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Autore: Yuki Delleran    14/02/2012    2 recensioni
Si avvicina San Valentino e Feliks è deciso a dare una svolta al suo rapporto con Toris. Per farlo accetta il consiglio di Elizaveta e ricorre ad un piccolo, "innocente" espediente.
"«Toris! C’è tipo qualcosa che non va? » chiese Feliks alzando su di lui gli occhioni verdi e sbattendo strategicamente le ciglia.
Guardandolo, il giovane ebbe l’impressione, chissà perché, di trovarsi davanti un grosso gatto che si leccava i baffi. Scosse la testa per scacciare l’immagine e rispose con la prima cosa che gli venne in mente.
«Niente, mi stavo solo chiedendo… ehm… cosa contenesse il tuo nuovo profumo. È molto particolare. »
«La nota principale è tipo il liquore di liquirizia! » rispose Feliks allegramente. «Oltre a tipo tante altre cosucce interessanti. La doccia che perde è quella! »"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Polonia/Feliks Łukasiewicz, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Saint Valentine's Lovepotion
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: giallo
Personaggi: Feliks (Polonia), Toris (Lituania), Elizaveta (Ungheria), nominato: Ivan (Russia)
Pairings: Lituania/Polonia
Riassunto: Si avvicina San Valentino e Feliks è deciso a dare una svolta al suo rapporto con Toris. Per farlo accetta il consiglio di Elizaveta e ricorre ad un piccolo, "innocente" espediente.
Disclaimer: Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Note: Questa fic è il seguito diretto di Merry Christmas, Miss Perfumer! ed è ambientata nello stesso universo (che potrebbe essere considerato anche lo stesso dell'Hetalia F.R.I.E.N.D.S project).
Il profumo nominato è realmente esistente ma per non rischiare di fare inutile pubblicità (davvero non ne ha bisogno!) ho cambiato un po' il nome.
Beta: Mystofthestars



Le feste natalizie erano passate, quelle per il nuovo anno anche, eppure sembrava che la voglia di shopping non fosse ancora scemata. Complici i saldi invernali, le vie del centro città pullulavano di persone cariche di sacchetti variopinti e persino la nuova jeanseria “Williams & Jones” era piena di clienti. Feliks osservava la scena attraverso la vetrina, pigramente appoggiato al bancone della sua profumeria: la osservava ma non la vedeva realmente, perso in chissà quali pensieri. Sapeva che Elizaveta, la ragazza che lo aiutava in negozio, ogni tanto gli lanciava occhiate perplesse mentre era intenta nell’allestimento della nuova esposizione, ma se ne curava poco. I suoi pensieri avevano tutti un’unica direzione ed era quella di una certa ditta di impianti idraulici, in periferia. Era passato quasi un mese e mezzo da Natale e il rapporto con Toris andava a gonfie vele, o almeno questo era quello di cui Feliks tentava di convincersi. La realtà era che iniziava a nutrire qualche dubbio sul reale interesse del ragazzo per lui: non lo aveva mai sentito pronunciare la parola “fidanzato” e probabilmente all’altro non era ancora chiaro se stavano insieme o no.
«… Feliks… Feliks! »
Il ragazzo si riscosse all’improvviso, voltandosi verso Elizaveta che ne richiamava l’attenzione.
«Eh? Mi hai tipo chiamato? »
«Direi! » brontolò la fanciulla imbronciandosi. «Volevo sapere se l’esposizione va bene così o devo cambiarla, ma credo che la tua testa sia lontana anni luce da queste cose. »
Feliks sospirò e spostò lo sguardo verso il tavolo che troneggiava al centro del negozio: in effetti non vi aveva prestato la minima attenzione. Al centro dell’esposizione spiccava il grande cartello con la foto di una bionda modella texana, affiancato da una piramide di scatole fucsia. Sparse tutto attorno, tante boccette a forma di cuore sfaccettato catturavano la luce dei faretti riflettendola sull’intera composizione. Non era niente male davvero.
«Benfatto, tipo… » commentò.
«Però? » fece Elizaveta, scettica.
«Non c’è nessun però. Cioè, penso davvero che sia tipo molto bella, tipo. »
La ragazza sorrise appena, condiscendente, e si appoggiò a sua volta al bancone, lasciando spaziare lo sguardo verso l’esterno e la via brulicante di persone.
«Se non ho capito male, suppongo che il tuo sia un problema di tipo “idraulico”. » disse quasi casualmente.
Feliks dapprima la fissò stupito, poi sospirò e annuì.
«Tipo non capisco quale sia il problema. Se tipo gli piaccio davvero oppure no. È tipo talmente timido che se non prendo io l’iniziativa, cioè, lui non farà mai nulla. »
Elizaveta annuì pensierosa, poi s’illuminò.
«Forse ho l’idea che fa per te! » esclamò con aria furba indicando proprio la nuova esposizione. «Un modo per convincere il tuo Toris ad avere modi più… affettuosi. »
Seguendo la direzione, anche lo sguardo di Feliks si accese di una nuova, maliziosa comprensione ed entrambi si abbandonarono ad un risolino complice.
Nel momento in cui il campanello del negozio tintinnò, annunciando l’ingresso di un nuovo cliente, entrambi lo accolsero con sorrisi smaglianti e un coro di: «Buongiorno, possiamo aiutarla? »

La sera stessa Toris era decisamente su di giri all’idea della cena con Feliks che lo aspettava, anche se il suo modo per manifestare agitazione si limitava a picchiettii nervosi delle dita sul tavolo e rapide occhiate all’orologio. Ivan, il suo capo, lo aveva di nuovo incastrato in uno straordinario non previsto con la scusa di un nuovo fornitore di rubinetti cromati che aveva confuso le date di consegna, ma a Toris poco importava. Sarebbe andato in centro direttamente dall’ufficio, avrebbe aspettato che Feliks chiudesse, poi sarebbero andati in uno dei ristoranti migliori della città. Probabilmente il conto gli sarebbe costato mezzo stipendio, ma il sorriso del suo ragazzo valeva il sacrificio.
Quando realizzò quello che aveva pensato, arrossì di botto e accartocciò il foglio che aveva in mano – salvo poi accorgersi che era una bolla di consegna e lisciarla nervosamente. Il rapporto tra lui e il giovane profumiere, ai suoi occhi, stava diventando sempre più complicato: Toris non aveva mai trovato qualcuno che sapesse sconvolgere i suoi sentimenti tanto quanto Feliks. Sapeva essere tenero e sensuale al tempo stesso, bizzarro, divertente, strano al punto da essere irritante e dolce tanto quanto attraente, tanto da lasciarlo completamente confuso. Proprio questo stato di cose lo portava ad essere estremamente cauto: era vero che era stato Feliks a fare il primo passo, a Natale, ma Toris non era per nulla certo di fin dove a lui fosse concesso spingersi, anzi, in un simile frangente, non era sicuro proprio di niente.
Il suono della sveglia del cellulare, sepolto da un mucchio di carte, lo fece sobbalzare strappandolo da quelle considerazioni oziose. Era ora di andare, Feliks lo stava aspettando e, non essendo giunto ancora a nessuna conclusione utile, come sempre avrebbe lasciato che la serata seguisse il suo corso.
Quando raggiunse il negozio, scoprì che era già chiuso, con largo anticipo rispetto agli orari consueti, e si stupì di trovare già Feliks ad aspettarlo sulla porta.
«Non è un po’ presto? » esordì Toris accennando alla saracinesca abbassata. «Io posso aspettare, non è un problema. »
Il biondo gli sorrise e scosse la testa.
«Per una volta si può anche tipo fare uno strappo alla regola. E comunque, cioè, buonasera! »
Tutto giulivo, gli gettò le braccia al collo stampandogli un bacio sulle labbra.
Toris arrossì e dovette sforzarsi per non ritrarsi.
«F-Feliks! Siamo in pubblico! » protestò mentre ogni movimento del ragazzo lasciava aleggiare sotto il suo naso nuvole di un’intensa fragranza che non riusciva ad identificare.
Feliks profumava sempre di buono, che fosse fragola, zucchero, cioccolato o qualche elaborato mix di fiori, le note dolci erano sempre dominanti. Toris trovava questa sua prerogativa estremamente carina e non mancava mai di complimentarsene, quella sera però c’era qualcosa di strano nel profumo che portava.
«Oh, non essere tipo antiquato, Toris! » rispose nel frattempo il ragazzo. «Cioè, chi vuoi che badi a queste cose? »
Il broncio con cui lo fissava era carico di aspettativa, ma il giovane riuscì a malapena a stringergli la mano prima che uno starnuto lo costringesse a voltarsi dalla parte opposta. E fu solo il primo di una lunga serie.

«Eliiiizaaaa…» piagnucolò Feliks in giorno successivo, afflosciandosi sul bancone ed invocando la collega.
«Fammi indovinare: è andata male. » ipotizzò la ragazza, abbandonando lo scaffale che stava spolverando per raggiungerlo.
Al debole annuire che ricevette in risposta, si piantò le mani sui fianchi e indicò con decisone la nuova esposizione al centro del negozio.
«Ma… mi avevano assicurato che funzionava sempre! » esclamò. «Lovepotion, la nuova fragranza che contiene una molecola che stimola l’attrazione. Vuoi dirmi che era tutta una bufala? »
Feliks scosse la testa, affranto.
«Tipo non ne ho idea. Toris aveva tipo il raffreddore, cioè non penso l’abbia nemmeno sentito. E domani è tipo San Valentino e il mio ragazzo tipo neanche mi calcola! »
Crollò con la testa sul bancone, frustrato, suscitando la preoccupazione di Elizaveta.
«Oh, suvvia, non fare così. Hai detto che è timido, no? Allora uscire forse non è l’ideale, se le effusioni lo mettono in imbarazzo. Potresti…»
La ragazza si fermò a riflettere qualche istante poi schioccò le dita, illuminandosi.
«Potresti invitarlo a casa tua, magari con una scusa, e non dimenticare una dose abbondante di Lovepotion. Questa volta non potrà resisterti! »
A quelle parole Feliks rialzò la testa mentre sulle sue labbra si disegnava un sorriso che di innocente aveva ben poco.

La sera successiva Toris dovette impegnarsi parecchio per trovare l’indirizzo che Feliks gli aveva comunicato via sms, chiedendosi nel frattempo che emergenza fosse capitata per chiamarlo così. L’agitazione era ormai alle stelle quando vide aprirsi la porta e, questa volta, non trattenne un balzo indietro quando realizzò in che modo si stava presentando il padrone di casa. La prima cosa che gli saltò all’occhio fu la frusciante gonna di pizzo rosa che indossava, sovrastata da una camicetta leggera e semitrasparente. I capelli biondi erano raccolti in due codini fermati da pon pon di pelo bianco. Toris era senza parole: probabilmente quella doveva essere l’idea di Feliks di abbigliamento sexy e il solo pensiero gli provocò una certa inquietudine. Quando però il ragazzo gli si avvicinò, circondandogli il collo per baciarlo, si sentì di nuovo avvolgere dalla strana fragranza del giorno prima e dovette voltare la testa per coprire uno starnuto.
Feliks si ritrasse, deluso, osservandolo mentre si ricomponeva.
«A-Allora, cos’è successo? Mi sono preoccupato. » esordì Toris soprassedendo sul piccolo incidente.
Si sentiva già abbastanza in imbarazzo così.
«Oh, beh, cioè, sì che c’è da preoccuparsi! » rispose Feliks. «La mia doccia perde e non riesco a contattare l’idraulico. Tipo di questo passo mi troverò la casa tipo allagata. Ho pensato che tu, cioè, visto che ti occupi di tubi per lavoro, potessi tipo capirci qualcosa. »
Alla fine di quel bizzarro discorso, Toris gli restituì uno sguardo perplesso: lui lavorava in un ufficio, che poi la ditta producesse impianti idraulici lo toccava ben poco. Era però risaputo che un uomo, per poter essere considerato tale, dovesse almeno saper riparare un rubinetto – e preferì non indagare sul perché Feliks non lo facesse da sé.
«Ok, vediamo se riesco a sistemartela. » rispose quindi.
Feliks si fece da parte, invitandolo ad entrare, ma rimanendogli sempre piuttosto vicino. Il profumo che sentiva nell’aria continuava a disturbarlo e a pizzicargli il naso ma, nonostante tutto, doveva ammettere che vestito in quel modo il ragazzo era piuttosto attraente. In qualsiasi altra situazione l’avrebbe considerato bizzarro, imbarazzante o addirittura sconveniente, ma quella sera e soprattutto accanto a Feliks, tutto assumeva una sfumatura diversa. Il modo in cui la stoffa leggera della camicetta ricadeva in morbide pieghe sulle spalle, il movimento ondeggiante dei ciuffi biondi che gli sfioravano il collo, il frusciare ammiccante del pizzo attorno alle cosce, malizioso guardiano di tesori ben più promettenti: tutto contribuiva a far sentire Toris più accaldato e nervoso del solito. Avevano già raggiunto il bagno quando si rese conto, con orrore, che la sua mano destra si era sollevata contro la sua volontà ed accennava a stringere la vita del biondo ignaro (che poi tanto ignaro non doveva essere visto come l’aveva accolto).
«Toris! C’è tipo qualcosa che non va? » chiese Feliks alzando su di lui gli occhioni verdi e sbattendo strategicamente le ciglia.
Guardandolo, il giovane ebbe l’impressione, chissà perché, di trovarsi davanti un grosso gatto che si leccava i baffi. Scosse la testa per scacciare l’immagine e rispose con la prima cosa che gli venne in mente.
«Niente, mi stavo solo chiedendo… ehm… cosa contenesse il tuo nuovo profumo. È molto particolare. »
In quel momento dovette di nuovo voltarsi per coprire uno starnuto e si chiese se per caso la causa di quell’improvviso raffreddore non fosse proprio quella strana fragranza.
«La nota principale è tipo il liquore di liquirizia! » rispose Feliks allegramente. «Oltre a tipo tante altre cosucce interessanti. La doccia che perde è quella! »
Il brusco cambio di argomento costrinse Toris a lasciar perdere e ad occuparsi di problemi più pratici. Avrebbe voluto rispondere che lui era allergico alla liquirizia e che sarebbe stato un problema se Feliks avesse continuato a portare quel profumo, ma il bocchettone gocciolante della doccia davanti a lui assorbì ogni suo pensiero: doveva riuscire a ripararlo, altrimenti avrebbe fatto una magra figura con il ragazzo, che l’avrebbe considerato un buono a nulla.
Si avventurò quindi dentro la doccia, tentando di capire quale fosse il problema. Forse una guarnizione allentata? A conti fatti Toris non era neanche certo di cosa fosse esattamente una guarnizione.
«Hai una pinza? » chiese nella speranza di scoprire il problema svitando il bocchettone.
«Tipo certo! » esclamò Feliks ma, invece di allontanarsi, entrò nella doccia a sua volta.
Un istante dopo un getto d’acqua investì Toris, strappandogli un’esclamazione piuttosto colorita.
«Che ti salta in mente?! » sbottò voltandosi verso il compagno.
Almeno non lo aveva inondato di acqua gelida, ma la sensazione era poco piacevole lo stesso.
Feliks stava in piedi di fronte a lui, fradicio a sua volta, con un mezzo sorriso sulle labbra rosee e Toris provò improvvisamente una gran voglia di baciarle.
Accentuato dal calore, il profumo si avvolgeva attorno a loro insieme alle volute di vapore.
«Sai che giorno è oggi? » iniziò il biondo. «È tipo San Valentino e questo dovrebbe essere il profumo degli amanti. Però ho tipo l’impressione che a te crei qualche problema quindi ho tipo pensato che fosse meglio lavarlo via. »
Strizzò l’occhio e gli circondò il collo con le braccia, stringendosi a lui.
«Avresti tipo voglia di darmi una mano? »
La stoffa della camicetta, bagnata, era diventata completamente trasparente, le gocce d’acqua scivolavano lascive dai capelli  lungo la curva del volto e del collo, gli occhi verdi scintillavano sotto le lunghe ciglia chiare e Toris sapeva, sapeva, che la pressione del bacino contro il suo avrebbe presto mandato il suo autocontrollo in briciole. Quando quelle labbra tanto invitanti soffiarono ad un centimetro dalle sue le allusive parole: «Lo faresti? », accantonò ogni remora e se ne impossessò. Fu un bacio lungo e coinvolgente, che lasciò entrambi senza fiato, e Toris sussultò quando si rese conto che Faliks lo stava spogliando.
«Io… non sono sicuro…» tentennò quando della sua camicia non rimase che un mucchietto fradicio in un angolo della doccia.
Feliks gli posò un dito sulle labbra, mentre con la mano libera esplorava il suo petto nudo e le spalle, provocandogli brividi nonostante il caldo.
«Tipo esiti ancora? Vuoi che vada a spruzzarmi ancora Lovepotion? »
A quelle parole il giovane ridacchiò, sentendo in parte sciogliersi la tensione.
«Oh, ti prego, no. Altrimenti continuerò a starnutire fino a domani! E comunque non ho bisogno di nessuna pozione d’amore, ti trovo già abbastanza attraente così come sei. »
Soddisfatto da quelle parole, Feliks si strinse a lui, affondando le dita nei capelli scuri gocciolanti.
«Allora abbracciami. Oggi è tipo il giorno degli innamorati e io voglio essere tuo. Stanotte e per sempre. »
Parole così cariche di amore e desiderio che ogni esitazione svanì e anche Toris si abbandonò finalmente ai propri sentimenti.

L’indomani, quando Feliks giunse in negozio, Elizaveta non gli diede nemmeno il tempi di togliersi la giacca.
«Allora? Sputa il rospo! Com’è andata? » lo incalzò girandogli attorno come un’ape col miele. «Lovepotion ha funzionato? »
Feliks, che non era proprio il tipo che sapeva essere composto e discreto quando aveva qualcosa da raccontare, afferrò le mani della ragazza e le strinse con un sorriso smagliante. Non ci fu bisogno di parole e l’istante successivo stavano entrambi lanciando gridolini estasiati, saltellando per il negozio.
«Diciamo che ha funzionato tipo a modo suo. » aggiunse una volta che si furono calmati. «Dovrebbero aggiungere un foglietto di avvertenze riguardo certi fantastici effetti collaterali. »
Si massaggiò i reni, ancora doloranti dopo il “movimento” della sera prima e rivolse uno sguardo alla collega, che gli aveva appoggiato una mano sulla spalla con comprensione.
«Se ha avuto effetto su Toris, allora potrei sperimentarlo anche su un certo crucco di mia conoscenza. » stava dicendo. «Chissà che non lo aiuti a vedere un po’ più in là del suo magnifico naso. »
«Per lui ce ne vorrebbe tipo una damigiana! » esclamò Feliks scoppiando a ridere, seguito a ruota dalla ragazza.
Se era andata bene a lui, sicuramente anche Elizaveta avrebbe trovato il modo di ottenere i risultati che desiderava.
   
 
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