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Autore: Nemesis No Tamashii    13/02/2012    2 recensioni
Ispirato a “La Sirenetta”. Un Castiel tritone, un Dean principe e le losche figure che tramano-nuotano nell’ombra.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo:I prati del cielo e del mare
Rating: Verde
Capitoli: 2 di ?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico.
Avvertimenti: AU, Slash.
Contesto: Ispirato a “La Sirenetta”. Un Castiel tritone, un Dean principe e le losche figure che tramano-nuotano nell’ombra.
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel, un po’ tutti.
Disclaimer: I personaggi appartengono ai rispettivi autori (Kripke), la storia è ispirata a “La Sirenetta” di Andersen (di cui riprende la prima parte) ed a quella Disney.
Beta: Morpheus_Destiel (mogliA)
Note: Mi scuso per aver impiegato tanto a postare questo secondo capitolo. Dedicato a Liebe, con un ringraziamento speciale, per avermi spronata a continuare (insieme a tutte le altre ;D).






I prati del cielo e del mare

~ Parte Seconda






«Allora come va con Anael? Sembrate stare bene insieme» si decise a chiedere il più giovane tra i due mentre si dirigevano a palazzo. Per tutta risposta l’altro corrugò la fronte
«Anael è un’amica» cercò di chiarire.
«Sì, un’amica come no… Castiel si vede lontano un miglio che quella ti viene dietro e non è neanche male come sirena. È una delle più belle anche se forse il suo canto non riesce proprio ad ammaliarti.»
L’altro non rispose avendo già chiarito la sua posizione. Non provava alcun interesse verso la rossa dalla pelle diafana se non un’amicizia. I due si erano conosciuti alla Conchiglia marina, ciò che per gli umani poteva essere un pub, dove convergevano tante razze di pesci e molluschi nonché locale frequentato anche da tritoni e sirene. Potevi gustare vari stuzzichini alle alghe e dare due colpi di pinne, o come direbbero gli umani, ballare. Castiel andò all’inaugurazione del locale sotto il suggerimento di Jo, la quale seppe che il loro fidato amico granchio avrebbe diretto l’orchestra di suonatori ingaggiati per l’occasione. Dopo tante preghiere, la sirenetta riuscì a convincere il fratello ad andarci e a portarla con sé. Il proprietario del locale era un certo Elias Finch, un tritone molto disponibile. Si era trasferito da qualche tempo dai mari del sud portando con sé il giovane Adam, suo figlio, e la testarda moglie Pamela. I tre si erano trasferiti proprio per seguire l’ambizioso progetto e, dopo un bel po’ di preparativi, eccolo realizzato.
Ecco chi potevi trovare alla Conchiglia marina: Pamela, una sirena molto sinuosa, era solita “spinneggiare” sulle note dell’orchestra incitando i clienti a fare lo stesso; Raphael, uno scorfano addetto al bancone per le ordinazioni e la cameriera Anael, bella e giovane sirena appassionata di alghe mediche che cercava sempre di farsi notare. All’esterno c’era una cernia-buttafuori di nome Tiny; Elias, invece, controllava che tutto e tutti stessero ai loro posti per soddisfare –e soprattutto che suo figlio non infastidisse- i clienti.
Fu così che i due principi del mare conobbero la rossa sirena ed il giovane tritone.


Mentre il sole splendeva nel cielo riscaldando l’aria che portava con sé l’odore marino ricco del tipico profumo di iodio, nubi minacciose squarciavano il lontano orizzonte.
«Non staremo qui per molto, quelle nubi si avvicineranno presto.»
«Vedo che sta migliorando principe Dean, la sua conoscenza meteorologica fa progressi» esordì l’uomo in divisa.
«Capitan Findus la prego, mi chiami semplicemente Dean! Da quanto tempo viaggio con voi eh? E poi sa bene che non sono fatto per i titoli.» Tirò fuori il suo sorriso «Comunque sia è l’esperienza che sto maturando al suo fianco qui sull’Impala che fanno di me quello che voi chiamate “lupo di mare”».
«Prima di darti delle arie da lupo di mare, perché non inizi con l’imparare le leggende che si narrano da centinaia di anni a chi si avventura per queste acque?» il vecchio barbuto, domestico e amico fidato del giovane, stava sistemando l’ancora della nave.
«Vorresti farmi credere che tu le conosci?»
«Idiota, io non te lo faccio credere, te lo dimostro!» l’uomo barbuto iniziò a narrargli degli abitanti del mare, metà pesci e metà uomini, che con la loro bellezza ed il loro canto stregavano chi si avventurava per mare.
«E dovrei credere che esistono? È solo una leggenda!»
«Ma è vera. Noi marinai non mentiamo mai» intervenne il capitano «Si possono sentire le loro voci specialmente durante le tempeste, si dice che seguendo le loro melodie si riesca ad evitare il peggio portando in salvo la nave e i loro passeggeri».
La nave era di ritorno dal vicino regno, dove il principe Dean fu accolto come ospite. In realtà, se avesse saputo che quella era una trappola escogitata da Zachariah per presentargli una possibile futura moglie, non avrebbe mai accettato. Ma ehi, gli piaceva stare su quella nave, appena ne aveva la possibilità salpava con quella che ormai definiva la “sua ciurma”. Si prendeva cura dell’imbarcazione anche se Bobby, il suo vecchio amico, continuava insieme all’equipaggio a dargli delle dritte sul come prendersi cura della bambina.
«Spero che abbiate pescato solo lo stretto necessario» chiese il nobile agli addetti alle reti.
«Sì Vostra altezza, come ordinato abbiamo pescato solo ciò di cui abbiam bisogno»
«Bene, non avrò sulla coscienza nessun pesce extra e per quanto riguarda…» venne però interrotto dall’altro che continuò «Sì, Vostra altezza… i pesci più piccoli li abbiamo liberati e rigettati in mare con le dovute cautele».
«Ottimo lavoro ed ora, per festeggiare il mio ritorno, possiamo finalmente darci agli alcolici! Detesto dirlo ma… non ce la facevo più! In quel regno è un’impresa trovare dell’alcool decente! Ehi, Bobby, come sono messe le nostre scorte?»
«Non vedono l’ora di festeggiare con noi!»

«Eccola, è quella!» indicò il pesce palla gonfiandosi per mettersi in mostra. Le notizie che aveva ricevuto da un’avvenente tanuta si erano rivelate esatte, la nave degli umani era proprio dove era stata indicata.
«Non vedo perché c’era bisogno di venire fin qui!»
«Se non volevi venire Balth, avresti fatto meglio a restare a palazzo! Allora Cassy, una vera nave! Cosa ne dici eh?»
Il tritone toccò la chiglia accarezzandone il legno pregiato. Si spostò nei pressi della prua e incise a lettere cubitali dallo stile forte e deciso si leggeva la parola: Impala. Stava per rispondere a Gabriel quando alcuni schiamazzi destarono la sua attenzione facendogli piegare la testolina di lato e corrugare la fronte.
«Cos’è?» chiese avvicinandosi ad una scaletta e iniziando a salire come incantato da quel brusio. La musica iniziava a sentirsi sempre di più e poteva comprendere le voci umane venir fuori dallo schiamazzo confuso.
Gabriel, non potendo salire, restò in acqua «Ehm Cassy, non per metterti fretta o altro, ma lì ci sono gli umani… potrebbero vederti»
«Sei incredibile! Prima lo porti qui ed ora pensi di trattenere la sua curiosità!» esplose esasperato il granchio che salì insieme al principe «Cassy, faresti meglio a tornare indietro! Hai visto abbastanza non credi, troppe emozioni in una sola volta!» cercò di convincerlo ma non servì a nulla. Arrivò alla balaustra e si nascose dietro i piccoli pilastri che la sorreggevano; da quella posizione poteva scrutare benissimo il ponte con tutti i marinai che festeggiavano e ballavano bevendo boccali di quella che sembrava una bevanda deliziosa.
«Sembrano così felici» mormorò il mezzo pesce «cosa sarà quel nettare che bevono?»
«È burra» intervenne l’uccello che li raggiunse «è una bevanda speciale che bevono gli umani facendoli diventare tutti più allegri, socievoli e… qualche volta li fa addormentare ovunque si trovino.»
«Garth, potresti dire anche tu a Cassy-poo che farebbe meglio a tornare nel nostro mondo?»
«Anche lui è… umano, vero?» Chiese Castiel quando apparve il giovane dai capelli poco più scuri di quelli di sua sorella e dagli occhi verdi. Aveva un’andatura diversa dagli altri, non barcollava; gli occhi trasmettevano sicurezza e fiducia con quel sorriso sicuro.
«Di chi stai parlando? Oh sì, credo sia una razza di umano diverso, dal pelo più lungo… carino eh?»
«Scusami ma Cassie ha forse dato l’impressione di guardare quell’umano peloso e dalla lingua penzolante? Non credo proprio.» Alzò le chele sbuffando in segno di resa «Gabbiani, utili quanto un pesce rosso» borbottò.
«È così… bello» sospirò con voce calda e quasi gemendo. Balth non l’aveva mai sentito così, non aveva mai udito dalle labbra di Castiel un solo gemito di… lussuria se si può definire tale. Se fosse stato così, significava che Cassie-poo stava raggiungendo l’età giusta per trovare finalmente un compagno e proliferare. Nulla di sbagliato se solo Castiel non avesse mai avuto desideri del genere prima, e men che meno averli con un umano! No, Castiel non poteva restare ammaliato da un umano! Doveva essere ammaliato da una sirena o da un tritone! Ma non un umano! Non aveva la voce per farlo!

«Ehi, quando si parla di festeggiare, vedo che lo fate in grande, non vi risparmiate per niente!»
«Gli uomini erano stanchi per il lungo viaggio in mare, prima di avere lei a bordo abbiamo dovuto affrontare un’altra attraversata e non abbiamo avuto modo di riposarci né vedere le nostre famiglie» spiegò il capitano. Per quanto a Dean piacesse imbarcarsi e stare sulla sua Impala, Zachariah trovava sempre il modo per richiamarlo ai suoi doveri. Certo, quasi sempre riusciva a sfuggirgli grazie anche all’aiuto di Bobby ma soprattutto del fratello Sam, lui sì che era portato per tutte quelle scartoffie burocratiche da firmare.
«Mi dispiace che per accompagnare me in questa “trappola matrimoniale” non abbiate potuto godere della compagnia della vostra famiglia.» Era davvero dispiaciuto, i suoi genitori mancarono quando lui era solo un giovane ragazzo ma la dama di compagnia di sua madre, Ellen, fu come una seconda mamma così come il suo vecchio e barbuto amico fu un padre. Forse furono anche genitori migliori dei primi per quel che ricordava, genitori presenti anziché sempre in viaggio solo per mantenere i rapporti con gli altri regni. Certo, una questione di cortesia ma solo di futile apparenza per la maggior parte dei casi.
A distrarre i due dalla loro conversazione ci pensò Becky, un Chavalier King Charles Spaniel bianco con macchie marroni, che azzannò i bordo dei jeans di Dean e iniziò a strattonarlo verso l’ancora.
«Ehi, tu!! Cosa ti prende? Bobby! Bobby!!!» iniziò a lagnarsi chiamandolo «Richiama questo piccolo sacco di pelo!». L’uomo barbuto rise sotto i baffi «una delle poche femmine che non riesci a tenere a bada eh?».
«Solo perché predilige Sam! Sappiamo tutti che Becky ha un debole per lui, le piaceranno i suoi occhi da cucciolo, lo crederà un suo simile! Con l’acconciatura che ha poi, due gemelli!»
Ma l’animale aveva ben inteso l’alzarsi del vento che era probabilmente sfuggito a quegli stupidi umani troppo brilli. Le nubi ormai li avevano raggiunti e il mare iniziava ad incresparsi. Il cane –femmina- iniziò così ad abbaiare al suo stupido padrone, se solo ci fosse stato Sam con la sua sensibilità avrebbe subito intuito il pensiero della fedele amica ma no, le era toccato il fratello più rozzo!
«Ahh!! Piantala di abbaiare, ti sento! Cosa vuoi? Mangiare, bere, rompermi i timpani?» Sì, decisamente rozzo e scortese.
«Prova a seguirla e vedere cosa vuole, idiota!»
Quando finalmente quegli umani prestarono ascolto alla più sobria e vigile del gruppo, Dean, insieme al capitano della nave, richiamarono tutti all’ordine ed iniziarono ad ammainare le vele e salpare l’ancora. Ma ormai le nubi corsero più veloci ed il vento era così forte che, unito alla potenza del mare in tempesta, fece semi rovesciare la nave. Molti si aggrapparono agli alberi della nave, chi riusciva a reggersi altrove; Dean però non riuscì ad afferrarsi da nessuna parte perché dovette portare in salvo Becky prima che un’ondata la travolgesse… ma finì lui ad essere irrimediabilmente travolto.

Osservò il cielo e fiutò l’aria «Amici, credo che stia per arrivare una tempesta».
«Una tempesta? Oh, non mi va di ricoprirmi di alghe lungo la strada di casa, sono un granchio di classe! Cassie, andiamo, ORA!»
«Vai tu se vuoi, io resto. Sono curioso di vedere perché l’umano peloso ha afferrato quella cosa, la gamba dell’altro umano».
«Se credi che ti lascerò qui con questi umani signorino, ti sbagli. Sei sotto la mia responsabilità e non intend…» fu interrotto dall’altro compagno ancora in ammollo in acqua.
«Non vi sarete dimenticati di me spero! Allora, cosa vedete? Avanti Cassy, dimmi qualcosa!»
«Ci sono degli umani che festeggiano e bevono della burra. Dovresti vederli Gabe, sono bellissimi! E sono anche molto allegri, ma non ne capisco il motivo preciso.»
«Tra poco non saranno così felici! La tempesta ormai è qui e loro non hanno ancora sistemato le vele!» disse allarmato quello con le piume.
«E questo cosa significa?»
«Che sono in guai grossi!! Io raggiungo terra, fareste meglio a tornare anche voi.»
Infatti, in poco tempo il mare s’ingrossò e le correnti presero il comando dell’Impala. Fu un attimo e anche Castiel, insieme a Balth, venne spazzato via dall’ondata.
Una volta tornati nell’oceano, cercarono di scansare vari oggetti che la nave rovesciava in acqua e, una volta al sicuro, ritrovarono Gabe.
«Ehi, bell’avventura eh? Tutto merito mio!»
«Sì, grazie Gabriel, è stato utile il tuo aiuto per arrivare fin qui»
«Io ne avrei fatto volentieri a meno» commentò il granchio incrociando le chele.
«Di nulla Cassy» disse evitando di commentare il guscio arancione «a noi è andata meglio che a loro, uno di quegli umani è caduto dalla sua conchiglia e, a quanto pare, giacerà in fondo al mare. Beh, che dire, ci terrà compagnia!»
«E l’hai lasciato lì? Dov’è adesso?» chiese con tono grave.
«Cosa vuoi che ne sappia! Non sono mica il suo pesci-sitter! L’ho visto che stava sprofondando verso la tana delle murene».
«Oh Gabe!» Stava per nuotare verso il luogo indicato ma delle chele gli afferrarono la coda.
«Dove credi di andare? Non è compito nostro salvarlo. Lascia che ci pensino gli umani, non dobbiamo impicciarci nei loro affari! A noi non tornerà altro che una bella rete!»
«Tu non capisci, io devo salvare quell’uomo, non possiamo lasciarlo morire! Credi che nelle condizioni in cui sono ora quegli umani, riusciranno a salvarlo? Credi che faranno in tempo? Lo sai anche tu che loro non respirano qui, hanno bisogno di aria!» Con un colpo di coda si liberò della stretta e si diresse velocemente presso la grotta delle murene e fu lì che lo vide: il suo umano.
Lo strinse a sé e nuotò più velocemente possibile per raggiungere la riva e portarlo via da quella che per l’umano stava diventando una tomba d’acqua. Arrivati, lo trascinò sulla spiaggia dove li attendeva Garth che planò su di loro per poi sistemarsi accanto all’uomo.
«Ehi, hai salvato l’umano! Ma credo che sia ormai… morto» disse ispezionando il corpo del giovane.
«No, non può finire così!» si affrettò a prendergli il viso tra le mani e coi pollici accarezzare quelle labbra fredde dalla forma dei petali di rosa «non può morire… non lasciarmi.»
Adagiò poi il suo capo sul petto di lui mentre, involontariamente, intrecciò la coda alla gamba dell’umano.
«Non morire, non morire!» Stava così male, perché? Lo conosceva da poco sì, ma lo aveva visto sorridere e giocare con l’umano peloso. Aveva visto quanta vita scorreva nelle sue vene e poi, era così giovane e così bello, non era giusto! Non doveva finire oggi.
«Mi dispiace Cassy ma non puoi fare più nulla per lui, ora puoi tornare a casa»
«Andate via… andate via tutti. Se solo fossi arrivato prima io…»
L’umano iniziò a lamentarsi e a muovere piano alcune parti del corpo. Castiel si sollevò subito da lui e cercò di aiutarlo a sollevare almeno il capo. Fu così che Dean aprì gli occhi e vide il cielo, o forse il mare… ma era certo che i suoi verdi prati si stavano specchiando in altri due occhi, poteva vederne il riflesso.
«È vivo! Per fortuna ce l’ha fatta… io volevo solo dirti che…»
«CASTIEL! VIENI VIA DA Lì!» urlò il granchio mentre Gabe si gonfiò per la sorpresa.
«Ricordati di me…» fece un cenno con il capo prima di strisciare nuovamente in acqua e nuotare via con gli altri.
Pochi minuti dopo Dean fu raggiunto dai suoi compagni, in primis da Becky che iniziò ad abbaiargli contro.
«Ehi! Ti ho salvato la vita ed il meglio che riesci a fare è abbaiarmi contro? Bella gratitudine!»
«Dean, tutto ok? Nulla di rotto figliolo?» si inginocchiò accanto a lui per aiutarlo.
«Tutto bene, tutto bene» fece aria con le mani per allontanarlo, ce la faceva da solo. «Piuttosto, dov’è l’uomo con quei grandi occhi blu?»
«Quale uomo?»
«Quello che ballava l’hula ula… quello che mi ha salvato e trascinato fin qui, credo…».
«Sei arrivato fin qui da solo Dean, o almeno, ti ha trasportato la marea. Devi aver avuto un’allucinazione mentre eri sott’acqua».
Quello lo guardò stranito. Era un’allucinazione? Eppure sembrava così reale.
Si sfiorò le labbra con due dita per poi tirarsi su «Forse hai ragione Bobby, probabilmente è andata così.»
Intanto Becky stava ancora abbaiando in direzione di alcuni scogli.
«Oh, fatela smettere! Portatela subito da Sammy! O mostratele una sua fotografia, magari si calma! La prossima volta che Sam mi farà gli occhi dolci per convincermi a portare con me Becky perché “ha bisogno di uscire, vedere altri posti e l’aria del mare le fa bene”, giuro che gli inondo la camera di clown!».

  
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