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Autore: Estranged e Ramble    14/02/2012    0 recensioni
1982, Los Angeles. Cinque ragazzi si incontreranno e la loro vita non sarà più la stessa. Ma durante il loro cammino, non saranno soli...
Questa è una storia che Ramble (ex Galasty) e Estranged (Nico24) stanno scrivendo assieme... buona lettura :D
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allungò un braccio verso l'orologio, che si trovava da qualche parte sul comò alla sua destra, lo portò accanto al viso ed aprì gli occhi: le 09.45. Era un orario accettabile, guardò nel letto dall'altra parte del comò: la sua coinquilina era ancora addormentata. Si sarebbe concessa una doccia calda e, se al suo ritorno, fosse stata ancora nel mondo dei sogni l'avrebbe svegliata.
Si diresse verso il bagno sbadigliando. Regolò l'acqua ed entrò sotto la doccia. Passò le mani sul viso per eliminare tutto il sonno e scoprì di aver eliminato anche una buona parte del trucco della sera prima. Avrebbe dovuto ricordarsi di struccarsi. E da questa semplice costatazione iniziò a ripensare alla serata: era stata molto infastidita da quel deficiente che sembrava un trans... chissà poi perché aveva deciso di andarsene in giro conciato a quel modo dato che poi ci provava spudoratamente! Mah... forse aveva davvero ragione Lilith, era ubriaco. Ok, magari se gli fosse capitato di rincontrarlo si sarebbe ricordata di essere un po' più carina. Improvvisamente gli tornò in mente la faccia di quell'altro ragazzo, quello moro che aveva chiamato depresso... era carino, gli ricordava Josh e... e l'aveva visto per circa dieci secondi cazzo! Forse era il caso di uscire da quell'affare: l'acqua aveva iniziato a raffreddarsi. Si avvolse nell'accappatoio (in realtà era un asciugamano da spiaggia... faceva caldo a Los Angeles e comprare dei veri accappatoi sarebbe stato un inutile spreco di soldi) e tornò nella loro stanza, che a dire il vero insieme alla cucina e al bagno componeva l'intera casa... non avevano soldi. Era un gigantesco casino: i letti disfatti e il comò pieno di libri, riviste e dischi, uno stereo era sotto il comò ed i vestiti sembravano esplosi ovunque... quasi tutto quello che possedevano lo avevano portato da casa, cercavano di comprare o comunque procurarsi il minor numero di cose possibile.
-Halleluja!- esclamò Lilith -Finalmente sei uscita...- dopodiché si diresse anche lei verso la doccia. Liv la seguì per asciugarsi i capelli e poi andò a vestirsi: un paio di jeans e una camicetta con le maniche corte, mentre si metteva le scarpe da ginnastica Lilith si precipitò su letto con i capelli un po' bagnati e un po' asciutti e s'infilò anche lei un paio di pantaloncini di jeans e una canottiera
-Oh ti prego andiamo a fare colazione in un bar? Ti preeeego- piagnucolò
-Umm....- ci pensò su, in fondo una volta ogni tanto... perchè no? -Ok-
-Aaaah! Grande grazie!- esultò l'altra.
Cappuccino per Liv, tramezzino per Lilith.
-Liv?-
-Uh?-
-Certo che era proprio carino..- sospirò la ragazza
-Ma chi?- domandò l'altra leggermente perplessa
-Ehmm... il... il ragazzo di ieri sera- bisbigliò imbarazzata la liscia
-Oh Lil, ma ancora ci stai pensando?-
-Già- era strano, insomma non era certo la prima volta che un cliente del bar si comportava in modo fin troppo cordiale con loro, eppure nessuno l'aveva mai colpita come quel ragazzo... alla fine non era nemmeno lui che aveva esagerato, a mala pena aveva parlato a essere sinceri e chissà perchè le era rimasto tanto impresso... non lo sapeva ma nemmeno le importava troppo di saperlo, sapeva semplicemente che aveva considerato l'idea di cercarlo in giro per la città, lui ed i suoi strambi amici... poi si era ricordata che non era possibile “cercare qualcuno in giro per la città” a Los Angeles che era enorme, non era come essere ancora in Arizona che è piccola e più o meno tutti si conoscono.
-Beh ad ogni modo quale era carino? Quello rosso?-
-Si- rispose mogia, mogia
-Ah dai... esagerata...-
Lilith fece un sorriso -Magari torneranno al bar no?-
-Può essere... e se quel matto di ieri ci ri prova sta volta lo prendo a schiaffi!- così il tutto sfumò in risate.
“Magari torneranno al bar” aveva ragione, magari sarebbero tornati... anche il ragazzo con i capelli mori.




-Sicuro sia questo il posto?- domandò Axl calciando la ghiaia che ricopriva il vialetto della piccola villa. Izzy continuava a bussare alla porta in legno scuro, mentre la custodia della chitarra gli penzolava dalle spalle.
Nessuno andava ad aprire.
-La via è giusta… il civico è questo- il moro bussò di nuovo.
-Quello non è…come ha detto di chiamarsi…Steven?- domandò Axl indicando poco più in là, un ragazzo che si avvicinava con due bacchette infilate nei jeans.
-Sì è lui-
Il biondino si avvicinava guardando il cielo azzurro macchiato da una o due nuvole bianche. Teneva le mani in tasca e le gambe larghe.
-Allora è il posto giusto… ma perché non apre nessuno?-
Il ragazzo si avvicinò, scrutando la casa e i due che se ne stavano fermi davanti alla porta con le braccia conserte.
Poco dopo anche la pertica bionda che si faceva chiamare Duff, si avvicinò, comparendo dal fondo del vialetto.
-Ehi- lo salutarono.
-È questa?- domandò l’ultimo arrivato, indicando la porta.
-Pare di sì, ma il tizio non apre…-
-Tranquilli ragazzi, adesso arriva. Ha i suoi tempi…- garantì Steven, appoggiandosi con le spalle al muro.
Pochi istanti dopo, infatti, il riccio aprì la porta, a rallentatore.
-Mhm- biascicò. Il suo volto era coperto dai ricci e addosso portava solo una maglia larga e un paio di boxer.
-Appena svegliato Slasher?- domandò il biondino ghignando.
-Uhmmm-
-Sai che sono quasi le tre del pomeriggio, vero?-
-Smettila di parlare. Ho mal di testa- si scansò e fece cenno agli altri di entrare. Axl e Izzy si fecero largo nel corridoio osservando l’arredamento. Era tutto così famigliare in quella casa… non erano più abituati a un clima simile da quando si erano trasferiti.
-Ola?- domandò Steven.
-È fuori…torna dopo, ha lasciato della torta per te. Alle volte mi domando chi di noi due sia veramente suo nipote- li accompagnò in cucina e indicò la torta di mele appena sfornata.
-Sì, però adesso basta cazzeggiare, dobbiamo provare a vedere se funzioniamo assieme, no?- saltò su il rosso, con la bocca ancora piena.
Così si recarono in garage, allestito dal riccio alla bell’e meglio, per quelle che sarebbero state le prime prove del fantomatico gruppo.
-Purtroppo non ho un microfono…dovrai arrangiarti- Slash avvertì subito Axl che si guardava attorno spaesato. Il rosso annuì perplesso.
-Non avrà problemi, fidati- mormorò Izzy, che ben conosceva il timbro di voce dell’amico.
Il riccio imbracciò la chitarra, imitato dal moro.
Steven si sedette alla batteria, che ormai faceva parte del garage, da quando lui e Slash si erano conosciuti.
Duff attaccò il basso all’amplificatore e iniziò a far correre le dita sulle corde spesse.
-Dai il tempo Steve-
Tac tac ta..
-Aspetta! Il tempo per cosa?- domandò Axl, strabuzzando gli occhi.
-Boh…improvvisa-
-Ma…?!-
-Usa la tua fantasia…-
Tac tac tac tac
Steven iniziò a picchiare sulla batteria con una forza e un ritmo che coinvolsero subito il riccio il biondo e il moro.
I due chitarristi si ritrovarono ad improvvisare vari riff che, con meraviglia di entrambi si incastravano tra di loro come se ci avessero lavorato su per ore e ore.
Duff li seguiva con una linea di basso a tratti semplice, a tratti più complessa, e Axl stava li a guardarli, mentre si intrecciavano, lavorando grandiosamente e in sincronia come gli ingranaggi di una macchina.
Iniziò a gridare, e ad improvvisare un testo su quella che ormai era diventata la base. Ci fu un attimo di incertezza, ma poi si sciolse e si accorse che era come se fosse già tutto scritto. Stavano funzionando. E funzionavano alla grande.




-Liiiiiiiiiiv!!- urlò forte, di modo che questa potesse sentirla da dentro il bagno -Liiiiiiv!!- gridò ancora sbattendo i pugni contro la porta
-Che c'è?- rispose la ragazza aprendole
-Che c'è? C'è che è tardi! È tardissimo! Dovremmo attaccare alle nove ricordi? Ecco sono le otto e quarantacinque-
-Ops- rispose la riccia con aria colpevole facendo sbuffare Lilith
-Muoviti- si limitò a rispondere tirandola per un braccio.
Fortunatamente abitavano proprio accanto al Whiskey a go-go, arrivarono correndo e si sbrigarono a cambiarsi insieme alle altre “ballerine”... dei tre numeri del sabato il loro era il secondo. Lavoravano sempre in coppia, a quanto pare piaceva. Si prepararono con vestiti e trucco, anche se era perfettamente inutile: nessuno avrebbe mai notato il trucco e i vestiti non finivano mai troppo bene, ma erano del locale per cui... Dopo si misero a guardare le loro colleghe sul palco da dietro le quinte, Gloria e Hanna erano sempre bravissime.
Un bisbiglio di Lilith distrasse la riccia dalla performance -Che c'è?-
-Guarda- rispose indicando qualcosa tra i tavolini
-Ma dove?- per quanto si sforzasse non riusciva a notare niente
-Lì... proprio sotto il palco-
Liv aguzzò la vista e, scrutando tra la prima fila di tavoli, afferrò quello che voleva mostrarle l'altra: in uno dei tavoli centrali, che chiacchieravano, brindavano e guardavano lo show c'erano i ragazzi del giorno prima. Ancora con quel look improbabile, così diverso da quello degli altri avventori che si dividevano in distinti uomini in cerca di svago e ragazzi a metà tra il glam e il punk patinato della città degli angeli. Ma loro non rientravano in nessuna categoria, quello che aveva chiamato “la pertica” era quello che più si avvicinava al punk con quel chiodo di pelle, ma un punk grezzo e non patinato. Anche pel di carota, accanto a lui portava un chiodo, ma non sarebbe mai passato per un punk con quella pettinatura. Dell' “orso” non riusciva a vedere nulla se non i capelli riversi sul tavolo. Quanto meno quello che la sera prima ci aveva provato oggi non cercava di passare per una donna. Ed ultimo, il ragazzo che l'aveva colpita, aveva una bella coppola in testa. Liv non riusciva a smettere di guardarlo.
-Allora... hai visto?-
-Si si... vedo... e allora?-
-Beh allora... allora... -
-Allora?- ripeté Liv con viso sardonico, non riusciva a non guardare il ragazzo con la coppola, ma trovava che fosse inutile trivellarsi il cervello con inutili paturnie e preferiva rimanere distaccata e cinica, soprattutto perché vedeva Lilith così entusiasta e, insomma, doveva bilanciare un po' le cose
-Umm... allora niente però ecco, non lo so... io...- il labbro inferiore della mora sporgeva in un buffo broncio di delusione
-Facciamo così: gli offriamo un drink ok? Così mi scuso anche con il tipo di ieri- propose la riccia accondiscendente, facendo di nuovo spuntare il sorriso sulla bocca dell'amica, era così facile farla sorridere.
Lilith adesso continuava a blaterare di come volesse trovare un modo “qualcosa... qualunque cosa” per farsi notare dal rosso... non che fosse poi così difficile, le fece notare Liv, essendo solo in due e dato che erano in prima fila sarebbe stato strano se non l'avesse notata. Tra una chiacchiera e l'altra arrivò la fine del numero di Hanna e Gloria: toccava a loro. Liv si diresse al centro del palco molto tranquillamente, pronta ad affrontare un normale sabato con un numero che avevano fatto milioni di volte; al contrario Lilith avrebbe voluto fuggire per paura di fare brutta figura, anche se non era mai successo... poteva essere? Sempre la stessa storia? Tutte le sante volte? Evidentemente si.
Erano seduti in prima fila, bevendo birra e commentando le due spogliarelliste che si stavano esibendo. Slash sfoggiava un sorriso sornione e non staccava gli occhi da quei corpi perfetti nemmeno per un istante.
-Beh, almeno stasera non sei vestito da donna…- commentò Adler.
-Taci, cazzo, non ci voglio più pensare-
-È stata una tua idea, Slasher…-
-E relativamente, sarebbe stata geniale. Poi però tu hai tentato di stuprarmi- sbottò picchiando un pugno sul tavolo, scatenando l’ilarità tra gli altri tre, mentre Steven mascherava l’imbarazzo trangugiando il liquido ambrato.
Si voltarono a guardare il palco, mentre le due ragazze finivano il numero.
La musica cambiò d’improvviso. Killer Queen movimentò l’atmosfera che si era creata e dalla tenda scura che ricopriva il fondo del palcoscenico, uscì una gamba fasciata da sottilissime calze nere.
Slash fischiò ed essendo già mezzo ubriaco, forse nemmeno se ne rese conto.
Axl si sistemò meglio sulla sedia, sprofondandoci dentro, imitato da Duff.
Steven si fregava già le mani e Izzy scrutava il palco con un’espressione indecifrabile.
La voce di Freddie accompagnava i movimenti sensuali della gamba che, dopo aver giocato con la stoffa della tenda, uscì seguita dal corpo formoso della ragazza riccia.
Slash quasi si strozzò vedendola spuntare così all’improvviso.
Poco dopo, l’altra ragazza, che avevano visto la sera precedente, fece il suo ingresso raggiungendo la compagna.
Cominciarono a ballare provocando varie reazioni tra il pubblico sottostante.
Steven faceva oscillare lo sguardo tra entrambe, senza sosta, e senza cancellare il sorriso sornione dalla sua faccia visibilmente compiaciuta.
Duff continuava ad ammiccare convinto che gli sguardi che le due lanciavano agli spettatori, fossero solo per lui.
Slash alternava un sorso di birra a un’occhiata maliziosa.
Poi c’erano Axl e Izzy che osservavano le due senza dare segno d’apprezzamento. Erano semplicemente rapiti dalla loro danza provocante.
Il rosso non aveva scollato lo sguardo dal corpo della mora, vestita da uno striminzito completino di lingerie rossa, nemmeno per un istante.
Il moro invece, continuava a fissare la castana. Vedeva i ricci ricoprirle le spalle esili, mentre il suo busto stretto in un corpetto blu si piegava a tempo di musica, oscillando e ancheggiando.
-Mi sono innamorato di nuovo- mormorò Steve, svuotando il boccale.
-Mhm, ti eri innamorato anche la settimana scorsa, e quella prima ancora- gli fece notare il riccio, facendo l’occhiolino alle due, scordandosi quasi del tutto dello spiacevole incontro che avevano avuto giusto la sera prima.
-Sono uno che non si impegna…-
Tra una risata e un commento malizioso, Axl e Izzy continuavano a guardarle silenziosi, come stregati…
Liv scese dal palco accaldata e stanca (e poi dicono che lavori come questo sono facili...), ma decisa a mantenere la promessa fatta all'amica che si trascinava dietro. Lilith al contrario procedeva oscillando tra imbarazzo ed entusiasmo... certo presentarsi così da gente che si è vista solo una volta, e in una situazione non troppo rilassata, è un po' bizzarro ma alla fine chissà che non potesse essere anche divertente.
Le due si avvicinarono al bancone del bar e ordinarono qualche drink: birra per la riccia e whiskey per la mora e i cinque sconosciuti... di solito non si sbagliava con il whiskey. Una volta presi i bicchieri si avviarono al tavolo dove questi erano seduti e, posando le bevande davanti a loro, si sedettero con nonchalance
-Salve- esordì il riccio con uno sguardo lascivo e annacquato diretto alla scollatura delle due. Liv, decisa a porsi nel modo migliore, rispose con un sorriso mentre Lilith esclamò -Ciao! Noi siamo ehm... -
-Stripper sì, l'abbiamo notato- concluse per lei uno dei due ragazzi biondi, ma non lo disse con malizia, era più che altro come se volesse levarla dall'imbarazzo
-Già beh... io mi chiamo Lilith- proseguì quella ancora sorridente
-Liv- la seguì la riccia con un cenno del bicchiere, tutti i ragazzi si presentarono
-Slash- farfugliò il riccio vagamente sbronzo
-Steve- annuncio il più basso dei due biondi con un sorriso ingenuo e luminoso
-Izzy- disse pacato l'altro ragazzo moro
-Duff- continuò il biondo che era intervenuto prima il aiuto della mora
-Axl- concluse peldicarota dando un sorso al suo drink.



Ehilà, gente :)
Qui è Ramble... Siamo al terzo capitolo... le nostre ragazzuole hanno capito che i cinque bellocci non mordono...chissà cosa potrà accadere adesso °-°
Direi che vi lascio, ringraziando chi ha letto e chi ha messo la storia tra le seguite, a nome di entrambe ^^
Al prossimo capitolo ;)
  
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