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Autore: Kagome008    19/09/2006    1 recensioni
la lama fende l'aria, posandosi sul collo di un giovane? è ralmente la fine? Le notti al castello di Edo non sono tranquille come appaino... amore, odio e vendetta si celano nelle oscurità della reggia!
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagome, Miroku, Naraku, Sango
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4
A TU PER TU!

Il caldo silenzio di metà pomeriggio entrava dalle grandi finestre spalancate nella piccola sala, adibita ad aula di insegnamento di calligrafia, mentre, il campanellino appeso alla veranda che dava sul balcone, tintinnava armonioso. Kagome alzò un istante lo sguardo dal pennello, imbevuto di inchiostro, che stava adoperando per esercitarsi nella scrittura, osservando il piccolo amuleto che dondolava nel gioco del vento.
Sorridendo si rimise a scrivere: la sua mano correva veloce sul foglio, tracciando linee decise e ferme, ma al tempo stesso delicate. Completata una riga verticale di ideogrammi, asciugò e pulì il pennellino, dalla punta sinuosa, su di un fazzoletto, osservando attenta la sua opera compiuta.
- Sei di buon umore? – chiese Kaede, seduta diffronte a lei – Di solito ti annoiano questi esercizi! -
- Si, Kaede-chan, sono molto felice! – rispose il fiore di loto – Felice che Sango ci venga a trovare! –
- Anche se questo non è un buon segnale? – chiese la vecchia donna, arricciando il naso.
- Oh, suvvia, qui da sola mi annoio un sacco! – rispose Kagome, atteggiandosi a dama di corte, per poi scoppiare a ridere divertita – Senza scherzi, cara Kaede… so bene che la missiva arrivateci sta mattina non è delle più belle, ma voglio sforzarmi di vedere il lato positivo delle cose! – continuò, tornando seria.
- E dei due uomini scomparsi, più alcuna notizia? – chiese l’anziana tata.
- Inuyas… e… il difensore mi ha riferito che si sono adoperati in tutti i modi per rintracciarli, anche dopo l’inusuale minaccia arrivateci a palazzo, ma dei due uomini più nulla. Ormai temono il peggio… hanno raddoppiato la guardia nelle ore notturne! –
- Me ne sono accorta! – rispose Kaede – Forse dovresti, per precauzione, interrompere le tue visite al difensore, la notte –
Kagome storse, leggermente, i lati della bocca, guardando con una strana luce negli occhi la sua senpai.
- Kaede-chan… insistete ancora? – chiese, senza tono di rammarico.
La donna fece per rispondere, ma dal corridoio si propagò un frastuono di cocci che si frantumavano al suolo. Indispettita Kaede si alzò, aprendo di botto lo shoji che dava sul corridoio.
Diffronte a lei una domestica dai lunghi capelli corvini era inginocchiata a terra, nel tentativo di raccogliere i cocci del vaso appena rotto.
- Ancora tu? – urlò Kaede, inviperita, mentre la giovane si prostrava al suolo, inginocchiata, abbassando il capo. - Mi scusi, Kaede-sama! – si affrettò a rispondere quella, alzando il capo. Grandi occhi castani si puntarono sul volto dell’anziana donna.
- Quante volte te lo devo ripetere? – disse Kaede – Sei al servizio della principessa, la tua presenza non si dovrebbe neppure vedere, non solo sentire! –
- Si, avete ragione, mi perdoni! – asserì la giovane, raccogliendo i pezzi di vaso dal pavimento.
- Suvvia Kaede-chan, non siate troppo severa! – disse Kagome, da dentro la stanza, osservando il tutto con un sorriso – Sono sicura che non succederà più! –
Kaede sbuffò, trattenendo un esclamazione di stizza, mentre la domestica si inchinava verso Kagome, proferendo le sue scuse e scomparendo poco dopo, con la sua colpa tra le mani, lungo il corridoio.
- Non dovreste permettere certe cose! – disse Kaede, richiudendo la porta alle sue spalle – Quella ragazza non ne fa una giusta! -
Kagome sorrise, ben conoscendo il carattere inflessibile della sua tata. Improvvisamente un rumore di trombe si levò dalle mura del palazzo, propagandosi per tutta Edo.
- Che succede? – disse Kaede, osservando fuori dalla finestra.
- Questo è il saluto ufficiale ai capi di stato… - disse Kagome, sorpresa -… credo che… -
- Naraku-sama sia arrivato ad Edo! – continuò Kaede, diventando mortalmente seria.
Kagome annuì, ben conscia di quanto ciò significasse: non solo il consiglio ora era al completo e lo shogun sotto lo sguardo di tutto il gruppo degli anziani, ma… anche il difensore era sotto esame. Tra Inuyasha e Naraku non scorreva buon sangue… chissà come aveva appreso la notizia? Kagome prese in mano il pennellino che aveva appena finito di adoperare, imbevendolo di inchiostro.
Sebbene facesse una gran fatica a non alzarsi immediatamente e a correre da Inuyasha per sondarne l’animo, si sforzò di allontanare le sue preoccupazioni, ricominciando i suoi esercizi di calligrafia.
- La domestica di prima… - disse d’un tratto, alzando lo sguardo dal foglio.
- Si?- chiese Kaede.
- Come avete detto che si chiama? – domandò Kagome.
Kaede alzò un soppraciglio, stupita.
- Kikio… - rispose, con tono stanco nella voce.
***
L’atmosfera che permeava la sala del consiglio era palesemente tirata, tetra ed incandescente. Seduti al lungo tavolo laccato, posto al centro della stanza, stavano tutti e 5 i membri del consiglio degli anziani, difensore, come di consueto, a capotavola. Un silenzio pesante permeava un intensità di sguardi quasi palpabile: gli occhi profondi ed intensi di Inuyasha, color dell’ambra, erano fissi in quelli di Naraku, scarlatti ed imperscrutabili, mentre gli altri tre membri del consiglio osservavano tesi e all’erta quel silenzioso duello, prima che uno dei due si decidesse a parlare.
- E così… siete finalmente giunto ad Edo, Naraku-sama! – disse Inuyasha, con voce dura – Quali impegni vi hanno trattenuto lontano dalla cerimonia di investitura dello Shogun? -
Miroku guardò bieco l’amico difensore. Bel modo di incominciare il discorso.
- Problemi al mio feudo, difensore! – rispose Naraku, senza cedere nella provocazione di Inuyasha.
- Da non poter essere posticipati a dopo la cerimonia? – continuò il difensore.
- No, mi spiace! – rispose, inflessibile, Naraku.
- Allora, credo vogliate concordare con me, che porgerete le vostre scuse allo Shogun e a tutta la famiglia! – disse Inuyasha, senza spostare di un secondo il suo sguardo.
Naraku rimase in silenzio qualche istante, mentre la sua bocca si riempiva del sapore della bile.
- Certamente… - bisbigliò l’anziano, fissando con astio il difensore.
- Bene! – rispose Inuyasha, in tono perentorio.
- Siete al corrente degli ultimi accadimenti avvenuti al castello? – chiese Miroku, interrompendo l’atmosfera tesa. Naraku annuì – Mi hanno riferito alcune voci – disse, sicuro – Alcune guardie sono scomparse! –
- Si… in più è arrivata una bella minaccia! – continuò Itachi, altro membro del consiglio, sino ad allora in silenzio.
- Le cose stanno più o meno così! – rispose, frettoloso, Inuyasha, a cui non era sfuggito il tono sarcastico di Naraku – Converrete con me, consigliere, che questo è un atto intimidatorio verso il nuovo Shogun! –
- Certo! – rispose Naraku, piegando leggermente le labbra in un sorriso appena accentuato – Contro il nuovo Shogun, contro la famiglia regnante… e contro il difensore! –
Inuyasha rimase immobile, fissando con sguardo carico di rancore quell uomo che detestava più di chiunque altro. Lo aveva appena attaccato pubblicamente e pochi avrebbero avuto da ridire se, in un balzo, con la sua fida tessaiga, gli avesse staccato il collo di netto… ma lui era il difensore… e come tale doveva essere superiore agli insulti di quel vile.
- E un attacco anche contro a tutti i membri del consiglio! – rispose, a tono, Inuyasha – Converrete con me che bisogna prendere delle misure di precauzione! -
- Oh, certamente! – rispose Naraku, in un sorriso da far raggelare il sangue – Le precauzioni arriveranno! – Inuyasha lo fissò con astio.
- Potete giurarci che arriveranno! -
***
Il sole entrava bieco dalle grandi finestre lungo gli ampi corridoi del palazzo, mentre i domestici, impegnati nelle solite attività, correvano con fervore in lungo ed in largo, senza produrre quasi alcun rumore. Koga camminava silenzioso lungo il corridoio lucente di legni laccati, spostando alternativamente lo sguardo diffronte a sé e fuori dalle finestre, ammirando i grandi giardini del ricco palazzo ricoperti di fiori e di alberi, con laghetti pieni di pesci rossi, ponticelli, piccole cascate e quanto altro di più delicato ed armonioso avesse mai visto.
Mentre avanzava lungo il labirinto di corridoi, la mano era sempre posata sull’elsa della sua spada. Infatti, in qualità di capo della scorta di Naraku-sama, ma anche, semplicemente, perché samurai, gli era consentito portare sempre l’arma affilata. In Giappone solo ai samurai era concesso di girare armati… questo era simbolo del loro valore e del loro onore.
Improvvisamente il suono armonioso di risa arrivò alle sue sensibili orecchie. Voltandosi di scattò notò due figure che sedevano, nei pressi di un laghetto circondato di scure rocce, lungo uno dei grandi viali dei giardini in fiore. Una donna di mezza età, i cui scuri capelli corvini erano raccolti in una complicata posa, era seduta su di una panchina diffronte allo stagno. Portava un lungo abito rosso scarlatto, e da quella posizione Koga ne intravedeva solo la schiena. L’altra persona invece… Koga rimase immobile a fissare il sorriso della ragazza più bella che avesse mai visto. Era una ragazza il cui volto aveva lineamenti dolci… aveva grandi occhi intensi, labbra piene e rosee, e lunghi capelli corvini che giocavano liberi con il vento.
In quel mentre una cameriera passò accanto al ragazzo, che, quasi automaticamente, la fermò con il braccio.
- Sai dirmi… sai dirmi chi è quella ragazza? – chiese il giovane capo delle guardie.
Kikio osservò con sguardo bieco Koga, cercando di atteggiarsi il più neutrale possibile.
- La ragazza è Kagome Higurashi… il fiore di loto… la sorella dello Shogun! – rispose la domestica – Mentre la donna seduta è sua madre! -
Koga rimase di sasso, appoggiandosi lievemente ad una colonna che sorreggeva, tra le tante, il porticato che dava sui giardini.
- … il fiore i loto … - bisbigliò tra sé. Kikio lo guardò con sguardo d’astio, staccandosi dal ragazzo e allontanandosi lungo il corridoio.
Koga si voltò a guardare la sagoma della cameriera che si allontanava. Una strana sensazione lo colpì allo stomaco. Da qualche parte… aveva avuto l’impressione di averla già vista quella donna.
***
L’aria più fresca e leggera della prima sera era velata in cielo di un caldo riflesso di stelle, mentre, seduta silenziosa ad un tavolo di una piccola locanda una figura incappucciata di un pesante mantello color carne consumava la cena.
- Desiderate altro? – chiese l’oste, inchinandosi diffronte al viandante.
Quello rispose con un gesto secco della mano, versandosi altro sakè nella piccola ciotola che teneva in mano. L’oste si allontanò silenzioso, lasciando la strana figura taciturna a desinare in pace. Una brezza leggera spirava attraverso gli shoji mezzi aperti, scuotendo i lunghi capelli castani del viaggiatore. Sango si tolse il cappuccio dal volto, guardando attraverso la fessura alla finestra le sagome delle case di Tokio.
-“ Sta sera ci rivedremo…” sorrise tra sé, osservando le punte delle torri del palazzo imperiale “… mia cara Kagome-chan!”
***
La luce della luna entrava splendente dalle finestre spalancate nella piccola camera in penombra, mentre un uomo, seduto con le spalle al mare di stelle, osservava incuriosito la donna diffronte a sé.
- Allora? – chiese il signore dai profondi occhi scarlatti, senza distogliere lo sguardo dalla figura inginocchiata diffronte a sé.
- Tutto procede come nei piani! – rispose la donna. - Nessun sospetto? – chiese Naraku, in un sorriso trattenuto.
- Nessuno! – rispose quella, mentre il suo signore scoppiava divertito in una risata di gusto.

Continuo capitolo 5…
  
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