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Autore: _Valentine_    12/02/2012    4 recensioni
La guerra miete vittime come una falce per il grano, loro ora erano un immenso campo che veniva poco a poco dimezzato.
Con uno sforzo assurdo riuscì a premere le dita maggiormente contro la sua tasca, e avverti la forma circolare dell'orologio da taschino che si portava ostinatamente dietro, un cimelio di famiglia.
Dal tessuto liscio dei pantaloni di pregiata fattura riuscì anche ad avvertire la vezzosa "M" in rilievo.
No.
Non era morto, era quasi certo che nell’aldilà non vi fossero orologi da taschino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Era lì.
Sotto quei cadaveri, quei corpi esanimi.
Sepolto vivo, quasi non respirava più.
Era crollato un muro, un muro di quella che credeva un'insulsa, ma indistruttibile scuola, la sua scuola: Hogwarts.
Erano passati minuti? Ore?
Aveva perso la cognizione del tempo ormai.
Vedeva solo oscurità attorno a se, neanche uno spiraglio di luce filtrava da tutto quell’ammasso di morte.
Sarebbe deceduto anche lui, ne era certo, era solo questione di tempo, e la Nera Signora avrebbe trascinato anche lui nel suo abisso, proprio come quelli sopra di lui, ma... un attimo.
Sicuri non fosse già morto?
Con uno sforzo assurdo riuscì a premere le dita maggiormente contro la sua tasca, e avverti la forma circolare dell'orologio da taschino che si portava ostinatamente dietro, un cimelio di famiglia.
Dal tessuto liscio dei pantaloni di pregiata fattura riuscì anche ad avvertire la vezzosa "M" in rilievo.
No.
Non era morto, era quasi certo che nell’aldilà non vi fossero orologi da taschino.
Aveva la parte destra del corpo completamente inagibile, non riusciva a muoversi perché schiacciato dal peso della morte che incombeva pesantemente attorno a lui, sopra, sotto, di lato... ovunque, come una terribile persecuzione, come una condanna per una colpa che non era solo sua, peggiore di qualunque Signore Oscuro in circolazione.
Quella guerra era avvenuta per lui.
Ma era inutile dare la colpa ad una sola persona, infondo dietro questa, ad agire per lui vi erano i suoi seguaci.
Come lui, come suo padre.
A seguire un pazzo omicida con delirio di onnipotenza che basa una guerra senza fondamenti.
Lui non aveva mai creduto in Dio.
Ma se in qualche modo eravamo nati, all'inizio nessuno aveva il potere di affermare che il sangue dell'uno sia peggiore o migliore di quello altrui.
Solo ora ci aveva pensato, ora che era troppo tardi per rimediare.
Prima gli conveniva tutto: insultare una persona per la relativa impurità del suo fluido vitale, guardarla dall'alto in basso, deriderla come una bestia, nonostante meritasse più di lui stesso...
Ma ora come ora nulla aveva più importanza, ora che la morte mieteva vittime dalla parte del bene e da quella del male, senza badare a nulla, senza guardare in faccia nessuno, come una falce per il grano, loro ora erano un immenso campo che veniva poco a poco dimezzato.
Ma che scelta aveva lui?
Se si fosse ribellato, se non avesse accettato quel lurido marchio, che non era altro che il simbolo della pazzia disumana del mondo, che fine avrebbe fatto?
Sarebbe morto da eroe, e lui sapeva che quella parola non sarebbe mai potuta essere accostata al suo nome, lui non era San Potter, lui era l’antagonista, il male, il peccato, il serpente.
Inoltre avrebbe causato anche la morte di sua madre, ed era l’ultima cosa che voleva, perché dietro la caratterizzante austerità di Mrs. Black in Malfoy , aveva sempre avuto modo di scorgere, in tutti quegli anni, quell’istinto protettivo, materno, quell’umanità che in suo padre non aveva mai notato.
Ricordava i momenti da poco, o forse da molto trascorsi, quando vagava per la scuola in guerra, con la bacchetta alla mano e la muscolatura tesa come una corda di violino, già, il suo tanto amato violino, quello che adorava suonare per ore e che rappresentava la sua unica fonte di sfogo sul mondo.
Una distesa di corpi ammassati, alcuni feriti, altri deceduti, si estendeva sul suolo gelido e fangoso ai suoi piedi.
V’era un fortissimo odore di terriccio bagnato, e quel tanfo si mischiava al fetore metallico del sangue.
Quest’ultimo era dappertutto, colava dalle bocche o dalle ferite della gente che giaceva a terra o che tentava ancora di resistere in piedi, si spargeva mescolandosi sul gelido asfalto, in un mix, come un cocktail, senza fare distinzioni tra puro e impuro, quel sangue reo di tanto dolore.
Era pronto a uccidere e ad essere ucciso, a sacrificare la sua verde esistenza per qualcosa in cui lui stesso stentava a credere.
Quei valori gli erano stati inculcati, e lui li rispettava, e sosteneva, all’apparenza.
Ma in realtà non vi aveva mai riflettuto sopra, era quello e basta, senza alcuna spiegazione o motivazione valida.
Si chiedeva che scelta avrebbe preso lui senza essere condizionato, e non sapeva darsi una risposta perché nemmeno lui conosceva il vero Draco.
Nessuno lo conosceva.
Poi si era perso a guardare gli occhi vitrei e spenti di un corpo esanime, opachi non riflettevano più la luce delle fiamme che feroci ardevano divorando tutto.
Un attimo li aveva guardati, senza coraggio, e un attimo era bastato a essere fatale: un muro era crollato travolgendo lui e altre persone, innocenti e mangiamorte, tutti mischiati in un’unica e sola fine.
Ora, sepolto sotto quella massa, poté avvertire un corpo ancora vivo sotto il suo, sul quale era caduto, e un brivido di terrore puro lo colse.
Sentiva ancora le urla disumane di chi era ferito o piangeva disperatamente un caro.
E quella cupa sinfonia faceva da sottofondo all’ansia che poco a poco prendeva prepotentemente pieno possesso delle sue membra.
Tutto ad un tratto si mise a urlare disperatamente, grida strozzate dalla pressione che un corpo sopra di lui esercitava sul suo diaframma, e fu preda di convulsi spasmi muscolari frenati solo dall’impossibilità di movimento, non era più padrone di se stesso.
Un ultimo grido, un nome, che mai si sarebbe aspettato di pronunciare, mai, tanto meno in quel momento:
-Granger!
E poi il buio, senza forze chiuse gli occhi, sulle labbra ancora il Suo nome, mormorava:
-Granger, Granger, aiutami ti prego.
Perse totalmente i sensi, inconsapevole che a volte il nostro subconscio supera di gran lunga il nostro volere, annebbiandoci i sensi e confondendoci la mente, peggio di mille “confundus”, facendo venire a galla cose che neanche noi sappiamo esistere, ma che ci sono… più forti che mai.
 
  
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