Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Christelle    12/02/2012    0 recensioni
Anita è una ragazza. Anita è una ragazza come tutte le altre. Anita non è una barbie: non è molto alta, ha un aspetto ordinario, una famiglia ordinaria, una vita ordinaria ... Ma qualcosa sta per cambiare. Morti inspiegabili, cittadini nel panico ... cosa sta succedendo nella nostra Milano? Chi è il responsabile? Fu così che Anita si ritrovò coinvolta in una storia più grande di lei, in un gioco sadico dove non ci sono in paio premi ma vite. Un passato sconosciuto, un presente incasinato e un futuro appeso a un filo ... ma Anita giocherà, lo farà per amore.
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1: Sogno di una notte d’autunno

Fa freddo. Tanto freddo.

Cammino, in una foresta totalmente bianca.

Il sole sta tramontando all’orizzonte, creando così dei giochi di luce meravigliosi con la neve … quanto è bella.

Nessun rumore, ci sono soltanto io qui: gli uccelli non cantano, i lupi non ululano ... è tutto così strano …

Come se tutto intorno a me fosse MORTO …

Io tuttavia continuo a camminare.

Indosso un bellissimo vestito candido, come il paesaggio che mi circonda: lungo, di lana pesante, con una sciarpa del medesimo colore e tessuto.

Nonostante ciò continuo a sentire freddo … troppo freddo …

Alzo lo sguardo: un grande castello bianco s’innalza fiero e solenne davanti ai miei occhi: è a dir poco magnifico.

Il sole alle mie spalle è quasi svanito del tutto, le tenebre si stanno avvicinando piano piano …

Decido di entrare, anche se qualcosa dentro di me mi sta dicendo di fermarmi … di correre lontano.

Una strana sensazione s’impossessa di me, una sensazione di pericolo, come se fossi un agnello che sta entrando nella tana del lupo.Non m’importa

Appena sorpasso la porta d’ingresso tutto diventa buio e ancora più freddo, sempre se è possibile …

Dove sono finita? Non vedo niente …

Dove posso andare? … Ho paura …

Avanzo alla cieca per una decina di metri, poi intravedo una luce molto fievole.

Mi avvicino con prudenza, notando che questa proviene da dietro un grande portone in ebano.

Strizzo ancor di più gli occhi, ormai abituati alla fitta oscurità del luogo.

Ci sono incise delle scritte in latino … o almeno così mi pare.

Odora di muffa … deve essere molto antico.

Mi affaccio per vedere all’interno.

… Fermati …

Una voce nella mia testa: decido di ignorarla, del resto cosa potrebbe mai succedermi?

È una stanza circolare, arredata in stile rustico, sui toni del rosso.

… Va via …

Continuo a ignorare la voce, anche se ha un qualcosa di familiare …

Pare vuota … no, un attimo: c’è un ragazzo seduto su quella sedia laggiù …

… Vattene …

Lo osservo, sembra giovane tuttavia non ne sono sicura: ha un cappuccio calato in testa.

Che strano: è così pallido … e sembra anche molto triste.

… Ti prego …

Guado meglio … ha qualcosa di diverso da me … da noi … da TUTTI noi … ma non riesco a capire …

… Ascoltami …

Ha qualcosa di IRREALE …

Si volta, io mi nascondo dietro il portone: mi ha forse visto?

… Scappa …

Ancora quella voce nella mia testa, ma più forte questa volta …

Rimango immobile, dietro al portone, non sapendo cosa fare.

… Scappa …

Ancora, continua a parlarmi: cosa vuole da me?

Mi riaffaccio alla porta, spinta dall’eccessiva curiosità.

... Scappa ...

Il ragazzo sta fissando il muro, di nuovo, ad un tratto sorride, o forse è meglio dire ghigna?

In un modo tutt’altro che rassicurante … in un modo sadico …

Inizio a sudare, il cuore accelera, ma perché?

… ORA CORRI! …

Senza farmelo ripetere mi volto di scatto, correndo verso la porta d’ingresso, lasciata aperta al mio arrivo, ma appena tocco la maniglia si chiude improvvisamente.

La afferro e cerco di aprirla: è bloccata.

Sto sudando, sono preoccupata, non riesco a pensare lucidamente … cosa sta succedendo?!

… Sei in trappola …

Ancora una voce, questa volta però è diversa … non è la stessa di prima … è calda e soffice, ma allo stesso tempo inquietante.

Neanche un secondo dopo, un dolore fortissimo alla schiena: mi hanno tirato contro qualcosa suppongo.

Tutto diventa ancora più nero … il mio corpo si accascia a terra … le forze pian piano mi abbandonano … gli occhi si chiudono al sonno eterno …

… te l’avevo detto di andartene, perché non mi hai ascoltato Anita? …

 

 

"NO!" urlo ad un tratto spalancando gli occhi: sono tutta sudata e il battito del mio cuore è molto simile al rumore di quei vecchi treni a vapore.

TUM-TUM, TUM-TUM, TUM-TUM … non la vuole proprio smettere!

Sono ancora un po’ scombussolata per via del sogno … è la prima volta che mi capita di farne uno così strano … e così reale …

Ricordo poco del suo contenuto, e tutto in modo sfuocato.

Soprattutto quella voce, eppure aveva qualcosa di familiare … quella che ho sentito prima di entrare in quel grande castello, che mi intimava di andarmene: l’ho già sentita da qualche parte …

Stranamente non riesco a ricordarmela … eppure era così chiara nel sogno … aveva un qualcosa di rassicurante.

Guardo la sveglia, sono appena le 5:30.

"Che bello ... un’altra ora di sonno" mi rificco sotto le coperte, abbandonandomi alle braccia di Morfeo … questa volta in un sonno senza sogni.

 

 

"Anita svegliati! Altrimenti farai tardi!" quest’urlo mi riporta alla realtà.

Con un grande sforzo fisico e mentale mi alzo "Ma cosa stai dicendo mamma sono appena le … 7:30! Oddio questa volta faccio tardi sul serio!".

Salto in piedi dalla fretta, afferro le prime due cose che trovo nell’armadio e mi chiudo in bagno.

Mi preparo in fretta e furia, i lisci capelli castani proprio non ne vogliono sapere di stare al loro posto (tanto per cambiare), gli occhi del medesimo colore, forse leggermente più scuri sono ancora mezzi addormentati, e non dimentichiamoci delle occhiaie paurose: per poco non mi è venuto un colpo quando le ho viste!

Velocemente mi metto la matita nera, l’ombretto rosa chiaro, il mascara nero e cerco, ovviamente invano, di coprire le già citate occhiaie con del correttore.

Riesco, non so come, a vestirmi altrettanto rapidamente, per poi guardarmi allo specchio e vedere come sto: indosso una maglietta dell’Hard Rock Cafè bianca, una felpa pesante a righe bianche e blu, i jeans aderenti strappati e le snakers bianche.

"Può andare" dico al mio riflesso, per poi scaraventarmi giù per le scale.

Se non l’avete già capito mi chiamo Anita ed ho sedici anni.

Abito nel centro di Milano, al quarto piano di una palazzina con la mia famiglia, in altre parole mia mamma e la mia sorellina: i miei hanno divorziato sette mesi fa …

Sono una ragazza bella, simpatica, alta, magra, intelligente, con una quarta di reggiseno … no eh?

Va bene, va bene!

Sono piuttosto bassa, di costituzione normale e la quarta di reggiseno ce l’ho solo nei miei sogni.

Sono socievole (finalmente una cosa positiva!) e attiva, tuttavia sono anche molto impulsiva e sincera, troppo sincera.

Basti dire che una volta alle scuole medie consigliai gentilmente al mio insegnante di disegno di cambiare professione, lo definii come "braccia rubate all’agricoltura".

Stranamente il mio consiglio non gli piacque per niente.

"Anita, tesoro non fai colazione?" chiese mia mamma appena misi piede in cucina.

Sandra, quarant’anni portati abbastanza bene, i capelli lisci come i miei, solo molto più lunghi e neri, gli occhi del mio stesso colore.

Grassoccia (indendiamoci: è diverso da obesa! Voglio dire che non ha il fisico di una modella), ora si è messa in testa di voler dimagrire.

"No Mami, se tu non l’avessi notato, sono in ritardo spaventoso!" "Va bene, ma non correre!" "Invece mi sa che sarò costretta a farlo!" "Almeno sta attenta a non inciampare!" "Mamma! Non ho più quattro anni!", le ultime parole famose, perché presi dentro nel tappeto e caddi rumorosamente a terra.

"Dicevi tesoro?" "Niente mamma … non dicevo niente!" le risposi, richiudendo la porta alle mie spalle.

"Ricapitoliamo: ho trenta minuti, se non meno, per arrivare dalla parte opposta del centro città e non ho i soldi né per l’autobus, né per il tram … quanto vorrei che mamma avesse la patente!" dissi sconsolata.

D’un tratto il mio sguardo si posò sul cielo che stava diventando sempre più cupo … cosa normale visto che siamo in una città stra-inquinata, per lo più quasi a Novembre.

Eppure queste giornate mi mettono sempre addosso una tristezza infinita, nonché contribuiscono alla mia grande depressione … sembra quasi che tutto il mondo sia triste: le poche persone che si vedono in giro camminano rapidamente, senza fermarsi nemmeno per un ciao, le altre, ovviamente in macchina, strombettano più che mai all’auto che le precede, anche quando il semaforo è rosso.

È questo il problema delle grandi città: tutti vanno di fretta … non hanno il tempo di fermarsi a osservare le cose belle che li circondano … hanno troppo da fare e poco tempo.

"No! Adesso non è il momento di fare discorsi poetici! Devo correre a scuola, altrimenti chi lo sente poi il prof!".

 

 

 

NdA: *Si avvicina impaurita* B-b-b-buongiorno a tutti! *Inizia a sudare*. Ecco, questa sarebbe la mia prima fanfiction *sta per svenire a causa dell'ansia*, bhe mi piacerebbe molto che ne uscisse qualcosa di decente ... accetto qualsiasi critica con piacere *inizia a mangiarsi le unghie per lo stress*. Spero di aggiornare presto, anche se sono molto presa con la scuola, quindi non so con che ritmo ruscirò a procedere *le sta per venire un infarto* ... Vi prego di non arrabbiarvi se trovate qualche errore di italiano: io e la grammatica non siamo mai andate d'accordo! La ritengo la materia più inutile che esista! So che l'inizio non è dei migliori, ma conto di migliorare! Solo per favore ... Non picchiatemi! *Si rifugia in un bunker costruito apposta per l'occasione*

Christelle*

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Christelle