera giacca di jeans, abbinata ai pantaloni.
Quando la ragazza toccò la sabbia coi piedi non poté credere ai suoi occhi. Charlie, il suo adorato papà, l’aveva trasformata in un essere umano, senza patti e senza inganni; senza clausule e senza scadenza.
― Sii felice, figlia mia. ― disse il Tritone, mentre lentamente scompariva all’orizzonte ― Verrò a trovarti, Isabella! Verremo tutti a trovarti, un giorno!
― Ti voglio bene, papà! ― urlò Bella, in piedi sulla riva ― Voglio bene a tutti quanti! E vi aspetterò, vi aspetterò finché vivrò!
Due braccia forti le cinsero la vita, mentre guardava suo padre scomparire, nelle profondità dell’oceano. Non lo avrebbe più visto spesso, ma sapeva che lui le voleva bene e che, se avesse mai avuto bisogno, lui ci sarebbe sempre stato.
― Ti sei pentita? ― le domandò Edward, appoggiando il suo mento sulla sua spalla.
― No. ― rispose semplicemente lei. Si voltò e lo baciò dolcemente.
Fu così che, mano nella mano, tornarono nella casa che aveva visto nascere il loro innocente sentimento.
Da quel giorno, Edward e Bella, non si separarono mai più. Al contrario, vissero felici e contenti, insieme, per tutta la vita.

FINE.

.
Eccomi di nuovo qui a mettere l'ennesimo punto ad una mia storia. Spero che questa piccola parentesi fiabesca sia stata di vostro gradimento...
Avrei tantissime cose da dirvi, ma oggi non sto particolarmente bene, ma non volevo mancare all'appuntamento conclusivo di questa flashfic! Ci tengo, però, a dirvi GRAZIE! Soprattutto a chi ha recensito ogni capitolo, ma anche a chi ha voluto dirmi la sua quando aveva tempo. Ringrazio anche chi ha inserito la storia tra le preferite, seguite e nelle storie da ricordare. Sono i lettori a rendere grande una storia, non solo chi la scrive... Perciò grazie a tutti, che mi sostenete sempre in qualunque nuova idea folle! XD
Prima di lasciarvi vorrei dirvi che Mercoledì - cioè dopodomani - comincerò la pubblicazione di un'altra fanfiction (questa volta è una long!) ho voluto fare un omaggio ad una trilogia che mi è piaciuta moltissimo. Il titolo della mia storia sarà Edelstein - L'amore attraverso i secoli. Se vi va di seguirmi anche lì, Mercoledì venite a farvi un giro nel mio profilo di EFP, magari l'idea può piacervi :)
Un bacione a tutti! :*
  
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