Kate
entrò timorosa nella stanza buia, come se si aspettasse che un mostro
uscisse
da sotto al letto, ma subito il tepore dell’aria calda la investì,
riscaldandola.
Castle
chiuse la porta dietro di se, per poi andare ad accendere l’abat-jour
sul suo
comodino.
Immediatamente
la stanza venne illuminata dalla piccola luce.
Kate
si tolse la cuffietta di babbo natale e si guardò intorno. Non era mai
stata lì
dentro.
Contrariamente
a quanto si aspettasse era una camera molto semplice, e non era vero
che c’era
un caminetto, come invece le aveva fatto credere lui.
Castle
andò a sedersi sul letto aspettando che lei dicesse o facesse qualcosa,
invece
lei era bloccata lì al centro della stanza.
Aveva
visto che nel comodino e appeso alle pareti c’erano numerose foto di
Alexis
quando era una bambina: Alexis al mare, mentre imparava a nuotare,
mentre
faceva un castello di sabbia.
Ma quella che la colpì di più fu una in cui
Alexis era sul suo triciclo rosso e Castle era seduto per terra,
mantenendo la
sua bambina per i fianchi, attento a non farla cadere.
Si
avvicinò a scrutarla meglio. C’era quel lato di Castle, quello paterno,
che le
era sempre piaciuto, ben lontano dal bambinone di sempre.
-“Ce
l’ha scattata Meredith, quella. Alexis aveva circa tre anni e stava
imparando
ad andare sul triciclo. È stato uno degli ultimi momenti con Meredith.
Poco
dopo abbiamo deciso di separarci!”- disse amaramente.
Kate
si voltò e lo guardò e in quel momento capì quanto le sue storie
precedenti,
con Gina e con Meredith, l’avessero segnato.
-“Mi
dispiace.”- disse Kate semplicemente.
Non
sapeva cosa dire e l’ultima cosa che voleva, era rattristarlo, dopo che
l’aveva fatto arrabbiare qualche ora prima.
-“Già.”-
rispose altrettanto semplicemente lo scrittore.
Beckett
lo raggiunse, ma non sapendo se poteva sedersi sul letto, si
inginocchiò di
fronte a lui, prendendogli timorosamente le mani, per paura che lui
potesse
ritirarle.
Ma
non lo fece. Invece fece incontrare i loro occhi.
Kate
lo guardava spaventata. Aveva paura che lui le dicesse che non volesse
più
seguirla e questo lei non poteva permetterlo. Non l’avrebbe sopportato.
-“Mi
spiace davvero, Castle!”-
-“Ti
spiace per Meredith o per questa sera?”- disse ancora un po’ avvelenato.
-“Mi
spiace per tutto. Mi spiace di averti urlato contro qualche ora fa. Non
hai
fatto nulla di male, è solo…che non me l’aspettavo. Sono stata da
schifo in
questo mese pensando di averla persa e…”- sospirò.
In realtà non sapeva neppure
lei perché avesse reagito così.
Ma
Castle ancora non parlava.
-“Ti
prego dì qualcosa!”- disse quasi con le lacrime agli occhi.
-“Cosa
dovrei dire?”-
-“Qualunque
cosa Rick!”- esclamò.
-“Rick?!
Non mi chiami mai col mio nome!”- rispose Castle sorridendo.
Quel
Rick pronunciato con disperazione fu una sorta di rivelazione per lui.
Si
stava scusando. Per quanto ancora doveva essere arrabbiato?
-“Già!”-
rispose lei sorridendo e abbassando lo sguardo e, sempre con lo sguardo
basso
continuò:
-“Sono
davvero dispiaciuta. E sono contenta che hai fatto aggiustare l’anello
di
mamma. Non posso rimediare agli errori di Meredith e non sono qui per
giudicarla, ma posso rimediare ai miei…”- disse alzandosi e sedendosi
cavalcioni su di lui.
Castle
rimaste quasi bloccato da quel gesto di Kate.
Non
se l’aspettava proprio.
Non
sapeva se poteva toccarla, o fare qualsiasi cosa.
Ad un certo punto pensò che
fosse tutto un sogno.
Si, doveva esserlo per forza perché non poteva essere
vero.
Kate
inchinò la testa di lato per baciarlo, ma lui chiese:
-“C-che
stai facendo?”-
-“Faccio
quello che vorresti fare da un po’ di tempo!”- disse emozionata, tanto
che
anche Castle avvertì la voce che tremava.
-“E
che vorrei fare anche io da un bel po’!”- continuò Kate.
-“Io
lo voglio da sempre!”- rispose Castle sicuro questa volta, poggiando le
mani
sui fianchi della detective, -“Ma non sono sicuro che tu lo voglia! Non
per
come hai urlato questa sera!”-
-“Richard
Castle Santo Cielo!!!! Ti sto chiedendo scusa!! Vuoi accettarle o ti
devo
disonorare la mucca???”- chiese Kate al limite del sopportabile.
-“E
tu come conosci Mulan?!”- chiese divertito lo scrittore.
-“Ho
visto anche io i cartoni animati!”- rispose la detective.
Alzò
entrambe le sopracciglia e chiese:
-“Allora
accetti le mie scuse?”-
Castle
si fece pensieroso per qualche istante e poi disse:
-“Non
lo so. Ci devo pensare!”-
Ma
quando Kate lo guardò confusa, lui non riuscì a soffocare le risate.
Come
sempre la stava prendendo in giro. Come quella volta che le aveva
raccontato
del suo amichetto di giochi trovato morto sulla spiaggia.
-“Ok,
va bene. Ridi pure! Vorrà dire che riserverò le mie attenzioni per
qualcun
altro. Magari Josh o Will sono ancora disponibili.”- disse maliziosa
cercando
di alzarsi da lui, ma Castle fu più veloce e l’afferrò saldamente per
un
braccio.
-“Ehi,
vieni qui!”- disse dolcemente attirandola a sé.
Non c’era
bisogno di dire altro.
Lei
si era scusata, aveva fatto un passo avanti e cercato di tenere il più
lontana
possibile la sua parte razionale, finalmente lasciando vivere la Kate
spensierata e dolce che tanto lui voleva conoscere.
Continuavano
a sorridere e a fissarsi negli occhi.
Amavano
quei momenti.
Lei
adorava scrutare quegli occhioni blu oceano e lui adorava la
particolarità dei
suoi occhi, che cambiavano a seconda della luce.
Le
mise una ciocca dietro l’orecchio, facendo scivolare la sua mano sulla
guancia
lasciando una dolce carezza.
Entrambi
si avvicinarono di più e in pochi istanti fecero incontrare le loro
labbra,
quel contatto che ormai attendevano e bramavano da tanto, forse troppo
tempo.
Era
un bacio semplice, solo un incontro di labbra, tanto che si staccarono
quasi
subito.
Si
sorrisero e Castle strinse di più a sé il corpo di Kate mentre lei,
prendendogli il viso fra le mani lo baciò di nuovo e, lo scrittore, non
fece
attendere la sua risposta.
Quando
le loro lingue si sfiorarono, avvertirono come una scossa elettrica.
Kate
stava per staccarsi ma Castle non glielo permise, facendo affondare la
sua mano
destra nei suoi morbidi capelli e approfondendo il bacio.
Per
nessuno mai avevano provato qualcosa di simile. Un solo bacio e fulmini
e farfalle
lottavano nei loro stomaci.
Castle
cadde all’indietro nel letto portando con sé Kate.
Restarono così distesi per
un tempo indefinito, fino a quando Beckett si staccò per qualche
secondo e fra
un sospiro e l’altro riuscì a dire:
-“Vuoi
sapere il significato del tatuaggio?!”-
Castle
la guardò con occhi luccicanti, curioso come non mai, annuendo
velocemente.
-“Ok…”-
disse Beckett persa
nel piacevole
conforto di un ricordo felice.
-“La…
la farfalla e i segni tribali li ho fatti davvero a 17 anni. Mi piaceva
quel
disegno e nonostante i miei non fossero d’accordo per il tatuaggio, lo
feci lo
stesso. La farfalla era come mi sentivo in quel periodo. Ero un po’
ribelle e
mi piaceva pensare che la farfalla, quel piccolo essere vivente, fosse
come un
simbolo di libertà.”-
-“E’
bella! Mi piace come significato! Quindi la rosa l’hai aggiunta dopo?”-
chiese
Castle.
-“Si.
Qualche anno dopo. Più o meno verso i 21 anni!”- disse Kate questa
volta
abbassando lo sguardo come se fosse in soggezione.
Castle
attese. Non voleva forzarla. Lei gli stava già raccontando quel
particolare.
-“Quando…
quando mia madre morì… aveva sul comodino un libro. Non ci avevo fatto
caso in
quei giorni, sai con l’organizzazione del funerale e dopo con mio padre
che
beveva, non ci avevo badato. Riposi tutto dentro una scatola e la
nascosi
nell’armadio. E… poi mi iscrissi all’accademia, e mi dimenticai
completamente
di quella scatola e di tutto il resto.”-
Kate
fece un’altra pausa, questa volta prendendo l’anello di sua madre,
giocandoci
un po’ con le dita.
Castle
era sdraiato affianco a lei e con una mano si teneva la testa,
osservandola
immersa nel suo ricordo.
-“Qualche
tempo più tardi, in una delle tante riabilitazioni di mio padre, avevo
qualche
giorno di permesso, così tornai a casa. Non sapevo cosa fare e mio
padre era a
una di quelle riunioni degli alcolisti anonimi. Ritrovai quella scatola
ma era
nell’armadio in camera mia. Probabilmente mio padre l’aveva trovata e
non
sopportando di averla in camera sua l’aveva messa nella mia.
Dentro
c’era il portagioie che ho a casa, l’orologio di mio padre, e la
collana con
l’anello. In più c’erano anche le cose che avevo messo io quel giorno
di
qualche anno prima. E c’era un tuo libro. Era il libro che stava
leggendo
quando morì.
Così
lo presi e iniziai a leggerlo e in pochi giorni lo finì. Sai Castle non
te l’ho
mai detto ma i tuoi libri mi hanno aiutata davvero tanto.”-
Castle
sorrise, felice di esserle stato d’aiuto anche quando non la conosceva.
-“E
la rosa…?”- chiese ancora un po’ confuso ma probabilmente avendo
intuito cosa
volesse dire.
-“La
rosa è ‘A Rose for Everafter’.
È stato il tuo primo libro che ho letto. Quello
che era dentro la scatola, ed è stato quello che ha iniziato a tirarmi
fuori da
quel baratro. Così l’ho tatuata. È la mia ‘Rosa per l’Eternità’!”-
disse infine
concludendo il suo discorso e abbassando nuovamente lo sguardo.
A
Castle servirono tre secondi per capire il significato della rosa.
L’aveva
tatuata per un suo libro, per una cosa che apparteneva a lui. Era come
avere
una parte di sé stesso impressa sulla pelle di Beckett.
Le
accarezzò la guancia e, sollevandole il mento, poté guardarla negli
occhi.
-“E
un tatuaggio stupendo!”- disse con voce roca.
Si
guardarono ancora una volta negli occhi e sempre sorridendosi ripresero
a baciarsi
dolcemente.
Si
stavano solo baciando e per loro era come se fossero nel posto più
felice del
mondo. Non avevano bisogno di nient’altro.
Solo
sentire il compagno vicino.
Castle
face scorrere la sua mano lungo tutta la schiena di Kate coperta dal
pigiama,
fin quando si decise, e con un movimento rapido ma dolce, alzò
leggermente la
maglia, in modo che la sua mano potesse accarezzarle la schiena e
sentirne la
sua morbidezza.
Si
baciavano sensualmente e Kate, con la lingua aveva iniziato a
stuzzicargli il
labbro inferiore, quando lui iniziò a darle dei baci lungo il collo,
sentendo
subito la reazione positiva da parte della donna.
Kate
era su un altro pianeta.
Amava i baci sul collo.
Aveva
gli occhi chiusi e sospirava dolcemente.
-“Ti
amo!”- esclamò ad un certo punto con voce roca.
Castle
si fermò all’istante.
Aveva
davvero detto di amarlo?
Kate
spalancò subito gli occhi per trovare quelli interrogativi di Castle
che la
scrutavano.
-“Kate…”-
-“I-io…”-
rispose Beckett balbettante e completamente rossa in viso.
Era
una cosa che non aveva programmato.
Era stata spontanea. È come se la sua bocca
avesse agito per conto proprio.
Castle
si accorse del suo imbarazzo anche perché Kate cercava di alzarsi dal
letto per
fuggire da quella situazione, ma lo scrittore non glielo permetteva.
-“Grazie.”-
rispose serio lo scrittore.
-“Prego?!”-
chiese la detective che tutto si era aspettata ma non che le dicesse
grazie.
Rimasero
in silenzio qualche istante.
Lui
la osservava. Era distesa sotto di lui, con le gote rosse e le labbra
gonfie e
con un deciso imbarazzo sugli occhi.
Kate
invece aveva preso ad accarezzargli con un dito il braccio.
-“Sai…
non era programmato, ma mi aspettavo una risposta…ecco… diversa!”-
esclamò con
un sussurro ad un certo punto.
-“Voglio
fare le cose con calma. E non sto dicendo che non provo la stessa cosa,
ma
voglio farlo con i tempi giusti!”- rispose Castle.
Kate
annuì, sentendosi un po’ sciocca.
Non
ammetteva spesso a voce alta i suoi sentimenti per le persone. Anche un
semplice ‘ti voglio bene’, per lei era molto importante.
Non si poteva dire a
chiunque come fosse roba comune.
-“Ok.”-
disse semplicemente la detective accennando a un sorriso.
-“Forse
è meglio se torno in camera mia… a dormire un po’!”- continuò iniziando
ad
alzarsi dal letto.
-“No,
Kate, aspetta! Non scappare!”- rispose Castle trattenendola per il
braccio.
Kate
lo guardò negli occhi, ma non disse nulla. Non fece nulla.
-“Io
voglio solo che le cose siano fatte bene. Sono già stato scottato in
passato
per aver fatto le cose frettolosamente. Ora con te è diverso e voglio
andarci
con calma.
Non
voglio che stia in camera da sola. Voglio che tu stia qui con me
stanotte, a
coccolarci e se vuoi anche a baciarci ma nulla di più. Voglio che fra
noi vada
tutto bene. E non voglio metterti fretta in alcun modo. So che domani
potresti
avere dei dubbi, ma per favore, non scappare!”- disse ancora
guardandola fissa
negli occhi.
Kate
ammise che aveva ragione.
Forse
quel ‘ti amo’ era stato detto con troppa fretta, ma non l’aveva
controllato.
E
lui era davvero cresciuto tanto da quando l’aveva conosciuto.
-“Va
bene.”- disse annuendo.
Si
sdraiò affianco a lui, questa volta sotto le coperte e si abbracciarono.
Si
baciarono a lungo quella notte, coccolandosi e accarezzandosi, fin
quando non
si addormentarono l’uno fra le braccia dell’altro.
Entrambi avevano realizzato che non serviva correre ed avere fretta, perché ora, avevano tutto il tempo del mondo.
ANGOLO MIO: Salve a tutti!!! eccomi con il 9 capitolo! xD
potrebbe sembrare conclusa qui la storia ma non è così.. ci sono ancora altri 3 capitoli! xD
ok non ho molto da dire.. come sempre lascio dire a voi! xD
vi lascio di nuovo la foto del tatuaggio di Kate in caso non lo ricordaste...
e ringrazio tutti quelli che stanno leggendo, recensendo questa storia dal natale infinito...
quindi... oggi vi dico: buon carnevale a tutti! ;D
sbaciottiiiiiii
;>
e giustamente me stavo scordando!!!
buon compleanno herrrrrrrrrrrrrrrrrrrmanita miaaaaaaaaaa!!!! love u so much!!! <3