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Autore: _MoonShine_    15/02/2012    4 recensioni
Occhi Cremisi di una principessa che ha visto la morte dei suoi genitori per mano del loro migliore amico. Bella, dolce, vivace e altruista.
Occhi Cobalto di un principe arrogante e solitario, figlio di un re che uccise i suoi migliori amici.
Cosa succederebbe se questi occhi si incrociassero in uno sguardo intrecciando i loro destini?
[RedMoon]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fine, Nuovo Personaggio, Shade, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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GIOIA – SOLO L’AMORE DI UNA MADRE PUÒ RISCALDARE LA TUA VITA?

In una delle stanze reali, quella del principe Shade, regnava un silenzio rilassante e calmo.
I raggi entravano impazienti tra le tende delle finestre. Il nuovo giorno era cominciato.
Il piccolo Saito si svegliò con la luce negli occhi. Se li strofinò con le manine paffute e si liberò delicatamente dal dolce abbraccio di Fine che lo aveva accompagnato per tutta la notte.
Si mise seduto, con la schiena dritta. Si voltò a guardare la sua grande amica e.. C-cosa? Ma.. ma.. che ci faceva Fine tra le braccia di Shade? O meglio, che ci faceva Shade con Fine tra le braccia? Quel maledetto di un principe maniaco. Come osava toccare quella povera ragazza!
Subito, senza aspettare oltre, il piccolo Saito saltò addosso a Shade tirandogli i capelli e facendolo svegliare di soprassalto.
Accidenti che stava succedendo, un nemico li aveva attaccati? Shade non capiva nulla. Sentiva solo che qualcuno gli stava per strappare i capelli.
Saito? Maledizione, ma che gli pendeva a quel moccioso? Stava dormendo così bene con Fine tra le braccia e lui? Certo, lui gli saltava addosso ordinandogli di non toccare più quella ragazza.
-Non ti azzardare ad avvicinarti ancora a Fine, maniaco- gli urlava in faccia il bambino!
-Ma che cavolo ti prende, lasciami! Mi fai male moccioso!-
Intanto Fine continuava a dormire. Come faceva quella ragazza a non sentire il casino che stavano facendo quei due a pochi centimetri da lei.
Dopo qualche minuto che i due strillavano come pazzi, la povera ragazza si alzò a fatica dal letto e si mise seduta con lo sguardo basso e la frangia che le copriva gli occhi. Era quasi inquietante.
Shade e Saito si fermarono e si voltarono verso di lei.
-Come, COME AVETE OSATO SVEGLIARMI!- strillò Fine arrabbiatissima facendo cadere i due dal letto. Tutto ma non questo, odiava quando la gente faceva baccano e la svegliava.
Per circa un’ora i due si dovettero subire le ramanzine di una Fine incavolatissima e Shade fu costretto a prendersi la colazione da solo. E non solo per lui anche per Fine e per quel moccioso.
Accidenti la sera prima quella ragazza sembrava quasi un angelo e ora si era magicamente trasformata in un demone. Eh già, quando le donne comandano..
Passarono tre giorni.
Saito di giorno andava a giocare o stava con Fine e la aiutava con i lavori che Shade le dava fare e la sera dormiva nella camera del principe insieme alla ragazza e a quel maniaco.
Da quella mattina Shade non si permise più di abbracciare Fine. Non voleva avere quel bambino di nuovo addosso come una furia e specialmente non voleva sorbirsi ancora le urla di Fine per averla svegliata. Certo che aveva un bel caratterino. Nessuno aveva il coraggio di parlargli come gli parlava lei. Beh, ormai ci stava facendo l’abitudine.
Quella mattina di tre giorni dopo Saito stava facendo una passeggiata con Fine nel cortile del castello.
La ragazza non aveva detto nulla a Omendo, solo che la sera tornava molto tardi, quando lui già dormiva, perché il principino le dava parecchio da fare.
Il vecchio se l’era bevuta, almeno così le aveva fatto credere e aveva lasciato passare.
-Fine, credi che la mia mamma stia bene?- chiese Saito mentre camminavano. La ragazza non sapeva che rispondere. Shade il giorno prima le aveva raccontato che erano poche le possibilità che la madre tornasse, data la guerra in corso.
A Fine si strinse il cuore. Quel bambino poteva restare senza madre, come lei. No, doveva pensare positivo. Sicuramente la sua mamma sarebbe tornata, non poteva lasciarlo così.
-Certo che sta bene, e tra poco sarà di nuovo con te!- disse sorridente.
Saito ricambiò il sorriso e insieme si misero a giocare a rincorrersi come due bravi fratelli.
L’ora di pranzo passò come sempre tra chiacchiere e battibecchi.
Saito era andato a giocare come al solito nel giardino, dopo numerose raccomandazione di Fine sul non farsi scoprire e stare attento.
Circa una mezzora dopo stava tornando indietro, nella camera di Shade. Si annoiava da solo e voleva chiedere a Fine di andare con lui a giocare in riva al fiume.
Arrivato davanti alla porta, stava per entrare con la sua solita allegria.. ma si bloccò.
-Sei cosciente del fatto che sua madre non tornerà, vero?- Shade stava parlando pacatamente con Fine.
Cosa? Ma stava scherzando? Come sarebbe che sua madre non tornerà?
-Ma che dici? Sua madre tornerà! Non lo lascerà qui da solo. Lotterà per tornare!- sentì dire dalla ragazza con tono molto contrario.
Brava Fine, lei si che capiva, che sperava, che lo voleva aiutare. Ma non si spiegava il perché della frase del principe. Per quale motivo sua madre non sarebbe dovuta tornare? Doveva solo incontrare dei parenti.
-Fine maledizione, non fare la bambina! Smettila di convincerlo che lei tornerà! A Emis c’è una guerra con uno dei regni più potenti della frontiera! Non ci sono possibilità che lei sopravviva!- Shade voleva farla ragionare. Era doloroso, ma quel bambino doveva sapere la verità e non aspettare la madre per sempre, soffrendo ogni giorno.
-No, non è..- Fine si bloccò non appena vide la porta aprirsi di scatto con un Saito in lacrime sulla soglia.
Quel bambino era lì, con gli occhi gonfi e le guance bagnate. Uno sguardo arrabbiato e spento.
Fine sgranò gli occhi, le si strinse il cuore, e la bocca le si seccò. Oh no, aveva sentito tutto!
Saito non poteva credere a quello che aveva sentito. Sua madre sarebbe morta perché il regno era in guerra? Ecco perché aveva quell’espressione quando era partita. Ma Fine? Lei gli aveva assicurato che sua madre stava bene e che sicuramente sarebbe tornata. Gli aveva mentito, lei sapeva tutto e non gli aveva detto nulla.
-Fine.. è vero? Mia madre potrebbe essere morta.. e tu non me lo hai detto?- disse a bassa voce tra i singhiozzi.
Fine aveva le lacrime agli occhi. Si avvicinò a piccoli passi.
-S-saito, io..-
-TI ODIO!- no, no, no. Tutto ma non quello.
Fine si immobilizzò. Aveva distrutto quel bambino. Ma lei ci credeva, non gli aveva mentito, lei credeva che sua madre sarebbe tornata.
-Me lo avevi assicurato, mi avevi detto che sarebbe tornata! Mi hai preso in giro, TI ODIO!- disse con tutta la voce che aveva, correndo via in lacrime.
Fine era rimasta ferma a guadare il punto in cui un attimo prima quel dolce bambino le aveva detto di odiarla. Aveva uno sguardo spento, fissava il nulla.
-Fine..- la chiamò Shade come se la volesse quasi consolare.
Fine si voltò piano verso di lui. Questa non gliela perdonava. Se solo lui non avesse alzato così tanto la voce, Saito non li avrebbe sentiti. Se solo non avesse più toccato quel discorso, Saito non avrebbe saputo. Ma che stava dicendo? Non era colpa di Shade, era colpa sua, sua e ancora sua. Non gli aveva detto la verità, gli aveva tenuto nascosto la probabilità che sua madre non sarebbe più tornata, illudendolo sempre.
-Devo ritrovarlo..- disse più a sé stessa che a Shade.
Subito uscì di corsa dalla stanza alla ricerca del bambino.
-Fine! Ah, maledizione!- Shade la rincorse, non poteva lasciarla sola. In fondo era anche colpa sua. Forse era stato troppo duro nel dire le cose, se magari avesse usato altri termini, Saito non l’avrebbe presa così.
Le ore passarono, era ormai il tramonto. Il cielo era di un arancione acceso, caldo e sereno.
Fine era stremata, aveva cercato Saito dappertutto.
Shade la raggiunse poco dopo facendole segno che non aveva trovato niente.
Un attimo! C’era un posto che non aveva ancora visto! Ma certo, che stupida, perché non ci aveva pensato prima! La casa di Saito. Sua madre era partita lasciandolo lì, e quando sarebbe tornata, se sarebbe tornata, sicuramente si sarebbe diretta a casa.
Corse a per di fiato verso quella piccola casetta con i garofani rossi alle finestre che si affacciava sul bosco.
Saito era lì. Seduto su un tronco tagliato a guardare in direzione del bosco dove sua mamma si era diretta quando era partita.
Sperava, sperava ancora che sua madre fosse viva. Se lo sentiva. Oppure era solo un’illusione, una stupida illusione che gli aveva impresso nella mente Fine.. non lo sapeva, quello che sapeva però era che voleva che tornasse. Voleva riabbracciare sua madre.
Fine lo raggiunse facendolo voltare verso di lei.
Saito le saltò addosso e iniziò a piangere. Non la odiava, era solo rabbia. Ma ora voleva solo piangere e gridare. Rivolava la sua mamma.
-Saito.. non..-
Fine non finì la frase. Sorrise. Lo sapeva, lei lo sapeva. Perché ci credeva, ci aveva creduto fino all’ultimo.
Una sagoma si faceva strada all’orizzonte e si confondeva con la luce del sole che stava tramontando. Una sagoma umana, su un carro, con un cavallo. Una sagoma di una donna.
-E se ti dicessi che tua madre sta bene?- chiese con voce dolce senza distogliere lo sguardo dalla figura in lontananza.
Saito si spostò per guardarla in faccia. E ora che le prendeva? Non si era ancora convinta della realtà?
Capendo i pensieri del bambino, Fine alzò un dito in direzione della donna con il carro.
Saito seguì il dito di Fine. Rimase imbambolato.
Sua madre. No, non poteva essere. Sua madre era viva ed era lì a qualche metro da lui che avanzava con il carro, con il suo amato carro di legno che avrebbe riconosciuto a miglia e miglia.
Abbracciò Fine di scatto.
-Non è vero che ti odio- le sussurrò nell’orecchio per poi correre a per di fiato incontro alla madre.
La donna scese dal carro e prese in braccio il suo bambino unendosi in un caloroso abbraccio.
Fine guardava la scena con un sorriso stampato in faccia. Shade dietro di lei stava facendo altrettanto. Entrambi si immaginavano così, in quella posizione con la propria mamma.
Chissà come sarebbe stato poter rivedere la persona che ti ha amato di più al mondo dal momento della tua nascita. Questo non potevano saperlo, ma erano felici che quel bambino abbia potuto riabbracciare sua madre e non vivere un’infanzia senza il calore materno.
Dopo aver salutato la madre e Saito, e aver promesso al bambino di andarlo a trovare spesso e a giocare con lui, Fine tornò al castello con Shade.
Non dissero nulla per tutta la sera. La cena passò in un silenzio quasi imbarazzante. Tutti e due i ragazzi pensavano alla propria madre.
Mentre Fine preparava il letto del principe disse un pensiero ad alta voce.
-Sono felice per Saito.- disse sorridendo, ma con espressione quasi triste.
-Già- rispose Shade.
Fine aveva finito di preparare le coperte. Si raddrizzò per bene e si stiracchiò tirando in alto le braccia.
-Almeno lui non passerà un’infanzia senza madre.- disse senza rendersene conto. Shade si voltò a guardarla.
–Che vuoi dire?-
Fine si accorse di aver detto quella frase ad alta voce. Glielo doveva dire? Gli doveva dire che anche i suoi genitori erano morti? Forse no, ma.. sentiva le lacrime pungerle gli occhi, voleva sfogarsi. Dopo tutte quelle emozioni di quella giornata aveva accumulato tanta nostalgia e voglia di rivedere anche lei la sua adorata mamma.
-Anch’io non ho più la mamma- cominciò sorridendo amaramente.
Shade che si stava abbottonando la camicia si voltò di scatto lasciandola allacciata per metà.
Cosa? Anche lei.. anche lei era come lui? Anche sua madre era morta come la sua? Non lo sapeva. In effetti lui non sapeva nulla di Fine.
-I miei genitori sono morti quando avevo cinque anni-  continuò Fine abbassando la testa e coprendo i suoi occhi con la frangetta  –lì hanno uccisi.. sono m-morti davanti ai miei occhi.-
Doveva trattenere le lacrime. Si era ripromessa di non piangere più per i suoi genitori, doveva essere forte per il suo regno!
Shade la guardava scioccato. Quella.. quella ragazza aveva visto morire i suoi genitori a cinque anni. Era davvero orribile.
Non pensava neanche lontanamente che Fine avesse vissuto un’esperienza simile. Era sempre così allegra e spensierata che pensava che la sua vita fosse, come dire, perfetta.
La ragazza sentì lo sguardo del principe su di lei.
Lo guardò con la coda nell’occhio. Shade aveva un’espressione sorpresa e triste. Provava pena per lei. Ma era proprio questo che Fine non voleva. Non voleva che la gente avesse pena per lei.
Si voltò verso il ragazzo sorridendo e pulendosi velocemente le lacrime per non fargli vedere che per un maledetto istante erano cominciate a scendere.
-Ehi, non fare quella faccia! Io non mi sento sola. A Eldor ho tantissimi amici e tutte le persone che mi vogliono bene mi sono sempre state accanto. E qui Omendo mi tratta come una nipote ... e poi ci sei tu, che con tutto quello che mi dai da fare non avrei neanche il tempo di sentirmi s … -
Fine non poté finire la frase, che si ritrovò tra le braccia di Shade.
La sua faccia era spiaccicata sul suo petto seminudo per la camicia ancora sbottonata.
Shade non aveva resistito nel non abbracciarla. In quel momento le sembrava così piccola e indifesa. Non sapeva che le era capitata una cosa simile. Anche sua madre era morta, ma Fine aveva visto proprio quel tragico momento.
Sapeva che era una ragazza sensibile, anche se voleva apparire forte. Voleva che si sfogasse, che lo facesse con lui. Voleva aiutarla, consolarla, stringerla.
-Piangi- le sussurrò all’orecchio con voce roca continuando a stringerla sempre di più.
Fine era come incredula. Shade non era mai stato così dolce con lei. Che gli prendeva? Forse anche lui aveva un cuore. Sicuramente la sua storia e quella di Saito avevano risvegliato anche in lui il ricordo della madre. Ora lui le stava offrendo il suo aiuto, il suo appoggio.
-Sfogati, piangi quanto vuoi- ripeté il ragazzo.
Fine non riuscì più a trattenersi. Scoppiò in lacrime immergendo il viso nel suo petto e stringendo la sua camicia con le mani. Voleva piangere e urlare, solo questo.
Rimasero così per un po’ di tempo fino a quando Shade si accorse che Fine si era addormentata. Se lui non fosse lì ad abbracciarla sicuramente quella ragazzina sarebbe caduta a terra come un sacco di patate.
La prese in braccio e l’appoggiò delicatamente sul suo letto.
Si sedette accanto a lei spostandole una ciocca che le andava sopra al viso. Le accarezzò le guance, asciugandole le lacrime.
Forse aveva sbagliato. Sì, aveva sbagliato tutto.
Si sdraiò affianco alla ragazza e la abbracciò forte. Presto si addormentò anche lui.
Avrebbe protetto quella ragazzina. Non avrebbe permesso che soffrisse ancora così.








Ciao a tutti :) ecco qua un altro capitolo.
Scusate è un po' lungo ma avevo ispirazione :D
Spero vi piaccia :) se avete qualcosa da dire ditelo, anche se non vi piace ;)
Al prossimo capitolo!
Un mega-bacione ^.^

 

  
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