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Autore: Padme92    14/02/2012    3 recensioni
"Tony incatenò i suoi occhi chiari a quelli scuri di lei.
-Se non tornerai, sarò io a venire a prenderti.-"
Fanfic Tiva centrica.
Una promessa, un viaggio in Israele e un cuore corroso dal tempo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SETTE: Confessioni.

Washington D.C.
Quartier generale dell'NCIS
Ore 7:30 am

Erano passati ormai diversi giorni da quando Tony aveva detto che si sarebbe preso qualche giorno di “ferie”, e McGee da un po' annusava l'aria e sentiva puzza di bruciato: aveva provato a chiamare Tony al cellulare e anche a casa, ma non sembrava raggiungibile in nessun modo.
Tony non era neanche un po' malato quando aveva deciso d'improvvisarsi tale, e McGee lo aveva capito. Che volesse prendersi qualche giorno per gli affaracci suoi poteva capirlo.. ma ormai era passata una settimana.. La sua assenza lo inquietava. In qualche modo percepiva che la sua misteriosa scomparsa aveva a che fare con quella di Ziva. Il lunedì mattina quindi, McGee decise di fare parola dei suoi dubbi a Gibbs.
-Ehm.. capo, Tony non risponde a nessuna chiamata.. è via già da una settimana, non pensi che gli possa essere capitato qualcosa.. ehm.. di serio?-
Stava già pensando al fatto che il direttore poteva avergli affidato un altro incarico sotto copertura. Il solo pensiero lo allarmava.. Guardò Gibbs curioso in attesa di una risposta, ma quello gli fece a sua volta una domanda: 
-Tipo cosa, McGee?-
McGee non sapeva che dire. O, meglio, era restìo a rivelare i suoi veri dubbi: che Tony potesse essere andato in cerca di Ziva. Alla fine decise di provarci, e dopo un attimo di esitazione puntualizzò: 
-Bè capo, si sa che Tony è un po'.. impulsivo, ecco. E quando si tratta di certe cose.. insomma, non pensi che abbia anche un po' la tendenza a.. fare l'eroe?- McGee inghiottì sonoramente, sperando di essersi fatto capire.
Gibbs aggrottò le soppracciglia, e una singola ruga gli increspò la fronte.
-Si può sapere cosa stai insinuando, McGee?-
Il giovane aprì la bocca per rispondere, ma non ce ne fu bisogno, poiché l'arrivo di Abby interruppe la conversazione: era stranamente spenta e non stava saltellando e fremendo come suo solito. Sembrava invece piuttosto agitata e un po' timorosa.
-Ok, Gibbs. Adesso, lo so che mi dirai che avrei dovuto dirtelo prima, ma lo sai, non lo avrei mai fatto se non me l'avessero fatto giurare e se non fossi stata sul punto di essere convinta a fare un patto di sangue.- Qui Abby fece una pausa, guardando concentrata il volto di Gibbs, come per prepararsi a una scenata.
-Di che parli, Abbs?- Ora Gibbs iniziava davvero ad irritarsi.
-Di Tony. Mi ha chiesto di rintracciare Ziva in Israele e poi è partito per andare a cercarla. O, ehm.. salvarla, per usare le sue parole.-
Gibbs la trafisse con i suoi occhi chiari: uno sguardo che ad Abby trapanava il cervello.
-Quando pensavi di dircelo, Abby?- Domandò con un fil di voce.
Abby sembrò sul punto di scoppiare in lacrime. Si teneva la testa, disperata e sparò a raffica una serie di parole:
-Gibbs! Mi dispiace, davvero! Ma Tony mi ha fatto giurare.. ed era disperato.. e poi anchio ero preoccupata per Ziva, dopo quello che ha detto il direttore, Gibbs! E io, lo sai, mi sono fatta convincere e.. Oddio, l'ho lasciato andare verso la morte, e adesso è colpa mia se--
Gibbs interruppe la serie infinita di giustificazioni poggiando il dito indice sulle labbra di Abby, che smise all'istante di parlare. Dopo un'attimo sbiascicò piano:
-Tony sta bene, vero? Dimmi cosa dice il tuo istinto.-
Gibbs guardò negli occhi di Abby in profondità, poi le disse:
-Il mio cuore, Abby.. cercherà sempre di convincermi che Tony e Ziva sono al sicuro.-
E con questo, lasciò indietro Abby e McGee e salì al piano di sopra, diretto verso l'ufficio del direttore.

-E a te non aveva detto niente, eh, Jenny?-
Sebbene fosse appena udibile, nella voce di Gibbs c'era una vena accusatoria. Jenny stava seduta alla sua scrivania, ormai non più così spiazzata dalle entrate brusche di Gibbs senza preavviso.
-Me ne aveva accennato, si Jethro. Ho cercato di convincerlo a non andare, credevo avrebbe desistito..-
-E quando pensavi di parlarmene?! Dopo un mese che non lo vedevi tornare al lavoro?- Gli occhi di Gibbs erano in fiamme.
Jenny ebbe un fremito, ma non abbassò lo sguardo.
-Confidavo che per allora sarebbe comunque tornato.-
Gibbs finse una mezza risata. 
-Bè, è passata una settimana, e di lui non si ha traccia.-
L'espressione di Jenny si fece più apprensiva.
-Lo so, e sono preoccupata. Ma non siamo i suoi genitori Jethro.. è stata una sua scelta.-
Gibbs non rispose, e mosse qualche passo incerto verso la porta.
-Una scelta irresponsabile.-
-Una scelta dettata dal cuore.- ribattè Jenny decisa.
-Ziva non è entrata nel cuore solo a lui..- buttò lì Gibbs.
Jenny sorrise amaramente. -No.. Ma credo che lui sia volato da lei rappresentando tutti noi.-
Ci fu una pausa. Un silenzio significativo, dove nessuno dei due si guardò. Poi Jenny fece un sospiro.
-Prima o poi doveva crescere, Jethro.. capire per chi vale davvero la pena di vivere.-
Gibbs sbuffò piano poi afferrò la maniglia della porta e fece per aprirla, poi, prima di andarsene, mormorò rassegnato:
-Avrei preferito che crescesse senza il bisogno di un viaggio in Israele.-

Tel Aviv,
Ore 12:05

L'espressione vuota della bimba, la sua vita spazzata via in un battito d'ali, proprio come quella di Tali.. Sul viso ancora lo spettro dell'ultima risata.. La mano che mollava la presa del suo palmo.. erano tutte tra le immagini più vivide che le scorrevano davanti agli occhi della mente.
Ziva si sentiva svuotata mentre si lasciava andare contro uno dei solidi muri di pietra dietro al quale lei e Tony erano barricati. Non provava alcuna emozione. Solo un immenso vuoto senza nome e senza fondo la inghiottiva e la faceva sprofondare, in basso, troppo in basso, e non sapeva quando e se, ne sarebbe mai riemersa.
Tony la guardava depresso di tanto in tanto, continuando a camminare lungo il perimetro della loro prigione, come una tigre in gabbia. Con sua sorpresa Ziva non stava ancora piangendo.
Per qualche motivo avrebbe preferito che lo facesse. Avrebbe voluto consolarla, ma ogni parola sembrava perdere significato di fronte alla tragedia.
Dopo quelli che parvero delle mezzore interminabili, Ziva, con voce un po' roca, ruppe il silenzio: -E' stata colpa mia.-
Tony la guardò stranito. 
-Oh dai Ziva, non vorrai assumerti la colpa di quello che è successo!-
Ma Ziva scosse la testa. Nella sua testa giravano pensieri precisi: Ari, Tali, Roy, sua madre, suo padre e ora Mikàl.. se ne erano andati tutti: sembrava che da lei si sapesse fare solo questo. Attorno a lei girava una spirale di morte, non poteva negarlo, e presto forse sarebbe toccato ad Altair o a Tony.
Forse lo scopo della sua vita era davvero quello di diventare una spietata assassina senz'anima. Quanto dolore le avrebbe risparmiato, vivere distaccata da tutto e da tutti, senza legami..
Ma c'era una lezione che non aveva mai imparato del tutto al Mossad: quella di lasciarsi il passato alle spalle. I suoi fantasmi la tormentavano.. e la soluzione era una sola: smetterla di lasciarsi andare alle emozioni. Aveva già segnata indelebile nel cuore la notte passata pochi giorni prima con Tony.. e questo avrebbe già pesato abbastanza sull'imminente separazione dei due. Quella definitiva.
-E' chiaro che sono nata per essere una specie di mostro apportatore di morte.- Disse per rispondere a quel che aveva detto Tony.
Quello non rispose subito, ma prima le si avvicinò e le si sedette accanto.
-Tu non sei così. Non devi neanche pensarlo.- La sua voce era misurata e cauta.
-Sono stata addestrata per questo. Era il volere di mio padre.-
-E allora dimentica tutto! Tutto quello che hai imparato!-
Ziva guardò per un attimo negli occhi di Tony, e il fervore che vi vide la rattristò. -Non posso.- mormorò affranta. -Anche se volessi, non sarei mai più quella che ero prima..-
-Se è per questo non sarai mai più nemmeno l'assassina perfetta, Ziva.-
Ziva si irritò a queste parole e di conseguenza alzò la voce: 
-E tu che ne sai?! Niente! Non sai cosa vuol dire essere me! Uno come te non potrà mai capire quello che provo!-
Tony non rispose a tono, ma lasciò che lei si sfogasse.
-Io so chi sei, Ziva.- disse poi con semplicità. -E tu sai amare. E proprio come me, non puoi farne a meno-
Lo sapeva. Lo sapeva perchè l'aveva sentito quella notte assieme. Lo sapeva perchè l'aveva osservata giocare con Mikàl. Lo sapeva e basta.
Ma Ziva si rifiutava di crederci, non voleva accettarlo: le era stato insegnato che amare ti rendeva debole e vulnerabile.
-Accettare questa parte di me significherebbe accettare ancora tanto altro dolore..- affermò seria.
Tony la guardò apprensivo.
-Ma tu non sei sola, Ziva. Hai degli amici. Hai me. E io ti aiuterò ad affrontarlo. Ti sosterrò sempre.-
Gli amici.. al ricordo dei volti dei suoi colleghi preferiti, gli occhi di Ziva divennero lucidi. Senza nemmeno rendersi conto del suo gesto, si accoccolò contro la spalla di Tony e pianse in silenzio. Dopo poco con voce incrinata disse: 
-A che serve, ormai? Siamo bloccati in questo posto.. che probabilmente sarà la nostra tomba.-
Tony fece un mezzo sorriso a quell'affermazione e la strinse a sé più forte.
-Comunque vada, sono contento che siamo insieme. Non vorrei nessun altro qui con me. Solo te, la mia piccola ninja.-
Detto questo le asciugò una lacrima con delicatezza, e Ziva si lasciò andare al suo abbraccio. Non seppero mai quanto a lungo rimasero lì in quello stato, ma fu per molto, molto tempo. Tanto tempo da riuscire a perdersi completamente l'uno nell'altro.
   
 
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