Pairing: Sebastian/Thad
Genere: Generale, Comico
Avvertimenti: Emm... si, Slash, Lime e poi boh!
NdA: Nonostante io sia sicura che, dopo lo scorso episodio, tutti voi odiate Sebastian, io continuo a scrivere su di lui perchè lo amo ed è impossibile non farlo.
Sentita dedica a SereIlu che l'ha letta in anteprima e a Somo che me l'ha gentilmente betata e ulteriore dedica a Lynda e Marzia che, come me, fangirlano su questo pairing e che spero possano apprezzare!
"If you are a Smooth Criminal, I’m Batman."
Sebastian
entrò nella stanza sbuffando sonoramente. Si tolse la giacca e
sciolse la cravatta in malo modo gettandole entrambe sulla sedia e
stendendosi poi sul letto, la faccia schiacciata nel cuscino e i piedi
che penzolavano dal materasso.
Thad avrebbe giurato che non si fosse neanche accorto della sua presenza in quella camera.
«Cosa ti ha detto?» provò, quindi, a domandare.
Sebastian alzò la testa, scalciando le scarpe e sdraiandosi compostamente, le mani incrociate dietro la testa.
Rimase in silenzio fissando il soffitto ma Thad poteva udire il
macchinare febbrile degli ingranaggi del suo cervello che progettavano
chissà quale vendetta o, semplicemente, una risposta da dargli
che non compromettesse la sua reputazione.
«Le solite cose.» rispose, invece, stranamente affabile.
Così non sarebbe arrivato da nessuna parte, ne era certo,
così come era presumibilmente sicuro che Sebastian non avesse
alcuna voglia di parlare con lui.
«Dunque si è complimentato per i tuoi brillanti risultati scolastici e per il tuo successo nei Warblers?»
«Quello è implicito, pulce, chiunque si complimenterebbe con me per qualunque cosa.» ghignò Smythe.
Thad chiuse il libro e si alzò dalla scrivania avvicinandosi al compagno a braccia incrociate.
«Ci sarà mai qualcosa capace di cancellarti
quell’espressione strafottente dalla faccia?»
domandò conoscendo, purtroppo, già la risposta.
Sebastian si produsse in una stonata risata bassa, prima di voltare il
capo nell’altra direzione e commentare sommessamente «Fatti
gli affari tuoi, Hurwood.»
«Qualcosa mi dice che stai mentendo spudoratamente.» continuò, impassibile, Thad.
«E anche se fosse? Dovresti saperlo che io faccio ciò che
voglio.» precisò Sebastian rivolgendogli uno sguardo
scocciato. «Non puoi provarlo.»
Thad sorrise «Hai detto la stessa cosa prima che la moretta delle
New Direction ti sbattesse in faccia quella cassetta.»
«Non ti azzardare, Hurwood.» iniziò Sebastian, lo sguardo improvvisamente minaccioso.
«A fare cosa?» chiese ironico Thad. «A porti dinanzi alla verità? Vuoi la verità, Smythe?»
«E sentiamo,» lo sfidò l’altro. « Illuminami, quale sarebbe?»
«La verità è che ti sei comportato da idiota e
neanche tu riesci a crederci. La verità è che ti sta
rodendo il fegato perché ti senti in colpa ma non puoi darlo a
vedere perché questo andrebbe troppo contro l’idea del
“Sono Sebastian Smythe, sono un genio del male in miniatura e
niente e nessuno mi scavalcherà”.»
Sebastian lo osservò scettico, un sopracciglio elegantemente alzato e il solito sorriso ad increspargli le labbra.
«La verità è che sei patetico, Sebastian, e che
tutta questa farsa che hai messo in piedi non regge più.»
concluse Thad, il fiato corto per la sfuriata appena fatta e gli occhi
fissi in quelli del suo compagno di stanza.
«Si, okay, hai ragione. Adesso vuoi un premio?» rispose l’altro.
L’espressione di Thad era una comica fusione fra lo shockato e
l’allibito. Si rendeva solo lontanamente conto di aver appena
zittito Sebastian Smythe e, nonostante la soddisfazione crescente, era
un pensiero che non riusciva ben ad afferrare perché la
consapevolezza che vi fosse dell’altro era troppo opprimente.
Thad credeva che il giorno in cui Sebastian avrebbe messo la testa a
posto sarebbe stato annoverato nella storia degli eventi di spessore
mondiale. Non avrebbe mai pensato che vederlo in quello stato gli
avrebbe dato così maledettamente fastidio.
Lui e Thad avevano viaggiato in due direzioni completamente
opposte per tutto quel tempo e adesso che Thad lo vedeva così
simile a lui e così tanto vicino al suo modo di comportarsi dopo
un avvenimento del genere, comprendeva quanto in realtà fosse
sbagliata tutta quella situazione.
«Non ti riconosco quasi più.» asserì. «Sei diventato una pappamolla, sei diventato me!»
Sebastian sorrise scuotendo la testa «Preferirei dire addio alla
mia virilità piuttosto che vedermi tramutato in uno sgorbio
senza spina dorsale.»
«Guarda che se stai cercando di offendermi stai fallendo miseramente.» chiarì Thad.
Sebastian si raddrizzò improvvisamente, lo sguardo sconvolto e
la bocca spalancata. «Oddio, hai ragione» esclamò.
Thad era certo di aver capito male, Sebastian gli aveva dato ragione
ben due volte nel giro di pochi minuti. «Come, prego?»
domandò, boccheggiando stupidamente.
«Ho perso il mio smalto,» proseguì battendosi le
mani in faccia. «È l’insulto peggiore che mi sia mai
venuto in mente e, cavolo!, di solito tu mi ispiri le migliori
frecciatine del mondo!»
Thad non era certo di voler continuare quel discorso perché era
piuttosto sicuro che ne sarebbe uscito sconfitto, come sempre del resto.
«Che ti ha detto il preside?» provò a domandare nuovamente.
Sebastian ghignò «Bah,» rispose «qualcosa a
che fare con un comportamento inammissibile e una situazione
incresciosa.»
«Ebbene?» chiese Thad.
«Cosa? È tutto qui.» rispose Smythe allargando le
braccia. «Però, adesso che mi ci fai pensare, sono quasi
certo che abbia blaterato anche qualcosa riguardo all’onore
dell’Accademia, non so, dopo un po’ ho smesso di
ascoltarlo.» disse, fingendosi serio e sedendosi nuovamente sul
letto
Thad rimase ad osservarlo per qualche secondo. I capelli spettinati, la
schiena curvata e le mani incrociate, non sembrava neanche
l’irriverente e saccente coinquilino al quale era abituato. Thad
si odiò per ciò che stava per fare ma decise che, per la
sua salute mentale e per l’amor proprio di Sebastian, poteva
compiere quel piccolo sacrificio.
Prese posto accanto a lui in un cigolare di molle e in un tripudio di sguardi omicidi.
«No, ti prego…» iniziò Sebastian avvilito.
«Voglio solo sapere il perché, me lo devi.» spiegò Thad pratico.
«Chiariamo una cosa, Hurwood: io non ti devo proprio
nulla.» la voce dura e un dito puntato minacciosamente verso Thad
«Né a te né a quegli altri quindici decerebrati che
hanno deciso di voltarmi le spalle.»
«Ahhh, ecco.» sorrise Thad, «allora è
questo il problema. Te la sei presa perché ti abbiamo fatto fare
la figura dell’allocco davanti a tutti?»
«Tu hai fatto la figura del segugio fedele, non so quanto tu
possa vantarti di questo.» ribatté Sebastian «E
poi,» proseguì «dovresti saperlo che io non sono il
tipo da prestare attenzione a simili dettagli. Con voi o senza di voi,
sono sempre stato dell’idea che se vuoi una cosa fatta bene devi
fartela da solo. Ed è esattamente quello che continuerò a
fare.»
Thad si prese un attimo per valutare bene l’ultima dichiarazione
di Sebastian. Immaginava qualcosa di molto simile a scenari post
apocalittici con gente che vagava in stile “Alba del giorno
dopo” interamente coperta di granita colorata e costretta a
chiamarsi Jhon perché Sebastian Smythe non aveva tempo di
memorizzare i nomi dei suoi sudditi. Si voltò a fissare con
sguardo scettico il suo compagno di stanza, ancora intento a
rivolgergli la stessa occhiata e, improvvisamente, lo scenario di
fronte a lui mutò trasformandosi in un canyon desolato con un
Blaine Anderson con pernacchio in testa e coda blu che correva in tondo
incurante di Sebastian che, dall’alto della sua rupe, continuava
ad ordinare spara granite atomici alla ACME e a fallire miseramente.
Si, questo era decisamente più probabile.
«Comunque non mi hai risposto.» proseguì, trattenendo una risata.
Sebastian roteò gli occhi e sbuffò prima di rispondere
«Pensavo di essere stato piuttosto chiaro a riguardo.»
«Anche io.» precisò Thad. «Ero convinto
ti piacesse Blaine.» indagò, sentendo le mani pizzicare
nel dire quella semplice frase.
«Infatti, è così.» rispose Sebastian e Thad
rimangiò a stento un «Oh» di delusione. Delusione
che, comunque, si tramutò immediatamente in rabbia quando quello
proseguì «È che quella faccia da checca proprio non
mi va giù.»
Thad lo fissò allibito prima di alzarsi ed esplodere
«Innanzitutto, smettila di chiamare così Kurt. Lui e
Blaine si amano, so che questa parola è sconosciuta al tuo
vocabolario ma prova a fare uno sforzo e piantala di infilarti in
affari che non ti riguardano solo per il puro piacere di vedere Blaine
cedere a te e alle tue spudorate e scadenti avance. Sei patetico se
pretendi che un paio di sguardi ammiccanti e qualche sorriso malizioso
possano convincere Blaine a preferire te a Kurt. Non accadrà
mai, prima lo accetti e prima tutti saremo più felici e al
sicuro dalle tue stronzate.»
Sebastian continuò a fissarlo serafico, prima di alzarsi in piedi e commentare «Hai finito?»
Thad aveva il fiato corto per la sua inaspettata filippica e il sangue
che gli ribolliva nelle vene a causa della tranquillità con cui
Sebastian lo stava affrontando.
«Lo prendo per un sì.» dedusse Sebastian
avvicinandosi impercettibilmente a lui. Thad, per riflesso, si
spostò di qualche passo indietro senza smettere di fissare
l’altro negli occhi.
«E…» proseguì Sebastian con voce bassa e
sensuale. «La cotta per me da quanto tempo ce l’hai?»
Thad sgranò gli occhi a quell’insinuazione, un innaturale
rossore che gli colorava le guance e le parole bloccate da qualche
parte fra la sua gola e gli occhi di Sebastian.
«Non dire scemenze, Smythe.» riuscì a mormorare.
«Potrei farti la stessa obiezione.» ragionò l’altro, continuando ad avvicinarsi.
Quando la sua schiena toccò il muro, Thad non poté ammettere di non aspettarselo: era decisamente un classico.
Sebastian lo sovrastava piacevolmente mentre le sua mani si
andavano a stringere ai fianchi di Thad e la sua bocca di avvicinava
pericolosamente al suo collo. Thad trattenne il fiato maledicendosi per
la sua innata capacità di fare trasparire le sue emozioni in
maniera così ridicola e spudorata.
«Sebastian cos-» provò a dire ma ogni possibile
replica gli morì sulle labbra quando percepì la punta del
naso di Sebastian strofinarsi delicatamente contro la sua giugulare.
«Non pensavo che fossi così geloso.» ammise, facendo scorrere la sua bocca lungo il collo di Thad senza mai arrivare ad un contatto concreto.
Thad avvertiva il respiro caldo di Sebastian accarezzargli la pelle
bollente e la sensazione delle sue labbra che lo sfioravano gli
appannava ogni percezione concretizzando i suoi pensieri sconnessi in sospiri confusi.
«Non lo sono, infatti.» rispose, cercando di organizzare i
pensieri in qualcosa che non somigliasse ad un
«Nnollilssnnofffttsss».
Sebastian sogghignò lasciando una mano libera di avvicinarsi
pericolosamente al cavallo dei pantaloni di Thad «Così
come adesso non sei visibilmente eccitato?» lo provocò.
Thad sospirò sonoramente premendo le mani contro le spalle di
Sebastian mentre il suo cervello gli suggeriva di allontanarlo e il suo
corpo gli chiedeva tutt’altro.
Sebastian premette la testa nell’incavo del suo collo,
continuando a strusciarsi lascivamente contro di lui e percorrendo con
la punta della lingua quel tratto di pelle sensibile che lo separava
dalle labbra dell’altro. Thad inspirò violentemente
afferrando con forza la camicia di Sebastian e attirandolo maggiormente
a sé.
Sebastian, una mano premuta sul muro accanto al viso di Thad e
l’altra ancora a stringere il suo fianco, ghignò
compiaciuto per quel contatto desiderato e ne approfittò per far
scivolare una sua gamba fra quelle del suo coinquilino
L’aria nella stanza era diventata stranamente
irrespirabile e la tensione e l’eccitazione si condensavano
sottoforma di piacevoli scariche elettriche lungo la schiena dei due
ragazzi.
Thad iniziava a sentire caldo e, mentre alzava la testa per permettere
a Sebastian di avere maggior accesso al suo collo, si maledì per
l’arrendevolezza con cui si concedeva a quelle attenzioni.
«Sebastian.» provò a ragionare. «Non mi sembr-»
«Shh,» lo zittì Smythe. «Sappiamo entrambi che è quello che vuoi.»
Thad si immobilizzò mentre Sebastian si porto nuovamente di
fronte al suo visto osservandolo intensamente negli occhi «Non
è forse così, Thad?» sussurrò sulle sue
labbra.
Thad realizzò che qualunque cosa avrebbe detto in
quell’istante sarebbe parsa molto poco credibile. Le sue parole
potevano anche contraddire Sebastian e le sue insolenti insinuazioni,
ma il suo corpo e la sua mente sembravano piuttosto concordi
nell’urlare a gran voce quale fosse la verità.
Thad aveva compreso recentemente che gli occhi di Sebastian erano
capaci di scavargli dentro e di confonderlo a tal punto da fargli
mettere in discussione ogni sua convinzione precedente. Avvertiva le
sue iridi verdi e brillanti leggergli dentro e inchiodarlo lì,
spalle al muro e a un sospiro di distanza da lui.
Fu in quel momento che comprese. Sebastian avrebbe sempre vinto.
Qualunque cosa Thad provasse a fare non ci sarebbe mai stato nulla in
grado di tenergli testa e di impedirgli di prendersi ciò che
voleva. Quegli occhi, le labbra schiuse e le guance arrossate, gli
suggerivano che, in quel momento, ciò che Sebastian voleva in
realtà fosse esattamente ciò che stava osservando tanto
intensamente. E tanto bastò. Tanto bastò a Thad per
accarezzare quella ridicola distanza che ancora li separava e ingoiare
ogni successivo sospiro di Sebastian.
Si aggrappò alla sua camicia sicuro che, senza
quell’appiglio, probabilmente sarebbe scivolato lungo il muro. Le
mani di Sebastian gli solleticavano la pelle al di sotto della
maglietta mentre la sua lingua si faceva largo nella sua bocca vorace e
affamata. Thad non aveva idea del momento in cui aveva iniziato a
provare attrazione per il suo compagno di stanza, lo percepiva come un
morbo lento ed inesorabile addormentato lì sulle sue
terminazioni nervose e pronto a risvegliarsi non appena la presenza di
Sebastian fosse diventata troppo ingombrante.
Quando il bisogno di respirare divenne impellente, Thad non
dovette neanche pensare di doversi allontanare da Sebastian
perché quello, occhi lucidi ed espressione deliziata in viso, lo
precedette parandosi dinanzi a lui, sorridendo e mal celando il fiato
corto.
«Non so tu,» esordì, passandogli lascivamente un
dito sulla mascella «ma io sono assolutamente certo che questa
convivenza si rivelerà davvero, davvero, interessante.»
Thad lo osservò sconcertato, incapace di mascherare le emozioni
che lo scuotevano in quel momento e con la convinzione che, maglietta
scomposta, fiato corto e guance arrossate, dovesse sembrare qualcosa di
molto simile alla sfortunata vittima di un tentativo di stupro.
«Non oserai…» mormorò, iniziando a comprendere cosa stesse per accadere realmente.
Sebastian gli rivolse un’eloquente occhiata lussuriosa prima di
passarsi una mano fra i capelli e staccarsi da lui. «Ci vediamo
stasera, Thaddy.» E, così dicendo, afferrò la sua
giacca e uscì dalla camera mentre un vittorioso sorriso si
faceva largo sul suo viso e le soavi urla di Thad riecheggiavano per i
corridoi.
Sarebbe stata davvero una lunga notte.
The End.