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Autore: Heart    10/02/2012    5 recensioni
In quel momento le nostre menti si fondono, lui inizia a percepire tutte le mie emozioni e frustrazioni.
In quel momento mi sento impotente.
E’ l’unico modo di unirci.
La sua bocca fa passare il mio sangue attraverso la sua gola, deglutisce in fretta, lava infuocata pervade il suo corpo.
“Non sei ancora soddisfatto?” gli dico, lui alza la testa mentre incontro il suo sguardo di fuoco.
Esce i denti dalla mia carne “ stai zitta” ed entra. Il dolore è scomparso ma mi sento debole, mi sta succhiando tutte le energie.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaname Kuran, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lo scherzo del destino'
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Premetto che questa storia mi è venuta in testa un giorno di fine estate, mentre facevo pulizie, ho iniziato a fantasticare su Kaname. LA storia sarà incompleta, poiché non credo che sia il momento giusto di inserirla; ma spero che vi piaccia questo riassunto, una delle parti che ho rielaborato…
Il nuovo personaggio fa parte della mia storia che ho scritto tanto tempo fa, ci saranno tanti misteri e segreti ma, l ho voluta inserirla, forse prossimamente la potrò postarla. In quanto, adesso vi auguro una buona lettura, vi prego fatemi sapere come vi sembra. Grazie.
Ps:  Il titolo fa pena ma non sapevo che mettere(forse fa solo peggiorare la storia,mm)
 
 
                        Il cielo di luce
 
 
Sono passati otto mesi, due giorni e due ore, da quel giorno.
Non ricordo ciò che successo in quei cinque anni della mia vita; cioè da quando avevo i miei quindici anni. Una tabula rasa mi aveva detto il dottore.
In quella notte folle mi ero risvegliata per strada, senza un ricordo, una spiegazione plausibile.
Non ricordo.
E questo mi manda sui nervi.
Papà e mamma mi hanno mandato qui, in una sperduta isola del Giappone, per il bene mio dicevano, ma credo che sotto ci fossero i consigli del dottore.
Ho vagato per quasi un giorno alla ricerca di questo collegio e alla fine mi sono ritrovata in una raduna disabitata. L’aria che circolava non mi piaceva per niente, sentivo che tra breve sarebbe successo qualcosa e così avvenne: un grido soffocante mi aveva buttato a terra, quel suono orribile mi  massacravano la testa, credevo che quell’animale fosse una belva ma mi resi conto che non si trattava di esso ma di bensì di una specie alquanto disgustosa.
I suoi occhi rossi ardevano come fiamme, la bocca spalancata dove fuoriuscivano due canini appuntiti e aguzzi, urlai dal terrore.
Mi rialzai e iniziai una corsa furiosa, ciò che vedevo era solo il buio fitto, alberi e la notte padrona di quello squallore.
Mi sembrava la fine, quando un’esplosione mi fece crollare in ginocchio.
Sentivo dei passi, voltai la testa quel poco, misi un gridolino, nel vedere la faccia di quell’uomo con la benda sull’occhio.
“Cosa ci fa una ragazza in questo postaccio!” disse burbero, deglutii e mi alzai ma le gambe non ne volevano saperne.
“Ehi Zero” Chiamò qualcuno. Un ragazzo uscì da un angolo del bosco e si mostrò: due occhi ametista mi trafissero mentre mi guardava attentamente,
“Aiutala e portiamola al capo” disse per poi voltarsi.
Il ragazzo di nome Zero non disse nulla, mi prese di peso e mi portò via.
Durante il viaggio mi assopì, mi risvegliai in una camera calda è accogliente.
Rimasi ferma in quella posizione mentre i miei sensi si risvegliavano, sentì qualcuno parlare, dicevano: “ povera ragazza avrà avuto paura, ma per fortuna siete arrivati in tempo” disse una voce sconosciuta, non poteva essere di quel ragazzo troppo diversa.
“Credo che la nostra ospite si sia svegliata” come avevano fatto, non avevo commesso nemmeno un errore, ma, erano degli strani tipi.
La porta si aprì e l’uomo si mostrò.
Aveva una coda di cavallo bassa, il viso tondo e le guance rosse. Il suo sorriso mi rassicurò del tutto, non so il motivo ma potevo starmene al sicuro, loro non mi potevano far del male.
“Ben svegliata. Mi presento sono Kaein Cross, e tu chi sei?”
Rimasi ferma a osservare quei tre, quello con l’occhio fasciato metteva paura, ma poi per gli altri due erano normali, credo.
Il ragazzo mi squadrò dalla testa ai piedi, era strano, ma in fin dei conti chi era normale?
“Mi chiamo Jenny” dissi piano.
“Come?” i due mi guardarono, non  decifrai il loro sguardo fu il ragazzo di nome Zero a dirlo.
“Si chiama Jenny- citrulli- “ disse a bassa voce, tanto non lo sentivano. Quel ragazzo metteva in risalto un alone di mistero che m’intrigava.
“Grazie Zero, senza le tue qualità da vam…” un colpo in testa da parte dell’uomo bendato arrivò.
Il povero uomo colpito si lamentò “ deficiente come osi!” urlò di rabbia.
“Deficiente tu, stavi rivelando tutto!” ricambiò l’altro.
Guardai quella scena divertente fino a che “ non dare peso alle loro litigate, si comportano come due amanti…” disse Zero.
Risi.
Quando terminarono la loro chiacchierata da bambini, il tizio che mi metteva paura mi chiese “ cosa ci facevi in quella raduna. E’ molto pericoloso già di mattina, la sera ancora peggio”
“Mi sono persa” abbassai il capo guardandomi le mani.
“Eri diretta da qualche parte?” Mi domandò Zero.
“Si. Al collegio Cross”
“Allora benvenuta” alzai il volto e mi trovai il tizio, come si chiamava Kaien sorridermi.
“Eh…”
“Siamo al collegio, tu dovresti essere la nuova arrivata. “
Non capii molto ma annui.
“Per stasera potrai rimanere in questa stanza, ma domani ti sposterai al dormitorio.” Chiuse la porta e rimasi ferma a fissare quella porta buia.
Non mi n’ero accorta ma ero già arrivata, da qui un'altra strada si stava aprendo, chi sa cosa mi sarebbe successo.
 
 
 
Guarda il tempo non si ferma, passa ma non c’è ce ne accorgiamo .Quel giorno mi presentarono alla classe, ero impacciata e timida, ma mi diedero conforto immediatamente.
Le lezioni erano complicate ma mi arrangiai più possibile.
Al cambio ora mi spiegarono che c’era un'altra classe  quella notturna.
L’Accademia era divisa dalla Day Class e la Night Class.
Le ragazze uscirono come saette dalla porta per vedere i loro beniamini, non m’importava minimamente, ma la curiosità di scoprire cose nuove mi attraevano.
Il cancello si aprì e le urla si fecero più precipitose. Non vedevo nulla poiché gli asfalti erano ripieni, mi alzai in punta e guardai aldilà.
Ragazzi splenditi percorrevano il palco, sembravano dei modelli, attori e personaggi famosi. Arrossi al guardare uno in particolare, i suoi capelli erano color mogano, i suoi gesti naturali, la sua eleganza felina mi coinvolgevano.
Si voltò verso di me e per un attimo i nostri sguardi s’incontrarono, luce e oscurità.
Una scarica di adrenalina mi colpi all’improvviso, i sensi si espansero e in quel preciso momento dentro di me si focalizzò.
Il flash della notte precedente, del mostro sanguinario che mi voleva uccidere, mi balenò in mente. Chiusi di scatto gli occhi per poi riaprirli.
Tutto era stato avvolto dal silenzio.
Le ragazze non parlavano , nessuno.
Mi accorsi che tutti guardavano qualcosa, qualcuno… me.
“Nobile Kaname va tutto bene?” una ragazza dai corti capelli grigi, bianchi o simili si avvicinò a lui.
Lui non rispose mi guardò è basta.
Cosa mi era preso, e perché quella sensazione?
“Andiamo” disse. Il gruppo si mosse, ma avevo l’impressione di avere cento sguardi contro, invidiosi.
 
 
Quella notte non ero riuscita a prendere sonno, ripensavo a quella sensazione potente dentro di me.
Con le cuffie alle orecchie mi ero seduta a terra contro un albero, mentre fissavo la luna piena.
L’unico ricordo che avevo di quella notte era lei, che mi guardava misteriosamente, lei sapeva cosa mi era successo.
Meschina e crudele rimaneva in disparte.
Tutti credevano che fossi diventata pazza, i miei parenti, gli amici, nessuno voleva credere alle mie parole.
Forse era realmente cosi, ecco perché mi avevano spedito lontano, per non essere contagiati.
Un vento gelido mi pervase all’improvviso, mi alzai di scatto e me lo ritrovai quel ragazzo di oggi.
Mi tolsi le cuffie e lo riposi nella tasca, quando alzai la testa i suoi occhi mi scuotevano del tutto  mettendo a nudo la mia anima sofferente.
Non smetteva di guardarmi e io intimorita  feci un passo indietro.
“Interessante” disse.
Che voleva?
“Hai percepito la mia presenza, come immaginavo, non sei del tutto innocua.” Ma chi si credeva di essere?
“Che cosa vuoi?”
Si avvicinò.
“Fermo!”
“Non avere paura non ti farò del male.”
Perché una parte di me diceva di fidarmi di questo strano ragazzo, perché non avevo paura di lui?
“Come ti chiami?” Domandai.
“Kaname. Kaname Kuran è sono il Capo dormitorio della Night class… e tu?” la sua bocca si muoveva velocemente, attore nato.
Cercai di respirare regolarmente, ma un afflusso di energia sconosciuta mi avvolse facendomi vacillare.
“Jenny” dissi piano con il fiato corto.
Lui mi studiò, lo capivo da quello sguardo chiaro e scuro allo stesso tempo.
Travidi per un momento, per un attimo una parte malvagia dentro di sé.
Lui aveva un segreto.
Un segreto che lo distruggeva.
Era infelice.
“Non hai una bella cera, il tuo respiro, penso che la mia presenza susciti qualche reazione che ti sconvolge” disse altezzoso, feci un passo e poi un altro e per un momento mi ritrovai di fronte  a lui.
“Chi ti credi di essere? Non hai diritto di parlarmi in questo modo!” Puntualizzai ringhiando.
“Ok, ma non ti scaldare così”
Mi spostai da quella posizione, non sentivo il suo respiro, non sentivo il battito del cuore, era come se fosse morto.
No!
 
*Capii in quel momento che l’intera Night class erano vampiri.
 
 
Da quel giorno, tutto era cambiato.
IO e Kaname eravamo attratti, ma di chi sa cosa.
I suoi poteri erano superiori a quelli che io credevo di possedere, ma una cosa che sapevo bene era che lui non riusciva a leggermi, non riusciva a perforare quella barriera. E questo mi dava una soddisfazione incredibile.
 
 
 
“Ma sei lunatica?” Qualcuno mi desta dai miei ricordi, pensieri.
Davanti a me ho Juuri che ha in mano una brocca piena d’acqua colorata. Vampiri.
“Dai vieni, ti do qualcos’altro a te” la seguo senza dir nulla.
E’ da un mese che sono in questa villa sperduta tra le montagne, la neve è alta.
L’aria di montagna mi fa stare di malumore.
Kaname mi ha portato qui senza dirmi nulla, come se fossi un pacco… un oggetto.
Odio quel ragazzo, in fin dei conti ormai è diventato un incubo.
La famiglia Kuran è molto ospitale e poi normale, anche se è strano dirlo per una famiglia di vampiri.
In famiglia sono tutti in coppia e  io mi sento di troppo, un’umana tra vampiri non è un bel pensiero.
Mi siedo mentre guardo Yuuki sopra le gambe di Zero,
Haruka poggia la sua mano sulla spalla di Juuri, mentre lei gli sorride.
Sono tutti romantici, solo uno non fa la minima reazione.
“Dai ragazzi facciamo un brindisi” porgendo dei bicchieri a tutti tranne me di sangue.
Mi alzo con la nausea.
“Dove scappi!” la sua voce è dietro di me, lo sento.
Mi appoggia le mani sui fianchi e mi fa procedere verso una stanza.
L’ora di cena è arrivata.
Mi in trappola nelle sue braccia d’acciaio, con tocchi bruschi dall’inizio e poi più morbidi percorre il mio collo. Allarga la maglietta con la mano per avere  il collo alla buona vista e poi il tocco: la sua lingua mi fa bruciare la pelle, mi dimeno ma lui non mi molla, mi vuole.
La sua presa diventa più forte e poi il dolore.
La vena pulsa e m’irrigidisco. Il dolore è troppo forte mi aggrappo alla sua camicia mentre lui beve con avidità il mio sangue, fino all’ultima goccia.
IN quel momento le nostre menti si fondono, lui inizia a percepire tutte le mie emozioni e frustrazioni.
In quel momento mi sento impotente.
E’ l’unico modo di unirci.
La sua bocca fa passare il mio sangue attraverso la sua gola, deglutisce in fretta, lava infuocata pervade il suo corpo.
“Non sei ancora soddisfatto?” gli dico, lui alza la testa mentre incontro il suo sguardo di fuoco.
Esce i denti dalla mia carne “ stai zitta” ed entra. Il dolore è scomparso ma mi sento debole, mi sta succhiando tutte le energie.
Stupido che non sei altro, mi usi solamente per soddisfare la tua sete.
Solo l’unica che ti posso dare questo  non è vero?, poiché per gli altri è diverso. Tu come sangue puro non puoi mordere un essere umano. Qualcosa mi protegge dal tuo veleno mortale.
La disperazione mi travolge sapendo bene che lui ha captato i mei pensieri, posso essere una povera ingenua, ma credo che lui mi proteggerà da questo momento.
Io e lui siamo legati.
Lui mostra la sua realtà.
Lui si sente se stesso con me.
Ma ci vuole tempo, lo so, ma mi domando quanto ancora ne avrò.
“Smettila di pensare” si ripulisce il sangue. “ Pensi troppo per i miei gusti”
Getta come veleno.
Cado per terra sfinita.
Nemmeno un grazie.
Mi riaggiusto e mi dirigo verso la finestra.
Quanto ancora dovrò rimanere in questa situazione, mi sento un uccellino senza ali.
Vengo buttata a letto con forza, rimbalzo  e guardo intorno.
“Che cosa vuoi, ancora?” lui è sopra di me a gattoni.
Non mi risponde.
“Allora?” mi voglio rialzare ma non me lo permette, mi blocca i polsi con la sua e poi mi bacia.
Sento il suo tentativo di calmarmi, ma provoca l’effetto contrario.
Le sue labbra fredde si appoggiano con tutto il loro peso su quelle mie, mentre tremo per la sorpresa e per il dolore che mi provoca quel contato.
Qualcosa brucia dentro di me, dovrei essere felice, ma non lo sono, non sono.
Non so dargli un senso.
Ho aspettato questo momento di dolcezza per tanto tempo, adesso che l’ho, mi sento fredda.
Nella mia testa mi rimbomba delle parole decise.
-      Per sempre.-
Nego l’evidenzia.
Fa male il cuore.
Questo bruciore mi pervade l’anima.
Lui si alza e vedo il suo sguardo preoccupato e sorpreso.
“Perché stai piangendo? Credevo che lo volessi” si.
Mi accorgo solamente adesso che sto piangendo.
Il suo sguardo s’incupisce, diventa triste.
Si allontana e si dirige verso la porta, mi alzo” grazie per quel questo gesto” mi volto prima andare in frantumi.
Anche se provo qualcosa per te, c’è qualcosa che va oltre questo semplice, piccolo sentimento.
Qualcosa mi  lega al mio passato.
Credo che prima di fare qualunque altra mossa devo , assolutamente, risolvere questo mio problema.
“Mi dispiace” un pianto disperato mi sconvolge a tal punto che tutto diventa offuscato e vedo solo il buio.
Il buio mi ha tolto i ricordi e il buio me li ridarà.
Presto.
 
 
 
 
 
 
 
  
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