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Autore: sheneedsthem    08/02/2012    27 recensioni
SOSPESA
Se c’è una cosa che amo di Londra, è la pioggia.
Quelle piccole gocce d’acqua che cadono imperterrite sull’asfalto, sembrerà strano, ma mi rilassano. Il loro rumore è musica per le mie orecchie. Ed amo l’odore che si cela dietro alla tempesta, della quale nessuno riesce a percepire la bellezza.
E’ fantastico starsene al riparo, magari con una cioccolata calda, e vedere la gente che corre da una parte all’altra cercando di coprirsi sotto i cornicioni dei negozi o dei palazzi.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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Harry.

Uscii dal negozio in cui mi ero intrufolato pur di ripararmi un po’ e mi diressi verso la fermata dell’autobus, mentre la mia 24 ore rimbalzava su e giù sbattendo contro la coscia. E ripensavo a quella ragazza.
Era così buffa ed impacciata, oltre all’essere stupendamente meravigliosa, per me. Avrei voluto fermarmi di più, per ammirarla da lontano, dato che una del genere non si sarebbe mai potuta interessare ad uno come me; sarei voluto tornare da lei, anche con la scusa più banale che esistesse, ma non potevo rendermi ridicolo già il primo giorno.
Mi appoggiai alla panchina affollata della fermata e aspettai, mentre girovagavo in internet col mio blackberry. Odiavo quel telefono, ma, essendo un regalo di mio padre, me lo feci piacere per forza. Inoltre, aveva tante applicazioni ed altre cose fighe, l’unica cosa veramente odiosa erano quei minuscoli tasti che avrei voluto spaccare da un momento all’altro.
Finalmente arrivò l’autobus e mi diressi verso una sedia libera, guardando il tragitto dal finestrino con le cuffie dell’iPod nelle orecchie.
Dopo circa venti minuti di frenate improvvise, tonfi nelle buche della città, qualche signora anziana che mi cadeva addosso – ma chi cazzo gliel’ha data la patente al conducente? – arrivai a casa sano e salvo, fortunatamente.
Salii i sei scalini che precedevano la porta, infilai la chiave e girai.
Mi diressi al piano superiore in camera mia, sfilai la 24 ore facendola girare intorno alla testa e la lanciai sul letto, sentendo un tonfo di poca importanza.
- Lou, sono tornato! – urlai, scendendo nuovamente le scale per dirigermi in salone.
- Sto sotto la doccia, dieci minuti e scendo. – rispose dal piano superiore.
Sorrisi perché, conoscendolo, i suoi ‘dieci minuti’ equivalevano ad un’ora, quindi mi misi sul divano a guardare la televisione facendo zapping col telecomando. Non trovavo nulla che mi piacesse tra reality show, film d’amore sdolcinati, telegiornali con tizi odiosi e programmi di cucina o televendite.
Decisi di tornare in camera mia per sdraiarmi e rilassarmi un po’ dopo quella giornata di lavoro faticosa. Ero stato sei ore su una fottuta sedia d’ufficio a scrivere un articolo per il giornale locale, senza pause, nemmeno per pranzare. Quel lavoro mi uccideva, in tutti i sensi: morale, fisico e mentale. Ero sottoposto a troppo stress nello scrivere, rispettare una scadenza e far uscire qualcosa di bello - che potesse anche colpire il capo e magari riuscire ad ottenere un aumento - , ma era quello che amavo fare e che avevo sognato per tutta la vita, sin da piccolo.
- Mmh, Fallen. Da quand’è che leggi queste cazzate? – una voce interruppe la mia, quasi trovata, ‘pace interiore’ e fui costretto ad alzarmi per vedere cosa stesse blaterando.
- Eh? – chiesi, confuso.
Mi mostrò il libro e mi alzai per prenderlo, ma lo tirò su in alto, togliendomene la possibilità.
- Adesso mi dici da dove l’hai tirato fuori. – rise.
- Devo averlo messo in borsa per sbaglio. – finalmente riuscii a prenderlo e rimasi a fissarlo per un po’.
Louis continuava a guardarmi con aria interrogativa.
– Mi sono intrufolato in una biblioteca perché pioveva tanto e la ragazza… - mi soffermai. – La ragazza che lavorava là mi ha detto di prendere un libro a caso per far finta che fossi andato lì apposta, altrimenti il capo si sarebbe incazzato. -
- Ah, capisco, la ragazza. – disse, sottolineando l’articolo con un tono di voce divertito.
- So cosa stai pensando, e la risposta è ‘no’. -
- Ma cosa dici? Non sto mica pensando che tu muoia dalla voglia di tornare da lei a riportarle quel fottuto libro perché credi sia stupenda. -
- E’ anche il suo preferito… - accennai con una voce implorante, come se lo stessi pregando di accompagnarmi, perché io volevo tornare da lei.
- Oh ma che peccato, e come si potrebbe rimediare a tale sventura?! -
- La smetti di fare il cretino o devo picchiarti? -
- Come siamo aggressivi. Allora che vuoi che ti dica? Vai da lei adesso, subito. -
Mi sedetti sul letto sempre osservando quel maledetto libro e ripensando alla sua risata, i suoi occhi e quella sua stupenda voce acuta ma allo stesso tempo ipnotizzante.
- E non continuare a fissare ‘sto coso come un malato mentale. Agisci, fratello! -
- Ormai è tardi, avrà chiuso. A proposito, che ore sono? Io ho fame, tu hai mangiato? Perché altrimenti potremmo ordinare della pizza, oppure il cinese, o anche l’indiano. -
- Stop, stop! Calmati, - si piegò sulle ginocchia di fronte a me e mi prese le spalle, scuotendomi quanto bastava per farmi riprendere da una specie di stato di trance. - e non cominciare a sparare cazzate senza senso a raffica, tuo solito quando sei nervoso. -
Ad un tratto sentii suonare il campanello, feci per alzarmi, ma Louis mi fermò. – Tu stai buono qua, ed ordina una pizza, una qualsiasi pizza, okay? – disse sottolineando la parola con la voce, come se volesse che stessi zitto, senza fare troppe domande su quale dovessi prendere. - Vado a vedere chi è. -
Rimasi ancora a guardare quel libro - che ormai era il mio pensiero fisso, o quasi, oltre alei - poi decisi di buttarlo a terra con furia. Mi misi le mani tra i capelli, ero nervoso e non sapevo cosa cazzo fare. Avrei dovuto riportarglielo? Si sarebbe ricordata di me? Gliene importava qualcosa? Avevo la mente così incasinata che sarei voluto andare immediatamente da uno psicologo, e mi serviva pure bravo.
Mettendo i miei casini da parte, presi il telefono e cercai il depliant sulla scrivania di una pizzeria vicina per prendere il numero.
- No no, fermo, non chiamare! – esclamò Louis, facendo cenno con la mano di riattaccare. – Abbiamo visite, ed hanno portato rifornimenti. – si spostò e vidi due ragazzi dietro di lui.
- Hey amico, come va? - disse uno di loro.
- Abbiamo portato da mangiare: ali di pollo fritte, panini, e altra roba. - continuò l’altro.
- Mmh, scusate, ci conosciamo? – chiesi perplesso. Ero sicuro da non averli mai visti in vita mia, nonostante mi dessero tutta quella confidenza.
- Ah è vero, non vi ho ancora presentati. Harry, loro sono Liam e Zayn, due amici-colleghi di lavoro. Liam e Zayn, lui è Harry, coinquilino nonché migliore amico dall’era paleolitica. – s’intromise Louis, sempre scherzoso.
- Piacere, Harry. - allungai la mano e gliele strinsi a entrambi.
Scendemmo in salone e ci mettemmo chi sul divano, chi sulla poltrona e chi per terra. Guardammo una partita di calcio, nonostante fossimo tutti di squadre diverse e, per la prima volta dopo tanto tempo, passai finalmente una normale serata tra ragazzi, divertendomi.





my space:
saaalve gente!
prima di tutto, vorrei ringraziare tutte le persone che hanno recensito, ben 23 (e 25 alla one-shot su Justin), e che mi hanno riempito di complimenti. lkzdjfcbxflkzdfjkcg davvero, GRAZIE MILLE. *-*
poi, come molti hanno sospettato, il 'misterioso ragazzo' è Harry e qui ho aggiunto anche gli altri ragazzi, a parte Niall che verrà in seguito. e.e
spero vi sia piaciuto anche questo e 
recensite in tanti, per favore. çç
cercherò di continuare il prima possibile, quindi a presto! :)
  
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