Per prima cosa ci tenevo a ringraziarvi per il caloroso benvenuto che avete dato alla storia! Undici recensioni con un solo prologo! Grazie mille, vi adoro! <3
Prima di lasciarvi al capitolo ci tenevo a dirvi personalmente che, mentre lo leggerete, potrete notare che i personaggi non sono solamente del fandom di Twilight. Questa long, infatti, è la mia prima crossover e ho unito i personaggi di questo fandom - che resteranno i protagonisti assoluti - con quelli de Il diario del vampiro - che faranno un po' da numero, quindi da contorno.
Detto questo vi lascio al primo capitolo e buona lettura!
.
1.
ci si
potrà accorgere che essa non è mai come sembra a
prima
vista.
Può
palesarti elementi inaspettati e gradevoli. »
Giuseppe
D'Oria.
Londra, Inghilterra.
3 Ottobre 2011
Avevo pregato per
anni, mia madre, di iscrivermi ad un liceo pubblico, ma non ottenni mai
nulla.
Tutta colpa di sua madre, Lady
Lillian, e di quell’arpia di sua sorella, zia Victoria. Tutto
sommato, però, la
divisa non era male: gonna a pieghe, blu e bianca; camicia color panna;
golfino
– maniche lunghe per l’inverno, gilet per
l’estate – blu. L’unica nota positiva
era che, avendo un abbigliamento predefinito, non dovevo impazzire per
cercare
qualcosa da mettere tutte le mattine; non ero una patita di moda o di
shopping.
<< Bella?!
>> urlò mia madre, dal piano di sotto
<< A che punto sei? La
colazione è pronta! >> sbuffai. Odiavo il
fatto di doverci sedere tutti
quanti a tavola.
<< Ho finito!
>> risposi, infilandomi gli stivaletti blu
<< Due secondi e scendo!
>>.
Quella fu la prima
volta che sentii la vertigine, alzandomi dal letto. Lo
stomacò cominciò a
contorcersi in modo innaturale, mentre la testa girava, distorcendo
qualsiasi
cosa fosse intorno a me. Come ebbe inizio, cessò. Devo essere affamata, pensai e mi
apprestai a raggiungere la sala
da pranzo.
Come al solito, ad
attendermi, c’era tutta l’allegra famigliola.
A capotavola, con
il suo sguardo da rapace, Lady Lillian padroneggiava in tutto il suo
splendore.
Nella parte sinistra del tavolo, la prozia Jenna, sedeva ridendo sotto
i baffi
– evidentemente, zia Victoria, aveva già avuto il
suo primo dibattito con mia
madre.
Renée, la mamma,
sedeva vicino alla prozia Jenna, accanto a Charlie, mio padre. Notai
che,
stranamente, mancava qualcuno all’appello.
<< Dov’è
Tanya? >> domandai, prendendo posto.
<< Isabella,
ti sembra il modo di dare il buongiorno? >> mi
ribeccò Lady Lillian.
<< Hai
ragione, nonna. >> risposi, timidamente. Quella donna mi
incuteva
terrore, e non lo dicevo tanto per dire! << Buongiorno a
tutti! >>
<< Renée, è
inutile, tua figlia non ha proprio modi educati. >>
sentenziò lei,
facendo alzare gli occhi al cielo a mia madre.
<< Adesso
posso chiedere dov’è Tanya? >>
domandai nuovamente, presi una fetta biscottata
e cominciai a spalmarvi sopra la marmellata di ciliegie.
<< Si sta
preparando, ovviamente. >> rispose zia Victoria
<< La mia Tanya
tiene molto al suo aspetto. Inoltre, poco fa, ha avuto un leggero
malessere.
>>
<< Di nuovo?
>> mormorò mio padre, Charlie <<
Sarebbe l’ennesimo, senza viaggio
incontrollato. >> vidi mia madre tirargli un calcio da
sotto il tavolo,
ma fu tutto inutile. Lady Lillian aveva sentito, perciò
cominciò ad urlare
contro di lui.
La nostra famiglia
aveva, da sempre, un particolare gene, nel sangue. Grazie a questa
diversità
nel nostro DNA, la prescelta,
avrebbe
avuto la capacità di viaggiare attraverso i secoli. Solo nel
passato,
ovviamente. Nessun viaggio nel futuro, questo non era concepito.
Viaggiare nel
passato, però, aveva i suoi pregi e i suoi difetti. Per
parlare degli ultimi,
fare un viaggio incontrollato,
poteva
essere molto pericoloso. Poteva succedere, per esempio, di scomparire
in mezzo
ad una folla di gente, in pieno giorno, per riapparire esattamente
nello stesso
punto, più di cento anni prima. Non avevo mai capito come
funzionasse, ma non
mi era mai nemmeno importato. Secondo i calcoli matematici di grandi
personaggi
illustri, quella che avrebbe ereditato il gene sarebbe stata Tanya. Non
la
invidiavo neanche un po’.
<< Buongiorno
a tutti. >> disse mia cugina Tanya, entrando nel grande
salone.
Come ogni mattina,
era impeccabile. Non aveva neppure un capello fuori posto. Essi,
infatti, le
ricadevano morbidi e lucenti sulle spalle, mentre gli occhi da
cerbiatta,
azzurri, facevano risaltare il suo viso pallido, ma perfetto.
<< Oh, Tanya!
>> cantilenò Lady Lillian, entrando in
adorazione << Che piacere
vederti! Come ti senti, cara? Tua madre ci ha detto che sei stata poco
bene,
prima. >>
<< Sì, nonna.
È vero. >> rispose lei, rispettosa,
accomodandosi di fronte a me <<
Ma ora mi sento molto meglio, grazie. >> tutta quella
gentilezza
nascondeva un demonio! Tanya era un vipera, specialmente con me.
<< Tu sei
bella nella tua semplicità, tesoro. >>
sussurrò la prozia Jenna, al mio
orecchio, facendomi arrossire. Forse aveva ragione.
Abbassai un po’ il
capo, guardandomi. La divisa, a differenza di quella di Tanya, era
molto meno
attillata – questo perché io non l’avevo
fatta modificare, lei sì –, i capelli
castani, quasi neri, ricadevano ondulati sulle mie spalle, tenuti
indietro solo
da un piccolo cerchietto. La mia pelle era chiara, forse più
pallida di quella
di mia cugina, e gli occhi erano di un particolare marrone scuro
– ricordavano
il colore del cioccolato fondente.
<< Allora,
possiamo andare, zio Charlie? >> domandò
Tanya, risvegliandomi dai miei
pensieri. Quanto tempo era passato? Tanto, a giudicare dal suo piatto
vuoto e
dal mio ancora pieno.
<< Ma Bella
non ha ancora finito di mangiare… >>
provò mio padre, ma senza troppo
successo. Lady Lillian lo fulminò; zia Victoria
alzò un sopracciglio,
accigliata; Tanya sbuffò.
<< D’accordo,
ho capito! >> dissi, alzandomi dalla sedia
<< Papà, possiamo
andare. Non avevo troppa fame, comunque. >>
<< Sei
sicura, tesoro? >> annuii decisa. Lui si alzò
da tavola, avviandosi verso
la porta d’ingresso.
<< Isabella.
>> mi chiamò Lady Lillian, mi voltai con un
sorriso stampato in faccia
<< Ti ricordi cosa devi fare, se Tanya si dovesse sentire
male? >>
<< Non sono
mica stupida, mi ripetete questa dannata cosa tutte le
mattine… >>
<< Come,
prego? >>
<< Sì!
>> mi affrettai a rispondere, mentre la prozia Jenna
rideva, avendo
sentito ciò che avevo appena detto << In caso
dovesse sentirsi male,
avviserò Mr. Saltzman. >> nonché
nostro professore di storia, nonché
membro della loggia.
<< E,
ovviamente, ricordati di non muoverti dal punto preciso
in cui è scomparsa! O ritrovarla sarà
impossibile! >>
<< Finché non
torna. >> aggiunsi, con un tono lamentoso
<< Voglio dire: lei fa il
salto, ma poi ritorna. Non vedo perché preoccuparsi
tanto… >> il suo
sguardo rapace, fisso su di me, mi fece venire i brividi. Forse avevo
parlato
un po’ troppo.
<< Va bene!
>> intervenne mia madre << Bella ha capito,
vero tesoro? Magnifico!
Charlie, puoi accompagnare le ragazze a scuola! Buona giornata!
>>.
La macchina di
Charlie – una berlina scura – era piuttosto grande
e lussuosa. Gli interni
erano di pelle nera, full optional e di ultima generazione. Lady
Lillian,
sosteneva sempre che, il marito di sua figlia, non potesse andare in
giro con
un veicolo scadente; ogni anno, quindi, gli regalava un’auto
nuova di zecca.
Questa volta era stato il turno della BMW M5.
Amavo
l’Inghilterra, Londra soprattutto. Era una bellissima
città. Antichità,
modernità e magia si univano in essa alla perfezione. Non
potevo negare, però,
che fosse stato un trauma – almeno all’inizio
– cambiare città, Stato,
abitudini, fuso orario…
Abitavamo a Forks,
fino ad otto anni prima.
Era una piccola
cittadina nello Stato di Washington, dove pioveva trecentosessanta
giorni
all’anno – non che qui le cose fossero diverse.
Londra, però, a differenza di
Forks era più grande. Molto più grande.
Il motivo
principale che ci spinse a trasferirci aveva un nome ed anche un volto:
Lady
Lillian. Secondo lei, la famiglia non poteva restare divisa.
Soprattutto se la
dolce Tanya, compiuti i fatidici diciassette anni, avrebbe compiuto il
salto
nel tempo che avrebbe reso la nostra famiglia molto importante. Che cavolate!, pensai. Come se bastasse
una cosa del genere a rendere importante qualcuno o qualcosa.
<< Bells?
>> chiamò mio padre << Siamo
arrivati. Che facevi, dormivi?
>>
<< Spiritoso!
Ero solo sovrappensiero. >>
<< Sbrigati,
cugina. >> disse Tanya, uscendo svelta
dall’auto << Non voglio fare
tardi per colpa tua! Zio Charlie. >> lo
salutò, cominciando ad avviarsi
all’interno del maestoso edificio.
<< La odio. >>
sussurrai, così a bassa voce che nemmeno mio padre
riuscì a sentirmi.
<< Buona
giornata, Bells! >>
<< Anche a
te, papà. >> gli diedi un bacio sulla guancia
e seguii Tanya.
La struttura era
immensa ed anche molto antica. Gli esterni bianchi, ristrutturati,
davano
un’impressione moderna – e al quanto sbagliata
– del suo interno. Lunghi
corridoi; lampadari al centro del soffitto, nelle aule; biblioteche
super
fornite di qualsiasi libro – moderno
o
antico – esistente; sale relax; mensa pulita, con grandi
cuochi in cucina e
molto, molto altro.
<< Bella addormentata?
>> mi chiamò
Tanya << Cosa stai facendo lì, impalata?
Sembra che tu non abbia mai
visto questa scuola! Certo che potevi essere un po’
più sveglia… >> buongiorno
vipera! Ecco che, finalmente,
il suo lato demoniaco usciva allo scoperto.
<< Sempre
gentile, eh? >> chiesi, raggiungendola di corsa.
<< Dico solo
ciò che è giusto, Isabella. >>
<< Oh, certo…
>> mugugnai, sperando che non mi sentisse.
<< Ehi, Jess!
>> urlò mia cugina, raggiungendo la sua
più grande – ma anche unica,
credo – amica.
Jessica Stanley,
ricca figlia di papà, era l’arroganza fatta a
persona – un po’ come Tanya, ecco
perché si trovavano bene insieme. Ragazza piuttosto carina,
con splendenti
capelli castano chiaro; occhi di un insolito grigio antracite; e, per
concludere, un fisico da modella.
<< Bella!
>> mi voltai, direzionandomi verso quella voce.
<< Ciao Angy!
Finalmente una faccia amica… >>
<< È solo Lunedì
mattina e sei già così disperata? >>
<< Prova tu a
vivere insieme a Tanya. >>
<< Touché,
a questo non posso
controbattere! >> disse, alzando le mani in segno di resa
<< Entriamo
in classe? >> annuii, seguendola per quei maestosi
corridoi.
Un tempo, quella
scuola, era un’antica residenza di ricconi. Ma si parlava di
più di un secolo
prima… peccato che qualcuno non la pensasse così.
<< Miss
Isabella, ma che piacere rivederla anche oggi! >>
<< Ciao
James. >> lo salutai, facendo attenzione che nessuno mi
vedesse parlare
al nulla.
James Gordon-Lennox
II nato a Londra nell’anno 1678, morì a soli
vent’anni a causa di un’insolita
febbre alta. Quello che, però, James non riusciva a capire
era proprio questo
suo stato di morte. Secondo lui, era in quest’epoca a causa
di una magia
potente e diabolica che gli impediva di farlo interagire con quegli strani individui –
cioè gli studenti –
fatta eccezione, anche se non sapeva spiegarsi il motivo, per me.
<< Miss
Isabella, la vedo sempre vestita con questo strano
abbigliamento… Ma lei, o la
sua famiglia, non possiede denaro per cambiare vesti? >>
<< Oh,
miseria! >> sbottai esasperata da questa storia
<< James, se ti
guardassi intorno noteresti che qui tutti hanno questo abbigliamento!
Non sono
solo io a portarlo e comunque, non so neanche perché te lo
rispiego, siamo a
scuola e c’è l’obbligo della divisa.
È tutto chiaro? >>
<< Primo, gli
altri non interloquiscono con me, perciò io non intavolo
conversazioni con
loro; per seconda cosa, questa idea della divisa scolastica
è a dir poco
ridicola e anche piuttosto volgare. >> sospirai
esasperata. Far entrare
in testa un concetto a James era una lotta persa in partenza. Non
capiva,
oppure non voleva capire. Ma chi avrebbe mai potuto dire qual era
l’opzione
esatta?
<< Ma è
ancora qui? >> domandò Angela, cercando di
vedere quello che vedevo io.
Annuii, senza perdermi in chiacchiere.
Angela Weber, anche
nota come mia sola migliore amica, era l’unica a conoscenza
del mio segreto; di
tutti, i miei segreti. La conoscevo da quando c’eravamo
trasferiti qui, a
Londra, e da quel giorno non c’eravamo più
lasciate. Angy, diminutivo di
Angela, era una ragazza timida, ma molto intraprendente e decisa. Nel
suo metro
e sessantatre era una persona coraggiosa e molto, molto intuitiva. I
capelli
castani, un po’ più chiari dei miei, le ricadeva
lisci fino a metà schiena; gli
occhi nocciola erano grandi, con un leggero taglio orientale; fisico
asciutto e
slanciato.
<< James, ma
possibile che tu sia qui da centinai di anni e non abbia ancora visto
la luce?
>> domandai, ricordando uno dei miei telefilm preferiti.
<< Quale
luce, milady? >>
<< Che ne so,
sei tu quello morto! Dovresti vedere una luce, un tunnel, qualcosa!
>> la
mia affermazione gli procurò una sana risata, facendomi
sbuffare.
<< Io non
sono morto, Miss Isabella, dovrebbe saperlo. Ora, se le due giovani
fanciulle
volessero scusarmi, ho alcune cose da fare. >> fece un
regale inchino e
si dileguò, attraversando un muro.
<< Certo, non
è morto ma attraversa i muri. I pazzi tutti a me, mah!
>>
<< Andiamo
va! >> disse Angela, mi prese sottobraccio e ci
incamminammo verso la
nostra aula.
Riuscivo a parlare
e vedere i morti da sempre, almeno questo era quello che mi ricordavo.
Fin da
bambina percepivo le presenze, ovunque andassi. Ne ero terrorizzata,
prima;
ora, invece, lo trovavo in un certo senso divertente. Nessuno, nemmeno
i miei
genitori, erano a conoscenza di questo segreto. Eccetto la prozia
Jenna, lei lo
sapeva eccome!
Entrando in classe
avvertii un leggero capogiro, con tanto di morsa allo stomaco. Se non
fosse
stato per Angela, molto probabilmente, sarei caduta a terra.
<< Ehi,
Bella, stai bene? >>
<< Sì, ma
questa mattina non ho fatto colazione. Miss
Perfezione, come al solito, doveva arrivare puntuale a
scuola, eccetera,
eccetera… >>
<< Quanto la
detesto! >>
<< Non dirlo
a me. >> sussurrai, mentre Angela mi accompagnava al
banco. Avrei
sgranocchiato un pacchetto di cracker durante l’ora di
Biologia. Il professor
Molina era un tipo piuttosto alla mano, fortunatamente.
Io e Angela ci
trovavamo a South Lambeth Place, sedute ad un tavolino ovale accanto
alla
vetrata principale del locale.
<< Io prendo
mmm… >> sussurrò Angela, spulciando
la carta che aveva in mano << Un
iced caramel macchiato e un muffin al cioccolato! Tu, Bella?
>>
<< Credo che
prenderò un frappuccino semplice, ho lo stomaco chiuso.
>>
<< Devi
mangiare, Bella. >> disse la mia amica, chiamando il
cameriere <<
Oggi a mensa non hai toccato cibo, che ti prende? >>
<< Non ne ho
idea. >> risposi sincera << È da
questa mattina che ho lo stomaco
chiuso, forse sono raffreddata. >> conclusi, vedendo il
ragazzo arrivare
a prendere i nostri ordini.
Restammo allo Starbucks qualche
ora, dopo essere
uscite da scuola. Tanya e le sue amiche erano andate in centro a fare
shopping
e, ovviamente, io non potevo rincasare senza di lei.
<< Allora,
tua cugina ha fatto questo benedetto salto? >>
domandò Angela, mentre
camminavamo per Lambeth Place, aspettando pazientemente che Jessica e
Tanya
tornassero a prenderci. Jessica e Angela abitavano a pochi metri di
distanza
l’una dall’altra, così – a
differenza mia e di Tanya, che avevamo l’autista –
si alternavano alla guida delle proprie auto. Quanto avrei voluto che
quella
settimana fosse stato il turno di Angela! Ci saremmo risparmiate tutto
questo
via vai.
<< No.
>> risposi secca, ricordandomi che mi aveva posto una
domanda <<
Non ancora, almeno. Ha capogiri, nausee, male allo stomaco, ma ancora
nulla.
>> ovviamente, Angela, era a conoscenza anche del segreto
della mia
famiglia e lo trovava – parole sue – fighissimo!
<< Ma non è
strano? >> domandò, scettica <<
Insomma, da quello che sai – e mi
hai detto – compiuti i diciassette anni, per un anno,
cioè fino al compimento
dei diciotto, vi sono questi salti temporali incontrollati.
Tua cugina ha compiuto diciassette anni il mese
scorso, non dovrebbe cominciare a… ehm scomparire?
>>
<< Mica è una
maga, Angy. >> le dissi, provando un certo piacere nel
pensare a Tanya
associata alla parola “scomparire”.
<< Sai cosa
intendo! >>
<< Va bene,
va bene! >> risposi, scoppiando a ridere <<
Non so davvero cosa
dirti, amica mia. Lady Lillian è isterica, ma quando non lo
è? Zia Victoria è
parecchio agitata, anche più del solito… Se Tanya
non si deciderà a fare questo
salto, credo che a tutti i membri della famiglia verrà un
esaurimento nervoso!
>>
<< Ma perché
dovrebbe essere per forza Tanya? >> domandò,
ma vedendo il mio
sopracciglio incurvato si affrettò a spiegare
<< Voglio dire, tutti date
per scontato che la dodicesima viaggiatrice debba essere Tanya Denali,
ma se
così non fosse? Mai pensato che potresti essere tu? >> la fissai per
qualche minuti, poi… scoppiai in una
fragorosa risata, facendo voltare tutti i passanti della piazza.
<< Hai
umorismo, Angela! Devo ammetterlo! >>
<< Ma perché
no, scusa? >> domandò lei, sbuffando.
<< Perché
grandi nomi hanno stabilito che l’ultima viaggiatrice sarebbe
nata il 13
Settembre 1994, al calar del sole! È Tanya quella nata il 13
Settembre, io sono
venuta al mondo solo il giorno dopo – il 14 Settembre
– e, per giunta, a
mezzogiorno! >>
<< Tutti
sbagliano, Bella. >>
<< Oh, certo,
dillo a Newton! >>
<< Cosa
c’entra Mike? >> ridussi gli occhi a due
fessure, colpendola sulla nuca.
<< Isaac
Newton! >> precisai, riscoppiando a ridere.
Un clacson
interruppe la nostra ilarità, facendoci voltare di scatto.
Finalmente quelle
due arpie erano arrivate!
<< Ciao
ragazze, come avete passato il pomeriggio? >>
cinguettò Jessica, mentre
salivamo in auto << Io e Tanya abbiamo fatto un sacco di
shopping! Bella,
ogni tanto potresti venire anche tu, il tuo stile ti ringrazierebbe!
>>
<< Non
perdere tempo, Jess. >> rispose Tanya, al mio posto
<< Rendere
presentabile mia cugina è come fare sei secco al
superenalotto! >>
concluse, scoppiando a ridere.
Alzai gli occhi al
cielo, pensando che ero superiore a loro e alle loro battutine
scadenti. Non
rispondendo avrei fatto più bella figura.
* * *
Era
da una
settimana, ormai, che avvertivo queste vertigini e la cosa cominciava a
rendermi nervosa. Detestavo stare male, senza contare il fatto che
dovevo
vedermela da sola. Mia madre era un tantino apprensiva, con me, e se le
avessi
detto che non mi sentivo in forma mi avrebbe fatto prescrivere
chissà quali
analisi di controllo. Ed io odiavo gli ospedali, più di
quanto odiassi Tanya.
Era notte quando il
senso di nausea mi costrinse a scendere al piano di sotto, per
prepararmi una
tisana. La casa era buia e silenziosa, tutti dormivano.
Raggiunsi la cucina
con la massima attenzione, se avessi svegliato Lady Lillian avrei
passato una
terribile mezzora – figurarsi se fosse stata Tanya a
destarsi!
La notte era quasi
spettrale; la luna piena rendeva il paesaggio magico, ma inquietante al
tempo
stesso. Mi voltai, per guardare l’enorme villa che, in quel
preciso momento,
sembrava più un castello dei Carpazi. Metteva paura, per la
sua maestosità.
Quando tentai di rientrare
in casa una vertigine, più accesa e potente delle altre, mi
colpì in pieno
stomaco, facendomi girare la testa come mai prima. Tutto, intorno a me,
perse
colore e forma. Mi sentii sollevare in aria, per poi vedere il buio
avvolgermi.
Chiusi gli occhi, sperando che la paura cessasse e, quando li riaprii,
mi resi
conto che qualcosa era cambiato. La vertigine, per prima cosa, era
sparita. Mi
sentivo bene, molto bene. Ma
c’era
qualcosa che non andava. In primis, la casa era troppo nuova; in
secundis, il cespuglio
di rose rosse – che cresceva al centro del giardino
– era stato estirpato
molto, molto tempo prima della mia nascita.
Non riuscivo a
capire quello che stava succedendo. Forse, supposi, ero svenuta e
adesso stavo
sognando. Decisi, comunque, di rientrare in casa. Pessima idea! La
cucina era
diversa, completamente. Mi diressi in salotto, ma anche quello era
totalmente
cambiato. Vecchie fotografie; tappezzeria antiquata;
candelabri…
<< Oddio!
>> sussurrai, ma subito mi tappai la bocca con la mano.
Possibile che
Angela potesse avere ragione?
<< E tu chi
saresti? >> saltai per aria, quando percepii una voce
alle mie spalle.
Non ebbi il tempo
di rispondere che, nuovamente, il senso di vertigine – e poi
di vuoto – si
impadronì di me. Ripiombai nel mio vero salotto che era
ancora notte fonda.
Oh, oh,
pensai. E poi corsi
come una razzo in camera mia, sperando
che quello fosse stato solo un brutto sogno.
.
Eccomi con il primo
capitolo, cosa ne pensate? Alcune delle vostre domande avranno
sicuramente trovato risposta, almeno lo spero. Come vi ho accennato
prima - e come vi è scritto nelle note - questa long
è una crossover. Avete potuto vedere, infatti, che la prozia
Jenna altri non è che la zia di Elena Gilbert nel telefilm
TVD, così come Mr. Saltzman. Altri personaggi si
aggiungeranno alla nostra avventura... Ma per scoprire chi saranno
dovrete solo continuare a leggere! ;)
Il prossimo capitolo verrà pubblicato Mercoledì
prossimo! Adesso, perciò, sta' a voi... ;)
Un bacione! :*