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Autore: Caroline Granger    10/02/2012    2 recensioni
Immaginate il giovane Harry che ritorna ad Hogwarts per sconfiggere una volta per tutte l'Oscuro Signore. Crede che tra poco il pericolo verrà sconfitto. Pensa al suo passato, vive il presente e immagina il futuro. Solo che il ragazzo non sa, non sa di una verità che potrebbe capovolgere il suo mondo fino a quel momento. Qualcosa che è rimasto sotto uno spesso strato di polvere per ben 17 anni e che per fatalità del destino ritorna alla luce.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Sono arrivata alla fine della mia piccola avventura. La fan fiction iniziata tempo fa, finalmente sta avendo una degna conclusione. Non so dire
come mi senta al momento. Certo non ho scritto molti capitoli, ma comunque è stato un bel traguardo quello che ho raggiunto. Un pochino
sono cresciuta anche io e ho potuto anche studiare un lato del mio carattere che ancora non conoscevo. Non saprò mai come ringraziarvi per
tutte le visite che ricevo nella mia storia e anche per le recensioni che ho ricevuto. Grazie ad ognuno di voi che si è fermato a leggere queste
righe che ho scritto mettendoci corpo e anima. Ma ora basta parlare. Addentriamoci nel capitolo conclusivo.
 
Epilogo. 19 anni dopo.
 
– mamma hai visto i miei calzini?
 
– papà puoi portarmi il manico di scopa?. Credo di averlo lasciato in cortile.
 
Il solito casino il giorno del ritorno ad Hogwarts. Harry Potter, ormai fattosi adulto era impegnato, insieme alla moglie Ginny Weasley e ai tre
figli a correre di qua e di là a raccattare tutto il necessario per preparare i bauli della scuola. Harry aveva sempre creduto che lui sarebbe stato
più organizzato rispetto a quello che accadeva quando stava dalla famiglia Weasley, avendo solo due figli che frequentavano la scuola, ma
evidentemente non era così. L’uomo corse in giardino e trovò il manico di scopa del figlio poggiato contro la parete. Lo prese e andò al piano
di sopra dandolo al ragazzo, che era intento a chiudere per la decima volta il baule, sperando di non aver dimenticato nient’altro.
 
– James, quante volte devo dirti di non lasciare la scopa fuori? Sai benissimo che mamma si arrabbia.
 
Arruffò i capelli, già scompigliati di suo, del figlio e andò a vedere come se la stesse passando il secondogenito. Bussò alla porta e una voce
appena bisbigliata gli diede il permesso di entrare:
 
– Albus hai finito di preparare il tuo baule? Tra poco dobbiamo andare. Ron ed Hermione saranno qui tra poco. Non voglio che perdiate il treno
e che rubiate la macchina per raggiungere la scuola.
 
Gli disse scherzosamente, ricordandosi di quando egli stesso, con Ron, fecero la stessa cosa tanti anni prima. Sembravano essere passati
secoli da quel giorno. E chi li aveva scoperti? Si proprio Severus Piton. Vide il figlio alzare lo sguardo e guardarlo con due occhi neri come
l’inchiostro, gli occhi di suo padre/ex insegnante di pozioni. Lo stomaco si serrò in una morsa, ma Harry non ne capì il motivo. Forse vederlo
così simile al padre era nota di orgoglio. Intanto Albus disse con un sussurro:
 
– papà ho paura. Non voglio andare ad Hogwarts.
 
Harry rimase un attimo interdetto. Fino al giorno prima era felicissimo di andare in quella scuola, ma ora il suo viso si era rattristato. Gli chiese
spiegazioni, al che il ragazzo rispose:
 
– e se vado a Serpeverde? Zio Ron continua a dire che Serpeverde è la Casa dei Maghi Oscuri e io non voglio diventare un mago Oscuro.
 
Harry si chinò sul figlio e, guardandolo dritto in volto, disse:
 
– non è vero che chi va in quella Casa diventa per forza cattivo. Ti devo ricordare che abbiamo un esempio in famiglia, che è stato un Serpeverde,
ma che si è dimostrato davvero valoroso quanto un Grifondoro?
 
A quelle parole ad Albus gli si illuminarono gli occhi e sorrise. Un sorriso a trentadue denti su quelle labbra sottili che molte volte sembravano
essere piegate in un espressione perennemente corrucciata. Tale e quale a qualcuno che Harry conosceva. Si alzò, domandò se aveva bisogno
di altro e scese i gradini. Si sedette in poltrona dove poco dopo lo raggiunse la piccola di casa: Lily.
 
– papà posso farti una domanda?
 
Il tono della bambina sembrava molto curioso. Harry sperò ardentemente che non gli domandasse da dove venivano i bambini. Vi era già
dovuto passare due volte in quegli anni. Per la terza volta avrebbe lasciato l’onore della spiegazione alla moglie.
 
– certo piccola tutto quello che vuoi.
 
– perché ho questo nome? Ieri giocando al parco, un bambino mi ha chiamata Lunatica e mi ha detto che il mio nome è brutto. Non potevo
averne un altro?
 
Harry guardò negli occhi della figlia, e vide quel verde così bello e intenso che era difficile riuscire a distogliere lo sguardo. Poi rispose:
 
– non devi dare ascolto a quei bambini. Sai il nome Lily era anche il nome di nonna. No, non nonna Molly, ma l’altra, mia mamma. Lei era una
donna che nonostante non ricordi molto, mi salvò quando ero piccolo piccolo. Invece il nome Luna, viene da una mia cara amica che tutti
ritenevano strana, ma che in realtà era la ragazza più saggia che avessi mai conosciuto.
 
La bambina pendeva dalle labbra del padre e poi disse:
 
– e James? E Al? Anche loro prendono i nomi dai tuoi amici?
 
Harry rise sommessamente. Quelle domande gli riportarono alla mente tanti e tanti ricordi. Ma uno su tutti era chiaro e definito. Una battaglia
appena terminata, tutti gli amici, la sua famiglia, attorno e una verità appena conosciuta.
 
– Allora partiamo da Albus. Severus non occorre che venga a spiegare a chi appartiene. Dirò solo che senza di lui mi sentirei perso. Invece
Albus apparteneva al mio Preside. Un uomo di straordinario intelletto che sapeva molto più di ciò che diceva.
 
Sospirò un momento ripensando al vecchio con la barba lunga e bianca, gli occhiali a mezzaluna e quegli occhi azzurri penetranti.
Poi, sentendo che la bambina lo stava richiamando alla realtà, proseguì:
 
–invece l’altro tuo fratello prende il nome da due uomini importanti nella mia vita. James, che mi crebbe come un figlio anche se non ero suo.
Si sacrificò per me e per proteggermi. L’altro, invece, Sirius, il mio padrino che non ci pensò due volte a correre in mio aiuto quando ne ebbi bisogno.
Due persone molto importanti per me e a cui vorrò bene per sempre.
 La bambina parve soddisfatta dalle risposte del padre e corse subito dalla madre che l’aveva appena chiamata. Pochi minuti dopo in soggiorno
arrivarono i due figli maggiori trascinando i bauli. Si sedettero e attesero. Ron sarebbe dovuto arrivare nel giro di pochi minuti. Sarebbe arrivato
con una macchina. Ginny aveva insistito ad utilizzare un mezzo babbano per raggiungere la stazione.
Cinque minuti dopo bussarono alla porta e Lily chiese:
 
– papà posso andare io ad aprire a zio Ron?
 
Harry fece un cenno con il capo e la bambina schizzò fuori dalla stanza. Si sentirono i passi frettolosi di Lily, una porta che si apriva, un istante di
silenzio e un grido di felicità:
 
– nonno Sev. Cosa ci fai qui?
 
Harry rimase sbalordito dalle parole che percepì. Cosa ci faceva lì suo padre? Ieri aveva detto che non sarebbe potuto arrivare. Troppi impegni
aveva borbottato. Severus entrò in salotto tenendo in braccio la piccola, con un sorriso appena accennato:
 
– non vi dispiace se ho mandato un gufo a Weasley.. cioè a Ron, domandando loro di aspettarci direttamente in stazione? Sono riuscito a liberarmi
ed eccomi qua. – poi rivolto ai nipoti aggiunse – pronti per andare a scuola?
 
Harry era felice, anzi super felice. Non avrebbe potuto desiderare niente di più. Andò dal padre, che intanto aveva messo a terra Lily e gli disse:
 
– sento puzza di bruciato papà. Fino a ieri sembravi che fossi sommerso dagli impegni e oggi tutto quanto sembra essere svanito nel nulla.
 
Severus lo guardò un momento e poi disse:
 
– ok hai ragione figliolo. Ma era più importante che il nonno accompagnasse i nipoti a scuola oppure che ultimassi le ultime cose per il banchetto
di inizio anno?
 
– si ma non riuscirai a tornare a scuola in tempo. Ci mancherebbe solo che il Preside arrivi in ritardo. Potresti arrivare in orario solo
Smaterializzandoti, ma sai che non è permesso.
 
Piton rise:
 
– ma sai Harry, il fatto di essere me, comporta certi vantaggi, tra cui la possibilità di Materializzarsi.
 
Poi vedendo che Albus e James si erano avvicinati a loro Severus disse:
 
– mi raccomando voi due. Nonostante sia vostro nonno, ad Hogwarts sarò il vostro Preside. E non tollererò che combiniate guai seri. Non ho
problemi a mettere in punizione i miei nipoti. Domandate a vostro padre.
 
Harry a quelle parole scoppiò a ridere.
 
– ragazzi meglio che vi fidiate della parole del nonno. È in grado di fare ciò che dice. Primo fa tutti a togliervi Punti. – diede un’occhiata all’orologio
e poi aggiunse – sarà meglio andare. Non voglio che perdano il treno.
 
James, Albus, Lily uscirono seguiti da Ginny che salutò Severus. Harry, visto che erano da soli disse al padre:
 
 – ti prego papà. Cerca di badare a loro. Non dico di opprimerli, ma almeno evita che si caccino in guai troppo seri.
 
Piton sospirò un momento e poi disse:
 
– ok farò quel che posso. Sai però che il mio primo nipote, mi ricorda in maniera impressionante quei due scavezzacollo di James e Sirius?
Sarà l’influenza dei loro nomi?
 
Harry ridacchiò e disse:
 
–probabile. D’altronde Albus è molto più tranquillo e riflessivo come te e Silente.
 
Sentì Ginny che lo chiamava. Meglio muoversi o rischiavano seriamente di arrivare in ritardo. Mentre uscivano Harry si sfiorò la cicatrice. Non
gli faceva male da 19 anni. Andava tutto bene.
 
Spazio autrice: in questo momento ho le lacrime che mi appannano la vista. Sapere che questa è la fine della storia scritta di mio pugno mi da
un po’ di tristezza. All’inizio credevo che l’avrei accantonata di nuovo, ma invece eccomi qua a mettere la parola fine. Ora prima di lasciarmi ai vostri
giudizi, volevo ulteriormente ringraziare ciascuno di voi per aver anche solo letto la mia storia. Grazie, grazie, grazie. E mi raccomando ricordate
che la felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce.
   
 
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