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Autore: CathLan    14/02/2012    12 recensioni
Liam e Niall si sono già incontrati, ma non in una vita passata, no, proprio in questa, eppure sembrano non ricordare.
Dal 14° cap.-Niall era bello, perfino coperto di farina senza inibizioni sul tavolo della mia cucina. Ogni cosa di lui mi gridava di non perderlo, di afferrare la vita e viverla al suo fianco, anche se per poco.
L'amore non è per forza una quercia centenaria sopravvissuta a perturbazioni e terremoti, l'amore è anche semplice, come una bolla di sapone che bagnata dai raggi solari prende colori splendenti. L'amore può durare anni, come può semplicemente durare mesi o anche giorni, l'importante non è quanto, ma come. Puoi amare fino allo stremo anche solo per secondi, innamorandoti del sorriso di una commessa al supermercato o degli occhi di un signore seduto da solo su una panchina. L'importante non è quanto.-
{Accenni di Larry Stylinson}
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4. Who you are


Ma chi sei tu,
tu che con un sorriso mi rubi il fiato,
tu che con uno sguardo ti prendi il mio mondo.
Chi sei, lo sai almeno tu?




Ciao a tutte! Vi avviso che tra febbre, mal di stomaco e mal di gola non sono messa bene e che quindi non l'ho riletto molto il capito, quindi perdonatemi se troverete errori. Inolte, grazie a questa influenza improvvisa purtroppo i miei buoni propositi di scrivere una One shot Narry sono andati in fumo e quindi sono pure triste. Mannaggina D:
Sono veramente contenta la storia cominci a prendere, anche se in effetti non è ancora accaduto nulla di rilevante. Ringrazio tutte le ragazze che mi seguono e quelle che commentano ad ogni capitolo. Vi adoro, seriamente.
Un bacio grande, a presto.


Buon San. Valentino a tutte <3 Love you, girls.


Buona lettura




La pioggia che scrosciava freneticamente contro al vetro della finestra della mia camera non mi aveva ancora permesso di prendere sonno. Aprii un occhio e la luce del chiarore di luna filtrata tra le ante semiaperte mi fece capire fosse già abbastanza tardi. Mi ero coricato alle sette e mezza, subito dopo cena e, dal silenzio proveniente dalla casa, dovevano essere come minimo passate tre ore. Così preso dal filo dei miei pensieri non mi ero minimamente reso conto di come il tempo fosse volato. Pur essendo sabato sera molto probabilmente Niall era già filato a letto. Il temporale ci aveva bloccati in casa entrambi per tutto il giorno, rubandoci anche l'ultima piccola traccia di voglia d'uscire.
Mi alzai dal letto con la gola improvvisamente secca e aprii la porta della mia camera nel modo meno rumoroso che mi riuscii di fare, non avevo intenzione di svegliarlo, la sua stanza era proprio accanto alla mia, era chiaramente udibile ogni minimo movimento. Mi diressi in punta di piedi verso la cucina senza accendere alcuna luce e, sempre senza far rumore, mi versai un po' d'acqua fresca in un bicchiere. Assetato come un disperso nel deserto la bevvi tutta e poi me ne versai dell'altra, finendo alla svelta anche quella. Con la gola meno ruvida percorsi la strada a ritroso, ma quando feci per sorpassare il divano ed uscire dalla sala sbattei involontariamente il mignolo del piede contro qualcosa e lanciando un piccolo grido mi misi a saltellare su una gamba come Capitan Uncino.  
«Liam?» al sentire una voce bassa e roca chiamarmi da chissà quale punto imprecisato del salone mi venne un colpo e trattenni il fiato, immobilizzandomi come un camaleonte che cerca di fuggire alla preda.
«Chi è?» certo, non era una domanda tanto intelligente da porre, ma magari la voce mi avrebbe risposto gentilmente.
«Come chi è?» Seguì un lungo istante di silenzio, poi uno sbuffo e qualche altro basso mormorio. «Sono Niall, cavolo.»
Mi portai una mano al cuore che intanto aveva ripreso la sua naturale corsa e sospirai, grato a dio non fosse un ladro. «Mi hai spaventato, ma che voce hai?» ammisi, cercandolo con lo sguardo invano.
«Mi hai appena svegliato, non posso certo avere la voce di un usignolo» ribatté, facendo spuntare la testa straordinariamente bionda dallo schienale del divano.
Mi avvicinai a lui zoppicando, siccome il dolore al dito non era ancora del tutto scomparso e lo osservai da dietro, sporgendomi verso di lui. «Perché dormivi qui?»
Non riuscivo ancora a vederlo bene, ma mi parve fosse tutto accucciato, avvolto in una coperta in pile con delle stampe strambe. «Stavo guardando un film, poi mi sono addormentato.»
«E perché la televisione è spenta?» lo schermo era completamente nero e la spia rossa era accesa.
Si mise a sedere, buttando all'aria la coperta che poco prima lo aveva avvolto come l'involucro di un baco da seta. «Non lo so, devo essermi appoggiato al telecomando» suggerì, prendendo in mano l'oggetto in questione per riaccendere la tv. «Spero di non essermelo perso tutto.»
«Cosa guardavi?» Feci il giro del sofà e mi sedetti accanto a lui, non troppo vicino, ma nemmeno troppo distante. Era una sola settimana che vivevamo assieme e non ci eravamo ancora presi determinate libertà, ognuno aveva ancora il proprio spazio vitale, cosa che Harry e Louis non sapevano nemmeno cosa fosse. Loro lo spazio di Niall lo avevano occupato già il primo giorno.
«Grease» nel dirlo sorrise e istintivamente venne da distendere le labbra pure a me. I suoi sorrisi erano qualcosa di spaventoso, in senso buono naturalmente. La cosa bella era che sorrideva sempre, in ogni momento della giornata, dalla mattina appena sveglio, alla sera stanco e spossato gli angoli della sua bocca rosea erano costantemente arcuati verso l'alto.
 «E' il film preferito di Louis.»
«Quel ragazzo mi piace sempre di più» la sua risposta non mi sorprese, anzi, mi era stato ben chiaro quando due giorni prima li avevo beccati a mangiarsi una torta intera al cioccolato in cucina, mentre chiacchieravano del più e del meno come vecchi amici di buona data.
Stavano trasmettendo la pubblicità di un dentifricio formidabile, che agiva magicamente contro il sanguinamento delle gengive. «Attento, Harry potrebbe esserne molto geloso» scherzai e lui rise, sbocciando in quella specie di verso convulso e contagioso che era la sua risata.
Tornò serio dopo qualche istante e prese due respiri profondi, portando in avanti le braccia e poi in alto, per stiracchiarsi. «A mio parere niente potrebbe dividere quei due.»
Annuii e incrociai le caviglie, allungando le gambe. «Probabilmente hai ragione» mi strinsi nelle spalle e finalmente il film riprese, esattamente dalla seconda parte.
Mentre il biondo si perdeva tra le imperdibili battute di Sandy e Danny, io mi concentravo invece su di lui, lanciandogli qualche occhiata veloce, deciso a non perdermi alcuna sua espressione facciale o impercettibile movimento muscolare. Mi ero accorto di non riuscire a non guardarlo, mi attirava come il metallo per una calamita e, dopo tre giorni passati a farmi delle paranoie assurde, avevo deciso di soccombere e fregarmene dando libero sfogo al mio interesse. Quella sera indossava una maglietta informe blu e dei pantaloni del pigiama dello stesso colore, niente di speciale, eppure anche in quella variante riusciva ad apparire bello e tenero. Teneva gli occhioni blu fissi sullo schermo e le labbra leggermente imbronciate, nella sua solita espressione assorta.
«Non lo guardi?» mi sorprese a fissarlo insistentemente e sorrise, arcuando le labbra sottili verso l'alto.
Tornai alla velocità della luce con il volto rivolto alla tele e annuii per due volte. «Certo, certo.»
«Se non ti piace cambiamo, l'ho già visto un'infinità di volte» con la coda dell'occhio notai gli incisivi andare a chiudersi sul labbro inferiore come in una morsa e mi si strinse il cuore senza un reale motivo.
«No, guardiamolo» tagliai corto in modo che dalla mia voce non scaturisse alcun accenno di agitazione o nervosismo.
Per il resto del tempo rimanemmo in silenzio, lui con gli occhi fissi sul musical ed io con lo stomaco troppo aggrovigliato per permettermi anche solo di respirare appena più forte del dovuto. Ad un tratto un peso strano mi piombò però addosso, proprio sulla spalla destra e voltandomi mi resi conto che si trattava della testa di Niall. Il cuore inciampò e sbatté ferocemente contro le costole. «Che fai?» domandai in un sussurro.
Il biondo in risposta grugnì e arricciò il naso. Mi resi conto solo in quel momento che le palpebre erano serrate sulle iridi blu. «Ti sei addormentato quindi» constatai al vento, prendendo a torturarmi le mani. Come a voler sfidare la mia sanità mentale, con un braccio mi cinse i fianchi sfregando la fronte contro il mio bicipite teso, come un gattino. Il mio spazio vitale era stato invaso e ora lui mi era completamente addosso e tutto ciò non faceva altro che farmi agitare interiormente come il mare in tempesta. Mi sporsi verso di lui -facendo molta attenzione a non toccarlo- per poter acciuffare il telecomando posto sul bracciolo del divano e spensi la televisione, in modo da non disturbarlo ulteriormente. Per tutta la settimana non aveva fatto altro che alzarsi presto per preparare la colazione, andare al College e tornato, studiare per il resto della giornata, fino all'ora di cena del quale si occupava personalmente. Era normale fosse crollato in tal modo, doveva essere sfinito.
«Niall, Niall, Niall» bofonchiai sfiorandogli in un gesto istintivo il braccio posto sulla mia pancia, dal gomito al polso sottile, in movimenti lenti e delicati. Sospirò forte e con lo sguardo corsi al suo viso rotondo, perdendomi nei suoi lineamenti gentili. Aveva il naso dritto leggermente arricciato, le labbra sottili socchiuse, le sopracciglia chiare incurvate verso il centro e la fronte corrugata.
Sbuffai e spostai il suo arto superiore, portandomelo intorno al collo, dopodiché mi puntellai sulle gambe e portai un avambraccio sotto le sue ginocchia, alzandolo dal divano. Non pesava come mi ero aspettato, era molto più leggero di Harry o Zayn, eppure mangiava il doppio di entrambi. Un sorriso mi affiorò sulle labbra al pensiero della sua insaziabile fame, ma si spense subito quando sorprendendomi si strinse a me e nascose il volto nell'incavo del mio collo, solleticandomi con il respiro regolare. Una miriade di brividi mi rotolarono giù per la schiena e mi ritrovai con il cervello in tilt. Non riuscivo proprio a comprendere perché la sua vicinanza mi faceva perdere la concentrazione o il suo profumo la lucidità, ma ero assolutamente sicuro che ci fosse qualcosa di assurdamente illogico in tutto ciò.
«Liam?» la sua voce strascicata era estremamente tenera.
Distesi le labbra e me lo sistemai meglio addosso, facendo scontrare i nostri petti. Il tocco mi fece perdere un battito e mi ritrovai a sperare che le gambe reggessero, perché altrimenti avrei dovuto metterlo giù e fare la figura del pappamolla. «Niall.»
«Mi sono addormentato ancora» osservò, quasi dispiaciuto. Si guardò attorno e poi strinse appena la presa intorno al mio collo. «Sai, non sei l'unico a cui sono state date le gambe» scherzò, ormai era quasi diventata gradita la sua infinita ironia.
«Ormai siamo arrivati.» Con un calcio spalancai la porta di camera sua e vi entrai senza far troppi complimenti, scavalcai un ammasso di vestiti abbandonati sul pavimento chiaro e andai verso il letto. Una volta arrivato ai piedi di esso mollai l'irlandese, spalancando le braccia. Rimbalzò sul materasso con un tonfo sordo e le ante scricchiolarono sotto il suo peso.
«Ma come tratti la Bella Addormentata?!» sbottò inclinando il naso in una smorfia molto poco carina, mettendosi sulle ginocchia e incrociando le braccia al petto. Risi della sua espressione shockata e lui mi spintonò, sbuffando.
«Mi dispiace vostra grazia» tra un respiro affannoso ed un altro mi piegai teatralmente in un inchino.
«Va' a letto che è meglio, la stanchezza ti da alla testa!» mi scompigliò i capelli con una mano e ridacchiò a sua volta, non riuscendo a trattenersi.
Cacciai fuori la lingua e lui inarcò un sopracciglio, arricciando le labbra. «Preparati però che domani ti vengo a svegliare con un bacio!» ironizzai, riferendomi alla favola.
«Mi metto il burro-cacao allora, che dici?» Era assurdo il fatto che avesse sempre la risposta pronta, era impossibile vincere contro di lui, ce l'avrebbe fatta forse solo Louis.
Annuii serio e gli strizzai l'occhio. «Mi piace il cioccolato, ti avviso.»
«Mi dispiace ce l'ho alla menta, uso quello da quando ho sedici anni.»
Un nodo mi strinse lo stomaco e qualcosa mi riportò indietro di parecchi anni. Una nebbiolina si sovrappose però tra me e il ricordo e così lasciai fuggire lontano il pensiero, sapendo già non sarei riuscito ad arrivarci. «Buona notte Niall.»
«Sogni d'oro principe.» Prima di uscire e lasciarlo lo squadrai per bene e la stessa voce che mi aveva urlato poco prima di lasciar perdere tornò, ma questa volta sussurrando. Non puoi non ricordarlo.
Scrollai le spalle e zittii il cervello e la vocina stridula. Mi infilai nelle coperte del mio caldo lettuccio e chiusi gli occhi, infilandomi gli auricolari nelle orecchie e alzando al massimo il volume dell'iPod. Non mi andava di crogiolarmi su pensieri illusori e poco importanti, non era quello di cui avevo bisogno in quel periodo.


**Anticipazioni**

«Vorresti dire che non sono bello o bravo?» fece un passo verso di me, conscio del fatto che mi fosse impossibile indietreggiare a causa dei prodotti posti a muro alle mie spalle e mi posò un palmo sul petto. Mi spaventava il fatto potesse sentire il mio cuore vacillare a quel tocco, ma non riuscii a distogliermi dalla carezza.




                                                                                                                           
  
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