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Autore: Padme92    12/02/2012    5 recensioni
"Tony incatenò i suoi occhi chiari a quelli scuri di lei.
-Se non tornerai, sarò io a venire a prenderti.-"
Fanfic Tiva centrica.
Una promessa, un viaggio in Israele e un cuore corroso dal tempo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRE: Svolte.

Quartier generale del Mossad
Ore 7.45

-E' stato ucciso mentre veniva scortato a casa. Non siamo certi di chi sia il mandante di quest'attentato ben riuscito, ma sospettiamo che si tratti dei capi di una cellula che stavamo per stanare.- 
Ziva alzò un soppracciglio. -Stavamo?-
Aaron annuì. -L'operazione non è ancora iniziata. Ed ora che Eli è morto.. spetta a qualcun altro prendere di queste decisioni..-
I due si guardarono attentamente, poi Aaron fece la domanda che Ziva stava aspettando: -Devo chiedertelo, Ziva. Prenderai il posto di tuo padre come vicedirettore dell'agenzia?-
La domanda era semplice. E altrettanto lo era la risposta: -No.-
Non c'era alcuna esitazione nella sua voce. Aaron Abdar diede segno di rispettare la sua decisione con un religioso silenzio, poi alzò la cornetta del telefono.
-Avvertirò Rafik della tua decisione.. La tua lealtà va a lui, ora. Non dimenticarlo.-
Ziva annuì col capo, e si ritirò da quel breve colloquio. Ora non le restava che aspettare.

Casa David. Tel Aviv
Ore 20.00

Il funerale era stato monotono, e nell'assisterlo Ziva provò un moto di odio per tutti i presenti. Più che amarlo o ammirarlo, era certa che tutte quelle persone temevano Eli da vivo. Forse fu solo la sua immaginazione, ma le parve addirittura di scorgere un'ombra di soddisfazione sul viso del nuovo vicedirettore Rafik Naim in quell'atmosfera cupa.
Ora Ziva sedeva al tavolo del salotto di casa sua, inespressiva, oppressa dal peso delle decisioni del nuovo vicedirettore: costui l'aveva fermato subito dopo la cerimonia, per comunicarle nuove direttive. Non sarebbe più tornata a lavorare per l'NCIS, era stata assegnata alla squadra di Altair, e sarebbe immediatamente partita per l'operazione “Dogs of war”: trovare e assassinare i mercenari che lavoravano per un'organizzazione terroristica palestinese.
E così il suo destino era ormai compiuto. L'unica che supponeva fosse venuta a conoscenza di questo suo ritorno al vecchio lavoro era Jenny. Nella sua mente scorrevano vivide immagini dei momenti passati con la sua squadra a Washington: Ducky intento a raccontare una delle sue storie.. Gibbs che dava scappellotti.. Abby con i suoi codini svolazzanti che l'abbracciava.. McGee che rispondeva alle prese in giro di Tony.. Tony.. e il suo sorriso sornione.. Per qualche motivo si rese conto che le battute di Tony sarebbero state tra le cose che le sarebbero mancate di più. Ripensarci le dava fitte al cuore.
Accese la tv per cercare di distrarsi. Non servì a molto, ma dopo poco qualcuno suonò alla porta, e, lieta di avere un motivo per distrarsi, Ziva sbirciò nello spioncino.
Si trattava di Altair. Quando lo vide il suo cuore perse un battito, proprio come quella mattina al Mossad. Aprì la porta e lo invitò ad entrare.
-Buonasera, Ziva.. Sono venuto a sapere che sarai nella mia squadra..- Disse il ragazzo accennando un sorriso.
Ziva gli sorrise di rimando. -Già.. almeno qualcosa di positivo.- Appariva piuttosto entusiasta di vederlo, suo malgrado.
Altair tuttavia capì subito che si trattava di una recita. -I tuoi occhi.. sono nostalgici.- Le disse con quella sua voce profonda, in un tono capace di rilassarla tanto quanto allarmarla. Poi, senza alcun preavvizo, lui le accarezzò il viso. -Non hai bisogno di fingere quando sei con me.- Il suo era un tentativo molto diretto di penetrare le sue difese: Ziva nel guardarlo distinse chiaramente un'ombra di desiderio neli suoi occhi, e le sue mani cominciarono a sudare. Non sapeva che fare. Era paralizzata, per metà desiderosa di richiudergli la porta in faccia, e per metà vogliosa di farlo rimanere. Alla fine cedette, si accostò al petto dell'uomo e sussurrò il suo nome: -Altair..-
Lui la guardò comprensivo, accarezzandole i capelli. -Lo so, Ziva..-
In seguito Ziva non seppe definire perchè l'aveva fatto. Forse Altair aveva solo aprofittato della sua fragilità, e lei aveva riscoperto dei sentimenti per lui che andavano al di là della semplice amicizia, o forse l'aveva fatto per segnare una svolta, per lasciare dietro di sé le vecchie persone.. i brividi che le faceva provare Tony.. E che ora non significavano più niente, perchè non l'avrebbe mai più rivisto. Certo, c'era ancora la promessa che lui le aveva fatto.. ma lei non se la sentiva di crederci: sembrava troppo bella e troppo impossibile l'idea di vederlo apparire tutt'un tratto per riportarla a casa. Ma cosa stava dicendo? Lei era già a casa: era nel suo amato paese.

Washington DC
Quartier generale dell'NCIS
Ore 7.05 am

Tony era appena arrivato, e seduto alla sua scrivania fissava imperterrito per le millesimavolta quella della collega.
-E' passata più di una settimana, McGee.- Commentò rivolto al collega che batteva i tasti della sua tastiera con frenesia.
-Lo so, Tony. Ma mettiti l'anima in pace. Ziva ha altro da fare ora.- Fu la risposta paziente dell'amico. 
Ma Tony non ci riusciva: guardava in faccia la realtà e si rifiutava di accettarla: Da quando Jenny li aveva informati del ritorno definitivo di Ziva al Mossad, fu come se una parte di lui avesse iniziato a morire. Si era talmente abituato ad averla tra i piedi.. Sapeva che avrebbe fatto male non averla più lì con lui, ma non pensava così male: si sentiva mancare l'aria ogni mattina che entrava in ufficio e non la vedeva. Ma non poteva farci niente: Ziva non era di sua proprietà, e se avesse voluto davvero stare sempre con lei, avrebbe dovuto farla sua. Amarla, sposarla. C'era sempre stato un legame chimico tra loro, che a volte nemmeno loro due capivano fin dove sfumava, ma, in cuor suo, per quanto sembravano dirgli i suoi sentimenti, Tony aveva sempre percepito Ziva come irraggiungibile.. E piano piano si era rassegnato all'idea di essere solo colleghi. Senza contare che c'era in ballo anche la regola numero 12! 
Certo, anche se gli era capitato di sognare una loro fuga passionale.. sapeva fin troppo bene che questo sarebbe per sempre rimasto un sogno. Ziva non era il tipo che si abbandonava ai sentimenti, e soprattutto a sentimenti che avrebbero potuto compromettere il loro lavoro. Il peggio era che, oltre a non lasciarsi andare ai sentimenti, nemmeno li ammetteva: ostentava sempre quella natura da imperturbabile assassina che lo affascinava tanto quanto lo turbava.
Cosa nascondeva Ziva, dietro quella maschera? A volte pensava di saperlo, altre no: era come un fiore proibito e spinoso. Un bellissimo fiore, tra l'altro, e come tale l'attrazione verso di lei era innegabile.
D'improvviso seppe tutto quello che doveva fare: mantenere la sua promessa. E sapeva che sarebbe stato arduo farlo, ma non aveva scelta: dentro di lui sentiva che, senza Ziva lì accanto, non avrebbe potuto vivere.
   
 
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