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Autore: Unsub    07/02/2012    1 recensioni
Due persone completamente agli antipodi, come vivono le medesime emozioni? Cosa ci porta ad innamorarci di una persona? A volte la normalità della vita quotidiana porta un po' di luce in fondo al tunnel.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Morgan, Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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25 Grazie a tutte per i commenti che lasciate: anche se non rispondo singolarmente ad ognuna di voi, voglio che sappiate che mi rallegrano la giornata e per questo ancora grazie. Che dire? Vi lascio alla lettura, qui le cose vanno a rilento...

Capitolo 25.

Sede della B.A.U., Quantico, Virginia
-    Ehi, ragazzino, hai intenzione di rimanere ancora per molto a contemplare quel biglietto da visita – Morgan era alle sue spalle e sghignazzava divertito.
-    No – rispose laconico lui buttandolo nel cestino dei rifiuti, per poi recuperare la giacca e dirigersi verso l’ascensore.
-    Quella barista era veramente carina – continuò a stuzzicarlo il moro, mentre gli si affiancava.
-    Sì – Spencer era infastidito dal modo di scherzare del suo collega.
-    L’hai sentirai di nuovo? – Derek premette il pulsante e le porte dell’ascensore si chiusero – Non credo che ad Hope faccia piacere che tu vada in giro a rimorchiare ragazze nei bar.
-    Non vado in giro a rimorchiare ragazze – si morse un labbro – Le ho detto che ho la ragazza e mi sono scusato se le ho dato l’impressione che…
-    Ci stavi provando con lei? – l’altro gli passò un braccio intorno al collo – Vedi ragazzino, l’importante è non farsi beccare.
-    Ah sì? Quante ragazze hai rimorchiato da quando frequenti Fanny? – sorrise compiaciuto nel vedere l’attimo di imbarazzo di Derek – Sono convinto che se solo lei sospettasse che vai in giro a rimorchiare ti renderebbe la vita un vero inferno. Deve essere difficile per te.
-    Che tu ci creda o no, non è poi questo grande sacrificio – il ragazzo moro si grattò il naso per nascondere il sorrisino che gli aveva increspato le labbra – Sai, ragazzino, la vita a volte riserva delle sorprese. Comunque, che progetti hai per stasera?
-    E’ un invito? – Reid fece un mezzo sorriso – Senza offesa, ma non sei il mio tipo.
-    Non mi offendo, neanche tu sei il mio. E poi io non sono così educato da ringraziarti dopo che mi hai baciato.
-    La vuoi smettere con questa storia? Non avrei dovuto raccontarti niente!
-    Rilassati, Reid. Volevo solo suggerirti di andare a prenderla al lavoro e portarla in qualche ristorante carino. Te ne potrei suggerire un paio…
Spencer lo guardò perplesso. Da quando Morgan si occupava dei suoi appuntamenti con Hope? Sembrava quasi che stesse cercando di dirgli qualcos’altro, ma lui non riusciva a capire cosa. Durante il viaggio di ritorno da Atlanta, non avevano fatto altro che parlare sottovoce dei rispettivi rapporti con le due cugine dell’Idaho. Era sorprendente come il mondo fosse piccolo a volte. Di tutte le ragazze di Washington e dintorni, di tutte quelle che Morgan aveva conosciuto, loro due erano finiti con l’innamorarsi di due cugine. Quante possibilità c’erano? Calcolò la percentuale, perdendosi così il resto del discorso del collega.
-    … E questo dovrebbe risolvere la situazione – concluse Derek tutto contento.
-    Come? – il giovane dottore aggrottò le sopracciglia, essendosi perso la maggior parte del discorso.
-    Scusa, tu cosa mi avevi chiesto? La soluzione più semplice per me è questa – rispose l’altro mettendosi le mani in tasca e alzando gli occhi verso i numeri luminosi posti sopra le porte dell’ascensore.
-    Scusami, mi ero distratto – ammise il giovane infilando a sua volta le mani nelle tasche dei pantaloni – Di cosa stavi parlando?
-    Portare il vostro rapporto su un altro livello, mi sembra chiaro – come le porte si aprirono, Derek si incamminò lungo il garage.
-    E come dovrei fare?
-    Intanto portala a cena fuori e vedi che aria tira – alzò un dito – Poi la riaccompagni a casa da vero gentiluomo.
Ora le dita alza erano due, mentre il più giovane cercava disperatamente di stare al passo con Morgan, che sembrava avere particolarmente fretta quella sera.
-    Punto tre, vedi se lei ti invita ad entrare ma senza chiederlo tu o forzarla – disse alzando il terzo dito – Faglielo capire che vuoi entrare, ma in modo discreto e non aggressivo – si girò ad esaminare spassionatamente il suo interlocutore – Non credo che questo sia un problema per te. Comunque se lei alla fine ti invita ad entrare, sai che è pronta. Ricordati di passare in farmacia prima di andare  a prenderla.
-    Perché? – chiese alla schiena del collega.
-    I preservativi, pretty boy. Mica vorrai metterti nei guai così presto – rispose l’altro con una risata, mentre entrava nella propria macchina e si dirigeva verso casa.
Alle sue spalle, il timido ed impacciato dottor Reid rimase a fissare nel vuoto con la bocca spalancata, non sapeva neanche lui se per la sorpresa o l’imbarazzo.

Georgetown, Washington
Maledizione a Morgan! Aveva già deciso di invitare fuori a cena Hope, senza bisogno del suggerimento del suo collega. Ma quella battuta sui preservativi gli aveva messo addosso un’apprensione non indifferente. Sapeva che con la bella bibliotecaria stava diventando una cosa seria e che prima o poi sarebbero arrivati anche al sesso, ma sentirsi dire quelle cose… l’aveva riportato alla fase iniziale del loro rapporto, quando si sentiva intimidito e non sapeva bene cosa dire o fare.
Malediceva anche se stesso per avergli dato retta. Qualcosa nella sua mente gli aveva detto che era un ottimo consiglio passare in farmacia. Appena fuori aveva infilato un paio di preservativi nella tasca interna della giacca ed aveva nascosto il resto della confezione nel bagagliaio, timoroso che Hope potesse vederla e sentirsi sotto pressione. Sbuffò continuando a fissare le porte della biblioteca, era teso come una corda di violino e non era sicuro di riuscire a portare avanti una conversazione normale mentre si trovava in quello stato emotivo.
Inoltre c’era la storia di Austin. Certo, non era successo niente fra di loro e lui l’aveva conosciuta durante un caso, a sua discolpa poteva dire che quando era stato ricontattato dalla ragazza ed aveva capito che lei si aspettava un qualche tipo di mossa da parte sua aveva messo in chiaro di essere sentimentalmente impegnato. Eppure si sentiva comunque in colpa, anche solo per aver flirtato con la barista mentre si trovavano in quel locale. Come aveva detto Morgan? “Si chiama rimorchiare”.
Beh, non era da lui quel tipo di comportamento. Specialmente visto che a casa l’aspettava una ragazza carina ed intelligente con cui stava costruendo un bel rapporto. Non voleva rovinare tutto solo perché si era sentito sfidato dal suo collega a dimostrare che anche lui riusciva a “rimorchiare” se voleva. Sbuffò ancora, cosa diavolo gli era venuto in mente di dire ad Austin che lo poteva chiamare anche se non vedeva l’S.I.?
Ora meditava se era giusto tacere sull’accaduto, archiviandolo come una nota a pie’ di pagina, oppure confessare tutto ad Hope e rischiare che la ragazza la prendesse così male da decidere di non vederlo più. Non era il tipo da mentire, ma non parlare di qualcosa non era mentire… giusto? Una voce dal profondo del suo cervello gli rispose “Si può mentire anche per omissione”. Si passò una mano fra i capelli, indeciso su cosa fosse più giusto fare.
Voleva essere onesto con la sua ragazza, non voleva nasconderle niente. Almeno niente che fosse successo dopo che si erano conosciuti. Aveva combattuto una battaglia simile quando le aveva parlato di JJ. Anche allora aveva avuto la sensazione che sarebbe stato più giusto raccontarle dei sentimenti che provava per la sua bionda e bella collega, ma anche quella volta era stato assalito dai dubbi.
Si aggiustò la cravatta e prese la sua decisione. Si incamminò con passo sicuro verso la porta dell’edifico dicendosi che c’era una sola cosa che contava, quello che aveva capito nel momento in cui confessava ad Austin di non essere disponibile. Teneva troppo ad Hope per rinunciare a lei o mettere in pericolo il loro rapporto.

Continua…

   
 
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