Marcus
Fuentes non sembrava il tipico spacciatore.
Non
aveva un aspetto trasandato e l'aria cospiratrice di un brutto ceffo
che si potrebbe incontrare in un vicolo buio e poco frequentato.
Marcus
Fuentes, alto, abbronzato, con abiti alla moda, si confondeva
perfettamente fra la gente che affollava le strade iridescenti di
Miami. Eppure la sua fedina penale urlava che non era un comune
cittadino o un semplice turista: rapine, aggressioni e il recente
interesse per lo spaccio di droghe di vario genere facevano di lui un
criminale in piena regola. E proprio per queste sue esperienze
passate con le forze dell'ordine, l'uomo era perfettamente in grado
di fiutare un poliziotto anche a un chilometro di distanza.
“Marcus
Fuentes?” fu tutto ciò che Eric riuscì
a domandare, mentre si
avvicinava guardingo all'incarnazione del disegno di identikit che
era stato fornito secondo le indicazioni del sergente Mahony.
Non
aveva nemmeno finito di pronunciare l'ultima sillaba che il criminale
partì a correre con uno sprint degno di un atleta
professionista, le
persone fra lui e la sua via di fuga dei meri ostacoli che scostava
brutalmente con forti gomitate e spallate ben assestate.
“Perché
va sempre a finire così?”sibilò fra i
denti il CSI cubano,
allungando il passo e partendo all'inseguimento, seguito a ruota da
Ryan. Con due balzi eccezionalmente agili il giovane CSI
superò il
collega che, malgrado odiasse ammetterlo, a causa della sua
corporatura da nuotatore era decisamente più lento nella
corsa.
Marcus
Fuentes sfrecciava fra la folla, voltandosi di tanto in tanto per
controllare se i suoi inseguitori fossero ancora così
maledettamente
vicini. Ringhiò un'imprecazione decisamente scurrile quando
si
accorse che uno dei due poliziotti era soltanto a qualche passo di
distanza. Tornando a guardare di fronte a sé, con lo sguardo
pieno
di panico di un animale braccato, decise di svoltare in una via
laterale. Il criminale approfittò del leggero vantaggio
guadagnato
cercando di individuare una via di fuga efficace. Fortunatamente per
lui, il palazzo che costeggiava quella strada aveva una balaustra
facilmente raggiungibile così, dandosi una forte spinta
sulle gambe
e saltando in quella direzione, l'uomo fu in grado di salirvi senza
troppi sforzi. Da lì sopra, riusciva ancora a sentire le
imprecazioni e richiami dei due CSI alle sue spalle che gli
intimavano di fermarsi, ma ormai Fuentes era convinto di avercela
fatta. Approfittando del vantaggio datogli dalla sua nuova posizione
rialzata, allungò nuovamente il passo, correndo a
più non posso
verso il lato opposto della via. Raggiunta la fine della balaustra
non dovette nemmeno pensarci due vole e, con un balzo agile, si
lanciò dall'altra parte della strada. Non riusciva a vedere
nessuno
dei suoi due inseguitori così si acquattò lungo
le pareti del
palazzo procedendo di nuovo verso una strada più frequentata
dove,
sperava, sarebbe riuscito a confondersi fra la folla. Stava per
immettersi sulla strada attigua, sempre più vicino alla
propria
meta, quando un clic sonoro lo fece immobilizzare sul posto.
Ad
accoglierlo dietro l'angolo che aveva appena svoltato c'era la canna
di una pistola. Fuentes spalancò gli occhi, sorpreso, ma
tutto
quello che fu in grado di fare, mentre cercava di riprendere fiato,
fu fissare in cagnesco l'uomo dai capelli rossi che gli stava
puntando l'arma addosso.
“Direi
che la tua corsa finisce qui.” lo informò Horatio,
con il consueto
tono imperturbabile.
Se
gli sguardi fossero in grado di uccidere, Delko e Wolfe sarebbero
stati due uomini morti.
Seduto
sulla sedia della sala interrogatori, incapace di stare fermo
probabilmente perché fin troppo consapevole del proprio
destino,
Marcus Fuentes faceva saettare le proprie occhiate al vetriolo da
Eric, seduto di fronte a lui, a Ryan, che se ne stava in piedi, a
braccia incrociate, pochi passi più in là.
“Allora,
signor Fuentes, è sicuro di non conoscere questa
ragazza?” ripeté
di nuovo il CSI di origini cubane, mentre picchiettava il dito
abbronzato sulla foto di Juliet Robinson che aveva fatto scivolare
sul tavolo di fronte al loro sospettato.
Lo
spacciatore non fece nemmeno l'atto di analizzare di nuovo i tratti
della donna e rispose immediatamente, senza staccare lo sguardo
dall'uomo che aveva davanti “Mai vista in vita mia.”
Wolfe
inarcò un sopracciglio “Ne è davvero
sicuro?Perché abbiamo un
testimone che ha giurato di averla vista seguirla per un'ora questa
mattina.”
Il
volto fino a quel momento fintamente rilassato di Fuentes
lasciò
cadere quell'espressione “Un testimone?”
“Esatto.-
confermò il giovane con un sorriso soddisfatto sulle labbra
sottili-
Ed è pronto a confermarlo in tribunale.”
“Ok,
ok, la stavo seguendo!- sbottò quindi il criminale,
scuotendo la
testa esasperato: come aveva fatto ad essere così stupido da
lasciarsi beccare in quel modo?- Lo ammetto. Ma non è un
reato.”
“No,
questo no. - annuì Delko, senza distogliere il suo sguardo
determinato- Ma lo spaccio di sostanze stupefacenti lo
è.”
Lasciò
passare qualche secondo, facendo intendere all'uomo che c'era
qualcosa di più dietro alle proprie parole poi, quando lo
vide
vacillare ancora di più, aggiunse una nuova domanda
“Perché la
stavi seguendo?”
Fuentes
gli rivolse un sorriso asciutto “Sembrava sconvolta, volevo
assicurarmi che stesse bene.”
“Quindi
il tuo è stato un gesto umanitario?”
ribatté Eric con tono
incredulo.
“Va
bene, d'accordo, diciamo che la conosco e che volevo controllarla.-
ammise di nuovo Fuentes stringendo gli occhi chiari- Avevo paura che
facesse qualcosa di stupido.”
“Tipo
andare alla polizia?” intervenne Ryan, avvicinandosi al
tavolo dove
erano seduti gli altri due uomini.
“Già.-
ringhiò lo spacciatore- Quando l'ho vista entrare in quel
negozio
dell'esercito pensavo si fosse calmata. Suo padre è nei
corpi
speciali, quindi è sempre stata in fissa con tutte quelle
stronzate
da militari...”
Quelle
ultime informazioni catturarono immediatamente l'attenzione di Delko
“Sembra che tu la conosca piuttosto bene.”
Fuentes
si accorse di aver parlato di nuovo troppo, quindi si limitò
a
rispondere con una scrollata di spalle.
“Forse-
continuò con la sua ipotesi il CSI cubano- Juliet Robinson
frequenta
il tuo stesso giro. O, forse, è addirittura una tua cliente,
oppure
una collega, o....”
L'uomo
si fece sfuggire dalle labbra una risata amara “Pff, come se
Juliet
potesse davvero...”
Fuentes
interruppe la frase a metà, mordendosi il labbro inferiore
per non
andare oltre.
“Potesse
cosa?- incalzò Delko appoggiando entrambi i palmi sul
tavolo- E' una
tua cliente o no?”
“Certo.-
ammise quindi il criminale- Andavo da lei una volta alla
settimana.”
Wolfe
aggrottò la fronte “Per cosa?”
Sul
volto di Fuentes si aprì un sorriso obliquo “Alla
signorina piace
la neve, a quanto pare.”
“Fammi
capire.- ricapitolò quindi il giovane CSI- Tu ti prendevi la
briga
di andare da lei una volta alla settimana e, in più, ti sei
accertato che stesse bene quando l'hai vista così
sconvolta?Sembra
che questa ragazza sia molto importante per te, eppure sono certo che
non sei stato tu a regalarle quell'anello di fidanzamento,
giusto?”
Il
sospettato si irrigidì sulla sedia “I miei
rapporti con Juliet
erano puramente d'affari, ma non sono così stupido da non
tenermi da
conto una cliente del genere.”
“Sei
stato abbastanza stupido da farti beccare.”
ribatté quindi Ryan
con un ghigno sulle labbra.
Delko
tornò a rivolgersi all'uomo seduto di fronte a sé
“Conoscevi un
certo dottor Gilbert Evans?”
“No,
chi diavolo è?” domandò Fuentes,
guardandoli con sguardo
interrogativo.
“L'uomo
che è stato ucciso ieri sera, probabilmente dalla tua cara
amica
Juliet.- spiegò quindi Eric- Ora, che ne dici di farti un
favore e
dirci tutto quello che sai su di lei?”
Durò
solo per un breve attimo, ma per qualche istante fu del tutto
visibile agli occhi dei due CSI il terrore sul volto dello
spacciatore “Sapete una cosa? Questo interrogatorio finisce
qui.
Voglio un avvocato.”
“Come
vuoi.- acconsentì Eric, mentre faceva un cenno al poliziotto
che se
ne stava di guardia in un angolo- Spero che ti divertirai col tuo
nuovo soggiorno dietro le sbarre. Ormai dovresti esserci abituato,no?
Portatelo via.”
Fuentes
non rispose, ma si alzò e seguì docilmente
l'agente che lo avrebbe
scortato fino in carcere. Prima di uscire dalla sala interrogatori,
però, si fermò e tornò a fissare i due
CSI “Ci sono rospi che si
sputano e altri che invece devono essere ingoiati. E se, ingoiandone
uno, finisco dietro le sbarre ma resto vivo, direi che preferisco
questa opzione all'altra possibilità...”
Wolfe
si voltò verso il collega, le sopracciglia aggrottate
“Che cosa
avrà voluto dire?”
“Non
ne ho idea, ma credo che sia un'ulteriore complicazione per questo
caso.- rispose il cubano, passandosi una mano fra i corti capelli
corvini- Traffico di animali, spaccio di stupefacenti, la scomparsa
dalla faccia della terra della Robinson negli ultimi anni...Direi che
c'è molto più in ballo di un semplice
omicidio.”
“Già.”
annuì gravemente il giovane CSI.
“Signori?”
La
voce calma del tenente Caine li raggiunse dall'uscio della sala
interrogatori. Il capo della scientifica non aveva bisogno di
spiegare di aver ascoltato l'intera conversazione poiché la
sua
espressione seria e meditabonda mentre si rigirava gli occhiali da
sole fra le dita faceva perfettamente intuire quali fossero i suoi
pensieri.
Delko
si alzò, pronto a mettersi all'opera “Dobbiamo
eseguire un test
del capello per verificare la testimonianza di Fuentes.”
“Già,
dobbiamo.” confermò Horatio con un breve cenno del
capo.
Ryan
annuì risoluto “Userò uno dei capelli
che abbiamo trovato sulla
scena del crimine.”
“Bene,
signor Wolfe.- ribatté il rosso annuendo- Credo che la
signorina
Robinson stesse nascondendo qualcosa di molto grosso prima
dell'aggressione e dobbiamo scoprire cosa.”
Se
non fosse stata lì per lavoro Natalia avrebbe faticato a
trattenere
l'entusiasmo. Entrò nel negozio senza tradire il fatto che
stava
cercando di non guardarsi intorno con più interesse del
dovuto,
mentre Frank la seguiva senza dar segno di essere toccato minimamente
dal luogo in cui si trovavano.
L'edificio
Seybold era un paradiso per adulti. In particolare per adulti di
sesso femminile.
Situato
in una delle zone più belle della città, a poca
distanza dalle
spiagge di sabbia bianchissima, il palazzo ospitava su una decina di
piani almeno duecento gioiellerie, piazzandosi così
meritatamente al
secondo posto per quanto riguarda le rivendite di gioielli negli
Stati Uniti.
Ma
quella in cui Natalia e Frank erano entrati, Buchwald, era
decisamente uno dei negozi più raffinati dell'intero
complesso. Non
appena i due misero piede nel luminoso atrio furono accolti da un
luccichio insistente proveniente dalle decine di espositori:
dall'altra parte di quei vetri lucidi centinaia di anelli, collane,
orecchini e bracciali, facevano loro l'occhiolino, i brillanti
sfavillanti come non mai.
La
commessa che si affrettò ad andare loro incontro, pronta ad
accoglierli, poteva benissimo essere stata una modella coi capelli
rossi adagiati in morbide onde sulle spalle ossute e il tubino nero
che le fasciava sapientemente un corpo sinuoso. “Benvenuti da
Buchwald, posso esservi d'aiuto?” domandò cortese,
la voce
vellutata come i cuscinetti che custodivano i gioielli del negozio.
Tripp
le fece vedere il distintivo con un gesto fulmineo “Vorremmo
parlare con il titolare del negozio.”
Gli
occhi appesantiti da diversi strati di ombretto nero si spalancarono
per lo stupore “Oh, d'accordo. Vado subito a...”
“Non
ce ne sarà bisogno, Naomi.- la voce fece voltare di scatto
Natalia e
Frank che si trovarono così a fissare una donna sulla
quarantina
dall'aspetto regale- Prego, seguitemi. Vi ho visto dalle telecamere
di sicurezza. Ne abbiamo dieci ma, dopotutto, con il tipo di merce
che trattiamo non possiamo farne a meno.”
I
due investigatori seguirono la donna lungo un corridoio laterale
nascosto alla vista dalla porta a specchio immacolata e lucente. I
suoi tacchi a spillo producevano un ipnotico ticchettio attutito
dalla moquette color vinaccia che rivestiva il pavimento. Con un
gesto elegante della mano affusolata li invitò ad entrare in
quello
che doveva essere a tutta probabilità il suo ufficio,
dopodiché si
accomodò dietro una scrivania di mogano ampia e decorata da
soprammobili di cristallo.
“Allora,
agenti. In cosa posso esservi utile?” la sua voce era
vellutata, ma
il luccichio dietro gli affilati occhi color ghiaccio faceva
intendere quanto quella donna non ammettesse problemi nel proprio
lavoro.
“Lei
è la titolare di questo negozio?” chiese quindi
conferma Tripp,
alzando un sopracciglio.
“Sì.
Sono Eloise Rendford e dirigo questo negozio da tredici anni ormai.
Ci sono dei problemi?”
Natalia
fece un passo avanti e appoggiò sul ripiano in legno della
scrivania
una busta trasparente che conteneva l'anello che avevano sequestrato
a Juliet Robinson.
Dopo
averlo portato a Valera per un'analisi del DNA del sangue che
ricopriva in parte la superficie, la bella CSI aveva infatti
proceduto con uno studio più analitico dell'oggetto,
scoprendo così
che il grosso diamante che decorava quell'anello di fidanzamento era
autentico. Boa Vista era a conoscenza del fatto che ogni diamante
venduto legalmente negli Stati Uniti doveva essere registrato e
riconoscibile grazie ad un'incisione laser sulla superficie e non le
era occorso molto tempo per scoprire da dove provenisse il gioiello.
Horatio le aveva suggerito di recarsi al negozio insieme a Tripp,
nella speranza di poter scoprire chi l'avesse acquistato.
“Questo
anello è stato acquistato nel suo negozio.-
affermò quindi Natalia,
indicando il gioiello con un cenno del capo- Lo ricorda?”
Elosie
Renford afferrò il sacchetto e ne analizzò il
contenuto
minuziosamente prima di parlare di nuovo “Certo che me ne
ricordo.-
confermò, prima di puntare di nuovo i suoi occhi dal taglio
felino
sui due agenti che si trovava davanti- Anello di fidanzamento di
platino, con diamante da tre carati e mezzo, di colore E, taglio
Ascher, contornato da due brillanti da un carato. È una
delle nostre
migliori creazioni, un pezzo unico.”
Tripp
fece un passo avanti, stupito che la donna potesse ricordarsi
così
dettagliatamente di un semplice anello “E, per caso, si
ricorda
anche chi l'ha acquistato?”
La
signora Renford scosse la testa, facendo ondeggiare la chioma color
platino “No, in genere non sono io a servire i clienti e
questo
anello è stato venduto un paio di anni fa, quindi dubito che
la
ragazza che ha effettuato la vendita possa ancora ricordarsi del
compratore.”
L'uomo
fece per aprire la bocca per porre un'altra domanda, ma a quanto
pareva la titolare della gioielleria non aveva ancora finito di
parlare.
“Questo
anello costava quarantacinquemila dollari ed è stato pagato
in
contanti.- li informò con un mezzo sorriso soddisfatto- Di
solito
cancelliamo le registrazioni delle telecamere di sicurezza dopo tre
settimane, ma in casi come questo aspettiamo cinque anni prima di
eliminarle.”
“Abbiamo
bisogno di quelle registrazioni.” affermò risoluta
Natalia.
La
donna annuì “Aspettate un attimo. Controllo nei
registri la data
dell'acquisto e vado in archivio a prendere il nastro che vi
interessa.”
Rimasti
soli nella stanza i due investigatori si fissarono increduli
“E'
stato davvero così facile?” domandò
Frank, abituato a lottare
anche con le unghie e con i denti per accaparrarsi una prova.
La
CSI si strinse nelle spalle “Pare di sì. Quello
che dobbiamo
sperare è che ciò che c'è su quel
filmato possa aiutarci a far
luce sui buchi nella memoria della Robinson e sul nostro
omicidio.”
Calleigh
entrò nel laboratorio tracce con passo leggero, sperando di
trovare
ad attenderla delle novità che fossero in grado di
sciogliere almeno
uno dei mille misteri che sembravano avvolgere il loro nuovo caso.
“Hey
Calleigh!- la salutò Michael Travers, alzando lo sguardo dal
tavolo
retroilluminato su cui giacevano in apparente disordine tutto
ciò
che Eric, Natalia e Frank avevano trovato nell'appartamento del
dottor Evans- Stavo giusto per chiamarti.”
La
bionda si avvicinò ulteriormente “Hai scoperto
qualcosa?”
“Sì,
in effetti sì.- replicò il tecnico di
laboratorio, additando una
serie di lunghi corni di color avorio sul ripiano di fronte a
sé-
Hai presente quei resti di rinoceronte che Natalia ha trovato
nell'appartamento del dottor Evans?”
“Sì,
i corni.- annuì la donna, rammentandosi della minuziosa
descrizione
fornitole da Delko- Probabilmente erano destinati al mercato nero in
Asia.”
Il
giovane inglese si strinse nelle spalle esili “Beh, non posso
dirti
se la nostra vittima volesse venderli, ma so per certo che erano
falsi.”
“Falsi?”
ripeté incredula Calleigh, inarcando un sopracciglio.
“Esatto.-
annuì Travers, ben contento di ripetere ad alta voce la
conclusione
cui era arrivato solo mezz'ora prima- I corni di rinoceronte sono
fatti di cheratina, ovvero lo stesso materiale dei capelli umani.
Ora, questo, oltre a provare l'assoluta stupidità di questo
traffico, ci dimostra anche che è possibile creare dei corni
di
rinoceronte artificiali usando semplicemente della cheratina e della
resina, ed è quello che ha fatto il dottor Evans. La
cheratina d
questi corni è umana, ho trovato resti di capelli.”
La
bionda CSI aggrottò la fronte “Quindi
può essere che sia questo
che l'ha fatto uccidere: ha deciso di provare a fregare qualche
trafficante internazionale, è stato scoperto e ha avuto la
peggio.”
Michael
sembrava condividere quella teoria “E' altamente probabile.
Di
solito dietro a traffici di questo tipo ci sono le stesse bande del
crimine organizzato che si occupano anche di droga e armi illegali.
Di certo non il tipo di persone con cui sarebbe saggio provare a fare
i furbi.”
“No
di certo.- concordò la donna- Ciò spiegherebbe
anche il tipo di
morte che è toccata al dottor Evans: il metodo
dell'esecuzione
preceduto da torture è tipico di alcuni gruppi della
malavita.”
Mentre
finiva di pronunciare quella frase la voce tonante di Walter Simmons
la raggiunse dal corridoio “Calleigh!Ti stavo giusto venendo
a
cercare.”
“Sì?”
ribatté incuriosita la bionda, notando che il grosso ragazzo
reggeva
fra le braccia una scatola.
“Ho
questo per te!” annunciò trionfante Walter,
svelando il suo
carico.
Calleigh
alzò un sopracciglio ben depilato “Che
cos'è?”
“Il
calco del morso con cui si è presentata in ospedale la
Robinson
qualche mese fa.- spiegò il giovane, soddisatto. E' appena
asciugato.”
La
CSI gli rivolse un sorriso radioso “Non ci resta che
confrontarlo
con il nostro database.”
“L'ho
già fatto: signore e signori, abbiamo di fronte mascella e
mandibola
di una Crocuta crocuta, appartenente alla famiglia degli Hyaenidae e
al genere della Crocuta.- spiegò con tono fintamente pomposo
Simmons- Animale conosciuto ai comuni mortali con il nome di iena
maculata.”
“Juliet
Robinson è stata morsa da una iena maculata?”
domandò incredulo
Travers
“Questo
è quello a cui hanno portato le nostre prove.”
disse Walter con
una scrollata delle ampie spalle.
“Ma
non ha senso.- continuò il tecnico di laboratorio inglese-
Non ha
lavorato presso nessuno zoo ed è illegale tenere una iena
come
animale domestico, o sbaglio?”
“Tecnicamente
no.- lo spiazzò Calleigh- Ho letto un articolo sul Miami New
Times
l'anno scorso e parlava di uno spogliarellista che ha fatto di tutto
per guadagnare abbastanza da comprarsi una iena.”
Anche
Walter sembrava incredulo quanto il collega a quelle parole
“Stai
scherzando, vero?”
La
bionda rise della loro reazione “No. È vissuto a
pane ed acqua per
diverso tempo pur di riuscire a comprarsi quell'animale in New
Jersey. In ogni caso, dopo aver letto l'articolo mi sono informata:
in Florida è legale avere una iena come animale, ma solo se
si
ottiene il permesso della Fish &
Wildlife
Conservation Commission.”
Walter aggrottò la fronte, meditabondo
“Se il morso di Juliet Robinson è davvero quello
di una iena,
dubito fortemente che l'animale e il suo padrone siano registrati. Il
dottore che l'ha avuta in cura sostiene che si sia rifiutata di
spiegare l'origine della ferita, cosa di per sé piuttosto
strana, e
che sosteneva che gliel' avesse procurata un cane randagio.”
“Ottenendo così un'iniezione
anti-rabica addominale.- concluse la donna- Non so te, ma io non
vorrei affatto affrontare una procedura così dolorosa,
potendo
evitarlo.”
“Infatti.- concordò il CSI di
colore- Quindi presumo che il morso sia stato davvero inferto da un
animale illegale, probabilmente che fa parte dei traffici di cui si
occupava con l'ausilio della nostra vittima.”
Soddisfatta
delle conclusioni cui erano arrivati Calleigh uscì in fretta
dal
laboratorio tracce “Vado a informare Horatio. Forse alcune di
queste informazioni potrebbero solleticare la memoria della nostra
smemorata.”
Non
sembrava pericolosa.
Fu
questa la prima cosa che Ryan Wolfe pensò quando si
ritrovò faccia
a faccia con Juliet Robinson. Eppure indossava già la tuta
arancione
del carcere femminile, segno che il crimine di cui si era macchiata
era reale, e i suoi polsi erano ornati da lucenti manette, che
dimostrava che in effetti non era così docile come poteva
sembrare.
Se i boccoli biondi, gli occhi da cerbiatta e i tratti delicati del
viso parlavano di una ragazza innocua come molte altre, tutto il
resto dell'aspetto della Robinson urlava il contrario.
Tuttavia
Wolfe non riusciva a non pensare che non sembrasse affatto
pericolosa. Ma poi si ricordò di essere a Miami. Si
ricordò di quei
genitori apparentemente normali che avevano ucciso a sangue freddo la
bulletta che aveva reso un inferno la vita dei loro figli. Si
ricordò
di un ragazzino indifeso che invece era stato in grado di uccidere il
fratello di cui era geloso. Si ricordò del ragazzo
apparentemente
amorevole e che invece picchiava la fidanzata. Lì, a Miami,
anche
quella giovane dal viso d'angelo poteva essere una spietata
assassina.
Juliet
Robinson scrutò attentamente i due uomini che erano appena
entrati
nella sala interrogatori.
“Tenente
Caine.” salutò, con un velo di timore nella sua
cortesia, prima di
lanciare un fulmineo sguardo interrogativo a Ryan.
Ad
Horatio quel gesto non sfuggì “Il signor Wolfe mi
affiancherà in
questo interrogatorio.”
“Wolfe?”
ripeté Juliet con voce incredula, prima che una risatina
nervosa le
uscisse dalle labbra.
“Che
c'è?” sibilò il giovane CSI, abituato
fin dall'infanzia
all'ironia sul proprio cognome.
La
Robinson scosse la testa, facendo ondeggiare i propri boccoli biondi
“Niente, solo che trovo piuttosto karmico che proprio nello
stesso
periodo in cui dovrei trovarmi in Colorado per occuparmi dei branchi
di lupi nelle riserve naturali, io stia per essere interrogata da un
agente di nome Wolfe riguardo a un omicidio.”
“E
come mai non ti trovi in Colorado, ma hai deciso di arrivare fin qui
per uccidere un uomo?” ribatté Ryan, le braccia
incrociate al
petto e un atteggiamento quasi di sfida.
Il
sorriso senza ironia che era comparso sul volto della ragazza
sparì
immediatamente “Non me lo ricordo.”
“Il
dottore ha detto che potresti recuperare la memoria una volta che
l'ematoma si sarà riassorbito.” le
ricordò Horatio.
“L'uso
del condizionale non è molto incoraggiante.-
ribatté lei,
rivolgendogli un sorriso amaro- Perché mi avete chiamata di
nuovo
qui?”
Wolfe
fece scivolare davanti alla ragazza la foto segnaletica di Fuentes
“Hai mai visto quest'uomo?”
Juliet
si concesse qualche secondo per analizzare i tratti di quel viso
prima di alzare lo sguardo e rispondere con sicurezza
“Sì.
Stamattina.”
“In
che circostanza?” incalzò il giovane CSI.
“L'ho
incrociato poco lontano dall'albergo.” rispose di nuovo, con
altrettanta determinazione.
“Avete
parlato?” chiese di nuovo Ryan
La
veterinaria scosse la testa “No. Non lo conosco, stamattina
è
stata la prima volta in cui l'ho visto. È
importante?”
“Lo
decideremo noi.- tagliò corto Horatio, non volendo rivelare
troppo
alla loro unica sospettata- Mentre eri all'ospedale ho parlato con il
medico che ti aveva in cura: sostiene di averti già vista in
pronto
soccorso dove ti sei recata tempo fa per curare un morso.”
Juliet
aggrottò la fronte, sorpresa “Un morso?”
“Di
iena.” specificò il capo della scientifica
inclinando la testa di
lato.
“Iena?”
ripeté in un soffio la ragazza.
“Ti
pare così strano?” domandò quindi
Wolfe, alzando un sopracciglio.
La
giovane veterinaria si passò una mano fra i capelli color
grano “Se
sono davvero stata morsa da una iena e sono ancora tutta intera
significa che sono dannatamente fortunata. Sapete che il morso di una
iena di sessanta chili equivale ad una pressione di
quattrocentocinquanta chili? Non è una cosa che proverei a
rischiare
di sperimentare.”
“Non
è il genere di lavoro a cui sei abituata?- indagò
di nuovo Ryan-
Curare animali potenzialmente pericolosi, intendo.”
Juliet
annuì distrattamente “Ho curato iene in passato,
ma in centri
qualificati un animale è sempre tenuto sedato durante gli
incontri
col veterinario.”
“Quindi
questo morso non l'hai avuto in un centro legale.” disse il
tenente
Caine, traendo la logica conclusione in base alle parole appena
udite.
La
ragazza si limitò ad annuire, mentre si stringeva nelle
spalle.
“Le
nostre indagini ci hanno portato a scoprire qualcosa di più
riguardo
Gilbert Evans, la vittima.” continuò quindi l'uomo
dai capelli
rossi.
“Pare
che il dottor Evans, stesse cercando di truffare i trafficanti con
cui collaborava.” intervenne quindi Wolfe, gli occhi verdi
ben
puntati sulla sospettata per coglierne ogni minima reazione.
Juliet
alzò le sopracciglia, confusa “In che
senso?”
“Cercava
di piazzare resti artificiali di animali.- continuò a
spiegare il
giovane CSI- Ne abbiamo trovati parecchi, nel suo appartamento,
insieme a dei codici per messaggi crittografati.”
“Se
non sbaglio tu hai frequentato una scuola militare con addestramento
particolare per entrare nei corpi speciali.- continuò a
parlare
Horatio, rigirandosi gli occhiali da sole fra le dita con gesto
abituale- Abbiamo controllato e pare che tu abbia seguito anche dei
corsi di crittografia.”
“State
ancora cercando di accusarmi di quei traffici?- ribatté con
una nota
di stizza la ragazza, l'espressione ora completamente allerta e
l'aria di volere chiudersi a riccio a quella nuova accusa-Non vi
basta che io abbia confessato l'omicidio?”
Horatio
le rivolse uno sguardo che sembrava essere quasi rassicurante
“Ti
ho già spiegato che la tua confessione non ha più
valore in seguito
alla diagnosi sul tuo trauma cranico. E poi dobbiamo sapere il
perché
del tuo gesto.”
La
giovane veterinaria alzò il mento “Avete prove a
riguardo?”
“Prego?”
“Potete
dimostrare che io sia collegata in qualche modo a questi
traffici?”
riformulò quindi la domanda.
Ryan
cominciò ad elencare le prove che avevano raccolto
“C'è il morso
di iena. Tu stessa hai detto che non puoi essertelo procurato in un
centro legale.”
“Ho
detto che non dovrei essermelo procurato in un centro legale.-
specificò quindi Juliet- È diverso, e comunque
sarebbe
circostanziale. Avete altre prove?”
“Ci
sono i codici crittografati e le parti animali.”
ribatté
prontamente Wolfe.
“Collegati
all'uomo morto.”
“A
cui tu eri collegata.”
Juliet
si passò una mano sul volto esausto “Sentite, so
che la mia
posizione riguardo a questo omicidio non è molto chiara, ma
non
potete accusarmi di traffico di animali rari solo per un collegamento
che potrebbe permettervi di capire il movente dell'omicidio. Se
troverete delle prove potrete accusarmi di ciò che volete,
ma
altrimenti...”
“Fino
a ieri confessavi di aver ucciso un uomo e oggi invece hai
già
cambiato idea?- domandò incredulo il giovane CSI- Credi che
sia uno
scherzo?”
“No!Io...Io
sono pronta a prendermi le mie responsabilità.-
spiegò la ragazza,
la voce improvvisamente più incerta- Solo che...Vorrei che
ne foste
davvero sicuri.”
Horatio
le rivolse un'occhiata determinata “E lo saremo, signorina
Robinson. Lo saremo.”
“Abbiamo
finito qui.” concluse quindi Wolfe, alzandosi.
“Tenente
Caine?” pigolò quindi la ragazza, improvvisamente
restia a
tornarsene in cella.
“Sì,
Juliet?”
La
giovane veterinaria si morse il labbro inferiore “Potrebbe
esservi
d'aiuto parlare con il proprietario della iena,
così...così
potreste scoprire come mi ha trovato e per chi altri
lavoravo...”
“Che
cosa stai suggerendo?” chiese quindi Caine, inclinando
leggermente
la testa per scrutarla meglio.
Juliet
prese un bel respiro e incominciò a parlare
“Quando si cercano
animali detenuti illegalmente, bisogna cercare ciò di cui i
loro
padroni hanno bisogno per mantenerli vivi. Veterinari abilitati alla
cura di animali del genere ricercato, fornitori di cibo e fabbri per
le gabbie o i recinti. Chi detiene un animale selvatico di solito
pianifica ogni cosa fino all'ultimo dettaglio. Soprattutto se
è
coinvolto nella vendita illegale di tali esemplari.”
Ryan
aggrottò la fronte “Credi che il padrone della
iena che ti ha
morso possa avere un allevamento illegale? Come fai a
saperlo?”
“Fa
parte del mio lavoro conoscere certe cose.- ribatté lei con
un
sorriso spento- E, inoltre, qui in Florida le iene fanno parte della
seconda classe degli animali selvatici, ovvero è possibile
detenere
un esemplare come animale domestico una volta ottenuto il regolare
permesso. Un morso a un veterinario da parte di un animale
regolarmente registrato sarebbe equivalente al morso da parte di un
cane e sarebbe catalogato come incidente sul lavoro senza conseguenze
troppo pesanti sul proprietario dell'animale.”
“D'accordo
Juliet.- annuì Horatio: i suggerimenti della veterinaria
sarebbero
potuti essere decisamente utili al suo team- Hai detto di poterci
dare delle dritte per trovare questi individui.”
“Nello
stato della Florida è proibita la detenzione di animali
selvatici
con scopo di vendita ed esposizione da parte di privati, ma questo
non vuol dire che ciò non accada.- spiegò con
sicurezza la ragazza-
Il modo più diffuso per organizzare incontri con questi
scopi è
attraverso internet. Posso darvi i nomi di chat room e siti d'asta
che nascondono dietro scambi apparentemente innocui qualcosa che
potrebbe interessarvi.”
“Molto
bene.- concluse Wolfe allungando un block notes e una penna alla
ragazza- Comincia a scrivere, Juliet.”
La
Robinson afferrò i due oggetti e iniziò a
riempire pagine con siti
web e istruzioni per partecipare alle aste senza destare sospetti e
mentre lei scriveva, Horatio riconobbe la sagoma snella e ben
proporzionata di Natalia proprio fuori dalla sala interrogatori, sul
bel volto un'espressione quasi trionfante.
Il
capo della scientifica si scusò con i presenti e raggiunse
la bella
CSI.
“Horatio?-
esordì Natalia porgendogli l'ingrandimento di una foto- Ho
il
fotogramma di cui ti parlavo.”
Non
ebbe bisogno di spiegare che si trattava del filmato che lei e Tripp
avevano recuperato alla gioielleria e nemmeno che ritraeva il
fidanzato fino a quel momento sconosciuto di Juliet Robinson.
Quando
gli acuti occhi color ghiaccio di Caine si posarono sull'immagine le
sue pupille si dilatarono quasi impercettibilmente. Tuttavia
ciò non
sfuggì allo sguardo ben allenato di Boa Vista.
“Lo
riconosci?”
Horatio
annuì lentamente “Sì. Questo
è Eduardo Rodriguez. Dovrebbe
essere morto da cinque anni.”
Natalia
aggrottò le sopracciglia, confusa “Questo
fotogramma è di due
anni fa.”