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Autore: Unsub    10/02/2012    3 recensioni
Due persone completamente agli antipodi, come vivono le medesime emozioni? Cosa ci porta ad innamorarci di una persona? A volte la normalità della vita quotidiana porta un po' di luce in fondo al tunnel.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Morgan, Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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26 Capitolo 26.

Sede della B.A.U., Quantico, Virginia
Camminava più velocemente possibile, dopo aver dato quel suggerimento a Reid. Aveva fretta quella sera, forse perché aveva preso una decisione piuttosto sofferta e voleva mettere al corrente Fanny di quello che aveva capito. Uscì dal parcheggio ad una velocità sostenuta, mentre ripassava mentalmente il discorso che si era preparato.
Si chiese come la sua briosa vicina avrebbe preso quella rivelazione, ma aveva paura della risposta. Decisamente certe cose non facevano per lui, erano totalmente estranee al suo carattere e al suo modo di vivere, almeno fino a quel momento. Era fermo ad un semaforo e picchiettava nervosamente sul volante, nervoso e inquieto.
I night club di Atlanta avevano risvegliato in lui l’istinto del predatore. Tutte quelle belle ragazze che gli avevano offerto il proprio numero di telefono, facendogli capire di essere interessate e disponibili ad “approfondire” la conoscenza di un’agente federale, di lui nello specifico. Quella era la vita che aveva vissuto fino a quel momento, quelle era le sensazioni che l’avevano fatto sentire bene.
L’essere desiderato e conteso, gli sguardi di apprezzamento di ragazze disposte a passare una notte con lui… Era difficile rinunciare a tutto questo, anche se si era sempre imposto di non mischiare mai il piacere con il lavoro. Non avrebbe mai accettato quei numeri di telefono, visto che era nel pieno di un’indagine, ma anche solo l’idea di poterlo fare, di poter avere ai suoi piedi quelle giovani donne belle e provocanti.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Prima di allora non si era mai posto problemi per il suo successo con il gentil sesso, aveva sempre dato la cosa per scontato fin dai tempi delle superiori quando era entrato nella squadra di football e le cheerleader gli facevano gli occhi dolci. Era qualcosa che lui si aspettava, come se gli fosse dovuto.
Eppure quello che l’aveva trattenuto non era stato il senso del dovere, almeno non quella volta. Era stato tentato di prendere il foglietto che una bella ragazza bionda e provocante gli porgeva con un sorriso malizioso, era il genere di ragazza che attirava l’attenzione e la cui conquista, anche solo per una notte, appagava l’ego di qualsiasi maschio alfa. Aveva alzato la mano per afferrare quel pezzo di carta, ma poi l’immagine del volto sorridente di Fanny l’aveva trattenuto. Il pensiero del male che le avrebbe fatto sapere che lui aveva tradito la sua fiducia, che non era stato ai patti…
Il ricordo di lei placidamente addormentata sul suo petto, il modo in cui si abbandonava sicura nel sonno quando passavano la notte insieme… Si chiese cosa fosse più importante, se una notte di passione per dimostrare a se stesso che non era cambiato, oppure la sensazione di aver fatto la cosa giusta. Ricordava bene l’aria delusa della bionda quando aveva respinto quella mano tesa e le aveva detto che non poteva accettare quel numero di telefono, che era in servizio.
Bugie su bugie, per non ammettere neanche con se stesso la verità. Ma per quanto tempo si può fuggire da se stessi e dai propri sentimenti prima di doverci fare i conti per forza? Arrestò la marcia davanti ad un altro semaforo rosso, ancora con la testa che rimbombava di tutte quelle idea confuse e dei mille dubbi che ultimamente l’attanagliavano. Cosa voleva veramente? Poteva cambiare? Poteva essere un uomo migliore?
Era questa la strada giusta, oppure doveva rimanere fedele a se stesso? Cosa avrebbe comportato prendere atto di cosa Fanny aveva portato nella sua vita? Cosa voleva la ragazza da quella storia? Non aveva mai affrontato il discorso di quello che lei gli aveva detto poco prima di cadere addormentata. Perché riteneva che non fosse il momento giusto o solo per vigliaccheria? Il pensiero di stare scappando come un coniglio lo infastidiva profondamente.
Cercava di distrarsi guardandosi intorno e fu allora che vide il negozio. Una parte di lui accantonò l’idea come stupida e fuori dai suoi schemi mentali, ma una vocina dal profondo gli fece notare che quello che stava per fare era qualcosa di nuovo e quindi perché preoccuparsi di rimanere ancorato alle sue certezze?
Parcheggiò ed attraversò di corsa la carreggiata, desideroso di sbrigare quell’incombenza quanto prima per non perdere il coraggio. Come aprì la porta, sentì il classico rumore della campanella che alcuni erano soliti mettere per avvertire quando entrava un potenziale cliente. Una bella ragazza bionda gli lanciò un sorriso smagliante mentre se lo mangiava con gli occhi. Decisamente il genere sfacciato ed appariscente che aveva frequentato fino a quel momento. Non credeva nel destino, ma si chiese ugualmente se quello non fosse un segno.
-    Posso fare qualcosa per lei? – chiese la bionda lanciandogli ancora una volta un’occhiata languida.
-    Credo di sì – rispose Derek mentre si metteva le mani in tasca.
Si avvicinò al bancone, cercando di non fissare la maglietta aderente della ragazza e concentrò la sua attenzione sulla merce esposta. Finalmente individuò quello che cercava, quella che gli sembrava la cosa più idonea da comprare faceva bella mostra di se proprio al centro del locale. Aggrottò la fronte chiedendosi se non fosse troppo scontato, poi con una scrollata di spalle decise che non gli importava molto di essere originale in quel frangente.
-    Quella – disse indicando l’esposizione alla ragazza – Una.
-    Gliela devo confezionare?
-    No, la voglio così com’è – meglio non calcare troppo la mano e poi a Fanny piacevano le cose semplici.
-    Un regalo per la mamma? – chiese la commessa osservando la sua mano priva di anelli.
-    No, per una persona speciale – rispose il moro con un sorriso, mentre tirava fuori il portafoglio.

Quantico, Virginia
Era intenta a rimettere a posto la cucina, Derek non si era fatto sentire e supponeva che fosse ancora ad Atlanta con il resto del team. Preda del nervosismo per quel suo prolungato silenzio, si era messa a cucinare dolci come faceva sempre. Stavolta aveva sfornato due crostate alla frutta, ma la serata si prospettava ancora lunga e solitaria mentre riponeva gli utensili.
Stava meditando se non fosse il caso di uscire e noleggiare un film, giusto per non annoiarsi troppo. Era stata una giornata pesante al lavoro e sicuramente le avrebbe fatto bene svagarsi un po’. Era presa dai dubbi se fosse una buona idea o meno, lui avrebbe potuto chiamare mentre si trovava in giro e lei avrebbe perso la telefonata ritrovandosi con un messaggio nella segreteria. Aveva imparato che parlare con un apparecchio non era il forte del suo bel biscottino, di solito le lasciava messaggi striminziti tipo “Sono io, sono ancora fuori… se mai ti richiamo domani”.
Sbatté il canavaccio sul bancone in preda alla frustrazione, quando una rosa rossa le apparve davanti agli occhi. Riconobbe immediatamente la mano che la sorreggeva, d’altro canto era l’unico ad avere le chiavi e poter entrare quando più lo aggradava. Sorrise mentre si girava.
-    Sorpresa – Derek le passò le nocche della mano sulla guancia.
-    Ciao – Fanny  gli circondò il collo con le braccia e si strinse a lui – Dimmi che ti sono mancata almeno un po’.
-    Da impazzire – fu la risposta del moro prima di baciarla con passione lasciando cadere la rosa sul ripiano di lavoro – Dobbiamo parlare.
Anche se controvoglia era riuscito a staccarsi da lei quel tanto che bastava a guardarla dritta negli occhi e si era imposto di affrontare il problema subito, senza permettere all’attrazione fisica di avere il sopravvento. Fanny non sembrava dello stesso avviso, gli si era arrampicata addosso circondandogli il bacino con le gambe e tenendosi aggrappata al collo possente di lui. Era impossibile resisterle, si chiese se non lasciasse appositamente che la passione offuscasse la mente per non dover prendersi responsabilità che aveva sempre evitato come la peste.
-    Ehi rossa, dico sul serio – riuscì a farfugliare fra un bacio e l’altro.
-    C’è una cosa che non sai – gli rispose la ragazza – Odio le cattive notizie, quindi è meglio che prima mi faccia sapere quanto ti sono mancata.
L’afferrò saldamente sotto le cosce e la portò in camera da letto, continuando a baciarla mentre lei gli si stringeva addosso. Cavoli se gli era mancata. Gli era mancata la sua risata contagiosa, le sue battute, il suo pronunciare il nome di lui con infinita dolcezza… Decisamente era arrivato il momento di mettere le carte in tavola, questo fu il suo ultimo pensiero coerente mentre l’adagiava sulle lenzuola che sapevano di bucato.
-    Ti amo, piccola – le mormorò sulle labbra – Ti amo davvero.


Continua…

   
 
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