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Autore: Moira__03    15/02/2012    3 recensioni
«Credo dovremmo parlarne meglio con lui, tesoro. D’altronde ha soltanto sette anni!» continuò la donna, sin troppo pensierosa.
«Accidenti, Bulma. Se la caverà! La sua vita non può essere più facile di come lo è già» disse il sayan, indirizzando la sua mente a vecchi ricordi riguardanti la sua infanzia, pensando e agendo tramite essi. Suo figlio aveva già tutto che lo rendesse felice e senza problemi, e quella donna non poteva viziarlo di quella maniera.
«L’allenamento mentale e fisico, non farà altro che giovarlo» concluse saggiamente l’uomo.

In questa nuova fic vorrei provare a descrivere situazioni inappropriate e decisamente fuori luogo per i sayan. La trama principale, su cui mi sono cimentata è principalemente l'interazione dei sayan con i terrestri, e ho voluto affidare questo compito ai due piccoli Goten e Trunks, ma non manca la presenza della loro famiglia, specie quella di Bulma e Vegeta.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Goten, Trunks, Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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E con un leggero ritardo sono riuscita a finire anche questo capitolo :D e questo lo devo specialmente a Proiezioni Ottiche che ieri sera mi ha sedotta, incitandomi a scrivere il capitolo xD ed ora eccomi qui, con un nuovo capitolo, finito in soli due giorni (cosa alquanto strana). Inoltre volevo ringraziare tutti coloro che puntualmente recensiscono e mi inducono a scrivere. Sono contenta che la storia, nonostante la sua banalità, sia piacevole, e spero che lo sarà anche nei prossimi capitoli ^^.
Per quanto riguarda il capitolo precedente, molti sono curiosi di sapere chi è la famigerata persona che ha spiato involontariamente Vegeta che quasi aveva fatto esplodere sua moglie xD beh, in questo capitolo non ho menzionato niente di niente e credo che sarà più evidente nel prossimo ^^ un bacione a tuttiiiii :D buona lettura :D
 
 
 
 
 
 
 
Dopo qualche ora, la tensione che si venne a creare pericolosamente nella faglia Brief, andava man mano degenerando. Bulma era in salotto e leggeva una rivista di moda, pensando alle eventuali future spese che avrebbe intrapreso, mentre nello stesso istante cercava di pensare ad un plausibile luogo in cui Trunks potesse essere andato. Non che si preoccupava delle sorti del figlio, sapeva benissimo che se lui era in pericolo allora l’intero pianeta era spacciato, ma era comunque un bambino di sette anni; nonostante fosse un sayan, era ancora troppo piccolo, e la sua sensibilità era un punto delicato, e che Bulma avrebbe voluto tutelare in tutti i modi, dato il padre con cui si ritrovava a che fare. I pensieri erano ormai totalmente divagati dall’apparente attrazione dalla sua rivista, portandola a sfogliare e guardare quelle immagini senza realmente osservarle. Le sue preoccupazioni vennero troncate istantaneamente quando udì il suono del campanello. Si alzò di scatto e corse velocemente ad aprire la porta, con estrema noncuranza che non le si addiceva.
«Che ci fai qui Goten?» disse realmente sorpresa, sino a quando questa sensazione iniziò a tramutarsi in ansia dacché alla porta non era suo figlio, al contrario di come credeva.
In una piccola parte di se stessa, e che solo ora iniziava a captare, aveva sperato e creduto che Trunks fosse volato dritto da Goten, unico luogo in cui avrebbe trovato tranquillità, oltre all’unica persona al mondo con cui poter sfogare la sua angoscia.
«Salve Bulma» disse lievemente timido «Trunks è in casa?» chiese ingenuamente nonostante pensava di ottenere una risposta positiva, senza sapere di aver creato un trambusto nell’anima della donna di fronte a lui.
«No Goten, ma come sei arrivato qui? Tua madre lo sa?» chiese, invitandolo con un gesto ad entrare in casa.
«Beh Gohan ha deciso di prestarmi la nuvola Speedy e dato che volevo dire a Trunks una cosa ho deciso di venire personalmente» disse d’un fiato, tralasciando l’ultima domanda.
«Se vuoi puoi dirla a me. Glie la riferirò non appena torna». Subito i suoi pensieri si direzionarono in modo repentino sulla domanda assillante che iniziava ad instaurarsi nella sua mente: “Quando sarebbe tornato?”.
«Ti ringrazio Bulma, ma preferisco dirgliela di persona»
«D’accordo, se ci tieni tanto» sorrise «ma allora Chichi ha acconsentito a farti venire qui?»
«Beh … lei non lo sa. Ma ti prego di non dire niente, giuro che tornerò subito a casa» disse, sporgendosi lievemente verso di lei, per interromperla con la sua spiegazione dacché Bulma stava già per inveire.
«E va bene Goten, ma torna subito a casa prima che faccia buio. Altrimenti chiamo Gohan»
«Ok, salutami Trunks non appena lo vedi» disse, mentre si incamminò verso la porta.
«Aspetta un attimo Goten» intervenne, avvicinandosi prontamente a lui, piegandosi sulle gambe per poterlo guardare negli occhi e porgendo le mani sulle piccole, ma già muscolose, braccia del sayan. «So che siete capaci di individuare la forza spirituale delle persone. Riesci a sentire quella di Trunks?» disse quasi in un sussurro, visibilmente preoccupata, destando lievi sospetti in Goten.
Si concentrò un attimo, cercando con tutte le forze di percepire un minimo movimento.
«Mi spiace Bulma, ma non sono ancora molto pratico nel sentire l’aura delle persone. Non riesco a percepire nulla. Ma perché? E’ successo qualcosa?» chiese, cambiando l’espressione del volto, più direzionata verso la curiosità.
«No figurati. E’ che pensavo fosse venuto da te. Ma tranquillo non è niente» rassicurò, più a sé stessa che al bambino, dacché egli non mostrava minimamente i segni di una preoccupazione, dato l’individuo di cui si parlava.
«Salve Vegeta!» salutò il bambino, con troppa enfasi, contrastando il viso severo del sayan senza premurarsi di nulla. La sua ingenuità era sin troppo simile a quella di Goku, e sia Bulma che Vegeta se ne accorsero.
La donna elargì un piccolo sorrisetto pensando al suo caro amico ormai defunto, e trattenne in un piccolo angolo del suo cuore, la nostalgia che provava.
«Bene io vado! Ci vediamo!» concluse, per poi schizzare fuori sulla sua nuvoletta e partire in cielo.
«Mi sembra di rivedere Goku da piccolo» disse, portando le mani al petto e seguendo la scia gialla tracciata in aria da quello che una volta era il mezzo di trasporto del suo amico sayan.
Vegeta si avvicinò silenzioso alla porta, volgendo gli occhi corrucciati nella stessa direzione intrapresa da quelli di Bulma, vedendo il piccolo mezzosangue volare con l’ausilio di un oggetto anziché utilizzare le proprie forze.
«Sta azzerando la sua aura» disse d’un tratto, senza far trasparire alcuna emozione.
Bulma si girò verso il marito, con aria di incomprensione.
«Cosa?!»
«Trunks» disse repentino «Goten non è riuscito a sentire la sua forza spirituale perché la tiene a zero volutamente» continuò, senza staccare gli occhi dal cielo, iniziando a pensare in quale luogo si fosse cacciato quel moccioso di suo figlio.
«E cosa vorrà dire?» disse, volgendogli lo sguardo più preoccupato che potesse improntarsi sul suo volto.
«Che quel moccioso ha voglia di stare da solo, e non vuole parlare con nessuno» disse, accigliandosi.
«Oh Vegeta, ti prego va a cercarlo» chiese disperata.
«Tsk! Non dire sciocchezze donna. Tuo figlio è abbastanza forte da potersela cavare da solo»
«Lo so. Ma è ancora così piccolo» proferì, rivolgendo lo sguardo nuovamente verso il cielo immacolato.
Vegeta come di rimando non aprì bocca, scrutando i lineamenti della donna visibilmente preoccupata.
«Promettimi che ti allenerai con lui. Tuo figlio prova una stima immensa per te, Vegeta. Non deluderlo così. Non riesci neanche a percepire come tuo figlio di guarda ogni volta che gli doni considerazione?» disse con occhi lucidi.
«Non può allenarsi nella camera gravitazionale. E’ ancora piccolo e da grande la sua struttura fisica risentirebbe di quegli sforzi» concluse.
«Portalo da qualche parte. In montagna, sulla neve, al mare, nel deserto … ma ti prego di allenarlo, almeno qualche volta a settimana» disse quasi in una supplica.
La guardò quasi con soddisfazione, orgoglioso di aver fatto piegare la terrestre a tanto, pur di far soddisfare le richieste e le voglie di suo figlio. Ma il sadismo nel provare quella sensazione vedendo la faccia sconvolta della sua donna, fu sovrastata da una sensazione di compassione che lo spinse a rispondere affermativamente a quell’imprecazione.
«Basta che la smetti di frignare» incitò, accettando implicitamente e facendo scaturire un sorriso raggiante sul viso della donna, che si buttò energicamente tra le sue braccia, conscia che nonostante il suo peso fosse sorretto totalmente dal collo dell’uomo, lui non risentiva del minimo sforzo.
Vegeta, per cercare di far trovare un equilibrio alla presa debole della donna, cinse i suoi fianchi con entrambe le braccia, abbracciandola e tenendola sospesa a mezz’aria mentre lei iniziava ad indugiare freneticamente sulle sue labbra.
Il sayan, abbandonando ogni suo razionale pensiero e rispondendo a quel bacio, si trascinò verso il divano e si sdraiò sovrastando il sinuoso corpo della donna che ancora non si era staccata dalla sua bocca. Iniziò ad accarezzarla con estrema cautela, portando le sue mani, reduci di anni di guerra, sotto la sua leggera maglietta.
«Forse non è il caso Vegeta, Trunks potrebbe arrivare da un momento all’altro» disse, non del tutto convinta che volesse abbandonare quella calda situazione.
«Tornerà qui volando. E se vola posso percepire la sua aura» rassicurò, estremamente contrario agli assurdi pensieri della sua donna, volti a smettere.
«S-sicuro Vegeta?» sussurrò ormai destata dagli ansimi provocati dal sayan.
«Taci una buona volta Bulma».
Le disse, zittendola del tutto e causandole un lieve sorrisetto che sbucò sotto quelle labbra intenti a torturare quelle del suo uomo.
Poi nessuno dei due parlò, e lasciarono entrambi che la passione avvolgesse l’atmosfera di quella stanza destata, ora, solo dagli ansimi di entrambi.
 
 
 
Era in cima ad un monte innevato, illuminato dal debole calore dei raggi del sole. Fissava un punto indefinito davanti a se collocando il suo sguardo verso l’orizzonte, immobile nella sua posizione con i pugni chiusi in una ferrea stretta ed uno sguardo glaciale.
Indifferente al gelido vento che soffiava prepotente sulla sua pelle bronzea, coperta solo da una leggera tuta che lasciava fuoriuscire le sue piccole ma possenti braccia, Trunks tentò in tutti i modi di attenuare la sua rabbia e l’odio che iniziava a prendere forma sul suo viso spigoloso.
Non riusciva a trovare una spiegazione logica ai comportamenti avversi che il padre aveva nei suoi confronti. Sapeva benissimo che lui era il principe dei sayan, e che da tale non poteva permettersi smancerie né in pubblico né in privato, ma lui non pretendeva ciò; lui voleva solo un minimo di considerazione.
Sapeva di avere una forza misera se confrontata con quella del padre, ma aveva sentito distintamente le sue parole in un dialogo con suo madre che affermavano la già elevata forza del piccolo sayan, data l’età che aveva.
Sapeva perfettamente che suo padre, quando aveva la sua età, non era così forte.
Sarebbe dovuto essere orgoglioso di tutta questa potenza che possedeva nonostante fosse in tenera età; ma al contrario, sembrava che lo odiasse.
Mostrava solo disprezzo nei confronti delle sue capacità; ma lui non sapeva che quando si allenava con Goten emanava una potenza inaudita. Non sapeva che lui era superiore al figlio del suo acerrimo nemico.
Lui era un buon erede, e invece lo evitava.
Forse non tollerava il fatto che dentro di lui scorresse anche infimo ed insulso sangue terrestre; ma d’altronde questa era stata una decisione sua.
«So che mi odi, papà. Ma non capisco il perché» proferì in un sussurro a denti stretti, continuando a restare immobile nella sua posizione.
«Voglio solo che tu combatta con me. Tu non conosci la mia forza».
«Non hai motivo di odiarmi. Ho sempre dimostrato di avere un carattere forte come il tuo. Ho sempre seguito i tuoi silenziosi consigli, imitandoti in tutto e per tutto. E a quanto pare continui ad ignorarmi. Continui ad essere ostile alle mie richieste. E questo non lo sopporto».
Il volto del ragazzo si incupì maggiormente, e sembrava volesse spegnere quella densa luce emanata dal sole che gli illuminava il volto, dacché i suoi occhi erano divenute due fessure temibili, sia pur colorate d’azzurro. Malediceva i suoi occhi, così simili alla forma di quelli di Vegeta, quanto distanti da loro a causa del candido colore che li caratterizzava e che sanciva l’impurità della sua razza.
«IO NON LO SOPPORTOOO!» urlò in preda all’ira, emanando un aura tremenda ed incontrollata.
La forza incrementò vertiginosamente e il paesaggio circostante sembrava tremare sotto i suoi piedi a causa dell’elettricità paurosa che emanava. Il monte su cui era situato andò in frantumi, e la valanga di neve, causata dal suo urlo liberatorio oltre che al boato fuoriuscente dal suo corpo, e che ora stava per sovrastarlo, venne sciolta immediatamente quando l’aura del bambino, che ora aveva lo stesso colore del sole, aveva raggiunto un’ampiezza spropositata sostituendo la luce dei raggi solari sino a circa un chilometro di distanza. Sembrava che in quel piccolo spazio il sole avesse amplificato l’illuminazione tanto da occultare completamente la visione del paesaggio, oramai completamente invasa dal colore dell’oro.
Trunks si ritrovò in aria, dacché il terreno montuoso che calpestava si era uniformato alla pianura. Era ancora invaso dalla rabbia, ma la forza disumana che aveva cambiato la forma naturale di quel paesaggio, facendola mutare del tutto, ora era totalmente concentrata in un bagliore più piccolo e che ora ricopriva il suo corpo, decretando la sua aura.
Continuava ad incrementare la sua forza, ma arrestò volontariamente il processo di quell’aumento di potenza quando venne catturato dal colore insolito che ora adornava il suo corpo. Riconosceva quell’oro che aveva avuto il piacere solo di vedere intorno al corpo del padre, e che i suoi duri contorni neri ma che aumentavano maggiormente la sua crudeltà e violenza.
Il super sayan era stata una piaga per Vegeta, tanto tempo addietro; e non credeva ancora che lui, in così poco tempo, era riuscito ad essere quel guerriero leggendario che il padre aveva sempre desiderato divenire, dopo lunghi ed estenuanti allenamenti.
Distratto da questi pensieri, Trunks non riuscì a tenere acceso a lungo quel processo di trasformazione, e divenne nuovamente normale.
Incredulo di ciò, raggiunse una qualsiasi distesa d’acqua per poter vedere la sua immagine riflessa. Provò nuovamente a trasformarsi, ma stavolta con risultanti meno eclatanti. Il suo corpo e i suoi capelli si tinsero d’oro per qualche istante, per poi sparire rapidamente.
Constatò che era stata la rabbia a decretare quel processo, e adesso che lo aveva raggiunto, doveva solo allenarsi per poter utilizzare quella forza quando voleva.
Un sorrisetto soddisfatto curvarono le sue labbra, improntando la solita espressione sadica sul suo volto. Non avrebbe rivelato subito quella sua forza a suo padre. Si sarebbe prima allenato a dovere con Goten per poter migliorare la sua prestazione.
Questo sarebbe stato l’utile movente per potersi avvicinare a lui.
E questa volta non poteva evitarlo.
Ora anche lui era diventato il leggendario super sayan.
 
 
 
Era steso sul divano, con l’esile donna appoggiata al suo petto e che ancora cercava di recuperare fiato. Come ogni volta, Vegeta non si affaticava mai, e prima di alzarsi e vestirsi, aspettava sempre che Bulma riprendesse un respiro normale.
D’un tratto fu destato dall’immensa forza che involontariamente percepì, facendogli voltare il capo verso la direzione di quell’aura.
«Che succede tesoro?» sussurrò la donna, vedendo il solito sguardo corrucciato del marito, divenire ancora più cupo.
«Niente» disse lui senza alcuna emozione sul viso, realizzando che l’aura era quella di Gohan, dacché si intuiva distintamente che proveniva da un super sayan.
«Non sarà per caso che Trunks sta tornando?» disse aumentando il tono di voce data la preoccupazione, alzandosi di scatto dal divano per poter recuperare i suoi vestiti.
«C’è ancora tempo. Sento la sua misera aura dall’altra parte della Terra. Ha iniziato adesso a volare e si dirige qui non molto velocemente. Abbiamo un’ora di tempo ancora» disse, prendendola dai fianchi e trattenendo il corpo della donna ancora per un po’ su quel divano, facendola accasciare nuovamente sul suo possente petto nudo.
«D’accordo caro. Tra una decina di minuti allora andrò a preparare la cena» proferì visibilmente sollevata da quella notizia, nonostante suo figlio fosse dall’altra punta nel pianeta; ma non era un motivo di preoccupazione.
Ormai libera da qualsiasi brutto pensiero che riguardava il figlio, Bulma iniziò a baciare il petto su cui era poggiata, assaporandone la consistenza. Amava quel sayan in una maniera paurosa, e a volte si dimenticava totalmente che il suo uomo fosse un alieno. Le uniche circostanze che gli riportavano questi pensieri era quando lo vedeva sottoporsi a sforzi disumani, e quando si concedeva piccoli angoli di fuoco con lui, dacché sentiva direttamente sul suo corpo la forza incredibilmente controllata sprigionata da ogni poro del sayan.
Vegeta assecondò le azioni della sua donna, portandogli una mano tra i capelli e seguendo i suoi movimenti con lo sguardo.
Dopo un po’ la prese nuovamente con energia e l’alzò sino a farla arrivare alle sue labbra.
«Sei davvero incredibile sayan» disse ironicamente staccandosi da quel bacio, guardandolo e donandogli un occhiolino, facendo arrossire visibilmente il suo viso corrucciato, dacché egli capì che si stava riferendo all’atto di poco prima.
Dopo avergli stampato un altro tenero bacio, Bulma si alzò e iniziò a vestirsi, per poi dirigersi verso la cucina e lasciare Vegeta ancora disteso sul divano coperto solo dagli abituali pantaloncini.
 
 
 
 
Si alzò dal letto prima ancora che la sveglia suonasse. Non vedeva l’ora che la giornata scolastica terminasse per poter andare a casa di Goten e mostrargli la sua nuova forza.
Scese velocemente le scale e si catapultò in cucina.
«Buongiorno mamma!» disse chiaramente contento e luminoso in volto.
«Buongiorno amore! Come mai già sveglio?» chiese Bulma, elargendo un sorriso sincero di fronte alla felicità visibile in suo figlio.
«Non avevo sonno, è già pronta la colazione?» disse, sviando il discorso.
«Tra un minuto tesoro, siediti intanto» incitò, ritornando con lo sguardo sui fornelli.
Non appena ingerì il primo boccone, sentì l’aura che si stava avvicinando, sino ad arrivare sulla soglia della porta.
«Buongiorno papà» proferì cauto, senza staccare gli occhi dal cibo.
Ovviamente non vi fu risposta.
Bulma si girò, per constatare, dalle parole del figlio, che Vegeta fosse in cucina.
Notando il silenzio dell’uomo, nonostante il Trunks lo avesse salutato, gli mostro un’occhiataccia volta a ricordargli il discorso del giorno successivo, e che vennero espresse in silenziose parole quando, con la scusa di andare a prepararsi per poter accompagnare Trunks a scuola, gli passò accanto.
«Ricordati ciò che devi fare oggi» disse a bassa voce, sapendo perfettamente che avrebbe capito a cosa si stesse riferendo.
Vegeta, come si rimando, mostrò un volto seccato e andò ad allenarsi. Avrebbe fatto colazione dopo che quei due fossero usciti di casa.
Intanto Bulma si affrettò a preparasi, pettinando i corti capelli e velando le sue labbra di un colore rosso acceso. Dopodiché prese la capsula che conteneva la sua auto e raggiunse suo figlio che era già fuori ad aspettarla.
Montarono entrambi in macchina, silenziosi, finché Bulma, dopo qualche minuto, spezzò quel silenzio insopportabile.
«Allora Trunks, dove sei stato ieri?»
«Da Goten» mentì.
«Mi spiace ma questa storia non regge. Goten è venuto a casa a cercarti» disse, ricollegando la mente sino a indirizzarla verso la richiesta del figlio di Goku, volta ad avvisare Trunks di un qualcosa che avrebbe voluto dirgli personalmente, e del quale si era completamente dimenticata.
«Accidenti! Non ti ho detto che Goten doveva parlarti. Mi è sfuggito tesoro scusami, ma oggi dopo la scuola potrai andare da lui. A quanto pare sembrava davvero importante» disse concretizzando i suoi pensieri, e sviando dal discorso che aveva inizialmente messo in crisi il piccolo sayan.
Per far si che sua madre non riprendesse l’argomento, non parlò più e rispose con un semplice “mh”, continuando a guardare davanti a se, sperando di raggiungere il più presto possibile la scuola per evitarsi un interrogatorio a cui non aveva nessuna voglia di rispondere.
A quanto pare la sua muta risposta aveva funzionato.
I due non avevano parlato più sino a quando Trunks non scorse la scuola, che man mano diveniva sempre più vicina. Così come il giorno prima, tutti i presenti, distratti dal rombo della moderna autovettura, si girarono all’unisono, per poi ritornare alle azioni precedenti realizzando chi fosse la proprietaria di quella lucente macchina appariscente.
«Mi raccomando Trunks. Che non si ripeta la situazione di ieri mattina» disse, ancora terrorizzata dalla visione del figlio che stava per fare a pezzi tre suoi coetanei «Evita chiunque ti disturba».
«D’accordo mamma» rassicurò, mentre riceveva un tenero bacio sulla guancia, prima di scendere dalla macchina e dirigersi verso quella struttura colma di esseri inferiori.
Dopo che Bulma sfrecciò e si allontanò da quel luogo, Trunks si ricompose e assunse nuovamente un’espressione di disprezzo e di distacco, camminando con passi decisi e regali verso l’ingresso della scuola.
Non aveva controllato l’orario, ma probabilmente era ancora molto presto dacché gli insulsi bambini erano ancora lì fuori a giocare e schiamazzare.
Così si andò a posizionarsi su una panchina poco distante da quell’ammasso di persone, accavallando le gambe, incrociando le braccia e chiudendo gli occhi per cercare di rilassare i nervi che venivano destati dai rumori insopportabili di  quei terrestri.
«Ecco chi si rivede. Il moccioso che corre tra le braccia della mammina».
Di sicuro avrebbe preferito mille volte le urla insopportabili di quei bambini, anziché la presenza di quei tre ragazzini del giorno prima, e che ora erano nuovamente di fronte a lui, con la solita aria da bulletti infimi.
«Sparite. Non voglio proprio aver a che fare con degli insulsi terrestri stamattina» disse, ricordandosi le parole della madre, involontariamente disprezzando la razza a cui apparteneva per metà, rivelando il suo essere mezzo alieno e che non venne recepito completamente dagli intercultori.
«Ahahah a quanto pare non ti va molto a genio essere un terrestre, moccioso. Ma sappi che lo sei anche tu, purtroppo per tutta la popolazione» disse deridendolo.
Trunks, come di rimando, rispose con un sorrisetto illusorio che celava dietro di sé l’assurda verità molto distante da quello che sapevano quei tre. Non voleva assolutamente deludere sua madre, sterminando quegli esseri che lo disturbavano completamente; così provò a rilassarsi e posizionarsi nuovamente nella precedente posizione, causando ira nei ragazzini di fronte a lui che ora fremevano dalla voglia di dargli una bella lezione.
Non appena il più spavaldo mosse dei passi sicuri verso di lui, Trunks alzò la testa e spalancò gli occhi, direzionandoli verso un punto che si trovava ad una certa distanza da loro, dietro i tre terrestri di fronte a lui, visibilmente catturato da qualcosa che risvegliò i suoi sensi.
Seriamente incuriositi, anche i suoi presunti tre compagni girarono la testa verso la direzione intrapresa da Trunks, cercando di individuare la causa di tanto stupore.
Non scorgendo niente all’orizzonte, riportarono lo sguardo sul piccolo sayan.
«Beh che ti prende? Hai per caso visto un fantasma?» disse irato uno.
«Non posso crederci. Non sarà per caso …» proferì, parlando con se stesso mentre interrogava al massimo il suo sesto senso volto alla percezione della forza spirituale, per essere sicuro di quello che aveva appena percepito, ed elargendo man mano un sincero sorriso di gioia quando constatò l’autenticità delle sue supposizioni.
 
 
 
   
 
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