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Autore: Mei_chan    18/09/2006    3 recensioni
Vostra madre vi perseguita perché vi troviate una fidanzata bella, brava ma soprattutto normale e la vostra non risponde ai requisiti? Volete impressionare il vostro capo alla cena aziendale che terrà sabato sera nella quale si parlerà di chi riceverà la promozione che tanto agognate? La vostra ex, che vi ha scaricato come una vecchia poltrona, vi capita sotto il naso ogni due per tre con un pezzo di Marcantonio troppo bello per essere vero, messo lì apposta per ricordare l'umiliazione subita? Nessun problema! Patricia Gatsby ha una soluzione per tutto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Eeeeee sono tornataaaaa!
Lo so lo so...avevo detto che sarei stata più libera da ottobre...
Cosa non successa perchè sono stata inglobata in quell'esperienza affascinante se non inquietante che è l'università..
Io direi anche trascinata..
Cmq sono di nuovo in corsa...o almeno spero..
per chi non mi conoscesse premetto che sono completamente pazza

Capitolo V

Non appena Mark si allontanò in tutta fretta, Patricia tuffò la mano nella sua sacca di velluto rosso alla ricerca disperata del cellulare. Ci mise cinque minuti buoni ma, dopo essersi maledetta per la quantità di oggetti che riusciva a stipare in quella sacca, cercò il numero di Kat nella rubrica.
Mentre la linea suonava libera,Patricia ripensò a Mark e al colloquio che avevano appena avuto.
Era davvero un bell’uomo, ma le era sembrato così serio e controllato, come aveva detto Paul, che la loro chiacchierata si era trasformata subito in un discorso quasi professionale. Ma considerato che, per lui, lei stava “lavorando”, probabilmente gli era sembrato normale. Sperò mentalmente che quella sera si sciogliesse un po’ altrimenti non sarebbero stati credibili. La voce di Kat dall’altro lato del telefono interruppe i suoi pensieri.
- Pronto, Patty?
- Kat, come stai? Tutto ok? Come sta la tua bambina? E tuo marito?
- Cosa vuoi Patty?
- Che cosa ti fa supporre che io voglia qualcosa?
- Mi ricordo male o tu non sopporti mio marito? Quindi se mi chiedi di lui, suppongo ti serva qualcosa.
- Ok, ci hai preso. Da quando sono così prevedibile?
- Uhm… direi da quando ti conosco, da quindici anni. Scusa se non ti saluto con l’affetto e il calore che meriti, ma qualcuno qui sta lavorando. Preso il concetto?
- Non so tu, ma io ogni tanto mi fermo per pranzare. Non sono un’androide come te che vai avanti un’intera giornata senza mangiare.
- Ah. Ma che ore sono?
- Beh il mio cellulare segna l’una e mezza del pomeriggio. È già tardi per me, di solito a quest’ora ho già pranzato.
- Oh beh si vede che non ne avevo bisogno, altrimenti il mio stomaco mi avrebbe avvertita.
- Scusa, ma ogni tanto respiri? O non ne hai bisogno?
- Spiritosa. Comunque cosa volevi? Anche se scherzo sono davvero super impegnata.
- Allora ti rubo un secondo. Ho bisogno di un Armani o di un Valentino.
- Stai parlando di un vestito?
- No, dello stilista. Secondo te?
- Ehi va bene, va bene, spiegati. Comunque io dove lo trovo?
- Non lo so, sei tu l’esperta. Ti prego, ti prego, ti prego. È solo per una sera.
- Uff, va bene. Vedrò cosa posso fare. Passa da me dopo il lavoro.
- Lo sai che ti amo?
- Spero non carnalmente. Non avrei mai pensato che tu fossi lesbica.
- Simpatica. Dai che hai capito. Ci vediamo stasera. Bacio, bacio, bacio e ancora bacio.
- Bacio e bacio anche a te. Ci vediamo.

Certo che messa com’era poteva anche avviare un’attività di accompagnamento. Prima di tutto Paul le forniva i contatti. Poi Bruce, hair stylist di modelle e attrici, poteva trasformarla da un giorno all’altro in un’altra persona. E ora Kat, amica d’infanzia con un marito microcefalo ma anche costumista per il teatro e per il cinema.
Quante madri ricche assillano i propri figli perché si trovino una ragazza brava e di buona famiglia da portare a casa? E lei in fondo non aveva tutti i requisiti?
Le amiche di sua madre non facevano altro che osannarla davanti ai loro figli e figliocci. Sapeva cucinare, cucire, occuparsi della casa. Era elegante ed un lavoro prestigioso.
Certo, nessuna delle amiche di sua madre la conosceva veramente. Cioè, lei sapeva davvero fare tutte quelle cose, solo che non le faceva.
Punto.
Non era certo un modello esemplare.
Era di un disordine mostruoso e Paul l’aveva definita “Simpaticamente acida”.
Ma in fondo, chi era sinceramente ciò diceva di essere? Perlomeno lei ad un certo punto aveva smesso di essere sincera.

Non riesco a capire, non riesco a capire, non riesco a capire.
Ci sono cose che non tornano e solo ora riesco a vederle.
Come posso essere stata così stupida?
Farmi ingannare come una ragazzina, come una principiante.
Avevo deciso che non sarebbe successo e mi sono fatta fregare in pieno.
Presa in trappola da un sorriso angelico, l’ultimo dannato tranello del demonio.
Tutte le scuse assurde che mi ha propinato,Ci avevo creduto veramente. Come ho potuto essere così cieca?
Avevo sempre predicato così bene per poi finire io stessa a fare gli errori che tanto disprezzavo.
Non riesco a crederci.
Ma adesso chiudo tutto.
Cancello tutto, un bel colpo di spugna e dimentico.
Ricomincio e non farò mai più lo stesso errore.
Questa volta non permetterò a nessuno di avvicinarsi così tanto da farmi male.

Oliver si infilò nello smoking e si guardò allo specchio.
Nonostante i tre mesi forzati di riposo assoluto, la sua forma fisica non ne aveva risentito.
Si aggiustò il solito ciuffo ribelle e uscì.
Non amava andare a cena con la sua famiglia e i loro amici, ma non poteva evitarlo e, come sua madre amava ricordargli, non doveva evitarlo se voleva mantenere la sua immagine presso le famiglie benestanti.
Come se gli importasse veramente.
Ma dopo quello che era successo, doveva fare attenzione a molte cose che non gli importavano.
Del resto sua madre era contentissima di doversene occupare.
Scivolò nella limousine per recarsi al ristorante, il classico posto super lussuoso dove solo per entrare dovevi lasciare una fortuna.
Ma in fondo, cosa gli importava?
Tanto pagava suo padre, come per tutto il resto da tre mesi a quella parte.
L’unica cosa che lo infastidiva era il fatto di sapere che là lo avrebbe aspettato una delle tante ragazze che sua madre invitava periodicamente per presentargliele, nella speranza che lui si innamorasse follemente e si sistemasse.
Erano tutte uguali, strizzate in vestiti che valevano più di quanto valessero loro stesse.
Sembrava che sua madre le cercasse con il lanternino. Arrivò al ristorante leggermente in ritardo.
Si sarebbe dovuto sorbire la classica battutina di sua madre e, anche se fortemente tentato di fuggire, raggiunse la sua famiglia al solito tavolo.
La tortura stava per cominciare.

Patricia passò da Kat a prendere il vestito.
Le aprì uno dei suoi tanti armadi e ne tirò fuori uno splendido abito in organza dalle calde tonalità arancio rossastre e glielo porse.
- Lo so, mi avevi chiesto un Armani o un Valentino, ma ho trovato solo un Versace.
- Dici poco. Credo che la signora lo apprezzerà.
- Veramente non mi hai spiegato ancora a cosa ti serve.
- È una storia lunghissima ed entrambe non abbiamo tempo. Ci vediamo la prossima settimana, così ti aggiorno sulle novità. Ok?
- Va bene, ma ci conto.
- Guarda che quella super impegnata sei tu!
- E adesso non trovare scuse.

Corse a casa e salì le scale a due a due per infilarsi nell’appartamento di Bruce.
Dovevano inventarsi una nuova acconciatura, un nuovo colore se voleva passare inosservata al di fuori di quell’ambiente.
Più appariscente sarebbe stata e meno avrebbero collegato la donna che sarebbe stata quella sera alla Patricia di tutti i giorni.
Dovevano crearsi una maschera perfetta.

- Ma non mi si rovineranno i capelli in questa maniera?
- Cos’è? Adesso ti vengono i rimorsi?
- Beh, un po’. Poi me li sistemi tu, vero?
- Certo! Basterà tagliarli a zero.
- Ehi!

Mark arrivò puntualissimo come aveva annunciato: era ora di cominciare le messa in scena.
All’improvviso un dubbio la sfiorò.
E se il capo di Mark e la moglie fossero stati al party a casa dei Tilly?
La città era grande, ma i casi della vita erano strani.
Inghiottì il magone e cercò di non pensarci.

La signora Madley osservò Patricia con sguardo amorevole e ammirò l’abito di Versace della ragazza, senza smettere di controllare con la coda dell’occhio suo marito che osservava ogni singola donna del locale.
- Mia cara, davvero hai cucinato tutto tu per la sera del suo compleanno?
- Oh sì, mi piace prendermi cura del mio uomo! Anche se a volte siamo così stanchi che preferiamo andare a mangiare fuori. Adoriamo mangiare indiano!
- Oh, indiano! Avete mai provato ad andare al Tai Mal?
- Io adoro quel posto! È così delizioso!
La conversazione venne interrotta da un uomo di mezza età e sua moglie, che si erano fermati a salutare i coniugi Madley e i loro ospiti. Al loro seguito un giovane uomo affascinante, probabilmente il figlio, li osserva con aria inquieta tenendo sottobraccio una splendida ragazza dai capelli biondi.
Patricia li osservò uno per uno senza perdere il suo cipiglio.
I coniugi si accomiatarono e si allontanarono, anche se lo sguardo del loro figlio fluttuava ancora su Patricia.

Oliver seguì i genitori nel loro classico giro di saluti.
La ragazza che gli avevano presentato quella sera si era subito dimostrata una sanguisuga e si era appiccicata a lui portandolo in giro come un trofeo.
Poi alzò lo sguardo.
Il destino non poteva avergli giocato scherzo più crudele. Od occasione migliore.
Davanti a lui, seduta al tavolo con i coniugi Madley, vecchi amici di suo padre, sedeva proprio la bella Alita, o meglio la ragazza che l’aveva impersonata al ricevimento dei Tilly.
Non poteva credere ai suoi occhi.
Subito lo stomaco gli si chiuse in una morsa.
Aveva cambiato colore di capelli ed ora erano raccolti in morbidi ricci ramati che scendevano ribelli sul collo.
Ma era lei, non avrebbe mai potuto dimenticare il suo sguardo.
Si allontanarono, ma lui non riusciva a levarle gli occhi di dosso, incantato.
Si liberò della sanguisuga e decise di attenderla.

Dopo aver salutato la signora e il signor Madley, Patricia si diresse verso il guardaroba.
La signora era stata entusiasta di lei, ci mancava poco che la volesse come figlia.
Chissà come mai aveva questo strano dono con le persone.
O forse sapeva solo fingere bene.
Patricia si diresse al guardaroba per ritirare la borsetta e il coprispalle che aveva lasciato in custodia, ma una voce la bloccò.
- Per chi stai facendo finta di essere la fidanzata questa volta, Alita?

Beh spero che vi sia piaciuto…spero di riuscire ad andare avanti…fatemi sapereeee!!
Baciotti Mei

  
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