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Autore: Mari24    16/02/2012    12 recensioni
"Neppure Beckett era felice all’idea di passare il Natale con Gina e Castle.
Non voleva assolutamente essere il terzo incomodo. Per un attimo pensò di invitare anche Josh, in fondo Castle aveva esteso l’invito anche a lui, ma poi Kate ci ripensò. Non sapeva perché, ma non voleva avere Josh intorno."
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Kate entrò timorosa nella stanza buia, come se si aspettasse che un mostro uscisse da sotto al letto, ma subito il tepore dell’aria calda la investì, riscaldandola.

Castle chiuse la porta dietro di se, per poi andare ad accendere l’abat-jour sul suo comodino.

Immediatamente la stanza venne illuminata dalla piccola luce.

Kate si tolse la cuffietta di babbo natale e si guardò intorno. Non era mai stata lì dentro.

Contrariamente a quanto si aspettasse era una camera molto semplice, e non era vero che c’era un caminetto, come invece le aveva fatto credere lui.

Castle andò a sedersi sul letto aspettando che lei dicesse o facesse qualcosa, invece lei era bloccata lì al centro della stanza.

Aveva visto che nel comodino e appeso alle pareti c’erano numerose foto di Alexis quando era una bambina: Alexis al mare, mentre imparava a nuotare, mentre faceva un castello di sabbia.

Ma quella che la colpì di più fu una in cui Alexis era sul suo triciclo rosso e Castle era seduto per terra, mantenendo la sua bambina per i fianchi, attento a non farla cadere.

Si avvicinò a scrutarla meglio. C’era quel lato di Castle, quello paterno, che le era sempre piaciuto, ben lontano dal bambinone di sempre.

-“Ce l’ha scattata Meredith, quella. Alexis aveva circa tre anni e stava imparando ad andare sul triciclo. È stato uno degli ultimi momenti con Meredith. Poco dopo abbiamo deciso di separarci!”- disse amaramente.

Kate si voltò e lo guardò e in quel momento capì quanto le sue storie precedenti, con Gina e con Meredith, l’avessero segnato.

-“Mi dispiace.”- disse Kate semplicemente.

Non sapeva cosa dire e l’ultima cosa che voleva, era rattristarlo, dopo che l’aveva fatto arrabbiare qualche ora prima.

-“Già.”- rispose altrettanto semplicemente lo scrittore.

Beckett lo raggiunse, ma non sapendo se poteva sedersi sul letto, si inginocchiò di fronte a lui, prendendogli timorosamente le mani, per paura che lui potesse ritirarle.

Ma non lo fece. Invece fece incontrare i loro occhi.

Kate lo guardava spaventata. Aveva paura che lui le dicesse che non volesse più seguirla e questo lei non poteva permetterlo. Non l’avrebbe sopportato.

-“Mi spiace davvero, Castle!”-

-“Ti spiace per Meredith o per questa sera?”- disse ancora un po’ avvelenato.

-“Mi spiace per tutto. Mi spiace di averti urlato contro qualche ora fa. Non hai fatto nulla di male, è solo…che non me l’aspettavo. Sono stata da schifo in questo mese pensando di averla persa e…”- sospirò.
In realtà non sapeva neppure lei perché avesse reagito così.

Ma Castle ancora non parlava.

-“Ti prego dì qualcosa!”- disse quasi con le lacrime agli occhi.

-“Cosa dovrei dire?”-

-“Qualunque cosa Rick!”- esclamò.

-“Rick?! Non mi chiami mai col mio nome!”- rispose Castle sorridendo.

Quel Rick pronunciato con disperazione fu una sorta di rivelazione per lui.

Si stava scusando. Per quanto ancora doveva essere arrabbiato?

-“Già!”- rispose lei sorridendo e abbassando lo sguardo e, sempre con lo sguardo basso continuò:

-“Sono davvero dispiaciuta. E sono contenta che hai fatto aggiustare l’anello di mamma. Non posso rimediare agli errori di Meredith e non sono qui per giudicarla, ma posso rimediare ai miei…”- disse alzandosi e sedendosi cavalcioni su di lui.

Castle rimaste quasi bloccato da quel gesto di Kate.

Non se l’aspettava proprio.

Non sapeva se poteva toccarla, o fare qualsiasi cosa.

Ad un certo punto pensò che fosse tutto un sogno.
Si, doveva esserlo per forza perché non poteva essere vero.

Kate inchinò la testa di lato per baciarlo, ma lui chiese:

-“C-che stai facendo?”-

-“Faccio quello che vorresti fare da un po’ di tempo!”- disse emozionata, tanto che anche Castle avvertì la voce che tremava.

-“E che vorrei fare anche io da un bel po’!”- continuò Kate.

-“Io lo voglio da sempre!”- rispose Castle sicuro questa volta, poggiando le mani sui fianchi della detective, -“Ma non sono sicuro che tu lo voglia! Non per come hai urlato questa sera!”-

-“Richard Castle Santo Cielo!!!! Ti sto chiedendo scusa!! Vuoi accettarle o ti devo disonorare la mucca???”- chiese Kate al limite del sopportabile.

-“E tu come conosci Mulan?!”- chiese divertito lo scrittore.

-“Ho visto anche io i cartoni animati!”- rispose la detective.

Alzò entrambe le sopracciglia e chiese:

-“Allora accetti le mie scuse?”-

Castle si fece pensieroso per qualche istante e poi disse:

-“Non lo so. Ci devo pensare!”-

Ma quando Kate lo guardò confusa, lui non riuscì a soffocare le risate.

Come sempre la stava prendendo in giro. Come quella volta che le aveva raccontato del suo amichetto di giochi trovato morto sulla spiaggia.

-“Ok, va bene. Ridi pure! Vorrà dire che riserverò le mie attenzioni per qualcun altro. Magari Josh o Will sono ancora disponibili.”- disse maliziosa cercando di alzarsi da lui, ma Castle fu più veloce e l’afferrò saldamente per un braccio.

-“Ehi, vieni qui!”- disse dolcemente attirandola a sé.

Non  c’era bisogno di dire altro.

Lei si era scusata, aveva fatto un passo avanti e cercato di tenere il più lontana possibile la sua parte razionale, finalmente lasciando vivere la Kate spensierata e dolce che tanto lui voleva conoscere.

Continuavano a sorridere e a fissarsi negli occhi.

Amavano quei momenti.

Lei adorava scrutare quegli occhioni blu oceano e lui adorava la particolarità dei suoi occhi, che cambiavano a seconda della luce.

Le mise una ciocca dietro l’orecchio, facendo scivolare la sua mano sulla guancia lasciando una dolce carezza.

Entrambi si avvicinarono di più e in pochi istanti fecero incontrare le loro labbra, quel contatto che ormai attendevano e bramavano da tanto, forse troppo tempo.

Era un bacio semplice, solo un incontro di labbra, tanto che si staccarono quasi subito.

Si sorrisero e Castle strinse di più a sé il corpo di Kate mentre lei, prendendogli il viso fra le mani lo baciò di nuovo e, lo scrittore, non fece attendere la sua risposta.

Quando le loro lingue si sfiorarono, avvertirono come una scossa elettrica.

Kate stava per staccarsi ma Castle non glielo permise, facendo affondare la sua mano destra nei suoi morbidi capelli e approfondendo il bacio.

Per nessuno mai avevano provato qualcosa di simile. Un solo bacio e fulmini e farfalle lottavano nei loro stomaci.

Castle cadde all’indietro nel letto portando con sé Kate.

Restarono così distesi per un tempo indefinito, fino a quando Beckett si staccò per qualche secondo e fra un sospiro e l’altro riuscì a dire:

-“Vuoi sapere il significato del tatuaggio?!”-

Castle la guardò con occhi luccicanti, curioso come non mai, annuendo velocemente.

-“Ok…”- disse Beckett persa nel piacevole conforto di un ricordo felice.

-“La… la farfalla e i segni tribali li ho fatti davvero a 17 anni. Mi piaceva quel disegno e nonostante i miei non fossero d’accordo per il tatuaggio, lo feci lo stesso. La farfalla era come mi sentivo in quel periodo. Ero un po’ ribelle e mi piaceva pensare che la farfalla, quel piccolo essere vivente, fosse come un simbolo di libertà.”-

-“E’ bella! Mi piace come significato! Quindi la rosa l’hai aggiunta dopo?”- chiese Castle.

-“Si. Qualche anno dopo. Più o meno verso i 21 anni!”- disse Kate questa volta abbassando lo sguardo come se fosse in soggezione.

Castle attese. Non voleva forzarla. Lei gli stava già raccontando quel particolare.

-“Quando… quando mia madre morì… aveva sul comodino un libro. Non ci avevo fatto caso in quei giorni, sai con l’organizzazione del funerale e dopo con mio padre che beveva, non ci avevo badato. Riposi tutto dentro una scatola e la nascosi nell’armadio. E… poi mi iscrissi all’accademia, e mi dimenticai completamente di quella scatola e di tutto il resto.”-

Kate fece un’altra pausa, questa volta prendendo l’anello di sua madre, giocandoci un po’ con le dita.

Castle era sdraiato affianco a lei e con una mano si teneva la testa, osservandola immersa nel suo ricordo.

-“Qualche tempo più tardi, in una delle tante riabilitazioni di mio padre, avevo qualche giorno di permesso, così tornai a casa. Non sapevo cosa fare e mio padre era a una di quelle riunioni degli alcolisti anonimi. Ritrovai quella scatola ma era nell’armadio in camera mia. Probabilmente mio padre l’aveva trovata e non sopportando di averla in camera sua l’aveva messa nella mia.

Dentro c’era il portagioie che ho a casa, l’orologio di mio padre, e la collana con l’anello. In più c’erano anche le cose che avevo messo io quel giorno di qualche anno prima. E c’era un tuo libro. Era il libro che stava leggendo quando morì.

Così lo presi e iniziai a leggerlo e in pochi giorni lo finì. Sai Castle non te l’ho mai detto ma i tuoi libri mi hanno aiutata davvero tanto.”-

Castle sorrise, felice di esserle stato d’aiuto anche quando non la conosceva.

-“E la rosa…?”- chiese ancora un po’ confuso ma probabilmente avendo intuito cosa volesse dire.

-“La rosa è ‘A Rose for Everafter’. È stato il tuo primo libro che ho letto. Quello che era dentro la scatola, ed è stato quello che ha iniziato a tirarmi fuori da quel baratro. Così l’ho tatuata. È la mia ‘Rosa per l’Eternità’!”- disse infine concludendo il suo discorso e abbassando nuovamente lo sguardo.

A Castle servirono tre secondi per capire il significato della rosa.

L’aveva tatuata per un suo libro, per una cosa che apparteneva a lui. Era come avere una parte di sé stesso impressa sulla pelle di Beckett.

Le accarezzò la guancia e, sollevandole il mento, poté guardarla negli occhi.

-“E un tatuaggio stupendo!”- disse con voce roca.

Si guardarono ancora una volta negli occhi e sempre sorridendosi ripresero a baciarsi dolcemente.

Si stavano solo baciando e per loro era come se fossero nel posto più felice del mondo. Non avevano bisogno di nient’altro.

Solo sentire il compagno vicino.

Castle face scorrere la sua mano lungo tutta la schiena di Kate coperta dal pigiama, fin quando si decise, e con un movimento rapido ma dolce, alzò leggermente la maglia, in modo che la sua mano potesse accarezzarle la schiena e sentirne la sua morbidezza.

Si baciavano sensualmente e Kate, con la lingua aveva iniziato a stuzzicargli il labbro inferiore, quando lui iniziò a darle dei baci lungo il collo, sentendo subito la reazione positiva da parte della donna.

Kate era su un altro pianeta.
Amava i baci sul collo.

Aveva gli occhi chiusi e sospirava dolcemente.

-“Ti amo!”- esclamò ad un certo punto con voce roca.

Castle si fermò all’istante.

Aveva davvero detto di amarlo?

Kate spalancò subito gli occhi per trovare quelli interrogativi di Castle che la scrutavano.

-“Kate…”-

-“I-io…”- rispose Beckett balbettante e completamente rossa in viso.

Era una cosa che non aveva programmato.
Era stata spontanea. È come se la sua bocca avesse agito per conto proprio.

Castle si accorse del suo imbarazzo anche perché Kate cercava di alzarsi dal letto per fuggire da quella situazione, ma lo scrittore non glielo permetteva.

-“Grazie.”- rispose serio lo scrittore.

-“Prego?!”- chiese la detective che tutto si era aspettata ma non che le dicesse grazie.

Rimasero in silenzio qualche istante.

Lui la osservava. Era distesa sotto di lui, con le gote rosse e le labbra gonfie e con un deciso imbarazzo sugli occhi.

Kate invece aveva preso ad accarezzargli con un dito il braccio.

-“Sai… non era programmato, ma mi aspettavo una risposta…ecco… diversa!”- esclamò con un sussurro ad un certo punto.

-“Voglio fare le cose con calma. E non sto dicendo che non provo la stessa cosa, ma voglio farlo con i tempi giusti!”- rispose Castle.

Kate annuì, sentendosi un po’ sciocca.

Non ammetteva spesso a voce alta i suoi sentimenti per le persone. Anche un semplice ‘ti voglio bene’, per lei era molto importante.
Non si poteva dire a chiunque come fosse roba comune.

-“Ok.”- disse semplicemente la detective accennando a un sorriso.

-“Forse è meglio se torno in camera mia… a dormire un po’!”- continuò iniziando ad alzarsi dal letto.

-“No, Kate, aspetta! Non scappare!”- rispose Castle trattenendola per il braccio.

Kate lo guardò negli occhi, ma non disse nulla. Non fece nulla.

-“Io voglio solo che le cose siano fatte bene. Sono già stato scottato in passato per aver fatto le cose frettolosamente. Ora con te è diverso e voglio andarci con calma.

Non voglio che stia in camera da sola. Voglio che tu stia qui con me stanotte, a coccolarci e se vuoi anche a baciarci ma nulla di più. Voglio che fra noi vada tutto bene. E non voglio metterti fretta in alcun modo. So che domani potresti avere dei dubbi, ma per favore, non scappare!”- disse ancora guardandola fissa negli occhi.

Kate ammise che aveva ragione.

Forse quel ‘ti amo’ era stato detto con troppa fretta, ma non l’aveva controllato.

E lui era davvero cresciuto tanto da quando l’aveva conosciuto.

-“Va bene.”- disse annuendo.

Si sdraiò affianco a lui, questa volta sotto le coperte e si abbracciarono.

Si baciarono a lungo quella notte, coccolandosi e accarezzandosi, fin quando non si addormentarono l’uno fra le braccia dell’altro.

Entrambi avevano realizzato che non serviva correre ed avere fretta, perché ora, avevano tutto il tempo del mondo.







ANGOLO MIO: Salve a tutti!!! eccomi con il 9 capitolo! xD

potrebbe sembrare conclusa qui la storia ma non è così.. ci sono ancora altri 3 capitoli! xD

ok non ho molto da dire.. come sempre lascio dire a voi! xD

vi lascio di nuovo la foto del tatuaggio di Kate in caso non lo ricordaste...

e ringrazio tutti quelli che stanno leggendo, recensendo questa storia dal natale infinito...

quindi... oggi vi dico: buon carnevale a tutti! ;D

sbaciottiiiiiii ;> e giustamente me stavo scordando!!! buon compleanno herrrrrrrrrrrrrrrrrrrmanita miaaaaaaaaaa!!!! love u so much!!! <3

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