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Autore: emome    10/02/2012    1 recensioni
Isabella,17 anni va a vivere con la zia in una piccola cittadina degli Stati Uniti. Genitori morti e fratello scomparso.Pensava che sarebbe sprofondata ancora di più nella depressione e nella monotonia ma a scuola nota qualcosa che non và e la cronaca del posto mette i brividi.Conoscerà Alexander, bello e misterioso, ma sarà stata fortunata o sfortunata a conoscerlo?.
"Mi sembrava di essere finita in un film dell'orrore, con l'unico dettaglio che era tutto rale. Lui era reale".
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                             Capitolo

                                         18

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando sentii il campanello suonare la mia ansia salì alle stelle. Restai seduta a tavola mentre mio fratello mi fissava con l’aria più arrabbiata che gli avessi mai visto e gli occhi più scuri del normale. “Prego entrate” salutò i nostri ospiti Zia Madison con tono zuccheroso. I tre demoni entrarono nella sala da pranzo sorridendo, sembrando quasi normali. Chissà come aveva dovuto minacciarli Alexander ad Axel e Brian per sfoggiare quei sorrisi. “ Ciao Isabella, sei deliziosa” mi salutò provocatorio Alexander schioccandomi un bacio a stampo sulle labbra e sedendosi vicino a me.

Jason emise un ringhio nel sentire quella provocazione ma nessuno parve sentirlo tranne me. 

“Ecco qui ragazzi, un bel arrosto. Spero sia di vostro gradimento” annunciò mia zia entrando nella sala da pranzo con un vassoio d’argento, fumante depositandolo al centro della tavolo. “Ma certo signora va benissimo” rispose cordialmente Brian terminando con un sorriso. Jason gli lanciò un’occhiataccia, era evidente che non li sopportasse ma sinceramente non me ne importava molto. Da un lato avevo Alexander, dall’altro  zia Madison mentre davanti a me mio fratello in mezzo ad Axel e Brian. Nessun capotavola.

“Prego servitevi” disse mia zia. I demoni erano bravi attori, mangiavano la carne senza fare smorfie ed a Alexander sembrava quasi piacere. “Allora Alexander, vai alla stessa scuola di Isabella?” sapevo che  sarebbe passata alle domande, e ben presto a quelle imbarazzanti. “Si, abbiamo  tre corsi insieme” rispose tranquillo.

“Se non sbaglio avete fatto un compito di letteratura insieme. Chi è il più bravo?”

“zia ! “ la richiamai, “che c’è?” “credo che siamo pari in base a conoscenze, sua nipote è abbastanza brava da quello che ho potuto  vedere” rispose Alexander.

“Voi invece cosa fate?” chiese poi rivolgendosi a Brian e Axel. “Io vado alla loro scuola” rispose semplicemente Axel, “io mi sono preso un periodo di vacanza dal lavoro. Sono vicedirettore di una multinazionale” mi andò di traverso un  pezzo di arrosto ed iniziai a tossire. Una più stupida non poteva inventarsela.

“Bevi un po’ d’acqua” e mia zia mi passò un bicchiere d’acqua che bevvi dun’fiato.

“Vicedirettore di una multinazionale? Ma quanti anni hai?”  domandò lei trà lo scettico e lo stupito. “Venticinque, ma mi ci ha indirizzato mio padre” rispose Brian prontamente e sembrò convincerla. “E dov’è esattamente?” “nel New Mexico”. Bravo !.

Stato lontano ma abbastanza vicino da essere credibile.

“ah ma non vi ho chiesto dei vostri genitori”  ribattè tornando all’attacco con le domande. Io mi riempii la bocca di arrosto. Non sapevo proprio cosa le avrebbero detto di abbastanza convincente. “Sono morti” annunciò Alexander in tono serio e monocorde. Certo, la morte è infallibile !.  Subito l’espressione di Zia Madison si addolcì “ oh, mi dispiace non volevo” “non si preoccupi non poteva saperlo” rispose Brian con finta aria afflitta. Mi sembrava di essere finita in una di quelle serie televisive che qui in america vanno tanto , con parenti sdolcinati che fanno interrogatori ai fidanzati delle figlie / nipoti.  “ Ma vivete da soli per essendo minorenni e non credo che questo sia legale” loro erano ben lontani dall’essere minorenni. “ Ho diciotto anni. Ho iniziato la scuola con un anno di ritardo” “ ed i tuoi genitori Axel ? ” questo era un interrogatorio in piana regola. “I miei sono vivi e vegeti ma li vedo praticamente solo la sera. Sono occupatissimi nel lavoro”. Non sapevo se quella messa in scena l’avessero preparata o improvvisata al momento ma mia zia si bevette tutto. Dopo pranzo io e Alexander ci accoccolammo sul dondolo nella veranda accanto al portico.” E’ stato divertente” “non ci ho trovato nulla di divertente” ribattei imbronciata. “Sembrava che steste giocando a poliziotti e ladri e lei era la poliziotta che vi interrogava.” Sorrise appoggiando il mento sulla mia testa. “Tu non hai aperto bocca ed a un certo punto ai tentato anche di suicidarti”. Alludeva a quando mi ero quasi strozzata. “Mi era andato di traverso l’arrosto con le stupidaggini che stavate dicendo” dissi io, “e poi mio fratello non ha fatto che incenerirmi con lo sguardo per tutto il pranzo” continuando a bassa voce, fissando il prato. “E’ furioso e non sono sicura del motivo” inaspettatamente lui rispose “io lo so perché” alzai la testa per guardarlo, aveva la mascella contratta e fissava l’orizzonte.

“Non vuole che noi due stiamo insieme, che ti tocchi, che ti baci” spiegò serio, “perché sei un altro demone” “esatto”. Sembrava infelice. Mi alzai e lo guardai negli occhi “ascolta , non ti lascerò perché non vai a genio a mio fratello” sorrise a mio fratello e mi baciò. I suoi baci era sempre passionali e mi lasciavano senza fiato.

Quando si staccò da me alzò brevemente lo sguardo all’ultimo piano della casa “tuo fratello ci ha osservati  dalla finestra e sembra più furioso di prima” sospirai sconsolata “devo parlarci” “  e io devo andarmene”  accennando alla porta che si apriva facendo uscire Axel e Brian “ciao ragazzi e spero di rivedervi presto” salutò tutti mia zia. “Stai attenta quando ci parli” mi sussurrò Alexander riferendosi a Jason.

“Che vuol dire?” “i semi- demoni come lui possono diventare irascibili quando si arrabbiano” “è mio fratello non farebbe del  male ad una mosca” risposi tranquilla.”Si ma è anche metà demone”. Se ne andarono con la loro auto sportiva. Rientrai in casa decisa ad affrontarlo. Salii le scale piano, quasi indecisa, e quando fui davanti alla sua porta chiusa tesi l’orecchio per carpire qualche rumore dall’interno ma era tutto silenzioso, si sentiva solo lo strofinare dei piatti dalla cucina da un piano  di distanza.

Spalancai la porta quasi senza pensare, altrimenti me ne sarei andata e feci qualche passo all’interno; Jason era steso sul letto a guardare il soffitto ma appena si accorse di me si alzò velocissimo ed altrettanto velocemente chiuse la porta.  “Allora mi spieghi qual è il problema?”  chiesi calma incrociando le braccia sul busto. Lui mi guardò come se fossi impazzita. “Qual è il problema? Stai con un demone, frequenti assiduamente i suoi seguaci e la cosa ti sembra normale. E’ questo il problema” sbottò arrabbiata camminando per la stanza, furioso. “Te lo ripeto: non  mi faranno del male mi anno salvato al vita tutti quanti, se non fosse per loro ora sarei morta” “ se non fosse per loro ora non saresti tutta rotta” controbattè .  “Non potrei mai lasciarlo” cercai di farlo ragionare con i sentimenti ma non sembrò funzionare. “Sai sei una egoista, invece di pensare alle persone che ti voglio bene che sono preoccupate per te tu pensi solo al tuo grande amore per un killer” rimasi senza parole. Non era lui che stava parlando, il vero Jason non si sarebbe mai arrabbiato così tanto ne avrebbe tentato di insinuarmi sensi di colpa. “Ho sentito Alyssa qualche giorno fa, è arrabbiata  ma anche distrutta dall’averti persa” continuò implacabile. Alyssa. Da quando l’avevo lasciata per correre al palazzo del sindaco non l’avevo più vista ne sentita ma sicuramente sapeva che ero finita in ospedale. “Lei non mi ha persa” dissi meno sicura di quando ero entrata.

“O si , tutti ti abbiamo persa da quando stai con quello, assorbe tutto il tuo tempo e i tuoi pensieri” non era vero, non ero una di quelle dipendenti dal proprio fidanzato.

Lo guardai e non lo riconoscei , non era mio fratello. Mio fratello non avrebbe mai detto nulla di tutto ciò. Aveva gli occhi che sembravano neri e l’espressione cattiva.

Mi fece paura ma lo fronteggiai ugualmente “non lo lascerò” lui infuriato ringhiò e mi prese per la gola. Presa alla sprovvista provai a togliergli la mano ma fu tutto inutile.

Non mi faceva male né mi stava facendo mancare l’aria ma il Jason di prima non lo avrebbe mai fatto.”Sta solo giocando, quando si sarà stancato ti mangerà” disse con voce gutturale, “ non sopporterei la tua morte” in quella frase rividi l’umanità in lui ma mi teneva ancora la mano intorno alla gola. “Forse dici così perché faresti lo stesso al suo posto” “forse hai ragione” rispose con mia sorpresa e aggiunse un sorrisetto cattivo. Mi lasciò la gola, “dopotutto sei deliziosa come dice lui” e mi baciò la guancia. Mi ritrassi “che ti prende?” “niente dico solo che . . .” e si avvicinò a me ma aveva un’aria strana, l’espressione famelica. “Sai se stiamo attenti possiamo bere il sangue come i vampiri , e ti assicuro esistono davvero”. Non era più mio fratello.

“Il tuo deve essere buonissimo, solo un po’ non ti ucciderò.” E mi prese un polso.

“No” dissi decisa “prometto che non ti ucciderò, sono tuo fratello come potrei farlo?””non ti avvicinare a me e bevi dalle tue sacche di riserva” e uscii dalla stanza. “Non voglio che tu abbia paura di me ti prego” mi supplicò affacciato alla porta. Non gli risposi, presi il telefono e mandai un messaggio ad Alyssa che ci dovevamo incontrare al parco vicino e che dovevamo parlare. Presi al giacca e uscii.

   
 
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