Buona lettura!
5.
La sua voce
Un
altro giorno era passato, e la giovane Isabella non aveva ancora
concluso
nulla. Non riusciva a capire perché Edward, dopo la sera
prima, non volesse più
vedere né, tanto meno, sentir nominare i suoi amici.
Non
poteva lamentarsi, però. Nonostante non vi fosse stato
ancora alcun bacio, aveva
trascorso la giornata più bella di tutta la sua vita.
Edward, infatti, l’aveva
portata in giro per Sydney, facendole vedere tutte le bellezze di
quella
meravigliosa città.
Si
erano svegliati presto, quella mattina. Edward le aveva portato,
perfino, la
colazione a letto. Era la prima volta che assaggiava del cibo umano, e
le era
piaciuto parecchio! Quale alimento più dell’altro,
Bella, non avrebbe saputo
dirlo. Era tutto squisito: dai pancakes, con quello strano sciroppo
dolciastro
sopra, fino al succo di frutta, all’arancia. Aveva anche
provato ad assaggiare
la bevanda scura di Edward, ma l’aveva risputata subito. Troppo amara!, aveva pensato, mentre
Edward era scoppiato a ridere.
―
Non hai mai bevuto caffè, Bella? ― le aveva domandato lui.
Di tutta risposta,
Bella, scosse il capo, continuando a pulirsi la lingua con la mano ―
Dai, poi
passa! Va’ a lavarti, ti porto a fare un bel giro per tutta
la città! ― le
aveva detto Edward, prima di dirigersi verso la porta, con il suo
vassoio,
ormai vuoto, in mano ― Ci divertiremo. Promesso! ― le aveva strizzato
un
occhio, lasciandola poi da sola, in camera sua.
E
aveva mantenuto la promessa. Si erano divertiti moltissimo, insieme. Ma quanto durerà, ancora? Si
ritrovò a
pensare, tristemente, la sirena. Se la matematica non era
un’opinione, erano
già passate quarantotto ore da quando aveva fatto il patto
con la strega del
mare. Le mancava un giorno, uno soltanto, dopodiché tutto
sarebbe andato
perduto: il suo amore per Edward, quello per la sua
famiglia… Lei stessa.
―
Bella, va tutto bene? ― domandò Edward, percependo il suo
sospiro pesante. La
sirena tornò coi piedi per terra, lasciando perdere i suoi
pensieri. Gli
sorrise, sperando che il giovane non facesse altre domande.
―
Sei una pessima bugiarda, lo sai, scricciolo?
― a quella parola, Bella, inclinò la testa. Che
cosa vuol dire “scricciolo”?, si
domandò, senza ottenere risposta.
―
Forse… ― riprese Edward, tornando serio. Stava guardando
fisso di fronte a lui
― È per quello che è successo ieri sera? Bella,
mi spiace. Davvero, non pensavo
che Alec potesse essere così… Non ho termini per
definirlo, mi dispiace. ―
Bella, di tutta risposta, sorrise calorosa e si avvicinò al
ragazzo. Gli poggiò
una mano sulla guancia, accarezzandogliela piano, dolcemente. Edward,
non aspettandosi
quel gesto, rimase da prima sorpreso poi, però, si
lasciò andare,
abbandonandosi sulla sua pelle liscia e fresca. Chiuse gli occhi,
lasciando che
quel contatto lo avvolgesse totalmente. Isabella era la creatura
più innocente,
dolce e meravigliosa che avesse mai incontrato. La conosceva da poco,
era vero,
eppure aveva come l’impressione che, senza quei due occhioni
marroni – che
guardavano il mondo come se non lo avessero mai visto prima
–, la sua vita non
sarebbe stata più la stessa.
―
Bella… ― sussurrò Edward, poggiandole le mani sui
fianchi. Si trovavano l’uno
di fronte all’altra, adesso; erano più vicini che
mai. Il cuore della sirena
galoppava senza sosta, le dava l’impressione di volerle
fuoriuscire dal petto.
Edward, dal canto suo, non si era mai sentito così vivo come
in quel momento.
―
Chi sei, tu? ― le domandò, attirandola maggiormente a
sé ― Sei comparsa nella
mia vita all’improvviso e… e in pochi giorni mi
hai fatto scoprire cose che non
credevo potessero esistere. ― le afferrò una mano,
portandosela al petto ― Lo
senti? Non ha mai battuto così forte, il mio cuore. Credi
che sia stupido? ― le
domandò, avvicinandola sempre di più ― Credi che
stia correndo troppo,
facendomi trascinare dagli aventi? ― Bella avrebbe voluto rispondere,
dire
qualcosa – qualunque cosa –, ma non poteva. Le
ragioni, al momento, erano due:
non aveva la voce, per parlare; era ipnotizzata dagli smeraldi liquidi
di quel
ragazzo.
―
Io vorrei… ― sussurrò ancora, Edward, portando
una mano sotto il mento della
ragazza. Le sollevò il viso, accarezzandoglielo dolcemente,
mentre avvicinava
le sue labbra a quelle di lei ― Credi io possa bacia… ― non
concluse la frase.
Un’onda,
troppo alta, quasi li bagnò entrambi. Edward se ne accorse
in tempo, e trascinò
via Bella, prima che l’acqua le bagnasse il suo grazioso
abito celeste.
No!, pensò Bella. Non
sapeva
se essere più dispiaciuta o arrabbiata. Cosa
avrebbe mai potuto farci un po’ d’acqua?,
si domandò la sirena. Non sapeva
quello che Edward stava per fare, ma sapeva bene che il suo cuore
voleva quel
gesto.
―
Accidenti! ― strillò il ragazzo, rosso in viso ―
L’oceano è agitato, questa
sera. ― continuò lui, grattandosi la fronte. È
un gesto che fa sempre, quando è imbarazzato,
pensò Bella. Ma perché
è imbarazzo?, si domandò, guardandolo
curiosa.
―
Andiamo a cenare! ― suggerì Edward, offrendole il braccio
destro ― Siamo già in
ritardo di mezzora, ci conviene sbrigarci. ― la ragazza
annuì, lasciando
perdere i suoi dubbi e le sue domande, e si fece trascinare via dal suo
amato.
Si
trovavano ad Anderson Place, più o meno. Edward aveva
prenotato al Cottage Point Inn Restaurant,
per quella
sera.
Il
posto era molto carino, grande e arieggiato; era costruito
sull’oceano. Di
sera, poi, era completamente illuminato da piccole luci arancioni, le
quali
donavano al posto un’atmosfera magica. Il pavimento era
costruito tutto in parché;
i tavoli erano piccoli, appartati, e su di essi c’era sempre
una coppia di
candele profumate. Forse ho esagerato,
pensò Edward, mentre spostava la sedia affinché
Bella potesse sedersi. Insomma, siamo
amici… E la porto in un posto
così romantico?, si domandò, ma quando
incrociò gli occhi sereni e
spensierati di Isabella, capì di aver fatto la scelta
giusta.
***
Nei
profondi abissi marini, la strega del mare, era più agitata
che mai. Furiosa,
era dire poco. Non riusciva a concepire come fosse possibile che quel
ragazzo
si stesse realmente innamorando di quella sciocca sirenetta. Non posso permetterlo!, pensò
furente.
Se il giovane l’avrebbe baciata, il patto con lei stipulato,
sarebbe diventato
nullo. La sua vendetta, così, non avrebbe mai avuto
compimento.
―
Devo fare qualcosa. ― disse tra sé, nuotando avanti e
indietro, con aria
pensierosa.
―
Potreste ucciderla, sua Maestosità. ― propose una murena.
―
E come, genio? ― domandò lei, con voce tagliente ― Ti
ricordo che lei ha un
paio di gambe, io no. Inoltre, non voglio abolire il patto…
Voglio solo che
finisca a modo mio!
―
Perciò, cosa vuoi fare? ― intervenne l’altra
murena ― Aspettare, ma soprattutto
sperare, che in meno di un giorno
arrivi qualcun’altra che attiri l’attenzione del
giovane? Tanya, nemmeno tu sei
così… ― l’animale si zittì,
notando il sorrisetto sornione della strega ― Cosa
ho detto?
―
Tu sei un piccolo, strisciante, genio! ― urlò lei,
baciandolo tra gli occhi
sconvolti ― È esattamente quello che succederà,
ragazzi! Il giovane Cullen si
innamorerà perdutamente di un’altra
ragazza…
―
Come? Quando?
―
Questa notte tutto cambierà per la piccola e fastidiosa
Isabella.
―
Che cos’hai in mente, Tanya?
―
Edward incontrerà la proprietaria della voce che ha sentito,
qualche tempo fa…
― spiegò vagamente la strega del mare, scoppiando in una
sonora risata.
***
Isabella
si trovava nella sua stanza, in quel momento. Indossava la sua camicia
da notte
rosa ed era stesa sul letto, supina. Il sorriso non voleva lasciare la
sua
faccia. Aveva trascorso una giornata indimenticabile, provando
sensazioni
nuove. Uniche.
―
Bella, sono io! ― la chiamò Jazz, bussando alla finestra ―
Apri, vedo che hai
gli occhi aperti! Ciò significa che sei sveglia.
La
sirena, continuando a sorridere spensierata, si alzò e
andò ad aprire al suo
piccolo amico.
―
Perché quella faccia? ― domandò lui ―
È forse successo qualcosa? Oh, per tutti
i calamari del mare! Ti ha baciata, vero? E adesso puoi parlare
e… e resterai
un’umana per sempre. ― concluse tristemente il piccolo
granchio, sospirando
pesantemente. Bella lo prese tra le mani, dandogli un leggero bacio
sulla
faccia, e poi scosse la testa.
―
Non è ancora successo niente? ― domandò Jasper,
non sapendo se esserne più
sollevato o rammaricato ― Il tempo sta scadendo, Bella. Possibile che
quel baccalà non abbia
ancora tentato di
baciarti! ― la ragazza alzò le spalle, facendo sorgere una
domanda nella
testolina del suo piccolo amico.
―
Isabella, tu sai cos’è un bacio, vero? ― di tutta
risposta, Bella, scosse
energicamente la testa ― Come no? Ciò vuol dire che non hai
nemmeno provato a baciarlo, giusto?
― lei annuì,
facendo roteare al cielo gli occhi di Jasper ― Oh, per tutte le balene
del mare!
Ragazzina, e tu vieni a dirmelo solo adesso? ― la faccia della sirena
divenne
paonazza e cominciò a mordicchiarsi le labbra.
Jasper,
dal canto suo, scese dalle mani della sua amica e cominciò a
spiegarle cosa
fosse un bacio.
―
Quando due persone sono vicine e le loro labbra si sfiorano, si
baciano. Quello è il
bacio, Isabella. ― concluse
Jasper, facendo sgranare gli occhi a Bella.
Cosa?, si domandò stupita. Quello è il bacio? Prima…
prima di andare a
mangiare sull’acqua, Edward ha provato a…,
non poteva crederci. Edward
aveva provato a baciarla? Se solo non si fosse preoccupato
dell’acqua!
―
Cos’è quella faccia? ― le chiese Jasper ― Ti ha
baciata? ― a quella domandò,
Bella, tentò di rispondere, ma ottenne solo dei gesti
sconfusionati e senza
senso.
― Frena,
frena, frena! ― la interruppe Jasper ― Prendi un respiro profondo e
spiegami,
ma con calma, prego! ― Bella fece quello che le era stato chiesto e
provò a
farsi capire dal suo piccolo, quanto intelligente, amico.
―
Ti ho mai vista davvero? ― si sorprese a pensare ad alta voce. Jacob,
accanto a
lui, abbaiò come in risposta ― Sai Jake, a volte ci penso
ancora a quella
ragazza. Che l’abbia soltanto immaginata? ― il cane, dal
canto suo, abbaio
ancora, facendo ridere di gusto Edward.
―
Figliolo? ― lo chiamò Carlisle, bussando alla porta ― Posso
entrare?
―
Certo, papà. Entra pure.
―
Come stai, Edward? ― domandò Carlisle, raggiungendo il
ragazzo fuori dal balcone
― E Bella, come se la sta passando?
―
Da quando ti interessa di Bella, papà? ― chiese il ragazzo,
incurvando un
sopracciglio ― Com’è che avevi detto, quando
l’ho portata a casa? ― si finse
pensiero ― Ah, sì! “Attento figliolo! –
borbottò, imitando la voce di suo padre
– Potrebbe essere una spia!” ― concluse, scoppiando
a ridere.
―
Oh beh, dai… ― parlottò Carlisle, diventando
rosso per l’imbarazzo ― Sono
leggermente fissato, su alcune cose.
―
No, sei paranoico, papà.
―
E va bene, sono paranoico. ― acconsentì Carlisle ― Ma una
persona può
ricredersi, no? Ebbene, è successo a me. Trovo che Isabella
sia una ragazza
molto, molto carina.
―
Già, l’ho notato anche io.
―
E allora cosa ci fai qui, solo nella tua stanza, a fissare
l’oceano con
quell’aria da cane bastonato? ― a
quell’affermazione, Jacob, si sentì tirato in
causa ed abbaiò ― Oh scusa, Jacob! ― disse Carlisle,
accarezzandogli la testa ―
Non mi venivano altri paragoni.
―
Non lo so, papà. ― rispose amareggiato.
―
Non starai pensando ancora a quella ragazza fantasma, spero.
―
E tu come lo sai? ― domandò Edward, voltandosi di scatto.
―
Tu madre. ― rispose Carlisle, ridacchiando ― Posso darti un consiglio,
figlio
mio? ― Edward annuì, così egli
proseguì ― Perché sprecare tempo a pensare ad
una ragazza di cui non sai nulla, neppure se è mai esistita
davvero, quando ne
hai una vera, nella stanza accanto? Isabella è un ragazza
molto dolce e
sensibile… Non ti ho mai visto così spensierato e
felice, in tutta la tua vita.
Isabella ti fa bene, Edward. Perché non ti concentri su di
lei, invece che
stare qui a pensare ad un’allucinazione dettata dalla
stanchezza? ― le parole di
suo padre lo colpirono.
Carlisle
aveva ragione, si ritrovò a riflettere, mentre
l’uomo usciva dalla sua stanza. Perché
continuare ad aggrapparmi a qualcuno
che non esiste?, pensò. E
anche se
esistesse, perché dovrei avere la fortuna di incontrarla di
nuovo?
Dopo
una notte insonne, si rese conto che la bellissima trovatella
meritava un’opportunità e che, nonostante tutto,
lui
voleva dargliela.
Jasper,
per tutta la notte, le aveva spiegato tutto quello che avrebbe dovuto
sapere su
“come conquistare un essere umano”, ma la sirena
aveva trovato le sue parole
piuttosto confusionarie.
―
Il fatto che tu non parli, tesoro, non compromette niente! ― aveva
detto il
piccolo granchio ― Agli esseri umani, di sesso maschile, le parole
stanno
strette. Preferiscono i fatti, capito?
No, aveva pensato la giovane,
non capito affatto! Jasper le
illustrò, così, tutte le tattiche di seduzione
possibili affinché Edward la
baciasse.
Saltò
giù dal letto, lavandosi e vestendosi, e scese ai piani
inferiori.
Il
rito della colazione le piaceva particolarmente – anzi, era
proprio il cibo
umano a piacerle particolarmente.
―
Ciao, Bella. ― la salutò Esme, seduta al grande tavolo di
cristallo pregiato
del salotto ― Come stai, oggi? Siediti pure con noi, cara.
Isabella
accettò l’invito, salutando Carlisle –
che sedeva a capo tavola, con un
giornale in mano –, ma continuò a guardarsi
intorno, irrequieta.
―
Se stai cercando Edward… ― parlò il capofamiglia,
abbozzando un sorriso ― È
andato a fare surf mattutino. È fuori già da
un’ora, rientrerà tra poco…
Sta’
tranquilla! ― a quelle parole, Bella, si rilassò e
cominciò allegramente a
mangiare.
―
Carlisle! ― lo chiamò Esme, agitata ― Non credi che dovremmo
andare a cercarlo?
Magari gli è successo qualcosa!
―
Tesoro, stai calma. ― cercò di tranquillizzarla suo marito ―
Sono sicuro che
nostro figlio sta bene.
―
Ma non è ancora rientrato!
―
Esme, sta’ tranquilla. Ho mandato qualcuno a
cercarlo… ― Bella smise
all’istante di ascoltare e si precipitò in camera
sua. Doveva trovare Jasper!
Insieme a lui e ad Emmett, lo avrebbe trovato.
Appena
varcò la soglia, inciampò nei suoi piedi, e si
ritrovò a terra. Davanti a lei c’era
il piccolo granchio rosso.
―
Isabella, ma non hai ancora imparato a camm… ― non lo fece
finire di parlare,
che subito lo prese tra le mani, agitandosi come una pazza.
―
Ehi, ehi, ehi! Frena! ― tentò di parlare Jazz ― Per tutti i
molluschi del mare,
Bella! Non sto capendo niente!
Edward!, urlò mentalmente la
fanciulla. Non si trova, Jasper! Non si
trova!
Nemmeno
il granchio riuscirò a comprendere per qualche motivo la
voce della sua giovane
amica gli stesse rimbombando nella mente, fatto era che riusciva a
capirla.
―
Come non si trova? ― domandò, angosciato ― Da quanto
è sparito? Vuoi che
perlustro l’oceano con Emmett? ― Bella annuì,
mentre i suoi occhi si riempirono
di lacrime amare.
Il
tutto successe all’improvviso: non appena Jasper
uscì dalla finestra, il grido
di sollievo di Esme arrivò dal piano inferiore. Edward era
tornato.
A
quella rivelazione, Bella, si precipitò di sotto.
Inciampò svariate volte, ma
non aveva tempo per cadere, doveva arrivare dal suo amato.
―
Edward, ci hai fatto preoccupare. ― disse Carlisle, dando al figlio una
pacca
sulla spalla.
―
Potevi avvertirci! ― lo rimproverò dolcemente, Esme ― Non
avevi il cellulare
con te?
―
Scusatemi. ― disse lui, guardando fisso di fronte a sé ― Non
era mia
intenzione, farvi preoccupare. ― la sua voce era strana, sembrava quasi
una
cantilena. Era come se fosse in trance.
Sul
momento, Isabella, non ci fece caso; era semplicemente contenta che lui
stesse
bene. Non si rese nemmeno conto della fanciulla, dai lunghi capelli
biondi, che
era alle spalle del ragazzo.
―
Edward… ― parlò la ragazza, affiancandolo ― Non
mi presenti alla tua famiglia?
―
Certo. ― rispose lui, inespressivo ― Mamma, papà, questa
è Taissa. ― tutti,
compresa Bella, si voltarono a guardarla.
Era
una ragazza molto bella, alta e slanciata; il corpo era minuto con
forme
perfette. I capelli, mossi, risplendevano di un biondo accecante; gli
occhi,
invece, era di un intenso celeste.
Chi
è questa ragazza?, si ritrovò a
domandarsi
Bella.
―
Piacere di conoscerti, Taissa. ― parlò Carlisle, facendole
il baciamano ― Sei
nuova? Non ti ho mai vista da queste parti… ― per natura, il
signor Cullen, era
una persona diffidente.
―
Come hai conosciuto Edward? ― si intromise Esme.
―
Questa mattina, signori. ― rispose Taissa, timidamente ― Mi ha
insegnato a fare
surf. È stato davvero molto dolce e paziente… ―
concluse, arrossendo.
Una
fitta di dolore vero, squarciò il cuore di Bella quando
sentì pronunciare
quelle parole. Le ha insegnato a fare
surf…, pensò tristemente, è stato
dolce e comprensivo con lei.
―
Mamma, papà. ― annunciò Edward, abbracciando
Taissa ― Forse a voi sembrerà una
pazzia, ma voglio sposare questa ragazza!
―
Cosa?! ― urlarono all’unisono Esme e Carlisle.
Non
può essere!, pensò Bella,
sull’orlo
delle lacrime. Chi era quella ragazza? E perché Edward, dopo
che aveva tentato
di baciarla, voleva sposare lei?
―
Me ne sono innamorato… ― sussurrò lui,
sfiorandole una guancia con le dita ― È lei,
capite? ― continuò, incrociando gli
occhi dei suoi genitori ― Lei è la ragazza che ho visto
quella notte! Non sono
pazzo, lei esiste davvero e il destino ha voluto che io la trovassi! ―
il cuore
di Bella si ruppe in mille pezzi, definitivamente.
―
Figliolo, non credi che sia tutto molto affrettato?
―
Ha ragione tuo padre. ― lo spalleggiò Esme ― Inoltre, hai
detto tu stesso che
la ragazza che hai visto quella notte non aveva i capelli biondi, ma
scuri. Non
l’hai neppure vista in faccia!
―
Ma io amo Taissa, mamma! ― quasi ringhiò il giovane dagli
occhi spenti ― E la
sposerò! Questa sera stessa!
―
E Isabella? ― gli chiede Carlisle, attirando l’attenzione
anche della sirena ―
Non stavi provando qualcosa per lei? ― a quella domanda, Bella, si fece
avanti.
Incrociò gli occhi di Edward e un brivido di freddo le
scivolò lungo la
schiena. I suoi soliti smeraldi liquidi, adesso, non risplendevano
più come
prima; erano spenti, di svariate tonalità più
scure.
―
Lei non è niente, per me, papà. ―
parlò Edward ― Forse sarebbe il caso,
perfino, di cacciarla di casa.
Non
poteva sentire altro. Isabella oltrepassò la soglia di casa
e uscì, dirigendosi
sulla spiaggia. Piangeva, come non aveva mai fatto in tutta la sua
vita. Il
dolore che percepiva era intenso e lacerante, le impediva persino di
respirare.
Corse
per ore, senza trovare una meta sicura. Ma la stanchezza era troppa, e
dovette
fermarsi.
Si
sentiva sola, Bella, abbandonata a se stessa. Non era ancora pronta per
diventare schiuma di mare… Ma era quello che, a breve,
sarebbe successo.
―
Bella… ― si sentì chiamare. Si guardò
intorno, ma non c’era nessuno accanto a
lei, se non un’immensa scogliera. Si raggomitolò
su se stessa, pregando che
tutto finisse in fretta.
Avrebbe
fatto male? Si domandava. Sarebbe stato doloroso? Tante domande, ma
nessuna
risposta. Papà…,
pensò e continuò a
singhiozzare. Charlie l’avrebbe mai perdonata? E Rosalie,
Alice? Le sue sorelle
l’avrebbero mai capita?
Uno
spruzzo d’acqua e un fischio attirarono la sua attenzione.
―
Finalmente, bella fanciulla! Ti sto chiamando da mezzora!
Emmett!, pensò Bella,
tuffandosi
nell’oceano per abbracciare il suo amico.
―
Bella, mi stai soffocando… Bella, vanno bene le effusioni,
però qui si
esagerata! ― a quelle parole, la ragazza, si allontanò
mordendosi il labbro
inferiore. Scusa, pensò.
―
Non ti preoccupare, sono un pesce palla forzuto! ― disse, piegando le
pinne ―
Guarda che roba, muscoli di ferro, dolcezza! ― Bella alzò
gli occhi al cielo,
ma sorrise appena.
―
Jasper era nei paraggi, questa mattina… ―
sussurrò Emmett ― Mi dispiace
moltissimo, Bella. Ora cosa farai? Davvero diventerai schiuma di mare?
―
tristemente, Bella, annuì a quella domanda. Aveva fallito, e
quella era la sua
punizione. La strega del mare non le avrebbe concesso una seconda
opportunità e
comunque, anche se lo avesse fatto, non aveva i mezzi per
rintracciarla.
Un
canto, in quel momento, arrivò alle orecchie dei due amici,
gelandoli sul
posto. Era una voce dolce e melodiosa… Una voce che sia
Bella che Emmett
conoscevano bene.
―
Ma… ma è la tua
voce! ― urlò il
piccolo pesce palla, sgranando gli occhi dorati ― Ma
com’è possibile?
―
La strega del mare! ― strillò Jasper, saltando in testa a
Isabella ― La ragazza
che Edward ha portato a casa è Tanya! Ha usato la tua voce
per ammaliarlo,
Bella! Dobbiamo fare qualcosa e subito!
―
Cosa? ― chiese Emmett, sconcertato ― Ma sei sicuro di… ―
Bella non rimase ad
ascoltarli un minuto di più. Si alzò di
scattò e cominciò a correre verso villa
Cullen.
―
Vai a chiamare il Re! ― urlò Jazz, tenendosi saldo ai
capelli della giovane ―
Portalo in superficie, porta tutti i superficie!
Non
si era accorta, purtroppo, che stava già scendendo la sera.
Le restava poco
tempo. Ma non era quello che, adesso, le interessava. Voleva salvare il
ragazzo
che amava, poco importava se al sorgere dell’alba lei non ci
sarebbe più stata.
―
Guarda chi si vede! ― disse Tanya, accarezzando con le dita il
davanzale bianco
― Pensavo fossi a piangere da qualche parte.
Tu!
Dannata, strega!,
sbraitò Bella, conscia
che lei potesse leggerle nel pensiero.
―
Ammetto di averti sotto valutata, sai? ― domandò la strega,
appoggiando i gomiti
sul marmo bianco ― Hai capito chi sono, me ne compiaccio. Peccato che
non ti
servirà a nulla, mia cara sirenetta! Le tenebre stanno
calando e il sole,
quello del nuovo giorno – del quarto giorno, per la
precisione –, sorgerà
prestissimo!
Perché
mi hai imbrogliata?, le chiese la sirena. Cosa ti ho fatto di male? Volevi la mia
voce, te l’ho data! Abbiamo stretto un patto e tu…
―
Io, cosa? ― chiese, scoppiando a ridere ― Credevi davvero che ti avrei
lasciata
vincere? Sai perché ho fatto tutto questo, ragazzina? Solo
ed esclusivamente
per vendetta! Non credevo che una
sciocca e insulsa sirena potesse far innamorare un giovane
così ricco e bello!
Lui
mi… ama?, si chiese la fanciulla.
―
Certo, mia piccola ingenuotta. Contenta? Morirai, sapendo
ciò che hai perso! ―
concluse, ridendo malefica.
Isabella
si mise a correre, cercando di entrare in casa, ma il suo ingresso fu
ostacolato da tutte le guardie che la famiglia Cullen aveva per
sicurezza. Sono tutti sotto il suo controllo,
pensò
Bella, cercando un modo – un qualsiasi modo – per
raggiungere Edward.
―
Bella, Bella! ― la chiamò Emmett, riemergendo
dall’oceano ― Tuo padre sta
arrivando! ― a quella rivelazione, il cuore della sirena si
scaldò un poco.
Forse c’era ancora una speranza.
―
COSA!? ― tuonò Tanya, facendo scoppiare un temporale ― Il
Tritone in
superficie? Come’è possibile? Perché? ―
si domandò, battendo i piedi come una
bambina capricciosa.
―
PERCHÉ È MIA FIGLIA, TANYA! ― urlò
Charlie, emergendo fiero e possente, dagli
abissi del mare.
Papà!, pensò Isabella,
correndogli incontro.
―
Bambina mia… ― sussurrò il Tritone tra i capelli
castani di sua figlia ― Ti ho
cercata dappertutto, non sai quanto sono stato in pena per te.
Ti
voglio bene, papà!, disse mentalmente
Isabella, tra le lacrime. Non sai quanto
mi sei mancato!
― Che
scenetta commovente. ― sibilò Tanya che, ora, era in piedi
sul tetto della
villa ― Cosa c’è, Charlie? Hai cambiato idea sugli
esseri umani, adesso che tua
figlia è una di loro!?
―
Taci, strega! ― le ordinò lui, facendo agitare
l’acqua e vibrare il tridente
nelle sue grandi mani ― Come ti sei permessa di ingannare mia figlia?!
―
Oh scusa, dovevo prima chiederti il permesso?
―
Spezza il patto, Tanya! Spezzalo adesso!
―
Neanche per sogno, Tritone. ― rispose la strega, mentre una forte
tempesta si
stava abbattendo su tutta Sydney ― Vedrai tua figlia morire, come io ho
visto
perire il mio amore!
―
Ma di cosa stai parlando? ― urlò Charlie, tenendo stretta
Isabella, affinché le
onde non la trascinassero via ― Per cosa ti stai vendicando, Tanya? Se
ce l’hai
con me prenditela con me, non usare mia figlia!
―
Papà! ― lo chiamarono Rosalie ed Alice che, seguendolo,
erano riemerse in
superficie ― Bella! ― urlò quest’ultima,
stringendo spasmodicamente sua
sorella.
―
Bella, ma tu hai… ― cominciò Rosalie, ma venne
interrotta da Alice.
―
…le gambe! ― Isabella sorrise appena, credendo che in quelle
condizione le due
sirene non volessero più avere nulla a che fare con lei.
Quanto si sbagliava.
―
Sei bellissima. ― sussurrò Rosalie, accarezzandole i
capelli. Bella sgranò gli
occhi, sorpresa da quelle parole, e si tuffò nella braccia
di sua sorella
maggiore.
Il
momento era troppo perfetto perché durasse. Tanya, infatti,
richiamò su di sé
l’attenzione. Agitò il mare, facendo illuminare il
cielo; tuoni e saette
rimbombarono furenti, facendo muovere le onde e le palme. Nemmeno gli
abitanti
del mare riuscivano a stare ancorati al loro posto; molti, infatti,
vennero
trascinati via dalla corrente.
―
Adesso smettila, Tanya! ― urlò Rosalie, fronteggiando la
strega ― Sei stata
troppo tempo sola e adesso vuoi divertirti?
―
Già! ― la spalleggiò Alice ― Non mi sei mai
piaciuta, nemmeno quando eri una sirena!
― a quella frase, Bella, sgranò
gli occhi, di nuovo. Tanya era una
sirena?
―
Prendetevela con vostro padre! ― sbraitò la strega, facendo
infuriare ancora di
più la tempesta ― È colpa sua se vostra sorella
morirà!
―
Che cosa ti ho fatto, Tanya? ― domandò Charlie ― Eri
diventata un pericolo per
il mio Regno! Sei stata implicata nell’assassinio di mia
moglie!
―
Cosa?! ― chiesero le tre sirene – chi a voce, chi no.
―
Tu hai ucciso Felix! ― lo accusò la strega, inferocita.
―
Aveva ucciso Renée!
A
quel nome, Bella, si bloccò. Non aveva più
sentito suo padre pronunciarlo, da
quando sua madre era morta. Renée era la sirena
più bella che fosse mai esistita.
I lunghi capelli castano chiaro, contrastavano nettamente con i suoi
occhi
azzurro ghiaccio. Aveva un sorriso che contagiava… La sua
coda, di un
particolare verde/viola, era la più lunga e lucente di tutto
il Regno di
Atlantica. Bella, a differenza delle sue sorelle, la ricordava poco.
Non sapeva
quasi nulla persino della sua morte. Quando Renée era viva,
la vita marina era
molto diversa; Charlie era molto diverso. Più allegro,
più spiritoso… Più padre
e meno sovrano. Ma quando la sua amata morì,
cambiò tutto.
―
Io ucciderò tua figlia e il suo amore! ― strillò
la strega. Teneva fra le
braccia un Edward addormentato, mentre ella stava riprendendo le sue
oscure
sembianze. Si tuffò in acqua, lasciando che il corpo del
giovane sprofondasse
negli abissi.
Bella,
istintivamente, scappò via dalle sue sorelle e
seguì il corpo di Edward che,
lentamente, stava raggiungendo il fondale.
―
Bella! ― urlò Alice.
―
Non sei una sirena! Hai bisogno di ossigeno, torna indietro! ―
tentò Rosalie ―
Vado a riprenderlo io, ma tu torna in superficie! ― Bella,
però, non le
ascoltò.
Aveva
ormai raggiunto Edward, quando la strega del mare trascinò
entrambi ancora più
giù.
―
Lasciali andare, Tanya! ― strillò il Tritone, puntandole
addosso il tridente.
―
Spara, Re Tritone! ― lo incitò lei ― E ucciderai anche tua
figlia!
Isabella,
ormai quasi priva di sensi, tocco il cuore di Tanya. Stava tentando di
rompere
la conchiglia, il luogo dove si nascondevano la sua coda e la sua voce.
Solo
così sarebbe stata in grado di salvare la sua famiglia
e… Edward. Ma quello che
accadde la lasciò senza fiato.
Vide
tutto ciò che successe molti anni prima: sua madre,
Renée, che veniva pescata
da un branco di pescatori; le loro torture. Vide una ragazza bionda,
umana,
amare uno di quei pescatori. Quella ragazza era Tanya… Aveva
usato lo stesso
incantesimo che aveva donato a Bella, con l’inganno, per
trasformarsi in un
essere umano. Non poté vivere il suo amore, però,
perché Charlie, suo padre,
uccide tutti i responsabili delle atrocità fatte a sua
moglie. Tanya, scampata
al disastro, tornò negli abissi, ma non riuscì a
riprendere l’aspetto di una
sirena. Si trasformò così in una mezza piovra.
Quando il Re scoprì che la
ragazza dai capelli biondi altri non era che Tanya, la bandì
dal Regno, esiliandola.
Da quel momento in poi, Tanya, fu chiamata – per diverse
ragioni – la strega
del mare.
Tutto
passò molto velocemente nella sua testa. Il ricordo di
quegli istanti era
confuso… La conchiglia si aprì, donando alla
ragazza la sua coda e la voce. Ma
era troppo tardi. Il corpo di Edward le scivolò via dalle
mani, come la sua
vita umana scivolò via, giù, in quei tetri
abissi. Il buoi arrivò prepotente,
inghiottendo ogni cosa.
―
Edward…? ― sussurrò piano, aprendo lentamente gli
occhi.
―
Rose, Rose, si sta svegliando!
―
Lo vedo, Alice!
―
Ma la piccoletta è sempre così? ―
domandò Edward a Bella, regalandole il suo
bel sorriso sghembo ― Come ti senti?
―
Non so. ― rispose a voce alta, la sirena ― Frastornata. Ma…
Oddio, sto
parlando!
―
Tuo padre ha sistemato la strega del mare. ― rispose il ragazzo ― Tutto
è bene,
quello che finisce bene… O almeno, la maggior parte. ―
concluse tristemente,
abbassando gli occhi. Bella seguì il suo sguardo e rivide la
sua lunga coda
verde.
―
Oh no! Tu non dovresti vedermi così!
―
E perché? Sei una sirena molto, molto bella…
―
Baciala, scemo! ― urlò Alice, ricevendo uno scappellotto da
Rosalie.
Edward,
però, accettò il consiglio e premette le sue
labbra su quelle della sirena.
Erano
sulla spiaggia, proprio sopra il bagno-asciuga. La linea perfetta in
cui terra
e mare si univano. Il bacio fu dolce, passionale, ma soprattutto
stracolmo di
amore.
―
Ti amo, Isabella. ― sussurrò lui, sulle sue labbra ― Ti amo
da quando ti ho
sentita cantare per me, quella notte; da quando ho incontrato i tuoi
occhi
color del cioccolato, quella mattina. Ti amo da quando ti ho vista
ridere; da
quando ho capito che hai dato un senso alla mia vita, che priva di te
era priva
di colore.
―
Ti amo anche io, Edward. ― rispose lei, sfiorandogli nuovamente le
labbra ― Ma
come possiamo fare, adesso?
―
Potrei vivere con te nell’acqua! ― scherzò ―
Pensaci, mi faccio un accampamento
su uno scoglio e quando la mia pelle è troppo raggrinzita
esco! Sono un nuotare
eccellente!
―
Oh, com’è romantico… ―
sospirò sognante, Alice.
―
Che mi venga un colpo! ― ribatté Rosalie, dandosi una manata
in faccia.
―
Non posso chiedertelo, Edward. ― disse Bella ― Che vita sarebbe, per te?
―
La mia vita sei tu. Non mi importa di nient’altro.
―
Oh, com’è… ― tentò di nuovo
Alice, ma Rosalie la anticipò.
―
Alice, ridillo e ti affogo!
―
Ami davvero mia figlia? ― chiese Charlie, avvicinandosi maggiormente
alla riva.
―
Con tutto me stesso, sua Maestà.
―
E tu, Isabella, ami davvero questo ragazzo?
―
Sì, papà. ― rispose Bella, avvicinandosi al
Tritone ― Ho visto tutto, papà. Ho
visto quello che hanno fatto alla mamma… Ma non tutti gli
esseri umani sono
così, papà! Edward e la sua famiglia sono brave
persone…
―
Adesso l’ho capito, figlia mia. ― rispose, baciandole la
fronte.
Una
luce calda venne sprigionata dal tridente di Charlie; avvolse Bella,
dolcemente,
e la portò a qualche centimetro da terra. A mano a mano, la
sua coda, venne
sostituita da due gambe lunghe e lisce, fasciate da un paio di jeans
aderenti.
Il reggiseno di conchiglie lilla, lasciò il posto ad un
semplice bikini bianco,
ricamato con fiori viola; sulla spalle, poi, apparve una leggera giacca
di
jeans, abbinata ai pantaloni.
Quando
la ragazza toccò la sabbia coi piedi non poté
credere ai suoi occhi. Charlie,
il suo adorato papà, l’aveva trasformata in un
essere umano, senza patti e senza
inganni; senza clausule e senza scadenza.
―
Sii felice, figlia mia. ― disse il Tritone, mentre lentamente
scompariva
all’orizzonte ― Verrò a trovarti, Isabella!
Verremo tutti a trovarti, un
giorno!
―
Ti voglio bene, papà! ― urlò Bella, in piedi
sulla riva ― Voglio bene a tutti
quanti! E vi aspetterò, vi aspetterò
finché vivrò!
Due
braccia forti le cinsero la vita, mentre guardava suo padre scomparire,
nelle
profondità dell’oceano. Non lo avrebbe
più visto spesso, ma sapeva che lui le
voleva bene e che, se avesse mai avuto bisogno, lui ci sarebbe sempre
stato.
―
Ti sei pentita? ― le domandò Edward, appoggiando il suo
mento sulla sua spalla.
―
No. ― rispose semplicemente lei. Si voltò e lo
baciò dolcemente.
Fu
così che, mano nella mano, tornarono nella casa che aveva
visto nascere il loro
innocente sentimento.
Da
quel giorno, Edward e Bella, non si separarono mai più. Al
contrario, vissero
felici e contenti, insieme, per tutta la vita.
FINE.
Eccomi di nuovo qui a mettere l'ennesimo punto ad una mia storia. Spero che questa piccola parentesi fiabesca sia stata di vostro gradimento...
Avrei tantissime cose da dirvi, ma oggi non sto particolarmente bene, ma non volevo mancare all'appuntamento conclusivo di questa flashfic! Ci tengo, però, a dirvi GRAZIE! Soprattutto a chi ha recensito ogni capitolo, ma anche a chi ha voluto dirmi la sua quando aveva tempo. Ringrazio anche chi ha inserito la storia tra le preferite, seguite e nelle storie da ricordare. Sono i lettori a rendere grande una storia, non solo chi la scrive... Perciò grazie a tutti, che mi sostenete sempre in qualunque nuova idea folle! XD
Prima di lasciarvi vorrei dirvi che Mercoledì - cioè dopodomani - comincerò la pubblicazione di un'altra fanfiction (questa volta è una long!) ho voluto fare un omaggio ad una trilogia che mi è piaciuta moltissimo. Il titolo della mia storia sarà Edelstein - L'amore attraverso i secoli. Se vi va di seguirmi anche lì, Mercoledì venite a farvi un giro nel mio profilo di EFP, magari l'idea può piacervi :)
Un bacione a tutti! :*