Amortentia: profumo di neve, di libri e...
X.
Theodore capì senza domandare nulla.
Agli
occhi di tutti,
la nostra riappacificazione pareva ovvia, scontata, un litigio tra
due fratelli che dopo qualche giorno fanno pace perché
l'affetto
reciproco è più forte dell'arrabbiatura
momentanea; nessuno
sospettava ciò che era accaduto tra noi, nascosti vicino
alle Serre.
A noi andava a bene
così, ovviamente; se qualcuno l'avesse scoperto non sarebbe
stato
positivo né per noi né per il nostro rapporto
appena rinato, lo
sapevamo entrambi.
A parte,
probabilmente, Blaise, nessuno sospettava che, durante i pomeriggi in
cui sparivamo per ore, fossimo insieme da qualche parte nel parco del
castello, nascosti da occhi indiscreti per poter godere l'uno del
sapore dell'altro, l'uno dell'amore dell'altro. Forse era stupido
parlare di amore a sedici anni, eppure noi eravamo sicuri che quel
sentimento che ci riscaldava dentro fosse proprio quell'amore tanto
decantato nei romanzi e nelle chiacchiere di Pansy e delle altre
ragazze.
Alla successiva
lezione di Pozioni, il professor Piton ritirò le nostre
relazioni e
ci mostrò un calderone colmo di Amortentia: come avevamo
studiato,
il suo colore era rosa, perlato, e il vapore che emanava saliva sulla
superficie in volute a forma di spirale. Mi lasciai sfuggire un
sorriso piuttosto sciocco, quando la annusai.
– Che
odore hai sentito, Draco? – domandò Pansy, curiosa
come al solito
degli affari altrui, mentre tornavamo al nostro banco e ci sedevamo
l'uno accanto all'altra. Incrociai per un secondo gli occhi di
Theodore, seduto qualche tavolo avanti a noi, e chinai all'istante lo
sguardo per nascondere il rossore che aveva minacciato di
imporporarmi il volto.
– Ho
sentito il profumo della neve, Pansy, e quello dei libri della
biblioteca, – cominciai, alzando appena lo sguardo per
guardarla.
La vidi tamburellare le dita sul legno del banco, in attesa del terzo
profumo, e mi lasciai scappare una risata. – Sai, credo
proprio che
avessi ragione.
– E
la cosa ti stupisce? – ribatté, con scherzosa
arroganza;
l'occhiata che mi regalò mi fece capire che il suo
interesse,
nonostante il cambio di argomento, non era stato completamente
saziato. – In che frangente, questa volta?
– Credo
di essermi davvero innamorato, – dissi, sorridendo davanti
alla
sincerità di quella manciata di parole. E, quella volta, non
mi
meravigliai quando il viso di Theodore irruppe nei miei pensieri,
impossessandosene completamente, e mi riscaldò il cuore.