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Autore: Saeko_chan    14/02/2012    1 recensioni
Passare i primi 17 anni di vita conoscendo pressoché tutti i propri parenti, da quelli in Giappone a quelli in Italia o in Spagna, ma non il proprio padre non é affatto il massimo, soprattutto se come me poi se obbligata da forze superiori a conoscere colui che per 17 anni hai pensato avesse semplicemente abbandonato tu e tua madre al vostro destino.
Io sono Tomoko Nakamura, ho 17 anni, sono stata allevata come una ninja e sono stata obbligata a raggiungere mio padre negli Stati Uniti contando solamente sulle mie forze.
Sapete, certe vole mi chiedo se davvero ci sia qualcosa di utile nell' essere una mutante...
[Attenzione: Il rating é variato! Dal verde é passato al giallo perché in futuro ci saranno quasi di sicuro delle scene un pochino più violente di ciò che avevo previsto all' inizio e pure più serietà in determinate occasioni.]
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charles Xavier, Nightcrawler/Kurt Wagner, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Sfogandosi.

 

Ormai era quasi un' ora che mi trovavo in giardino a tirare fendenti al vuoto, quando qualcuno mi si avvicinò ed io riconobbi immediatamente tale persona dall' odore che emanava, ma soprattutto dal puzzo del suo sigaro...

-Sta' lontano da me con quel sigaro. Odio i fumatori accaniti come te.

Quindi mi girai verso di lui rimettendo la katana nel suo fodero di sempre, per poi vedere Logan-sensei spengersi il sigaro su una mano e quindi osservare la sua bruciatura rigenerarsi alla velocità della luce.

-Hai un fattore rigenerativo molto potente e veloce, questo lo devo proprio ammettere... per caso si può sapere di che metallo sono fatti i tuoi artigli?

-Non sono fatti di metallo, credo che inizialmente fossero delle semplici ossa... comunque, sono ricoperti di adamantio.- Adamantio!? Ma che cos' ero quell' uomo? Un' arma vivente? Però, non glielo domandai, dopo tutto una domanda simile poteva ferirlo seriamente...

-In che senso “credi”? Per caso hai perso la memoria?- Lui annuì, ma poi posò lo sguardo sulla mia katana.

-Ti alleni anche tu nelle arti marziali? Ah già, sei giapponese, mi sembra il minimo...

-Metà giapponese e metà statunitense, preferisco precisare.- Conclusi, per poi girari e allontanarmi a passo spedito, ma sentendo comunque che lui continuava a seguirmi, quindi, alla fine alzai gli occhi al cielo e dopo essermi seduta per terra -con la schiena poggiata contro un albero- lo guardai senza proferire una sola parola.

-Che hai?

-Sensei, i fatti tuoi non te li sai proprio fare?- Non volevo aprirmi di nuovo, dirlo di nuovo a qualcun' altro, dover soffrire ancora al solo pensiero di ciò che era successo.

Forse, se solo non me ne fossi andata, se solo avessi aiutato mamma o se solo lei fosse venuta via con me... forse non sarebbe dovuta morire...

-Volevo solo sapere che cosa c' é che non va, visto che non serve la telepatia per capire che stai male. Ah, ti fa così fatica chiamarmi semplicemente “professore”?- Sospirai e alzai un sopracciglio, odiavo quando qualcuno mi parlava in quel modo, non c' arrivava da solo che io ero cresciuta in giappone e per me chiamarlo “sensei” era la cosa più ovvia da fare?

-Sono cresciuta in Giappone per 15 anni, ti basta come risposta? Sai, da noi “sensei” vuol dire proprio insegnante...- Lui nel sentire queste mie parole mi si sedette accanto.

-Sì, lo so, sono stato per qualche anno in Giappone, dopo tutto non avevi detti d' avermi incontrato giusto? Probabilmente é stato durante quel periodo...- Accennai un mezzo sorriso e quindi poggiai la mia testa sulla sua spalla, non sapevo perché ma quella vicinanza mi rassicurava, mi sentivo come se fossi protetta, al sicuro...

-Prima mio padre ed io abbiamo tentato di localizzare mia madre con l' aiuto di Cerebro e... sì, insomma, il risultato non é stato affatto dei migliori... mi chiedo soltanto se la mia presenza l' avrebbe potuta salvare.- Logan-sensei mi cinse la vita con un braccio, stringendomi a sé, senza dire una sola parola per diverso tempo.

-Io non ricordo niente dei miei genitori, ma sono sicuro che dev' essere assolutamente terribere perdere la propria madre. Ma comunque tu hai ancora tuo padre e sono sicuro che lui ti voglia un mondo di bene.- Mi allontanai da Logan-sensei e chiusi gli occhi, stringendo i pugni il più possibile, mentre ripensavo al fatto che mio padre mi aveva abbandonata, lasciata completamente sola, quindi, estrassi la mia katana e con tutta la forza che possedevo la piantai in terra proprio davanti a me, lasciando che qualche centimetro della mia arma rimanesse sotto terra.

-Una persona che ti abbandona alle cure di tua madre, fregandosene altamente di te tu la chiameresti “padre”? Io non credo proprio...

-Sai, non credo che vi abbia abbandonate perché non voleva prendersi la responsabilità di figlio, sicuramente c' é qualcos' altro sotto.

Proprio in quel momento si avvicinò a noi un ragazzo dai capelli castani tenuti un po' lunghi, dagli occhi rossi e dai tratti somatici francesi.

-Buon giorno chére, tu devi essere quella nuova... sei il professor Xavier mi avesse detto della tua bellezza sconvolgente non me lo sarei fatto ripetere due volte di venire a cercarti.- Mamma mia quanto odiavo i dongiovanni... il problema, però, si pose quando quel ragazzo vide la mia katana e la prese, rigirandosela fra le mani.

-Questo non é di certo un oggetto per una ragazza come te, Tomoko, non é vero?

-Gambit, te lo dico per esperienza, l' ultima cosa che vorresti vedere é una kunoichi arrabbiata, se poi questa é pure una mutante allora sei finito... lasciale stare la katana.- In quel momento ringraziai mentalmente il sensei, usando la mia telepatia, per poi osservare Gambit che con gentilezza mi porgevva la mia arma e quindi la rimisi immediatamente nella sua fodera di sempre.

-Kunoichi?

-E' il femminile di shinobi, in parole povere é il femminile di ninja.- Mi limitai a dire, per poi sospirare ed alzarmi da terra, mentre con la telepatia scoprivo il vero nome di Gambit e il fatto che era un mio senpai.

-Perché sei qua Remy-senpai? E poi, si può sapere come mai qua dentro tutti debbano avere un soprannome!? Mio padre come si fa chiamare!? Rotelle!?- Lui per poco non strabuzzò gli occhi, facendomi alzare gli occhi al cielo come se niente fosse.

-Sei una telepate? E poi, che cosa c' entra tuo padre, scusa chére?- Il sensei per poco non rise, trattenendosi all' ultimo e grazie a un miracolo divino, mentre io per poco non rischiai di farmi sorprendere dall' istinto primordiale dell' omicidio.

-Sì, sono una telepate e controllo sia l' elemento fuoco, sia l' elemento terra, contento? Mio padre? Ma il professor Xavier non te l' ha ancora detto che sono sua figlia?- il senpai per poco non cadde, ma perché a tutti pareva così strano il fatto che fossi la figlia di Xavier?

Che cosa c' era di strano in ciò?

-Beh, chére, si pranza, tuo padre mi ha mandato a cercati per comunicarti questo, comunque, sei vuoi il mio parere potresti mirare a persone un po' più di bell' aspetto e non a gente come Wolverine.- Sospirai e ricacciando indietro la rabbia che avevo provato sino a quel momento mi avvicinai al senpai.

-La vita é mia, ok? Ci faccio quel che mi pare con essa, intesi? E comunque di certo non sono interessata al sensei -e prima di farmi delle stupide domande “sensei” in giapponese significa professore-, tutt' altro, se proprio lo vuoi sapere ho già puntato gli occhi su una persona di questa scuola e di certo non sei tu.- Detto ciò mi allontanai, lasciando in quel posto sia il sensei che il senpai.

 

Il pranzo fu tranquillo, nessuno mi chiese niente per tutta la durata del pasto, ma quando mi alzai per farmi un giro riconobbi l' odore di mio padre avvicinarsi sempre di più a me e quindi mi limitai a far finta di niente, andando in giardino e sedendomi su una panchina, per poi vedere mio padre guardarmi con un' assurda gentilezza e dolcezza.

-So quel che stai pensando, o meglio, ciò che provi in questo momento... credi davvero che io ti abbia voluta abbandonare? Avevi due anni quando tua madre ti riportò in Giappone e sai perché? Io volevo mettere su questa scuola e lei non voleva, lei non accettava di essere nata mutante, vedeva tale dono come una maledizione e sono sicuro che in un qualche modo ciò l' abbia fatto pesare pure a te.

Sentendo quelle parole rimasi come bloccata, dopo tutto era vero... mia madre pur usando i suoi poteri e pur insegnandomi il più possibile a usare i miei mi aveva sempre ripetuto che non dovevo andarne fiera, che tali poteri erano tremendamente sbagliati... odiavo dover dare ragione a mio padre, ma pultroppo era così, lui aveva ragione, punto e basta, anche se mia madre mi aveva sempre detto che mio padre mi aveva semplicemente rinnegata... eppure, Xavier lasciò che usassi la telepatia su di lui e quindi compresi che sì, era ufficiale, aveva ragione lui, ma pultroppo non riuscivo ancora a perdonarlo.

-Avresti dovuto tentare di avermi in affidamento o in adozione, sarei dovuta crescere con te, te lo dico per ciò che ho dovuto sopportare e fare in questi 17 anni, io sono cresciuta molto, troppo velocemente e tutto questo per mancanza di denaro... che ne dici se ti consiglio qualche canzone da sentirti per capire quel che voglio dire? “Amor de madre” degli Aventura, “Ebano” dei Modena City Ramblers, “House of The Rising Sun” possibilmente nella versione della Baez e poi, vedi che cos' hanno in comune 'ste canzoni e quindi ragionaci un attimo su.- Detto ciò mi allontanai, dovevo andare a cercare Kurt-kun.

-Dove stai andando?

-In chiesa e non per convertirmi, ma per parlare con un amico.

Dopo poco raggiunsi la piccola chiesa e quindi entrai, vedendo Kurt-kun intento a pregare e quindi mi sedetti su una delle ultime panche, per poi aspettare che avesse finito e dopo di ché lo chiamai telepaticamente e immediatamente me lo ritrovai accanto, seduto sulla mia stessa panca.

-Perché sei qui?

Perché ero lì? Già, perché? Neppure io sapevo darmi una risposta, ma in qualche modo la vicinanza di quel ragazzo mi calmava in un modo assurdo, ne avevo assolutamente bisogno.

-Non lo so neppure io... dovevo calmarmi, parlare con mio padre mi ha solamente fatto male, tremendamente male.- A quel punto lui mi prese per mano e mi invitò ad alzarmi.

-Andiamo a farci un giro per il giardino?- A quelle parole io annuii piano, per poi farmi condurre da lui fuori e dopo poco ci ritrovammo in un piccolo boschetto che faceva sempre parte della scuola.

Ma mio padre quanti stramaledetti soldi aveva?

-Sai, quando sono triste vengo sempre qua... é un ottimo posto per calmarsi.- Disse Kurt, per poi sedersi a terra, con la schiena poggiata contro un albero, mentre io facevo lo stesso, sistemandomi accanto e lui e con la voglia matta di dirgli che a me non importava dove fossimo, perché io mi calmavo solo con la sua presenza.

-Già... però, onestamente a me non interessa, sai?- E dicendo ciò appoggiai la mia testa sulla sua spalla, mentre lui mi accarezzava i capelli e con dolcezzava mi dava un leggero bacio sulla guancia, quindi, io gli accarezzai dolcemente il volto e le labbra.

Fu questione di un attimo e lui, passandomi un braccio intorno alla vita, mi attirò a sé, baciandomi e venendo totalmente ricambiato dalla sottoscritta.

In quel momento tutto ciò che ci circondava scomparve -almeno fu quelo che sentii io-, per poi riapparire quando lui si allontanò leggermente da me, guardandomi.

Di sicuro doveva aver notato il rossore sul mio viso... ma perché non avevo la pelle blu come lui?

-Ich liebe dich.

A quelle parole lo abbracciai, ringraziando il cielo di conoscere moltissime lingue, tra cui pure il tedesco, per poi sussurrargli a mia volta: -Watashi wa anata o aishite- e quindi lasciarmi cullare dalle sue braccia.

-Scusa la domanda, ma che cos' hai detto?

Risi, a quel punto risi divertita, buttandolo a terra e baciandogli la punta del naso, per poi sdraiarmi accanto a lui.

-Stupido, é giapponese! Ti amo...

-Quindi mi avevi capito, prima?

-Secondo te? Conosco abbastanza lingue per capire quasi sempre chiunque, dopo tutto oltre al giapponese e all' inglese non conosco solo il tedesco, ma pure l' italiano, il russo, il francesce, l' arabo, lo spagnolo e il cinese.- Dissi, tutto d' unfiato, strappando un sorriso divertito a Kurt-chan, per poi vederlo alzarsi e darmi una mano a mettermi in piedi a mia volta.

-Dammi la prova di conoscere tutte queste lingue.

Ok, quello che stavo per fare poteva risultare assai sdolcinato, ma mi sembrava un modo carino per dargli la prova delle mie conoscienza in merito e quindi, abbracciandolo cominciai tranquillamente a parlare.

-Ti amo, je t'aime, ya lyublyu tebya, te amo e wo ài ni- Alla fine di tutto sorrisi appena, per poi allontanarmi e ammirare la sua faccia quasi sconvolta, per poi prenderlo per mano e incominciare a camminare verso la scuola, dopo tutto ormai si stava facendo tardi.

-E' tardi, dai, andiamo.

E quindi c' incamminammo verso la scuola.

 

Angolo autrice:

Ammazzatemi, vi prego... fatelo, davvero...

Devo aver avuto un caraggio immenso per pubblicare questo capitolo...

Ah, sì, lo so che Gambit teoricamente sarebbe molto più grande, che io non credo di aver seguito né il film e neppure nessun tipo di fumetto sugli X-men, ma mi serviva più giovane e come già ho spiegato ad AcidDragon in questa fanfiction non dò molta importanza alle varie età dei vari personaggi.

Ok, dopo avermi tolto questo stramaledettissmo peso vado a deprirmi perché oggi é San Valentino ed io sono single che più single di così si muore xD

Va beh, aspetto i vostri pareri e anche la fucilazione ^^

   
 
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