Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Querthe    18/09/2006    2 recensioni
Esseri che non dovrebbero esistere se non negli incubi, misteri e un po' di sano spargimento di sangue durante una caccia in cui i ruoli non sono mai definiti e di cui non sembra essere visibile una fine... Una quest per la salvezza di due razze, dell'umanità ignara e di un'anima marchiata da un'eredità non richiesta.
Ringrazio Alyssa85 per avermi prestato alcuni tratti del suo personaggio (Alyssa Morville) che usa in un gioco di ruolo e mi scuso per averne stravolto la psicologia, il passato e il futuro.
Alcuni riferimenti ai clan dei vampiri sono prese dalla mia poca esperienza con il gioco di ruolo "Vampiri the masquarade".
Il mondo in cui è ambientata la storia è praticamente il nostro, se non per pochi particolari che mi servivano per la trama o per l'ambientazione.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Alyssa'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era ormai mezz’ora che i quattro si erano seduti attorno al basso tavolino di vetro temperato e avevano iniziato a discutere sui possibili significati delle parole di Alberto. Rose finì di sorseggiare il suo long drink e si rilassò nel comodo divano che condivideva con Alyssa. Chiuse gli occhi e sospirò.
- Non se ne esce… - pensò, abbandonando il suo cervello al flusso incoerente dei pensieri. - Potremmo stare qui fino a domani mattina, ma non credo che a lei piacerebbe. La vedo nervosa, anche se credo che solo io me ne possa accorgere. La conosco da un po’ di anni, e saprei capire di che umore è solo da come cammina. Già. Da quanti anni la conosco, da quanti anni ho scoperto che molte delle storie che mi facevano ridere quando le vedevo alla televisione o al cinema erano in realtà vere? Sei, no, sette anni tra poco. Non saprei se definirmi fortunata o meno. - sorrise debolmente, le voci degli altri tre nella stanza si assopirono, sparendo mentre lei si perdeva nei pensieri, nei ricordi di quella notte di tanti anni prima. - Ero già una brava ladra, la migliore, anche se pecco di vanità nel dirlo. Il mio strano potere mi stava già dando una mano da un paio di anni. Avevo scoperto che potevo muovermi da un’ombra all’altra senza problemi, come se il mio corpo fosse solo un’altra ombra senza forma o spessore. Era comodo per una ladra. Mi bastava entrare in un’ombra fuori da un edificio e camminare in una sorta di limbo fino all’ombra che mi interessava, per poi far uscire una mano o tutta me stessa per rubare ciò che mi ero prefissata. Non mi sono mai chiesta perché solo io avessi tale stranezza. Certo, all’inizio mi sono spaventata, quando una sera mi sono ritrovata inseguita da due ubriachi nelle vie dalle parti di Porta Venezia. Fortuna che la comunità islamica da quelle parti dice di seguire le leggi religiose. Pensa se avessero avuto il permesso di bere, quei due arabi maledetti… Credevo di conoscere la zona bene, ma mi sbagliavo. Mi hanno incastrata in un vicolo cieco, solo alte pareti su tre lati e loro due sull’ultimo. Uno aveva un coltello ricurvo, l’altro una bottiglia di rum vuota che aveva spaccato poco prima giusto per non sentirsi solo e indifeso. Si avvicinarono lentamente, confabulando nella loro strana lingua, e sorrisero osservandomi. Ammetto che il mio vestito da lavoro in lycra nera non lasciava molto all’immaginazione, ma ero ancora una di quelle ragazzine fissate con il cartone animato di Occhi di Gatto. Già, mi credevo intoccabile come una delle tre ragazze. Mi ero anche fatta assumere come cassiera in un bar vicino alla scala, giusto per avere una copertura… Loro facevano un passo avanti, e io ne facevo uno indietro, ma ad un certo punto la mia schiena sudata toccò la parete di mattoni alle mie spalle. Il contatto con quella cosa fredda e ruvida mi fece trasalire e come se avessi dato loro un segnale, i due partirono alla carica, correndo verso di me, solo due figure scure illuminate di spalle da un lontano lampione. Io ebbi paura come mai nella mia vita e mi attaccai alla parete come ad un’ancora di salvezza. Forse la paura, forse l’inconscio, forse l’aiuto di un mio personale e scapestrato angelo custode, ma quando riaprii gli occhi ero nella cantina della casa a cui il muro apparteneva. Solo più tardi scoprii come far funzionare a piacimento il mio potere, sebbene mi lasci sempre abbastanza scossa e stanca, se lo uso a lungo o spostando con me altre persone. O oltrepassando degli Arcani di Protezione. Dio che brutta sensazione quella sera, quando decisi di fare una visita di cortesia in uno degli appartamenti all’ultimo piano di un palazzo abitato solo da ricconi. Fu facile fino al pavimento della sua stanza da letto. Era buia, come il resto della casa. Non poteva andarmi meglio, ma quando iniziai ad uscire dalle ombre sentii come il dito di un cadavere che mi penetrava nell’anima. Durò solo un istante, ma mi fece tremare per alcuni minuti dopo che iniziai a perlustrare la casa. Non trovai nulla di davvero interessante. Aveva qualche soldo, dei gioielli carini, ma non preziosi a tal punto da farmeli rubare. Nessuna foto, avevo notato, e il letto era coperto da una fine polvere, come se fossero stati anni che non ci dormiva. Mi scoprì, o meglio, si fece notare quando mi spostai nella cucina. Accese la luce, sorrise sorniona, le braccia incrociate e mi chiese se preferivo caffè o un succo. Mi fece prendere un colpo. Eppure, per qualche strano motivo, anche se ne aveva tutti i diritti, non mi uccise, non mi minacciò, non mi toccò con un dito. Quella sera. Fortunatamente la incontrai nuovamente, me lo aveva promesso e io a lei, e diventammo buone amiche, quindi qualcosa in più. E’ strano, io sono perfettamente eterosessuale, eppure quello che mi fa ogni volta che si nutre con me è come e meglio di quello che ho provato anche con i più scatenati ragazzi fin da quando iniziai ad uscire durante l’adolescenza. Non mi ha mai trasformato, non mi ha mai passato il suo sangue rendendomi una Servitrice, più forte, più resistente. Mi disse una notte che lei mi voleva lasciare pura. Le ricordavo qualcuno che lei conosceva tanti anni fa, una ragazza che faceva il mio stesso mestiere…
- E’ entrato qualcuno. - disse laconica Alyssa, alzandosi e flettendo le dita delle mani come se volesse testarle.
- Impossibile. L’allarme non è scattato. - rispose Markus, ma sul suo volto e sul suo corpo iniziarono a mostrarsi i primi segni della sua trasformazione in lupo mannaro.
- Allora i casi sono tre. Ci stai tradendo, l’allarme che hai fa schifo o qualcuno ha il codice e ha fatto il furbo.
Misha si era mossa ad uno dei vetri che permetteva di vedere nella stanza sottostante, e dopo aver scrutato per un secondo la sala si era voltata verso Alyssa.
- Ci sono una decina di uomini con il volto scoperto qui sotto. Direi che la terza opzione è quella valida. Ma tu come hai fatto a sentirli? Non riesco nemmeno a fiutarli io con il mio naso.
- Non sono certo un animale come te. Mi fido di voi, e per questo ho messo un Arcano di Protezione sul muro di fronte alla porta, quando mi sono appoggiata. Direi che ho fatto bene, no?
- A dopo le spiegazioni e le congratulazioni. - Borbottò il lupo mannaro, ormai totalmente trasformatosi, aprendo per un istante una delle finestre e inspirando profondamente. - Sono tutti armati, e stanno avvicinandosi. Si sentono sicuri, maledizione, e non hanno tutti i torti. Sento l’odore dell’argento delle loro pallottole fino a qui…
- Sono venuti per te?
- Immagino proprio di sì, Rose. Nessuno sa che Misha è qui, e per voi non userebbero certo l’argento. Non vi fa nulla.
- Eh, già… Io crepo anche solo con il volgare piombo… - borbottò la ladra. - Alyssa, qualche idea?
- La più facile? Filarcela nelle ombre e salutare i due Pulciosi qui. Ma non mi pare giusto. Avrei troppe domande senza risposta. Ho fame. E loro mi sembrano degli ottimi antipasti. Markus, puoi crearmi un diversivo di una decina di secondi?
- Cosa vuoi fare? - chiese lui
- Rose, riesci a portarmi in quell’angolo, giusto dietro di loro?
- Mi vuoi morta, eh? Sì, dovrei farcela, ma non sperare che poi ti riporti via.
- Non ci sono problemi. - sorrise, per poi rivolgersi agli altri due. - Appena noi scompariamo, saltate fuori e datevi da fare per attirarli ovunque tranne che alla porta di ingresso. Se proprio non riuscire a morire, rimanete vivi per una decina di secondi e il gioco è fatto.
- Non mi piace, non mi piace per niente… - mormorò Misha, iniziando a trasformarsi anche lei. Alcune ferite erano ancora visibili, ma erano solo estetiche. - Se mi giochi uno scherzo…
- Non ti preoccupare. - la rincuorò suo fratello. - Mi fido di lei… per adesso.
- D’accordo, andiamo. Rose… - sorrise Alyssa spegnendo le luci della stanza
- Ci sono, ci sono… - esclamò la ragazza, concentrandosi sulla parete davanti a lei e iniziando ad immergerci la mano come se stesse penetrando in una melassa tiepida.
Sentì le onde della Tenebra che si propagavano nel materiale che aveva di fronte e afferrò il braccio della vampira, trascinandola con sé nel muro. Piccole gocce di sudore si formarono sulla sua fronte, lo sforzo per continuare ad avanzare nel buio con un’altra persona era di per sé come una fucilata continua nel cervello, ma sapeva che doveva resistere, o sarebbe stata la fine per entrambe. Nella sua mente vedeva tutto perfettamente, come se stesse camminando nell’aria, ma non percepiva nulla attraverso i sensi propriamente detti. Vedeva che Misha e Markus erano saltati nel capannone prendendo di sorpresa gli assalitori. Non parevano pronti a quello che avevano visto, e stavano indietreggiando, sparando all’impazzata con le pistole che avevano in mano. Fortunatamente solo uno di loro possedeva un mitragliatore, un modello simile a quelli che aveva visto usare dalle milizie arabe nei telegiornali, e pareva che per inesperienza o per casualità si fosse inceppato. Sbucò nell’angolo buio che le aveva indicato Alyssa. Inspirò a fondo, inalando con l’aria fresca anche l’odore della polvere da sparo che iniziava a impregnare la stanza. Ebbe un conato di vomito, ma aveva esaurito tutto al ristorante.
- Riposati. Vattene nelle ombre e restaci. - le disse seria la non-morta, iniziando a gesticolare muovendo le dita e le mani in maniera apparentemente insulsa.
- Non ci riesco. Mai portato gente per… - ebbe un altro spasmo alla bocca dello stomaco. - per tanto tempo.
- Stai qui e non muoverti. Devo nutrirmi per farvi uscire vivi.
Rose aveva visto quello sguardo, quel furore primitivo che aveva appena notato negli occhi di Alyssa solo quando la vampira era quasi allo stremo delle forze. Come una fiera la donna aveva necessità d nutrirsi, o avrebbe perso completamente la ragione, assalita dalla bramosia per il sangue. Una delle ultime volte che successe Rose si offrì volontaria, ma dovette rimanere a letto una settimana per riprendersi dal salasso che l’amica le aveva fatto.
- Ma ora ha sangue in abbondanza… - sorrise, vedendo la vampira muoversi silenziosamente alle spalle di uno degli aggressori, troppo occupato a sparare a Misha, che saltava in avanti lentamente ma inesorabilmente, schivando per un soffio i proiettili, che si piantavano con un rumore sordo nel pavimento di cemento verniciato.
- Cazzo, ti beccherò, fosse l’ultima cosa che faccio… - urlò l’uomo, poco più che quarantenne, la barba sfatta e un completo di jeans sbiadito addosso, mentre anche l’ultimo colpo del caricatore finiva a terra.
Mosse una mano alla cintura, dietro la schiena, per prendere dei nuovi proiettili, ma sentì solo il freddo e soffice fianco di Alyssa.
- Non sarà quella l’ultima cosa che farai. L’ultima sarà essere il mio spuntino. - gli sussurrò nell’orecchio prima di estrarre i lunghi canini e piantarli nel collo, iniziando a suggere mentre la pistola cadeva a terra e le membra dell’umano si rilassavano, i suoi occhi fissi al soffitto con una luce estatica negli occhi.
Tre, quattro secondi al massimo e la vampira abbandonò il cadavere pallido, quasi scheletrico dell’uomo, la sua bocca e il suo mento grondanti di sangue fresco. Una lunga lingua viola, sottile e biforcuta si mosse rapida a ripulire la pelle attorno alle labbra, che aveva assunto un tenue e rosato colorito.
- I dieci secondi sono finiti, vampira! - gridò Markus, spezzando il collo ad un biondino.
Le dita si chiusero sul grilletto con un riflesso condizionato, e la pallottola ricoperta di argento penetrò nel fianco del lupo, facendolo ringhiare di dolore.
- Ora sono pronta. Non potevo finire l’incantesimo prima. - disse la donna, incurante delle persone nelle sue vicinanze, che si voltarono e iniziarono a sparare.
I colpi si fermarono vicino a lei, come infranti su una barriera invisibile, mentre lei continuava a tracciare nell’aria degli strani segni.
- E’ incredibile… - mormorò Misha, vedendo che le strisce di sangue che uscivano dalle dita di Alyssa fluttuavano come se fossero poggiate su una lavagna trasparente. - Sta disegnando una delle sue bizzarre figure…
Un rumore simile ad uno scatto la fece sobbalzare, distogliendola dalle movenze ipnotiche dell’essere notturno. La gatta si voltò, vedendo che contro di lei era puntata la canna del mitragliatore, e che chi lo imbracciava stava sorridendo come divertito.
- Di addio al mondo, mostro…
- Mai dire mostro a mia sorella, potrei offendermi! - esclamò il licantropo, che con un balzo poderoso, incurante del sangue che gli zampillava dalla ferita al fianco, si era portato dietro al nemico e gli aveva afferrato con una zampa la nuca, mentre con l’altra gli era penetrato nelle carni dietro la schiena, spezzando come se fosse un fuscello la spina dorale. Lo sollevò in aria, il mitragliatore a colpire l’aria e il soffitto in un arco di fori disallineati, e allargò le braccia, sfilando la testa e parte della colonna vertebrale dal resto del corpo con uno strappo agghiacciante, che impose di chiudere gli occhi anche alla gatta mannara oltre a Rose.
- Colpite lui! - Gridò uno degli uomini. - E’ lui il nostro obbiettivo. Lasciate perdere gli altri, non siamo noi quelli che li devono uccidere…
- Fate male, il vostro problema sono io, non il cagnolino… - ridacchiò Alyssa, completando il disegno di sangue nell’aria.
Nello stesso istante che la vampira rilassò il braccio al suo fianco l’intera struttura fluttuante si cristallizzò per diventare nera e sbriciolarsi in una fine polvere che sembrò disperdersi nell’aria mossa da un vento inesistente.
- Cosa… - borbottò uno degli assalitori, quindi sbarrò gli occhi come in preda al terrore.
- Arcano dell’Allucinazione maggiore, io ti ho creato grazie al Potere, io ti ho completato senza esitazione e ti ordino, che i loro incubi si riversino sui loro amici. Ora. - declamò con voce profonda, impregnata di magia e di potere. - Ed ora godiamoci la scena comodi… - aggiunse iniziando a camminare tranquillamente verso il locale in cui erano prima della battaglia.
- Ma… - iniziò Rose.
- Non ti preoccupare. Siamo invisibili per loro, o meglio, ci vedono, ma ognuno dei loro compagni e amici ora è ai loro occhi uno dei loro incubi peggiori. Credo che in una decina di secondi l’aria qui si farà pesante di piombo e argento.
Senza farselo ripetere gli altri tre la seguirono su per le scale e osservarono le persone rimaste aggirarsi come pazzi, strabuzzando gli occhi e scappando uno dall’altro, finché partì un colpo. Tutti aprirono il fuoco, colpendosi a vicenda, incuranti delle ferite, i loro volti una maschera di dolore e di pazzia. L’ultimo cadde con la faccia contro il pavimento, gorgogliando sangue dalla bocca spalancata, la mano ancora stretta sulla pistola ormai scarica.
- Sei un mostro… - mormorò Misha, che era ritornata nella sua forma umana come il fratello.
- Detto da te lo prendo come un complimento. Meglio loro che noi, no?
- Concordo, anche se le tue capacità mi fanno credere di aver sempre avuto a che fare con vampiri di bassa lega…
- Possibile. – sorrise la donna. – Mi spiace solo che nessuno di loro sia rimasto vivo per chiedere spiegazioni.
- Puoi sempre rifare quel trucchetto…
- No, troppo dispendioso, e svegliare morti troppe volte potrebbe attirare l’attenzione di esseri che nemmeno voglio immaginare. Ci fu un tempo di una guerra tra noi e loro, e da quello che ho letto non voglio nemmeno pensarci.
- Se siamo fortunati possiamo comunque trovare delle informazioni, magari solo un indirizzo o altro, frugando i corpi. – propose Markus mentre si osservava la ferita al fianco richiudersi lentamente.
- Ottima idea. Andiamo.
Dopo quasi mezz’ora di inutili ricerche, Rose vide un particolare che immediatamente fece notare anche agli altri.
- Guardate questo tatuaggio. – indicò un disegno colorato grosso quanto una moneta sull’interno del polso destro. - Dopo averlo visto su uno dei corpi, ho cercato anche sugli altri, e tutti ce l’hanno.
- Quindi fanno tutti parte di un gruppo. Ma aspetta un attimo, questo disegno non è…
- Esatto Alexandra. E’ un serpente rosso avvolto attorno ad una fiamma gialla.
- Il serpente che brucia! Chi ha ucciso Alberto era uno di questo gruppo. Abbiamo il nostro assassino.
- Non ancora. – la contraddisse suo fratello. – Può essere che quello che lo ha ucciso sia tra questi, ma non credo, saremmo troppo fortunati. E poi dobbiamo ancora capire chi sono. Un tatuaggio non ci dice il loro nome o perché mi volevano morto.
- Se sono una banda qualche informazione potremmo trovarla alla polizia…
- Alyssa, per favore, potresti evitare di nominare quel nome in mia presenza. Lo sai che mi da fastidio… - rabbrividì falsamente schifata la ladra.
- Scusa. – rispose secca, mostrando che non era dell’umore adatto per gli scherzi. – E’ una cosa che ho fatto poche volte, e preferirei evitare di entrare così apertamente, ma è l’unica soluzione, considerando inoltre che per stanotte Rose si è sforzata abbastanza e che fra poche ore sarà giorno.
- Batti la pista finché è calda, eh?
- Più o meno, Markus. – annuì la vampira. - La stazione da cui si può accedere più facilmente è quella della Stazione Centrale, pochi poliziotti, stanchi e influenzabili…
- Andiamo?
- Vado, gattina. Voi seguite Rose. Rose, ci troviamo al rifugio del Risveglio. Ho già le chiavi dell’auto.
- Lo sapevo. E’ il più vicino alla stazione. – confermò la donna mentre l’amica usciva e partiva con un rombo di motore. Lei si voltò verso il lupo mannaro. – Quella quattroruote dagli occhi a mandorla funziona?
L’uomo staccò delle chiavi attaccate a un ciondolo in radica e le lanciò alla ladra.
- Che ne dici di scoprirlo? – sorrise mentre lei le prendeva al volo e lo osservava divertita, annuendo.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Querthe