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Autore: Bale    10/02/2012    1 recensioni
Un finale alternativo per l'episodio 5x18 - Fino alla Morte
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Emily Prentiss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era molto presto, ma sapevo di trovarlo lì.

Il cuore mi batteva forte, lacrime di rabbia annebbiavano la mia vista, ma non la mia mente.

Ero lucida, decisa, pronta a tutto.

Avevo preso la mia decisione la sera prima.

Ero arrivata a quella conclusione da sola, senza l’aiuto di nessuno.

Jonathan era soltanto rimasto al mio fianco, sia fisicamente che moralmente.

Si era limitato ad annuire e a sostenermi con dolci carezze e intensi sguardi.

Non poteva esserci altra soluzione.

Sarebbe stata dura, sarebbe stato triste, ma di sicuro non avrei avuto alcun rimpianto.




Entrai nel suo ufficio senza bussare, senza un fiato.

Andai dritta alla scrivania, aspettai che il mio capo alzasse lo sguardo.

Esitai qualche istante per trovare la forza, poi lo feci.



Posai pistola e distintivo sulla scrivania di Hotch, tra le scartoffie.

Dopo quel gesto, anche lui esitò.

Mi guardò in viso, interdetto.

Era chiaro che non si sarebbe mai aspettato una simile decisione da parte mia.

Prese fiato, mi guardò ancora.

-E’ così importante per te questa storia?-    disse infine.

-Questa è la differenza tra noi due, Hotch. Tu avresti senza dubbio scelto la carriera, ma io non sono così-

-Non stiamo parlando di me-   si difese.

-Sai, ci ho pensato a lungo.
La carriera non ti aiuta a dormire, ti toglie il sonno.
La carriera non ti consola quando piangi per gli orrori che essa stessa ti porta ad affrontare.
La carriera non ti comprende quando sbagli, sa solo rimproverarti.
Io ho scelto una strada diversa-

-Che cosa ti sta succedendo?-

-Ho solo fatto la mia scelta-

Sospirai, in attesa della sua risposta.

Hotch, dalla sua poltrona, mi guardava incredulo.

-E’ così importante questa storia?-   ripeté.

-C’è in gioco qualcosa di più grosso-   confidai.

Chinai lo sguardo e, meccanicamente, mi portai le mani in grembo.

-Sono incinta-

Le parole mi uscirono fuori in un soffio, attraversarono la stanza e riempirono l’aria.

Hotch si alzò in piedi e portò istintivamente lo sguardo sulle mie mani, sul mio ventre.

Una piccola vita era nata lì dentro e non avrei permesso a niente e nessuno di portarmela via.

-L’ho scoperto qualche sera fa-   spiegai.

Lui era immobile, interdetto.

-Tu, più di ogni altro, dovresti sapere cosa vuol dire crescere un figlio da soli. Io non voglio che questo lavoro porti via il padre a mio figlio, io non voglio che questo lavoro mi impedisca di avere una famiglia. Non posso farci niente, mi sono innamorata dell’agente sbagliato, ma sono sicura che sia l’uomo giusto-

Hotch era pallido e incredulo. Era come se la mia notizia lo avesse colpito in pieno volto, era come se quella novità gli avesse svuotato lo stomaco.

Il mio cuore accelerava i battiti.

Sentivo Jonathan al mio fianco, percepivo il suo sostegno.

-Mi dispiace-   dissi infine.

Era vero.

Quel lavoro mi era sempre piaciuto, nonostante togliesse il sonno e la fame.

I miei colleghi mi erano piaciuti.

Avevo persino trovato un’amica vera in quell’ambiente così anomalo e inadeguato per instaurare qualsiasi tipo di rapporto umano.

Anche il rapporto con Jonathan, dopotutto, aveva avuto inizio grazie al mio lavoro.

Mi sarebbero mancati tutti, compreso Hotch, compreso il suo sorriso inesistente e i suoi sentimenti interrati chissà dove.

-Tornerò a prendere le mie cose e a salutare il resto della squadra. Nel frattempo puoi essere tu a raccontare loro il motivo delle mie dimissioni-

La mia ultima frase fu peggio di un ceffone.

Non avevo mai visto quell’espressione sul viso impassibile dell’agente Hotchner.

-Mi mancherai-

Lasciai l’ufficio, lasciai Quantico, lasciai Hotch da solo con i suoi pensieri e le sue colpe, immobile in mezzo a quel gelo creato dalla solitudine.

   
 
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