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Autore: MaryLouise    06/02/2012    13 recensioni
«È un incubo, zia Muriel» disse Ron, asciugandosi la fronte con una manica. «Veniva tutti gli anni per Natale, poi grazie al cielo si è offesa perché Fred e George le hanno fatto esplodere una Caccabomba sotto la sedia a cena». {Harry Potter e i Doni della Morte, capitolo 8
«Questo è davvero troppo», sibilò l'ospite. «Io me ne vado. Voi siete matti. Siete tutti matti!».
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Operazione: "Sbarazziamoci di zia Muriel"

 

«È un incubo, zia Muriel» disse Ron, asciugandosi la fronte con una manica. «Veniva tutti gli anni per Natale, poi grazie al cielo si è offesa perché Fred e George le hanno fatto esplodere una Caccabomba sotto la sedia a cena».

Harry Potter e i Doni della Morte, capitolo 8

 
 
«Ragazzi è pronto!», la voce di Molly si diffuse per la tromba delle scale.
Una testa rossa si sporse dalla camera di Ron: «Arriviamo mamma!», rispose la piccola Ginny. Richiuse la porta in silenzio, un gran sorriso stampato sul volto.
Fred e George stavano al centro della stanza, sorridendo sornioni.
Ronald era seduto sul letto, a braccia conserte e imbronciato: «Come mai questa improvvisa voglia di una riunione familiare? In camera mia poi. Ho fame, lasciatemi scendere!».
«Sei lamentoso quanto il demone che vive di sopra, Ron», lo rimbeccò Fred.
«Ora zitto e ascolta il nostro piano geniale», concluse George.
«Geniale», borbottò Ron.
«Signori e signorina», cominciò George ammiccando alla sorella, «diamo il via all'operazione "Sbarazziamoci di zia Muriel"!».
«La cosa?», strabuzzò gli occhi il fratello minore.
I gemelli lo ignorarono. «Abbiamo intenzione di regalarle un Natale indimenticabile, chi è con noi?», i loro occhi brillarono maliziosi.
«Pensavo aveste preparato qualcosa per fare in modo che non venisse più al cenone ogni anno», mormorò Ron deluso.
«E' esattamente questo che intendono fare, genio», trillò Ginevra, che pendeva letteralmente dalle labbra dei gemelli.
«Oh!», s'illuminò Ronald, iniziando ad ascoltare attentamente la loro spiegazione.
 
«Ragazzi, il tacchino si fredda!», li chiamò Molly.
«Avete capito, gente?», si assicurò Fred.
«Mi raccomando, acqua in bocca con Perce, o tutto verrà rovinato».
Ginny  fece finta di chiudersi le labbra con la cerniera, Ron si limitò a borbottare tra sé.
«Fred, George, Ronald e Ginevra! Scendete immediatamente!», urlò la madre dal pian terreno.
«Eccoci, mamma!», esclamò George pochi secondi più tardi, balzando giù dagli ultimi gradini con un salto.
Un donna eccessivamente in carne stava già seduta a capotavola: il naso a becco, gli occhi arrossati e il gran cappello di piume rosa erano inconfondibili.
«Salve, cara zia Muriel», salutarono in coro i gemelli.
La signora li squadrò tutti e quattro da capo a piedi. «Onestamente Molly, cosa cucini a questi ragazzi? Paiono più scialbi e ossuti ogni volta che li vedo».
«Crescono molto in fretta, Muriel», rispose Molly con noncuranza.
«Guarda Ginevra, ha un pessimo portamento e atteggiamenti mascolini».
Molly sorrise suo malgrado mentre Arthur e Percy, già seduti a tavola, dispiegavano i tovaglioli e se li poggiavano sulle gambe.
Ginny ignorò le critiche, infilzando la forchetta nel petto di tacchino che sua madre le aveva servito nel piatto.
Anche Molly si sedette a tavola, iniziando a mangiare.
«Allora Arthur, hai ricevuto qualche promozione al lavoro?», domandò l'ospite, la labbra sporche di pezzi di carne.
«No», rispose il signor Weasley, tranquillo. «Lavoro ancora all'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani».
«Ancora?», lo schernì Muriel, «Come pensi di mantenere la tua famiglia - tutti questi figli! - se lavori ancora lì?».
«Arthur riesce a mantenerci più che egregiamente», sbottò Molly.
«Ma se non avete nemmeno un galeone in tasca!».
La signora Weasley respirò profondamente. «Io e mio marito facciamo economia e a nessuno dei ragazzi è mai mancato nulla».
«Lo credo bene, vivono con lo stretto necessario e non sanno nemmeno cosa significhi avere qualche agio in più!».
Molly infilzò la coscia di pollo con forza. «Non credo che questi siano affari suoi, Muriel», rispose, cercando di ponderare le parole.
«Oh, certo», sbottò la donna. «Stai lontana dagli affari della famiglia Weasley, Muriel!», ridacchiò ironica.
Il silenzio sopraggiunse in cucina, infranto dal tintinnio di posate che tagliavano la carne e infilzavano patate al forno.
Un rumore metallico annunciò che qualcosa era caduto a terra.
«Ma insomma!», esclamò l'ospite contrariata. «Stai più attento, Fred!», rimproverò acida.
«Sono George, zietta», fece notare uno dei due gemelli, mentre raccoglieva il coltello che era caduto a terra fragorosamente, schizzando il bordo della gonna di Muriel senza che se ne accorgesse.
«Fred o George, quello che è. Siete uguali, come si fa a distinguervi?».
«Sono uguali probabilmente perché sono gemelli», borbottò Ginny mentre Ron ridacchiava sotto i baffi.
Muriel si lisciò l'abito con aria di superiorità e riprese a mangiare. Fred e George fecero l'occhiolino ai due complici, non visti dagli altri commensali.
«Chi è il prossimo ad andare a Hogwarts?», gracchiò la zia.
«Ronald», rispose prontamente la madre, «L'anno prossimo».
«Abiti e libri di seconda mano, suppongo», commentò aspra. «Con un po' di fortuna verrai smistato a Tassorosso caro, con il carattere che ti ritrovi».
Ron avvampò fino alle orecchie e abbassò la testa, per nascondere un'occhiata di fuoco diretta a Muriel. Sua madre non avrebbe approvato.
Molly si alzò in piedi per servire altro pollo con patate e la donna a capotavola l'osservò minuziosamente. «Vedo che sei ingrassata, Molly. Un altro pargolo in forno?», chiese con aria innocente.
La signora Weasley sbatté con violenza la paletta nella padella, schizzi di olio e patate impiastricciarono il muro e il suo grembiule. «Non c'è nessun pargolo in forno, Muriel», rispose a scatti, come se fosse un robot. Il suo viso era chiazzato di rosso, pareva sul punto di esplodere da un momento all'altro.
«Oh, tanto meglio, meno soldi da spendere. Non credo che ce la fareste con un altro figlio da mantenere, figuriamoci poi...».
Una forte esplosione interruppe il soliloquio di Muriel. Una sostanza dalle intense sfumature marroni invase la stanza, appiccicandosi alle pareti e ai commensali, impiastricciando i loro abiti e diffondendo un tanfo infernale.
«Che diavolo...?», esclamò la zia.
Gli occhi di Arthur erano spalancati dalla sorpresa. Molly rimase ferma sul posto, il muscolo della mascella contratto.
Percy si lasciò sfuggire uno strillo, stizzito. «E' una Caccabomba!».
Fred e George si guardarono intorno, fingendo d'essere confusi. Ron e Ginny li imitarono.
«Queste sono... feci?», esplose Muriel. «Feci?», ripeté alzandosi di scatto.
«Feci, escrementi, sterco, più comunemente chiamata pupù», spiegò George con aria di superiorità.
«Questo è davvero troppo», sibilò l'ospite. «Io me ne vado. Voi siete matti. Siete tutti matti!», gracchiò.
Si diresse verso la porta, avanzando tra i cumuli di letame e sbattendola alle proprie spalle con forza.
Il silenzio sopraggiunse di nuovo nella cucina dei Weasley. Nessuno osò parlare; tutti fissavano Molly che stava immobile, come pietrificata, vicino al mobile della cucina, la paletta ancora in mano.
Fred e George cominciarono ad indietreggiare, mentre Ron e Ginny fissavano atterriti la madre, aspettando una sua reazione.
Il muscolo della mascella di Molly si decontrasse e, inaspettatamente, la signora Weasley si mise a ridere.
Rise ancora e ancora, fino alle lacrime. La famiglia si unì a lei e un boato di ilarità si diffuse per tutta la Tana.
Fuori, nel buio della notte, un'adirata zia Muriel si Smaterializzò con un sonoro pop.

 



La fic si è classificata quarta all' Untold Stories Contest di SimplyMe514. Mi complimento con la giudicia per la sua serietà professionale v.v
Dovevo sviluppare la situazione di una citazione (quella all'inizio) e un oggetto (che mi sono scordata di inserire e quindi medaglia di legno, pazienza).

Spero vi sia piaciuta e vi abbia fatto un po' sorridere.
Jo



Quarta classificata 
Jo_96 / MaryLouise 
con 
Operazione: "Sbarazziamoci di zia Muriel"


Grammatica e sintassi: 9,55/10 
Stile e lessico: 9,5/10 
Caratterizzazione dei personaggi (IC): 9,9/10 
Originalità: 9,5/10 
Gradimento personale: 5/5 
Utilizzo del pacchetto: 0/5 
Totale: 43,45/50 

Grammatica e sintassi: mi inchino, ti sei solo persa qualche virgola qua e là e il resto è impeccabile! 
Ti faccio la lista: 
“«Ragazzi è pronto!», la voce di Molly si diffuse per la tromba delle scale.” – dopo “ragazzi”, che è complemento di vocazione e pertanto andrebbe separato. 
“«Arriviamo mamma!», rispose la piccola Ginny.” – dopo “arriviamo”, per un motivo simile. 
“In camera mia poi.” – dopo “mia”. 
“«Onestamente Molly, cosa cucini a questi ragazzi? Paiono più scialbi e ossuti ogni volta che li vedo».” – dopo “onestamente”. 
“«Con un po' di fortuna verrai smistato a Tassorosso caro, con il carattere che ti ritrovi».” – ora mi calmo con una tecnica zen e te lo dico: “caro” andrebbe meglio come inciso, quindi dopo “Tassorosso”. 
Per puntigliosità estrema, nella frase: “Ginny fece finta di chiudersi le labbra con la cerniera” dopo il nome c'è un doppio spazio. 
Stile e lessico: scorrevole e frizzante come in ogni storia divertente che si rispetti, si legge d'un fiato, i tempi comici sono grandiosi, ma c'è qualche dettaglio sparso che trovo doveroso segnalarti: non sono cose che appesantiscono moltissimo, ma avresti comunque potuto evitarle. 
Dividiamole per categoria. Punto primo: le ovvietà. Ci sono un paio di punti che ho trovato un pochino ridondanti. 
“balzando giù dagli ultimi gradini con un salto.” – se dici “balzando”, “con un salto” è superfluo perché il lettore già se lo immagina senza che tu lo specifichi, o almeno questa è stata la mia prima impressione. 
“infilzando la forchetta nel petto di tacchino che sua madre le aveva servito nel piatto.” – caso molto simile: per me il fatto che Molly abbia servito a Ginny il tacchino già sottintende il fatto che la razione sia nel piatto. 
Punto secondo: una singola ripetizioncina che quasi passava inosservata, ma che è evitabilissima e quindi te la segnalo lo stesso. 
“Anche Molly si sedette a tavola, iniziando a mangiare.” – se in questa frase non vedi nessun errore, be'... hai ragione. Però l'espressione “sedersi a tavola”, variamente coniugata e in un caso con un “capo” davanti, era già stata usata in precedenza, riferita prima a Muriel e poi ad Arthur e Percy. Se almeno qui la sostituisci con “prese posto” o similari, è meno monotono. 
Punto terzo: la scelta di parole. Che è praticamente perfetta a parte due occasioni, eccole: 
“come se fosse un robot” – non so perché, ma paragonarla a un robot in questo contesto mi è parso inappropriato; dato che un equivalente magico accettabile non c'è, prova almeno a usare la parola “automa”, che ha una patina più antica e ci sta meglio in quel collage di epoche dal Medioevo all'Ottocento che è una “normale” casa di maghi. 
“Il silenzio sopraggiunse di nuovo nella cucina dei Weasley.” – a una seconda lettura riesco quasi a farmi piacere questa sorta di personificazione del silenzio che “sopraggiunge” come una presenza viva nella stanza, ma un più comune “calò” mi avrebbe lasciata meno perplessa al primo impatto. 
Caratterizzazione: con i gemelli che complottano, Ron che è l'ultimo a capire il sarcasmo ma non passa proprio per idiota come in certe fic stereotipate, Muriel che critica non-stop e i due adulti che incassano le frecciatine come meglio possono, saresti stata dannatamente perfetta. L'unico neo, e quando ti dico che è microscopico devi credermi, è questo: “Ginny fece finta di chiudersi le labbra con la cerniera”. Il senso naturalmente si capisce ed è anche un momento simpatico, ma ad afferrare il significato del gesto siamo noi Babbani, che con fior di cerniere e zip conviviamo tutti i giorni. Ora, non voglio insinuare che essendo cresciuta come strega fin da quando era in fasce Ginny non sappia cosa sia una cerniera, soprattutto con il papà fissato che si ritrova, ma da lì a prendere l'abitudine di dire “Ho la bocca cucita” facendone l'imitazione secondo me ce ne passa. 
Originalità: dispiace più a me che a te che il 10 non arrivi, ma sebbene in questa storia non ci sia nemmeno l'odore della banalità, non c'è nemmeno quella scena, quell'impostazione o punto di vista particolare, quel tono, quel dettaglio, quel... je ne sais quoi che ti dà diritto al massimo. O forse sono io che a distribuire 10 a piene mani ho paura, ecco. 
Gradimento personale: tesoro, è dei Weasley che stiamo parlando. E ho riso. Più di così non potevo chiedere. 
Utilizzo del pacchetto: e qui ti voglio proprio fare due domande. Uno: hai ricevuto correttamente tutto il pacchetto, con citazione e oggetto? Due: hai letto a fondo e compreso la consegna? Ti copio e incollo qui il pacchetto con cui dovevi lavorare: 
Pacchetto 13: 
Citazione: «È un incubo, zia Muriel» disse Ron, asciugandosi la fronte con una manica. «Veniva tutti gli anni per Natale, poi grazie al cielo si è offesa perché Fred e George le hanno fatto esplodere una Caccabomba sotto la sedia a cena». Harry Potter e i Doni della Morte, capitolo 8 
Oggetto: borsetta 
Sì, hai parlato di questo episodio e anche bene, ma come ho spiegato nel bando, i punti a questa voce venivano assegnati in base all'importanza data all'oggetto associato. Ho riletto la storia dopo aver fatto le correzioni, nel caso mi fossi persa un passo in cui magari parlavi della borsetta di zia Muriel, ma non l'ho vista. Mai. Lungi da me insinuare che tu possa aver capito male cosa dovevi fare: la mia prima reazione è stata pensare a un errore mio nell'invio del materiale da cui partire. Ho perfino effettuato una ricerca nel documento, ma le uniche ricorrenze della parola “borsetta” che Open Office mi ha trovato sono state quelle in cui l'ho usata io adesso, nel giudizio. Per come stanno le cose, sono fisicamente costretta a darti zero in questo punto, ma la cosa, oltre a farmi male al cuore, mi pare molto, molto strana. Se sei stata tu a fraintendere, non ho altro da aggiungere. Se sono stata io a dimenticare magari di copiare e incollare parte del pacchetto nell'email con cui te l'ho inviato, decidi tu come posso compensarti, perché in tutta onestà io non lo so. Parliamone.
   
 
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