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Autore: PaNdArAlE    08/02/2012    0 recensioni
Di questa coppia, da parte di JK Rowling, ci e' stato dato veramente poco materiale. In questa storia racconto secondo il mio punto di vista come si sono incontrati e come hanno iniziato ad uscire insieme Percy e Penelope.
NOTA: Questa storia partecipa al "Fobie Contest" indetto da PotionFang
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Percy Weasley
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Percy si svegliò molto presto il giorno successivo, ansioso di portare a termine il suo primo compito da assistente! Fece colazione in gran fretta e si avviò verso l’ufficio di Vitious baldanzoso. Quando fu davanti alla massiccia porta di quercia, venne colpito da un terribile presentimento; iniziò a cercare nelle tasche con le mani sudate, vuotandole di tutto il loro contenuto: quelle della divisa, del mantello, perfino la piccola tasca della camicia, senza frutto. La chiave non era lì. Un flashback del giorno precedente gli apparve davanti agli occhi; Vitious che porgeva la chiave, e una piccola mano di avorio dalla proporzione perfetta che chiudeva con gentilezza le lunghe dita intorno ad essa...
Penelope! Aveva lei la chiave! E ieri si era convenientemente “dimenticata” di dargliela, a cena, quando gli aveva chiesto di portare i libri a Vitious quella mattina! Sicuramente era tutto uno schema per farlo apparire un inetto davanti al professore e ottenere il posto di assistente unica!
Senza perdere ulteriormente tempo, Percy si avviò verso l’ingresso del castello: la avrebbe raggiunta  a colazione oppure, in extremis, i Corvonero avevano Cura delle Creature Magiche come prima lezione, la avrebbe inseguita per i prati di Hogwarts se necessario, avrebbe avuto quella chiave!
Il Prefetto perfetto, come lo chiamavano i gemelli, si ritrovò a correre per i corridoi e fare le scale due gradini alla volta, proprio lui che non perdeva occasione per togliere punti agli studenti più giovani che si azzardavano anche solo a camminare a passo troppo veloce! Maledetto il giorno in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli color smeraldo di Penelope Clearwater! Sicuramente lo aveva stregato, doveva aver usato qualche maledizione silenziosa, oppure un filtro che aveva rilasciato nell’aria, o nel the che aveva bevuto... Fatto sta che l’inflessibile Percy si vide apparire davanti quei capelli ricci che danzavano intorno al viso, il sorriso aperto e apparentemente sincero, le fossette, il petto di lei che si alzava e si abbassava ritmicamente per la mancanza di fiato dovuta alle sei rampe di scale che aveva fatto correndo...
Un secondo: quella che aveva davanti non era una riproduzione della sua fantasia, ma Penelope in carne ed ossa, ansimante ed accaldata, senza fiato, che cercava di balbettare qualcosa mentre si riprendeva dalla corsa.
- Io...avevo...dimenticato...chiave...Vitious...libri... foresta...corsa...tardi!
Se fosse stata in condizioni normali, probabilmente avrebbe spiegato a Percy che “mi ero dimenticata, ieri sera, di darti la chiave dell’ufficio di Vitious per prendere i libri, quando me ne sono accorta questa mattina ero già ai limiti della Foresta Proibita per la prima lezione, sono corsa fin qui sperando di trovarti in tempo per non farti far tardi il primo giorno”. Ad ogni modo, Percy capì quello che intendeva dire e prese la chiave, correndo a sua volta verso l’ufficio.
- Resta qui, torno subito!- lanciò un’occhiata alla ragazza, che sembrava stesse per rimanere definitivamente senza fiato. – Siediti, magari, e riposa un attimo...
Ripensandoci più tardi, Percy non avrebbe saputo spiegare come aveva fatto a portare tutti i libri nell’aula di incantesimi prima che il professor Vitious, notoriamente in anticipo, vi entrasse, ma c’era riuscito. Scese con più calma le scale e si fermò a sedere sul gradino di marmo di una statua di fianco a Penelope. Guardando il viso rosso e il fiato ancora corto della ragazza, pensò che forse, dopotutto, non stava cercando di sabotarlo. A meno che non stesse tentando il suicidio allo stesso tempo, ovviamente.
- Tutto a posto?
- Grazie, tutto bene... ho bisogno solo di riprendere fiato un attimo... Phew! E forse anche di iniziare a fare un po’ più di attività fisica, visto che una corsetta attraverso i prati e su sei piani di scale mi ha quasi messo fuori gioco!
Percy si lasciò scappare una risata, quasi controvoglia, e poi rimase stupito. Penelope lo guardò con aria canzonatrice.
- Percy Weasley, era forse una risata quella? In sei anni ad Hogwarts, non credo di averti mai visto ridere... o sorridere, se è per questo... o anche solo rinunciare allo guardo accigliato e all’aria di uno che si prende troppo sul serio!
Stava per lasciarsi sfuggire una risposta acida quando si accorse che lei lo stava guardando dritto negli occhi, e tutto il suo volto sorrideva. Percy si fermò a pensare che, in effetti, quello era l’unico modo per descrivere il sorriso di Penelope: partecipava tutto il suo viso, illuminando un pochino chiunque avesse intorno. Si scoprì suo malgrado a ricambiare il sorriso, ma fu preso in contropiede quando la vide avvicinarsi sempre di più.
- Credo che tu mi piaccia molto, quando sorridi! – disse lei, poi gli posò un bacio sulle labbra chiuse. Riaprì gli occhi, solo per restare di stucco: Percy era in piedi, ad almeno un metro e mezzo da lei, con l’aria di qualcuno che è appena stato colpito da un fulmine. Il viso, il collo e le mani erano ricoperte da piccole gocce di sudore, era paonazzo ed emetteva versi intellegibili. Si voltò di scatto e corse via lungo il corridoio, come se avesse alle calcagna un pazzo omicida.
“Decisamente non quello che mi aspettavo, quando avessi finalmente trovato il coraggio di dirgli quello che provo” pensò Penelope, lasciando cadere la testa tra le mani, rimasta sola sul gradino di marmo, freddo apparentemente come il cuore di un certo Grifondoro.” Certo che anche io... prendo e lo bacio, così, in pubblico, senza nessun segnale da parte sua! Eppure quei sorrisi... non me li sono immaginata! Insomma, Percy Weasley non sorride mai! Avevo il diritto di sentirmi speciale se, nel giro di due giorni, ho ricevuto ben quattro sorrisi e una risata! Credo che neanche i suoi fratelli abbiano sentito una risata venire da lui, almeno non negli ultimi anni! Peccato, perché ha un suono così melodico...”. Scuotendo la testa, si alzò e si rassegnò ad andare a lezione, maledicendo sotto voce tutti gli uomini, in particolare i Grifondoro.
Quando, più tardi nel pomeriggio, Percy le si presentò davanti per darle la chiave dell’ufficio di Vitious, aveva lo sguardo fisso sul pavimento.
- Ciao – disse lei, con un tono di voce che avrebbe ridotto ad un ghiacciolo anche un raggio di sole. Percy ci rimase male: in fondo, era tutta colpa sua! Era lei che lo aveva colto di sorpresa, poi era arrivato il panico, la sensazione di non riuscire a respirare, figuriamoci emettere suoni coerenti... ed era dovuto correre via, non vi era alternativa! Possibile che lei non riuscisse a capire?
- Tieni. Così domani ti risparmi sei piani di scale, no?
Tentativo di umorismo, tanto per vedere apparire il suo famoso sorriso, terribilmente frainteso da parte di lei.
“Vuole far finta che non sia successo nulla? Benissimo. Quando voglio, posso essere più fredda della Professoressa Mc Granitt, io!”
- Non ti preoccupare, mi sono fatta dare un’altra chiave dal Professore. Così non capiteranno più incidenti come quello di stamattina. Puoi tenere questa. Ci vediamo più tardi, se non sbaglio abbiamo lezione di Incantesimi insieme.
Detto questo, uno sbalordito Percy si ritrovò a fissare le spalle di Penelope che si avviavano verso l’uscita della Sala Grande senza voltarsi neppure un secondo verso di lui.
“Ed ora come faccio? Ho rovinato tutto...proprio ora che, forse, iniziava a piacermi davvero Penelope!”
Nei mesi seguenti, Penelope e Percy continuarono a dividere il posto di assistente del professor Vitious, cercando ognuno di impressionarlo con la propria bravura, puntualità, precisione, organizzazione e quant'altro. Tra di loro era scesa una placida tregua: erano sempre molto cortesi ed educati quando si parlavano, cercavano di dividere i compiti equamente o portarli a termine insieme, ed erano una squadra davvero eccezionale dato che i loro caratteri si completavano a vicenda. Tuttavia, quel calore iniziale, almeno da parte di lei, era svanito, portando con sé le fondamenta di quella che avrebbe potuto essere come minimo una splendida amicizia. Il professor Vitious, che è sempre stato un ottimo osservatore, si accorse dopo poco tempo di piccoli segnali contraddittori emessi da entrambi, e iniziò a rifletterci su. Percy, per esempio, faceva l’impossibile per non toccare Penelope, neppure sfiorarla per errore, però in tutto il resto era fin troppo attento e premuroso: non le lasciava mai portare oggetti pesanti, la accompagnava alle lezioni dopo aver finito i loro doveri nei suoi confronti, e una o due volte lo aveva sorpreso a sorridere guardandola, mentre lei era immersa nella lettura. Penelope, da quel disgraziato giorno in corridoio, non aveva più provato ad avvicinarsi troppo, e per qualche giorno si era mantenuta fredda nei confronti di Percy, ma dopo un po’ la sua naturale simpatia e vivacità avevano ripreso il loro posto, quindi la maggior parte del tempo era lei che chiocciava allegramente, una battuta qui, uno scherzo lì, tanti sorrisi.
Due giorni prima dell’inizio delle vacanze natalizie, Vitious finalmente riuscì a mettere il dito su quale fosse il problema tra i suoi due giovani assistenti. Aveva finito la classe del quinto anno con leggero anticipo e aveva deciso di passare la pausa pranzo nel suo ufficio, per leggere un nuovo tomo sugli incantesimi di invisibilità che aveva appena ricevuto da un suo esimio collega in Russia. Si trovò davanti a questa scena, che lo lascio perplesso.
Penelope, rossa in viso ed evidentemente imbarazzata, si avvicinò a Percy che, di spalle, stava rassettando i libri del professore su uno degli scaffali più bassi.
- Ehm!
Percy si voltò e la ragazza, ancora più imbarazzata, gli porse un piccolo pacchetto avvolto in carta rosso e oro.
- Questo è per te. Per Natale, sai. – vedendo Percy sempre perplesso, aggiunse – Ne ho fatto uno al professore, e visto che lavoriamo insieme tutti i i giorni da quasi tre mesi ho pensato che ti avrebbe fatto piacere... ma è una sciocchezza, e se non lo vuoi non fa nulla!
Stava per ritirare il pacchetto indietro, quando Percy lo afferrò e lo mise in borsa.
- Grazie mille. Io non ti ho regalato niente, però, mi dispiace...
- Oh, non importa, davvero! È una sciocchezza, sul serio, non c’è bisogno che mi regali niente, giuro! Bene, io vado ora, devo finire i compiti di... Aritmanzia! Ci vediamo più tardi, ciao.
Penelope uscì dalla stanza così di fretta che quasi andò a sbattere contro il professore; professando un mare di scuse, se ne andò di corsa diretta al suo dormitorio. Vitious sbirciò dentro il suo ufficio e vide Percy che si rigirava tra le mani il pacchetto, un sorriso ebete sulla bocca e un’aura di confusione totale che lo circondava. Si decise ad intervenire, perché si era abituato ad avere due assistenti e li trovava oltremodo utili, e non aveva intenzione di perderne uno! Lavoravano seriamente ed efficientemente insieme, e sarebbe stato un peccato se l’inettitudine sociale di Weasley avesse posto fine ad una collaborazione così proficua!
- Percy, trovo che i libri ultimamente sono sempre in perfetto ordine. Grazie.
Percy sobbalzò, poi chinò il capo in un cenno di assenso.
- Prego, siediti. Credo di dover parlare con te di qualcosa, o meglio, qualcuno, che mi sta piuttosto a cuore... e credo che questo qualcuno non sia del tutto indifferente anche a te.- fece cenno di sedersi sulla poltrona di fronte alla sua. –The? Sto parlando, ovviamente, della signorina Clearwater.
Percy fece cadere la tazza di the che aveva appena preso sui pantaloni della divisa. Tra mille balbettii e incantesimi per pulire il disastro che aveva combinato, sentì la sua voce che confermava le parole del professore.
- S..si, certo.
- Da ciò che ho avuto modo di osservare, ragazzo mio, la signorina sembra avere un debole per te. Mi sembra un’ottima cosa: siete entrambi molto maturi e responsabili, avete una solida carriera scolastica e moltissime cose in comune.
- Si, ma...
- Non e’ d’accordo, signor Weasley?
- Si, lo sono ma....
-Non ricambia le attenzioni della signorina Clearwater?
- Si, ricambio, ma...
- C’è forse qualcun altro?
- No, assolutamente... qualcun altro... no...
- E allora, per la barba di Merlino, figliolo, che cosa aspetti?
Percy arrossì ancora di più, non si era mai reso conto della propria capacità di assumere un colore così acceso, o di sentire tanto caldo in un giorno di inverno in una stanza piena di spifferi. Decise in quel momento, contro il proprio istinto, contro la ragione che gli implorava di non farlo, contro tutti i segnali che stava ricevendo dal suo cervello, di confidare nel professor Vitious.
- Professore, la signorina Clearwater è... ma io... ecco, non so come dirlo, ma... ho un problema serio, e credo di aver bisogno di aiuto.
Vitious lo lasciò parlare, senza interromperlo per paura che si bloccasse e non andasse più avanti, la faccia che diventava sempre più seria mano a mano che il suo alunno spiegava la situazione nei dettagli.  Quando ebbe finito, Percy non aveva il coraggio di alzare gli occhi da terra e guardare il suo professore in faccia. Ma Vitious lo prese di sorpresa comparendogli davanti in piedi, facendolo alzare a sua volta e spingendolo verso il corridoio.
- Ma, professore, dove stiamo andando?
- Mio caro signor Weasley, lei è davvero fortunato. – disse Vitious, compiaciuto di se stesso. – Stiamo andando a trovare il professor Piton.
 
  
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