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Autore: _Arthur_    14/02/2012    2 recensioni
Medico, Sindaco, Consulente sugli affari di Stato, Capo della polizia e delle Truppe Speciali, Possessore onorario delle chiavi della città e Giardiniere: non c’era niente che il Dottore non facesse.
Storia finalista al concorso biennale di scrittura "Raccontami una storia" promosso dalla città di Morciano
Genere: Generale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia finalista al concorso biennale di scrittura "Raccontami una storia" promosso dalla città di Morciano. Fate sapere che ne pensate!

Lo stato strano

C’era una volta, o forse, per chi la cerca, c’è ancora, una piccola città. La valle in cui si trovava era circondata da altissime montagne, tanto che gli abitanti non potevano andarsene ne estranei arrivarci. Lo Stato Strano, come si chiamava, proseguiva la sua Strana esistenza, tra Strani edifici e Strane feste. Insomma, la solita Strana calma.

La cosa più particolare, di quello strano paese, erano gli abitanti: gli Strani, appunto.
Se fosse possibile per noi stranieri aggirarci per le vie di quelle città, potremmo vedere la lattaia che semplicemente tirando un dito ci potrebbe offrire una bottiglia di candido latte appena munto, oppure ci potremmo fermare, sul lato opposto della strada, alla bottega del sarto che, grazie alle sue otto mani, ci potrebbe cucire un vestito in meno di dieci minuti. Dovremmo sicuramente fare attenzione a non trovarci troppo vicini al banditore cittadino, perché con la sua voce ci potrebbe perforare i timpani in un secondo.
Insomma, ovunque gireremmo gli occhi, una stranezza ci colpirebbe. Al che ci chiederemmo come fanno tutti questi uomini a possedere quelle straordinarie capacità.
È tutto merito del Dottore.
Medico, Sindaco, Consulente sugli affari di Stato, Capo della polizia e delle Truppe Speciali, Possessore onorario delle chiavi della città e Giardiniere: non c’era niente che il Dottore non facesse.
Ogni genitore comprensivo e previdente portava il suo bambino appena nato da lui (nella sua enorme villa, vicino alla sua ditta di trasporti, poco lontano dal suo ufficio amministrativo, vicino alla società di stampa e telecomunicazioni gestita da sempre dalla sua famiglia) ed era accolto da una lunghissima lista di “capacità speciali” che il Dottore poteva imprimere nel piccolo.
E così tornavano il giorno dopo a riprendere il pargoletto che aveva assunto una strana sfumatura viola, o aveva due sottili pupille da gatto, o la forza di un elefante. Così erano assolutamente certi che loro figlio, qualsiasi scherzo gli avesse giocato il fato, avrebbe rimediato qualcosa dalla vita, visto che le capacità non erano replicabili.
Un giorno, però, la quiete dell’allegra cittadina venne turbata da un evento imprevisto. La povera e stanca cicogna che portava i bambini agli Strani, si confuse e, per sbaglio, ne portò due. Il primo venne preso dai genitori che lo portarono subito dal Dottore. Del secondo bambino, invece, non si sapeva cosa fare. Gli Strani dissero subito tra loro “non sappiamo cosa farci: ci penserà la polizia!”; la polizia, quando vide il bambino, disse “ Cosa possiamo farci noi? Ci penserà la Questura!”. Ma anche il questore sminuì subito “no, no, no… ci penserà il magistrato!”, e il Magistrato “non posso permettermi di badare anche a lui! Ci penserà il Consiglio!”. Ma anche il consiglio non poteva: “Ci penserà il nostro sindaco, il Dottore!”. Allora il bimbo arrivò, ancora in fasce, all’ufficio del Dottore che lo guardò; osservò la sua pelle stranamente scura, i suoi occhi stranamente allungati e i suoi corti capelli ricci e neri, poi disse “Siamo o no in una Democrazia? Il sovrano è il Popolo! Ci penseranno loro!”
Alla fine una povera vecchia, che essendo più vecchia del Dottore non aveva nessuna Stranezza, e che per questo era stata isolata dal resto della popolazione, venne a sapere del piccolo bambino e chiese che lo portassero da lei. Era troppo vecchia e stanca, però, per uscire di casa e quindi non riuscì mai a portarlo dal Dottore.
Il tempo passò e il piccolo bambino crebbe, diventando grande abbastanza per andare a scuola. Tutte le mattine prendeva la sua bicicletta, salutava la cara vecchietta e pedalava fino a scuola. Qui, tra le lezioni passava il suo tempo. La materia che preferiva di più era Matematica: adorava fare i problemi “il Dottore ha cinque mele, una la regala ad un bambino, un'altra alla sua mamma che stava molto male; come ringraziamento ne riceve altre tre dal Papà: quante mele ha il Dottore?”  Quanto è generoso il Dottore!
Anche i problemi di fisica gli piacevano, li trovava, però, un po’ più difficili: “il Dottore sta svolgendo una gara di corsa contro cinque avversari, e sta vincendo con una velocità di 40 kilometri all’ora. Se l’ultimo arrivato taglia il traguardo trenta secondo dopo di lui, quale era la sua velocità?” Accidenti come è veloce il Dottore!
La materia che gli piaceva di meno era Diritto, perché pensava che le domande fossero un po’ troppo difficili: “Se un ladro entra in casa del Dottore e tenta di ucciderlo, quale reato sta commettendo? Quanti anni deve fare di carcere? Può il Dottore, se decide di perdonarlo, far si che non venga messo in carcere? Come?” Il Dottore è troppo buono, lo farebbe di sicuro!
Il momento che gli piaceva di meno, però, era la ricreazione, perché i suoi compagni lo prendevano sempre in giro; il bambino con gli artigli da leone lo graffiava sempre, la sua compagna dalle mani sempre bollenti si divertiva a schiaffeggiarlo mentre il bambino che poteva fare tutte le voci continuava a scimmiottarlo!
“ma guardati” dicevano “hai la pelle nera, e non sai fare niente di speciale! Si vede che il Dottore non ti voleva in questa città!”
E il povero bambino-dalla-pelle-scura, come tutti ormai lo chiamavano, tornava a casa triste pensando “perché io ho la pelle nera? Perché non ho nessuna capacità?” e un giorno lo chiese alla sua vecchia mamma. Si sentì rispondere in questo modo “mio caro… la tua capacità è proprio il fatto di non averne!” Non capì subito cosa volesse dire.
E il bambino divenne ragazzo, e poi adulto. Andò all’agenzia di collocamento per cercare un lavoro e venne accolto da un grasso signore. Come prima cosa gli venne chiesto “che capacità hai?” “Nessuna” “Nessuna?” “Nessuna!” . Il grasso signore alzò gli occhi per la prima volta e lo guardò in faccia dicendo: “Temo... che non ci siano lavori per uno come lei”.
E affondò di nuovo l’enorme collo nel pancione. Come affrontare la situazione?
Andò dalla Polizia ma furono in grado solo di dirgli “non possiamo aiutarla”, andò dal questore ma non riuscì a cavarli altro che: “Non posso aiutarla”. Provò con il Magistrato: “non credo di poterla aiutare”, e con il Consiglio: “non possiamo aiutarla”.
Disperato provò a bussare alla porta del Dottore: “Cosa vuole?” gli chiese.
L’ uomo-dalla-pelle-scura gli spiegò il suo problema e concluse dicendo “lei che parla tanto di Democrazia e di uguaglianza, mi dica perché non posso avere un lavoro!”
“mi dispiace” si sentì rispondere” non posso aiutarla”. E gli chiuse la porta in faccia.
Ma il diverso non si perse d’animo, provò e cercò per molto tempo, e, con pazienza, riuscì a trovare posto come inserviente nella società di giornalismo del Dottore.
È strano come ciò che dovrebbe valorizzare l’uomo, nel suo caso peggiorasse solo la situazione; il lavoro non lo rendeva uguale agli altri, eppure anche lui portava il suo contributo alla crescita di Stato Strano, anche lui faticava come gli altri, forse più degli altri. Ma aveva zero speranze di migliorare la propria condizione. Un altro motivo per cui odiava il lavoro che faceva, era che tutti i giorni era costretto a venire in contatto con le bugie che il Dottore diceva sull’essere tutti uguali, le pubblicità della “festa dell’Uguaglianza” o le riproduzioni su carta stampata della lista di capacità che poteva insegnare ai bambini.
Alle volte leggeva un articolo, che doveva portare da questo a quell’ufficio, e pensava:
“come possono gli abitanti di questo paese credere a tutto ciò? Davvero il Dottore è riuscito a cambiare talmente tanto la società da renderla cieca?” avrebbe desiderato urlare:
“Svegliatevi! Non fatevi ingannare, alzatevi! Non vi accorgete che la rivoluzione è stata abolita, perché è stato abolito il pensiero? Credere è un verbo scomparso dai cervelli contaminati dall’inerzia!”
Ma non aveva spazio per farlo, nessuno lo avrebbe ascoltato!
E fu in quel frangente che decise:
 
Le assurde menzogne del Dottore
 
Così si intitolava l’articolo pubblicato abusivamente a pagina 18 del giornale del mattino dopo.
Parlava di uguaglianza, anzi no, di uniformità; parlava di Democrazia, anzi no, di Dittatura; parlava di integrazione, anzi no, di esclusione; parlava di scienza, anzi no, di follia;
Parlava di libertà, anzi no, di ergastolo.
Nella piazza cittadina, il pomeriggio del medesimo giorno, un uomo dalla pelle scura venne pestato a morte dalla polizia.
Aveva sognato un mondo senza Stranezze.


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