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Autore: Geisha    16/02/2012    2 recensioni
Dal capitolo 12:
Un cenno... Un solo, misero cenno e lei si sarebbe allontanata, avrebbe sciolto quell'abbraccio tenue che gli stava facendo perdere ogni inibizione, sarebbe ritornata distante e inavvicinabile. L'avrebbe persa ancora... Il panico aumentò e tremando si ritrovò a stringere i suoi fianchi.
-Chyo-chan- il suo naso sfiorò quello di lei e a quella distanza minima, poteva avvertire il suo respiro regolare e che sapeva di sake -Non sei patetica, non lo sei mai stata.-
Non seppe per quanto rimasero immobili a fissarsi e perfino il pensiero di dover avvisare Shinpachi e Kagura del ritardo sfumò nel dimenticatoio. La voleva, del resto non gliene fregava granché...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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You're my Wonderwall

 

Mano nello yukata e fida spada di legno al proprio fianco, Gintoki mise piede nel ristorante di ramen, quella sera stranamente pieno di gente. Lanciò delle occhiate svogliate a destra e sinistra, chiedendosi come mai quel posto solitamente mezzo vuoto fosse ora così affollato. Beh, affollato era una parola grossa! Diciamo che, rispetto ai soliti quattro gatti, forse se ne erano aggiunti tre.

-Oh, Gin-san, qual buon vento!- si avvicinò al bancone salutando con un sorriso la padrona del locale -Era da un po' che non ti facevi vedere- la vide recuperare delle ciotole e posarle sul bancone -Hai avuto da fare?-

Il ragazzo si sedette con pesantezza, ripensando ai casini degli ultimi giorni. Beh, effettivamente era stato piuttosto impegnato: aveva dovuto badare ad un vecchio amante dei fuochi d'artificio, aiutare quel pirla di Zura a liberare ElizabethLoSgorbio chiuso in prigione e poi aveva dovuto cercarsi qualche lavoretto per campare, sfuggire alle ire di Otose e soffocare la propria coscienza per le ultime, fantastiche parole piene d'amore che aveva elargito a Chyo -Qulacosina.- si limitò a replicare lanciando un'occhiata sfuggevole al menu. Finalmente era diventato più vario e oltre al solito Ramen era stata aggiunta la Soba.

-Ti preparo il solito?-

-Quello che costa meno, ho quasi finito tutti i soldi.- volse il busto, osservando gli altri clienti. Avrebbe voluto chiedere alla donna il perché di quel pienone ma quella aveva cominciato a ciarlare.

-Dovresti cominciare a risparmiare, sai? Devi pensare al tuo futuro, a trovarti una bella donna che si prenda cura di te, a costruire una famiglia- a quei rimproveri bonari le scoccò un'occhiata scettica accompagnata da un sonoro sbuffo, segno che di quelle cazzate non gliene fregava niente. La donna rise, spostando dietro la spalla i lunghi capelli biondi legati in una coda bassa -Il giorno in cui ti fidanzerai, ti offrirò un bel pranzo gratis!-

-Cosa sei, mia madre?- domandò scorbutico, muovendo appena il capo quando gli posò davanti al naso una bottiglietta di sake e un bicchierino.

-Se fossi tua madre ti avrei preso a calci molto tempo fa!- cinguettò allegra, facendolo sorridere divertito. Quella donna gli piaceva: era semplice, riservata, non parlava mai a vanvera ed era discreta, cosa che non guastava mai visto che ultimamente la gente si stava infischiando un po' troppo dei fatti suoi.

-Cazzate a parte Ikumatsu, si può sapere cosa ci fa qui tutta questa gente?-

La donna ghignò -Da quando ho assunto la nuova cameriera, la clientela è aumentata.- la vide fissare il locale con compiacimento, come se questa nuova cameriera fosse una sua creazione plasmata apposta per far andare bene gli affari.

A quella notizia Gintoki si sporse verso la proprietaria regalandole un sorriso sghembo -Manco per una settimana e mi cambi tutto?- la vide arcuare le sopracciglia -E' carina almeno? No perché l'ultima aveva più barba della mia.-

-Questo è perché sei ancora un ragazzino- imprecò a mezza voce -E comunque sì, direi che è piuttosto carina- non che Gintoki fosse così maniaco da fare la radiografia di tutte le cameriere che incrociava, ma abituato alla brutta faccia di Catherine, perfino la donna barbuta gli sembrava un bocconcino niente male! -Forse rompe un po' troppi piatti, ma è volenterosa e questo mi basta. Vuoi che te la presenti?-

-Nah, non mi interessa!- sventolò una mano, sorseggiando del sake.

Ikumatsu gli mise davanti al naso la ciotola di riso e Azuki che lui tanto adorava, ridacchiando divertita -Sei il ragazzo più svogliato che io abbia mai incontrato. Le donne non--

-Ma perché siete tutti così interessati al fatto che io non abbia la ragazza?!- cominciò a trangugiare la propria porzione di riso interrompendola bruscamente. Se c'era una cosa che odiava, erano proprio le chiacchierate cuore a cuore manco fosse stata una ragazzina.

-Perché è inusuale vedere un ragazzo carino come te ancora single.- la donna scoppiò a ridere di fronte al suo impaccio quando, imprecando, si grattò la folta chioma abbassando il capo per nascondere il rossore. Non era abituato a ricevere complimenti, anche perché solitamente veniva deriso per la stramba capigliatura che allontanava ogni donna sulla faccia della terra; nemmeno Chyo gliene aveva mai fatti. A parte una volta quando, ubriachi marci per festeggiare la vittoria, Takasugi aveva chiesto con acidume cosa trovasse lei in un “inetto come lui” e lei, serena, tirandolo per la collottola per impedirgli di spaccargli il suo bel nasino, gli aveva risposto “Mi fa sorridere.”. Gli era suonato vagamente come un complimento e da quel momento si era calmato, sentendosi appagato così.

-Possiamo smetterla di parlare di cazzate?-

-Sei ancora un ragazzino- il sospiro della donna fu segno che poteva cominciare a mangiare senza essere disturbato. E fu in quel preciso istante, in mezzo al vociare dei clienti, in mezzo alla risata divertita di Ikumatsu, che la donna si sporse per bisbigliare -E ora sfodera il tuo miglior sorriso: la mia bella cameriera è qui.- portando una mano davanti alle labbra per poi fargli l'occhiolino.

-Ti ho già detto che non me frega nie-- e quando volse il viso alla propria sinistra, si ritrovò a fissare la figurina appena arrivata con espressione assurda, incredula, quasi amareggiata. Perché tra tutte le ragazze che c'erano in tutta Edo e bisognose di un lavoro, Ikumatsu aveva assunto proprio lei?!

-Chyoko, puoi servire il tavolo due?- le parole della padrona giungevano distanti nonostante pochi centimetri li separassero e tutta la sua attenzione era rivolta alla cameriera dal kimono corto e floreale, di un rosso così scuro da mettere in risalto la sua carnagione bianca, che ora lo fissava con sorpresa, la stesso sguardo penetrante che aveva rivolto a Takasugi quella notte alla festa. Si chiese se anche l'ex compagno d'armi fosse stato scosso dai brividi con la potenza di una sua sola occhiata. Gintoki volse il capo per mascherare il disagio, anche se i suoi lineamenti induriti facevano apparire tutto il contrario: sentì le labbra seccarsi e ritirarsi come un fiume prosciugato, gli occhi allargarsi a palla e le guance incavarsi.

-Che Diavolo ci fa lei qui?!- domandò ad Ikumtasu dopo infiniti istanti, stringendo le mani sulle ginocchia pur di non prenderla per il colletto.

-Te l'ho detto, è la nuova cameriera!- la confusione aleggiava sul viso della donna, che poi assunse tinte più maliziose -La conosci, Gin-san? Sembri sconvolto.-

-Chi te l'ha presentata? Come hai fatto a trovarla?!- glissò sulla domanda per procedere con il proprio carosello di isterie, cercando di farsi sempre più piccolo pur di essere lasciato in pace dall'amica che, ancora, non accennava a fare un passo.

-Me l'ha presentata un amico. Ma si può sapere che problemi hai? Sembra tu abbia visto un fantasma, sei pallido!- Gintoki sbatté la testa sul tavolo, consapevole di chi fosse l'amico in questione: aveva lunghi e setosi capelli neri, passeggiava con uno sgorbio osceno dalle sembianze da papera e l'idiozia dilagava nella sua mente paragonabile ad un enorme buco nero. Da quando quel cretino di Zura era tornato, aveva combinato solo casini!

-Che palle!- sbottò alzandosi di colpo, facendo sobbalzare Ikumatsu -Senti, mi sono accorto di non avere abbastanza soldi. Torno un altro giorno, ok? Magari quando avrai cambiato camerie--

-Perché te ne vai? Non hai nemmeno finito di mangiare- lo sguardo cadde subito sul viso rilassato di Chyo che, stringendo contro il petto il vassoio vuoto, lo fissava confusa. Si aspettava qualche frase carica di ironia come “Cos'è, non hai soldi da spendere al Pachinko?” oppure “A quest'ora i bambini vanno a leggere Jump e poi nel futon a fare la nanna” , frecciatine del genere insomma. Invece le sue parole furono gentili, tanto da destabilizzarlo. Non capiva se si comportava così perché entrata nel perfetto ruolo di cameriera modello o fosse stupidamente gentile. Ma vedendo la sua espressione per nulla irata, comprese quanto lì, l'unico stupido, fosse lui: a venticinque anni non riusciva nemmeno a stare chiuso nella stessa stanza con un'amica con cui aveva avuto un diverbio e un passato che non riusciva a cancellare.

-Sei sorda? Ho detto di non avere abbastanza soldi per pagare.- si grattò la nuca, mordendosi la lingua per i propri modi rozzi nel replicare.

-Chyoko, vi conoscete?- Ikumatsu si intromise con discrezione, lanciando occhiate confuse ad entrambi.

-Siamo amici!- esclamò lei con un sorriso enorme, tornando poi a guardarlo con le labbra arricciate -Siediti e mangia, offro io per oggi.-

-Non dire scemenze. Non hai soldi per campare, figurati per offrirmi qualcosa.- ancora una volta quel tono scontroso che non avrebbe fatto altro che allontanarla. Ma lei non demorse, rifilandogli un'occhiata seccata.

-A differenza tua ho un lavoro e posso pagarmi l'affitto- la frecciatina venne scagliata con noncuranza, un sorriso angelico fiorito sul suo viso ovale; trattenne una serie di epiteti poco carini alla sua persona, scartavetrandosi la gola mentre le ricacciava indietro -Andiamo siediti.-

-No, preferisco andare a casa! Magari mi mangerò il Ramen che hai dimenticato da me la settimana scorsa, o magari il tuo schifoso Wasabi!- gli occhi di Chyo erano divenuti due palline da biliardo -O perché no? La So-- Ahi! Ma sei diventata scema?!- si massaggiò il naso dolorante e lanciando un'occhiata a terra, si accorse del vassoio rotondo che gli era stato scagliato contro.

-Ti sei mangiato le mie cose?!-

-Non lo sai che ti trova tiene?-

-Ma erano mie! Il mio Wasabi!- piagnucolò stringendo i pugni.

Gintoki sbuffò seccato -Che palle che sei. Saresti potuta tornare a riprendertele!-

-O potevi portarmele tu!-

Un suono rauco e incazzoso li fece bloccare; solo in quel momento si accorse di essere divenuto l'attrazione della serata -Perché non andate fuori a discutere? Così mi spaventate i clienti.- il sorriso tirato e poco rassicurante di Ikumatsu lo fece spaventare e senza farselo ripetere due volte, si ritrovò a prendere per il polso l'amica trainandola fino all'esterno, biascicando un -Grazie per la non cena, Ikumatsu! Alla prossima!-

Percorse qualche passo, quel tanto che bastava per sentirsi al riparo e tirò un lungo sospiro, conscio di essersela cavata anche per quella notte -L'abbiamo scampata! Quella donna sa essere davvero pericolosa, non farla mai arrabbiare!- mosse l'indice in sua direzione, scontrandosi con l'espressione scettica della cameriera.

-Gin?-

-Sì?-

-Il polso... Mi fai male.- mollò la presa dopo aver studiato le sue nocche attorcigliate al suo esile polso e poi la riportò nello yukata, giusto per farle vedere quanto fosse tornato tranquillo. La verità era però che l'ansia continuava ad invadere ogni fibra del suo corpo e più i minuti passavano, più si disse di essere in pericolo. Forse era meglio tornare dentro, dopotutto... Ma prima che potesse anche solo prendere in considerazione quell'idea, la ragazza cominciò a parlare -Ricordi cosa ti dissi una sera? Se mai avessi trovato lavoro, ti avrei offerto da mangiare. Beh, ecco, direi che quel giorno è arrivato- le labbra guizzarono all'insù -Che ne dici di entrare dentro?- la vide mordersi il labbro inferiore, giocherellando poi con la frangetta nera scompigliata dalla brezza serale.

Per lei era sempre tutto così semplice, lo era sempre stato. Lui combinava i casini, lui la allontanava, lui si comportava in maniera incoerente... E Chyoko, ferita ma sempre in piedi, tornava facendo finta di nulla, mettendo una pietra sopra le sue parole maligne e le sue cattiverie, come se ogni giorno fosse nuovo e dovessero cominciare da zero. Per lui, invece, riuscire a parlarle senza cadere nella maleducazione era un passo troppo arduo e cominciava a chiedersi se davvero tornare amici fosse possibile. Cominciava a dubitarne... Come poteva riuscire ad essere amico dell'unica ragazza capace di abbattere ogni sua barriera? L'unica che avesse stretto a sé con quanta più dolcezza possedesse nonostante le sue mani avessero mietuto fin troppe vittime? L'unica che lo avesse fatto sentire indispensabile nonostante le sue numerose pecche? L'unica che, forse, non era poi tanto male come si ostinava a ripetersi inconsciamente... L'unica per cui non era stato capace di mantenere una misera promessa...

-Non credo sia una buona idea- fu tutto ciò che disse, assorto, come se quell'invito a farsi offrire una cena fosse paragonabile ad una dichiarazione d'amore. E Chyo, occhi grigi larghi e velati di tristezza, si lisciò il grembiulino bianco, sistemando le pieghe della propria divisa -Mangerò qualcosa sulla via.- concluse passandosi una mano fra la folta chioma, vedendola annuire appena. Ma ancora una volta, lui non si mosse. Continuava a mandare segnali ai piedi affinché si mettessero in moto, ma quelli rimanevano immobili. Perché più della paura di parlare con lei, c'era speranza che Chyoko lo perdonasse per la millesima volta. Allora sì che sarebbe potuto rientrare nel ristorante, fingere che tra loro nulla fosse accaduto... Ma fino a che quella parole non fossero giunte, avrebbe aspettato.

Le labbra carnose di Chyo si schiusero appena e nel bagliore fioco del lampione, la vide sorridere un momento prima di prendere in mano la situazione -Gintoki, io ho pensato in questa settimana, tanto. A me, a te, a quello che c'è stato e-- la vide contorcersi le mani, incespicando nelle proprie parole; lui non fiatò, non provò nemmeno ad aiutarla, avrebbe combinato solo fraintendimenti -E hai ragione, sì, insomma... Solo perché non è andata come speravo, non posso fartene una colpa- deglutì a vuoto, colpito dalla capacità dell'amica di affrontare con così tanto coraggio il loro argomento scomodo; lui, invece, si limitava a stringere le mani sullo yukata pur di far scemare il nervosismo -Perciò stai tranquillo, io non voglio niente, non più.- e gli sorrise, un sorriso così bruciante da irradiare la via, da far tornare il Sole nonostante fossero solo le nove di sera. Un sorriso capace di affievolire il proprio senso di colpa.

E in mezzo a tutta quella serietà, Gin agì da perfetto idiota strascicando un tediato -Sei ubriaca?-

-Eh, cosa? No!- la vide stringere le mani e saltare come una molla -Sono seria! Ah, lascia perdere...- arricciò la bocca color ciliegia, mettendosi a braccia conserte.

E nell'esatto momento in cui la vide dargli le spalle, Gintoki si rese conto di come le parole fossero uscite senza preavviso alcuno, senza essere state ponderate -Chyo-chan, grazie.- a cui lei reagì con un'espressione confusa, senza però replicare o chiedere spiegazioni. Semplicemente annuì, lasciandolo solo in mezzo alla strada.

Mentre la vedeva entrare, assimilando le sue parole, assaporando il profumo di loto di lei che il vento aveva sparso, Gin si perse in quella tempesta di sentimenti che si amplificavano e si arrese all'evidenza: per quanto avrebbe provato a cacciarla, Chyoko sarebbe sempre tornata, in punta di piedi o come un uragano, sconvolgendo la sua pigra esistenza senza rendersene conto...


Era appena arrivato nel cortile del loro accampamento quando le grida di Takasugi avevano invaso l'intera zona, così aveva accelerato il passo nonostante il dolore alla gamba sinistra ferita. Aveva sbuffato e con stizza aveva aperto la tenda, preparato allo spettacolo che, ormai da mesi, si ripeteva. Solo che quella volta era più fastidioso, più lacerante...

Le infermiere si muovevano frenetiche come api impazzite e il medico elargiva ordini con decisione mentre, piegato sul ragazzo e con le mani sporche di rosso, maneggiava ago e filo. Fu Sakamoto ad accoglierlo con espressione seria, così inusuale da farlo preoccupare. Dov'era il suo sorriso da scemo?

-Che succede?- domandò guardandosi attorno, puntando gli occhi cremisi in quelli blu del compagno.

-L'occhio sinistro di Takasugi è completamente andato- Gin corrugò la fronte; solo fino a pochi momenti prima aveva combattuto al suo fianco, gli era parsa una ferita superficiale -Per di più ha la febbre.- il respiro pesante del leader li circondò, facendoli piombare in un mutismo carico d'angoscia.

Non credeva che desiderare Takasugi morto e vederlo davvero sul letto di morte fosse così frustrante. Perché se Sakamoto non rideva, se Zura non strepitava in giro come uno schizzato e Chyo non elargiva parole di conforto, anzi, non si faceva nemmeno viva, significava che davvero il loro amico era giunto ormai alla fine dei suoi giorni... E per quanto gli stesse sulle palle, non era così animale da volerlo sotterrare con le proprie mani.

-Gintoki...- puntò lo sguardo stanco verso Shinsuke che, a fatica, gli stava rivolgendo la parola -Non guardarmi con quell'espressione sofferente. Mi dai sui nervi.-

-Vedo che sei sempre gentile- storse il naso -Peccato non ti abbiano tagliato la lingua.- no, quel bastardo stava fin troppo bene! E chi lo ammazzava?!

-Ragazzi, per favore, non è il momento! E tu dovresti stare sdraiato!- li rimproverò Zura a denti stretti mentre spingeva il compagno sul futon chiazzato di sangue -Continui a perdere sangue, dannazione!- tremava dalla punta dei lunghi capelli fino ai piedi, visibilmente scosso. Forse anche lui cominciava ad averne le palle piene di vedere cadere i propri compagni. Le infermiere intanto continuavano a cambiargli le bende che si impregnavano di sangue nel giro di pochi secondi, il medico cercava di ricucire la ferita ma Takasugi continuava a dimenarsi dal dolore.

-Chi è stato a ridurlo così?- domandò Tatsuma appoggiando la schiena contro il muro. Gintoki osservò il compagno sotto i ferri e alzò le spalle; aveva visto bene chi, tra tutti quegli Amanto, aveva avuto l'estrema abilità di intaccare le difese dell'amico ma al solo pensiero sentiva ribollire la rabbia. Gli sembrò di ripiombare nell'incubo che tanto lo tormentava, quello in cui si rivedeva circondato dalle fiamme, scrutato da un paio di occhi scuri... E poi c'era quel ghigno crudele, la risata rauca pregna di divertimento mentre lui, in lacrime, gridava a gran voce il nome del Sensei... Scosse la nuca, scacciando quelle immagini che di notte tornavano a fargli visita nel sonno.

-Ragazzi, posso chiedervi di uscire?- Kaory si avvicinò titubante, l'espressione sciupata; sembrava aver perso dieci anni di vita -C'è fin troppa gente, qui.- lanciò un'occhiata eloquente ai feriti e i due ragazzi, senza obiettare, si rifugiarono in corridoio, pronti a qualsiasi eventualità.

-Kintoki, vai a riposarti.-

-E che dovrei fare?-

-Ah, non lo so! Potresti andare a lavarti, visto che puzzi come un caprone! Oppure potresti accompagnarmi a trovare qualche bella infermierina e consolarla per la quasi perdita di Sensuke- Gin scrollò la nuca -O potresti andare a trovare Myoko. E' quasi scoppiata a piangere mentre lo portavano in infermeria.-

Avvolto nel caos della propria mente, Gintoki si pose alcune domande di un certo peso, in primo piano: chi Diavolo erano Sensuke e Myoko?! -E dovrei consolarla perché il suo adorato è in fin di vita? No, grazie.- sbottò mettendosi a braccia conserte.

-Kintoki, sono solo amici. Me lo hai detto tu che--

-Primo, il mio nome e Gintoki e se continui a sbagliarlo ti castro- la risata sguaiata di Sakamoto riempì l'aria -Secondo, è stato tanto tempo fa. Potrebbe aver cambiato idea.- si massaggiò il collo, chiedendosi perché mai dovesse parlare di queste cose con quel beone, anzi, perché ne stesse parlando sul serio. Solo perché aveva ammesso di esserne attratto, non significava che dovevano spettegolare come due amichette del cuore.

-Nah, si vede lontano un miglio che le piaci! E io me ne intendo di donne- gli fece un inquietante occhiolino a cui lui reagì con una smorfia di ribrezzo. Perché non si era confidato con Zura? Perché?! -E comunque dovresti tentare, male che vada ti darà una sberla e amici come prima! Ah ah ah!-

-E allora perché non ci provi tu?- buttò lì con noncuranza, non allettato all'idea di venir preso a sberle dall'amica. O peggio, scoprire di non essere ricambiato. Del resto quella situazione di stallo era comoda ed era troppo pigro per barcamenarsi in storie complicate.

-Perché a me non piace!- nessuna risata accompagnò quella confessione, solo un sorriso sornione e quasi incoraggiante -Andiamo, vai da lei. Scommetto che un giorno mi ringrazierai!-

Non seppe se si allontanò dal corridoio per sfuggire alle domande di Tatsuma o semplicemente perché rinvigorito dalle parole dell'amico, fatto stava che aveva percorso il campo con estrema lentezza, apparendo uno zombie malconcio, raggiungendo lo studio di Chyoko. Strinse i pugni sui pantaloni grigi, serrando le labbra mentre raccoglieva in sé la forza per poterle parlare. Nh, quasi quasi preferiva tornare sul campo di battaglia! Ma prima che potesse fare dietro front, la mano si era posata sulla maniglia e con uno scatto secco, aprì la porta della stanza.

Fu questione di un attimo, il tempo di scorgere la sua esile figurina così colorata in mezzo al pallore di quella saletta fiocamente illuminata. E quando i suoi occhi grigi dal taglio orientale incrociarono i propri, Gintoki si disse che non poteva più tornare indietro...


Una manata sulla nuca gli fece riportare la mente al presente e voltandosi con fare omicida, pronto a prendere a pugni il maleducato, ecco che un'espressione di incredulità si dipinse sul suo volto -Oh, sei tu... Possibile che tu sia sempre in giro a bighellonare?! E dove hai lasciato quell'essere immondo che ti porti dietro?-

-Elizabeth è a casa a cucinare e io sono qui solo per vedere come sta Chyoko, ma a quanto pare è in ottime mani.- Zura inclinò il capo, socchiudendo gli occhi mentre lo fissava.

-Avevo ragione, sei stato tu a portarla qui.-

-Lo dici come se avessi fatto male.-

-Beh, sappi che Ikumatsu ha appena perso un cliente.-

-Esagerato... Sai, più ti guardo e più mi chiedo cosa ci trovi Chyoko un idiota come te- Gin incassò il colpo imprecando a mezza voce, pronto a rifilargli un calcio sugli stichi, ma prima di fare ciò doveva constatare una cosa: strinse il pollice e l'indice sulle guance dell'amico e le tirò entrambe -Shei difentato scemo?- Katsura rimase immobile, braccia conserte ed espressione ridicola.

-Credevo fossi Takasugi mascherato da Zura!-

Il samurai gli rifilò una sberla, liberandosi dalla dolorosa presa -Io non sono Takasugi, sono Katsura!- Gin mugugnò frasi sconnesse mentre si massaggiava la parte lesa e Zura gettò un'occhiata preoccupata all'entrata del locale -Come ti è sembrata Chyoko?-

-La solita isterica, perché?- roteò gli occhi di fronte alla sua espressione torva -Sta bene, come dovrebbe stare? Ha trovato un lavoro, sarà felice!- si grattò la nuca, conscio che presto sarebbe cominciato un gioco ad ostacoli in cui avrebbe dovuto affrontare la propria coscienza grazie alle sagge parole di Zura; solitamente, finiva sempre con il proprio Game Over, chissà perché...

-Ah, beh, se è così...- mormorò Katsura poco convinto -Sarà meglio che vada, ora, non posso fermarmi. Domani ho un'intervista... Beh, che hai da guardare così?-

Gin strabuzzò gli occhi un paio di volte -Chi vorrebbe mai intervistarti? Che programma è? “I soliti idioti”? Sarai l'ospite d'ono-- Katsura gli mollò la seconda sberla della serata, facendolo zittire. Il ragazzo si massaggiò la mascella, guardandolo con istinto omicida -Vuoi smetterla di picchiarmi?!-

Il capo dei Joui lo ignorò con un'alzata di spalle ed espressione angelica -Beh, ci vediamo. Riportamela a casa sana e salva. E ricordati che i suoi muri sono di carta velina, i vicini potrebbero sentir--

-CosaCosaCosa?!- lo fermò per un braccio -Che cazzo stai dicendo? Io non la riporto mica a casa!-

-Ah no? Allora perché sei qui che aspetti da venti minuti?-

-Ma da quanto sei qui?- mollò la presa guardandolo con ribrezzo. Sembrava di avere davanti a sé uno stalker!

-Da abbastanza tempo per vedere che non sei cresciuto affatto- lo rimproverò rifilandogli uno sguardo colmo di astio -Non capisco perché tu debba comportati così.-

-E sentiamo, come mi starei comportando?-

-Come un bambino che non vuole affrontare i problemi. Sei solo un codardo in amore.- il sospiro di Katsura arrivò parecchi secondi dopo, quel tanto che bastava per fargli assimilare quelle parole.

Gintoki corrugò la fronte -Non sono un bambino e tanto meno un codardo! Solo che lei-- deglutì, soffiando fuori tutte le incertezze che stavano affliggendo -Credo che lei voglia qualcosa che io non posso darle.- come cinque anni fa, concluse nella propria mente aprendo le braccia per concretizzare la propria mancanza di argomenti.

Sapeva bene che Katsura sarebbe partito con una filippica su quanto pigro fosse per impegnarsi e che così facendo l'avrebbe persa, avrebbe smarrito l'unica cosa bella che aveva e bla bla bla, ma a dispetto di tutto, quello si limitò a guardarlo con serietà per poi borbottare -Sembri dimenticare la cosa fondamentale- puntellò l'indice sulla sua fronte, come se volesse far imprimere le parole nella sua mente -Prima di essere una ex, Chyoko è una tua amica. Solo per questo meriterebbe un po' più di rispetto.-

Sentì il proprio corpo irrigidirsi a quelle parole, così vere da fargli contorcere le budella. Da quando si erano rincontrati, Gin aveva sempre cercato di apporre una barriera di cattiveria fra loro, cosicché Chyo potesse desistere dal volere qualcosa di serio, ma non aveva mai fatto i conti col fatto che la cameriera potesse davvero volere della semplice amicizia. E se questo da un lato lo rincuorava, dall'altro gli lasciava l'amaro in bocca. Del resto, la storia con Chyoko era stata una parentesi di dolcezza che non gli sarebbe dispiaciuto rivivere.

-Io non--

-Si vede lontano un miglio che lei ti piace, ma nonostante tutto continui a mandarla via. Mi sono sempre chiesto come mai la lasci avvicinare ad una minuscola parte del tuo cuore, per poi cacciarla come se fosse Takasugi in gonnella. Se ammettessi di avere paura sarebbe tutto più facile, no?-

-Io non ho paura!- bofonchiò arrossendo, irritandosi maggiormente di fronte al suo sopracciglio arcuato -E poi, cinque anni fa mi sarei comportato esattamente come adesso.- ghignò, convinto di avere la meglio in quella discussione. Si dimenticò però di avere davanti Katsura, l'unico essere capace di far arrovellare il cervello della gente in pensieri contorti.

-Cinque anni fa l'avresti consolata tu mentre piangeva disperata.- una lama si conficcò nel cuore, facendogli mozzare il respiro in gola.

-Perché cavolo me lo stai dicendo?-

-Perché quando sono tornato, sono andato a trovarla e mentre pensava a te è scoppiata a piangere. Cinque anni fa avrei mandato te a consolarla, ma ora non credo sia possibile. Ah, mi fai imbestialire! Perché vuoi sempre rovinare tutto?!- Gin lo lasciò sfogare come una primadonna, ben conscio che quella non era una sceneggiata di gelosia, bensì l'incazzatura di un ragazzo che vede la propria amica soffrire. E Gin, stringendo le mani così forte da far diventare le nocche bianche, si rifugiò nel proprio silenzio.

-Beh, allora è un bene che io le stia lontano se le faccio solo del male!- sbottò seccato, dandogli le spalle pronto ad andarsene a casa. Era già rimasto fuori troppo tempo a parlare di cazzate, ne aveva abbastanza -Sai cosa facciamo?! Tu l'aspetti ed io me ne torno a casa, ok?-

-Gintoki, non fare l'idiota!- la voce irritata di Katsura lo fece borbottare.

-E cosa dovrei farei secondo te? Andare lì dentro, chiederle se posso accompagnarla a casa, prenderla per mano, lasciarla a sotto casa e poi, mentre i nostri sguardi si incrociano, baciarla con passione?- si era appoggiato al muro sotto il suo sguardo scettico -O magari entro là dentro e le dico: “Ehi, visto che siamo amici d'infanzia, ti va se andiamo a fare quattro salti nel futon?”. Si vede che la tua esperienza con le donne è pari a zero!-

-Almeno io sono cortese e galante, non rozzo come un certo cavernicolo dai capelli argento- aveva la fronte corrugata e le mani nelle larghe maniche dello yukata, segno che non stava scherzando -E comunque un semplice: “Posso accompagnarti a casa?” basterà. Chyoko si accontenta di poco, lo sai- volse il viso dall'altra parte, soffocando la propria coscienza che continuava a ripetergli di dar retta all'amico -Era per questo che ti pia--

-Senti, è passato troppo tempo! Non è facile come quando avevamo sedici anni e lei non è la stessa Chyo che ricordavo. Il tempo l'ha resa dura come una vecchia che ne ha passate troppe.-

-Ti sei mai fermato a pensare che se è diventata così, forse la colpa è anche tua?- imprecò a mezza voce pronto a ribadirgli di non impicciarsi dei fatti suoi, ma il pesante sospiro di Katsura lo fece desistere dal continuare -Ascolta, Gintoki, non so bene cosa sia successo tra di voi ma--

-Certo, come no...- lo interruppe sarcastico; come se quei due, amiconi per la pelle, non si fossero scambiati consigli e pareri in una bella chiacchierata davanti ad una tazza da the.

Zura però gli diede una manata sul braccio, come offeso per quella interruzione -Ai tempi, così come ora, disse di non volerne parlare. E se vuoi proprio saperlo, non mi ha nemmeno spiegato cos'è successo tra voi di recente. Ma era chiaro che stava in pena per causa tua.-

-Cosa vuoi che sia successo? Nulla!-

-Appunto!-

-Appunto cosa?!-

-Dovresti fare qualcosa, non credi? Chyoko sta provando a ricucire il vostro rapporto, ma tu non mi pare ti stia sforzando granché.-

-Magari non me ne frega niente di lei.-

-Ma a chi vuoi darla a bere, Gintoki- il diretto interessato guardò il cielo scuro, rifugiandosi ancora nel silenzio. Perché sapeva quando Zura fosse dannatamente bravo a psicanalizzare la gente e cosa ancora peggiore, riusciva a percepire ogni suo più minuscolo pensiero con un solo sguardo, sbattendogli in faccia tutte quelle paranoie e parole che rinchiudeva in angoli sigillati del proprio cuore pur di non doverle affrontare. E su Chyoko avrebbero potuto dire talmente tante cose che non avrebbe nemmeno saputo da che parte cominciare -Le vuoi talmente bene che la paura di deluderla è più grande della paura di rimanere deluso. E così l'attacchi, rendendola più distante di quanto già non sia. Mi chiedo perché mai tu voglia strappare a brandelli la felicità che ti è stata generosamente donata.-


-Nh? Oh, ciao Gin!- Chyoko smise di gironzolare per la stanza e sul suo viso incorniciato da alcuni ciuffi scuri sfuggiti al fermaglio, comparve un sorriso enorme eppure così strano rispetto a quelli che era solita rivolgergli. Era spento, capace solo di infondere stanchezza e tanta, tanta sofferenza -Che ci fai qui?-

-Sono venuto a vedere come stai.-

-Io sto bene...- portò dietro le orecchie una lunga ciocca, deglutendo -E Shin-chan come sta?-

-Quello non lo ammazza nessuno, purtroppo.- soffiò scorbutico, anche se rincuorato al pensiero che avrebbe potuto avere altre “amorevoli” discussioni con lui.

-Oh, meglio così- aggirò il tavolino, dandogli le spalle -Hai bisogno di altro?- Gintoki boccheggiò e poi si grattò la chioma argentea. La Chyo abbattuta era perfino meno gestibile di quella allegra. E volendo sarebbe potuto andare via avendo appurato quanto stesse bene... Ma c'era qualcosa di sbagliato e tremendamente angosciante in quell'immagine da farlo raggelare; la sensazione che, una volta uscito di lì, tutto sarebbe andato a rotoli. E forse fu per questo che restò lì, silenzioso, a fissare la sua schiena stretta -Gin-chan, perché non vai? Vorrei stare un po' sola.- la sua voce arrivò pacata, e da quella posizione scomoda, l'unica cosa che poteva scorgere era il suo muoversi frenetica mentre sistemava le carte.

-Non me ne vado.- le sue mani si fermarono dal loro trafficare, quasi si fosse irrigidita. “Voglio stare con te”, pensò subito dopo, avvicinandosi piano alle sue spalle.

-Gintoki, vai a bere. O al cabaret con Sakamoto. Io ho da fare.-

-Vieni a bere anche tu. Dovresti uscire da qui, ti farebbe bene. Sembri un formaggio tanto sei bianca!- si fermò, osservando la sua pelle candida che si intravedeva dal kimono leggermente abbassato che metteva in mostra la parte inferiore del collo. Si concentrò sulla finestra, almeno evitava di saltarle addosso.

-Non mi va. Ho da fare.- ripeté sventolando una mano, quasi volesse cacciarlo. Anche la sua voce si era fatta più irritata.

-Che cosa?-

-Devo trovare nuove strategie, devo-- agitava le mani sopra la testa, agitata. E come un ramoscello verde che aveva subito troppo, facendola voltare, vide Chyo spezzarsi in mille pezzettini, lasciando crollare la facciata di sorrisi e serenità che aveva costruito pur di non lasciar trasparire la fragilità e l'insicurezza. Ed era bastata una sola lacrima per fare tutto quello, a cui si erano poi mischiate le altre copiose e irrefrenabili, che adesso le scolavano le guance rosse. La vide strizzare gli occhi, coprirsi le labbra tremanti e scuotere la testa -Puoi lasciarmi da sola?-

-No.- replicò senza pensarci su, paralizzato di fronte alla sua figura distrutta. Era straziante, per il proprio animo, vederla ridursi in quelle condizioni e ancora peggio era la situazione di impotenza in cui lui stesso versava, incapace di poterla aiutare come avrebbe voluto. Qualsiasi parola sarebbe stata vana e non era bravo nel confortare le persone. Per questo la maggior parte delle volte se qualche loro compagno cadeva, si rintanava lontano dagli altri per sfuggire ai discorsi pesanti, alle pacche sulle spalle e alla consapevolezza che qualcosa andava pur detto, giusto per non far sentire il peso di una guerra a cui ormai faticava a dare un senso. E quando questo accadeva, era sempre Chyo a trovarlo e regalargli qualche frase di incoraggiamento, non il contrario.

-Vattene via, Gin.- al suo scuotere la nuca, Chyo serrò le labbra portandosi verso di lui come una furia -Possibile che non fai mai nulla di quello che ti viene chiesto? Sei testardo, sei fastidioso! Puoi lasciarmi da sola?!- la sua voce era stridula, carica di collera e nei pugni che colpivano ora il suo petto ci stava mettendo tutta la forza che possedeva, ma lui non indietreggiava di un passo, limitandosi a fare da saccone da box. Se era il suo modo per sfogarsi, l'avrebbe lasciata fare. I suoi colpi si fecero sempre più deboli, le sue mani affusolate si aprirono e si richiusero intorno al suo yukata chiazzato di sangue, la sua fronte si posò delicata sul suo petto mentre la stoffa si impregnava con le sue lacrime. Non era la prima volta che Gin e Chyo si ritrovavano in quelle situazioni di incertezza, abbracciandosi pur di soffocare le sofferenze, come se potessero trovare conforto solo in quel semplice gesto. E Gin, ancora in bilico sul filo delle proprie emozioni, si ritrovò a far scorrere le dita fra i suoi capelli neri, stringendola a sé con forza.

Il cuore martellava incessante ed era ormai certo che perfino l'amica se ne fosse resa conto, ma lei non si mosse e non provò neppure a divincolarsi e fino a che lei non avesse cercato una scappatoia, lui sarebbe rimasto in quella posizione ancora per un po'. Giusto il tempo di far calmare il proprio cuore, giusto il tempo di tornare a respirare con regolarità... Giusto il tempo di rendersi conto che, le parole a lungo taciute, stavano cominciando a prendere forma e suono...

-Ti prego, ti prego, ti prego Chyo-chan...- sentì la propria voce farsi flebile e le braccia stringerla a sé con fin troppa forza, facendole sfuggire uno squittio; ogni paura, ogni freno, ogni timore scivolò via -Non crollare, ti prego, non farlo. Sei la mia unica ancora di salvezza, lo sei sempre stata...-

Le grida dei compagni giunsero ovattate, i passi frenetici lungo il corridoio divennero distanti. C'era solo lui e la sensazione di piacevolezza che stava provando nello stringerla a sé. E c'era libertà, come se si fosse privato di un enorme e sfiancante peso. E a dispetto di ogni sua paura, Chyoko non se ne andò e lui non avrebbe fatto nulla per allontanarla.

Era troppo stanco per lasciarla scivolare via...


Gintoki si strinse nelle spalle, appiattendosi contro il muro della baracca. Parlare con Katsura era troppo difficile, veniva messo a nudo come se fosse un libro aperto e questo lo metteva a disagio.

-Cosa dovrei fare?- mugugnò sconfitto, osservando il terriccio.

Katsura alzò le spalle -Questo sta a te deciderlo- Gintoki storse il naso; gli propinava tante belle parole e poi non gli dava nemmeno un minuscolo consiglio? -Io so che lei ti piace ma non posso dirti io cosa fare e come farlo. Ti prego però, Gintoki, non farla soffrire ancora. Ci ha messo tanto a ricucire le ferite, non aprirgliene di nuove.-

Gin gli regalò uno sguardo rassegnato per poi annuire e tornare a guardare per terra. La voce allegra di Chyo che salutava Ikumatsu li raggiunse e il samurai comprese di essere ormai vicino all'ora X. Faceva ancora in tempo a scappare, del resto era sempre stato più veloce di Katsura nella corsa. Eppure i suoi piedi non si mossero, così come i suoi occhi non volevano saperne di guardare altrove.

-Sai cosa devi fare.-

-E non usare quel tono cospiratorio!- si grattò la nuca, lanciandogli un'occhiataccia quando lo vide superarlo -Si può sapere dove vai?!-

-Non farò da terzo incomodo!- Zura volse il busto e lo indicò, come se fosse un santone pronto ad indirizzarlo sulla retta via -Ah, Gintoki, se la fai piangere ancora ti stacco l'asso di bastoni.-

-Eh?-

-Il piccolo Gin-chan...-

-Eh? Ah...-

-Già... Buona notte.- e inquietante, se ne andò. Imprecò ad alta voce, sbattendo la testa contro il muro mentre decideva il da farsi. Peccato che l'oggetto della loro discussione fosse già piombata per strada pronta a rincasare e si fosse accorta di lui.

-Ah, Gintoki, ci sei solo tu? Credevo di aver sentito la voce di Zura- la vide guardarsi attorno velata di imbarazzo, probabilmente a disagio quanto lui nello stare da soli -Probabilmente mi sono sbagliata.- ridacchiò leggera, facendolo avvampare. Cazzo, sembrava un ragazzino di fronte alla compagna di classe carina e coccolosa che sognava di farsi in segreto, un sogno erotico pronto per essere raggiunto e sfiorato -Pensavo fossi andato anche tu.- portò le mani dietro alla schiena, osservandolo.

-Stavo per andarmene, ma un ubriaco troppo chiacchierone mi ha fermato.- alzò il colletto della maglietta nera, quasi volesse nascondere il proprio nervosismo.

-Ah, beh, se è così...- la vide fissare il terreno con un sorriso appena accennato, per poi alzare lo sguardo e puntare i suoi occhi grigi nei propri -Sarà meglio che vada. Si sta facendo tardi.- la brezza le scompigliò i capelli e in quel momento, l'unico pensiero che attraversò la sua mente fu la malsana idea di sbatterla contro il muro e baciarla. Ma proprio quando la vide muovere i primi passi, le parole di Zura rimbombarono nella mente, mettendolo in allarme.

-Sei scema ad andare da sola?!- nh, nella sua mente si era immaginato più figo e meno scorbutico. Chyo però sembrò non prendersela per la sua domanda sgraziata, perché volse il busto e lo squadrò con le sopracciglia aggrottate.

-E con chi dovrei andare, scusa?-

-Non lo sai che Kabukicho è pericolosa di notte? E se qualcuno ti porta in un vicolo buio? E se ti rubano la borsa?- le parole continuavano a sfuggire al suo controllo, sentendo le mani sudare mentre le stringeva sulle proprie braccia conserte -Non sta bene che una ragazza--

-Gintoki, facevo la ballerina al Wango. Sono abituata ai delinquenti, so cavarmela da sola per quanto ti sembri strano- aveva un'espressione divertita dipinta sul viso ovale illuminato dalla fioca luce dei lampioni -Buona notte e alla prossima.- stava per dargli le spalle e forse avrebbe fatto bene a lasciarla andare. Niente discorsi nel cuore della notte, niente sguardi sfuggevoli, niente paure di recriminazioni o discorsi ingestibili, niente Chyo-chan... Alzò lo sguardo e prima ancora di potersene rendere conto le camminava a fianco nel chiacchiericcio della via, vedendosi squadrare come se fosse un maniaco. Di sfuggita, la vide cominciare a lisciarsi i capelli e mentre si crogiolava nel silenzio teso che li accompagnava, avvertì la sua voce bassa e incerta, vagamente imbarazzata -Non sei costretto a farlo.- fissava per terra, quasi si aspettasse di ricevere un commento ironico o scazzato.

-Ma a me va di farlo.- Gintoki udì la propria voce spargersi pacata e per nulla rabbiosa, in pace con sé stesso e con la consapevolezza che le cose tra loro sarebbe cambiate inevitabilmente. Ma quando lei rise appena, regalandogli un sorriso di gratitudine, le parole di Zura tornarono in superficie.

Sei solo un codardo in amore”

Forse, Katsura non aveva tutti i torti...


*******

-Chi dorme non trova casa!-

Il risveglio quella mattina fu più traumatico del solito; le tendine azzurre che venivano spostate con uno strattone secco, la luce abbagliante si infrangeva sul suo viso bianco e le lenzuola che venivano sfilate, lasciando il suo corpo semi nudo al freddo e al gelo.

-Ma che-- si puntellò su di un braccio, schiarendosi la gola per far uscire qualche suono che non fosse rauco -Che cosa ci fai qui?- la sua voce cavernosa si diffuse nella stanza disordinata e la figura che gironzolava frenetica si fermò, squadrandola con seccatura.

-Sono le 10:00 passate, a quest'ora dovresti già essere fuori. Il Sole brilla, Chyo!-

La padrona di casa gli lanciò il cuscino contro, mancandolo, recuperò le coperte e si appallottolò sul futon -Vai a casa tua, Zura. E piantala di entrare di soppiatto, sembri un maledetto ladro!-

-La porta era aperta- osservò aprendo l'armadio mentre cercava un kimono pulito, lanciandone alcuni e gettandoli alla rinfusa nella minuscola stanzetta -Seriamente, dovresti far aggiustare quella serratura! E se fossi stato Takasugi?- Chyoko avrebbe voluto rispondergli che, a quell'eventualità, di sicuro l'unico kimono che sarebbe potuto volare in giro sarebbe stato quello viola a farfalle gialle dello squilibrato, ma rimase zitta e si rannicchiò di più, pregando che quell'incubo cessasse all'istante -E non dormire in mutande e canottiera o verrai scambiata per una prostituta!- il rimprovero dell'amico le fece affrontare la triste realtà: quello non era un brutto sogno e Kotaro stava davvero gironzolando per camera sua.

-Si può sapere cosa sei venuto a fare?- domandò mettendosi seduta, recuperando una maglietta a maniche lunghe per riscaldarsi.

-Dovevamo vederci, no?-

-No.-

-Ho pensato che dovevamo vederci- alla sua espressione sonnolenta mista a scetticismo, Zura sorrise appena -Ieri sera non ti ha portata Gintoki a casa?-

-Sei venuto qui per questo?!- si risdraiò, nascondendo il viso per ripararsi dalla luce e magari ripiombare nel sonno... Ma la presenza fastidiosa di Katsura glielo impediva -Che palle.-

-Eri più educata quando facevi la ballerina, sai?- il suo sospiro la fece piagnucolare; lei voleva solo dormire! -Comunque appena sei pronta vieni di là: Elizabeth sta preparando il the- sbuffò sonoramente, avvertendo i suoi passi allontanarsi dalla stanza -E poi andiamo a cercare casa!-

Chyoko si sollevò, passando le mani fra i capelli arruffati. Sarebbe stata una luuunga giornata.


Così, pallida come una mozzarella e stanca come un bradipo, Chyoko passeggiava per le vie di Edo alla ricerca di un tetto sopra la testa. Il fido Zura, con sua somma sfortuna, le zampettava al fianco peggio di un mastino.

-Un po' mi è dispiaciuto lasciare Elizabeth a casa.- bofonchiò l'amico portando una mano sotto il mento.

-Vedrai che si divertirà. Ormai quella è anche casa sua.- replicò con un sorriso nostalgico, ripensando alla breve convivenza con l'Amanto.

-Oh, non intendevo quello- le rivolse uno sguardo indagatore -Solo, anche Elizabeth voleva ascoltare la tua storia su Ginto-- gli mollò una gomitata fra le costole, accelerando il passo pur di levarselo di torno. Avrebbe dovuto immaginarlo che quella pettegola del samurai era venuto a svegliarla con le galline solo per sapere gli ultimi gossip! Peccato che non ce ne fossero, nebbia totale... -E' andata così male?- mugugnò rassegnato, biascicando qualche improperio nei confronti del ragazzo dai capelli argentei che lei non colse.

-Affatto, è andata bene- vide i suoi occhi scuri brillare, così decise di smorzare la sua allegria -Mi ha accompagnata a casa e mi ha salutato.-

-Tutto qua?!- Chyo si voltò verso di lui, lo aspettò, aprì la bocca pronta a palesare la propria confusione ma l'amico fu più veloce nel dar voce alle proprie stronzate -Nemmeno uno sguardo languido? Un bacio rubato? Una stretta di mano?- Chyo storse il naso e arcuò un sopracciglio -Una palpatina?-

-Zura!- gli diede la seconda gomitata della giornata, udendo il suo gemito strozzato. Le parve vagamente deluso dal fatto che nulla fosse accaduto, ma sinceramente non gliene importava granché; era un gran passo riuscire a trascorrere del tempo con Gintoki senza discutere o rivangare il passato, quella camminata sotto le stelle era stata un miracolo!

-Ero solo curioso!- si lagnò scoccandole un'occhiata torva, rimuginando in silenzio per almeno cinque minuti. Poi, come se il suo cervello avesse partorito una nuova invenzione, si voltò con espressione angelica -Quindi niente Nian nian? No, perché gli ho raccomandato che i tuoi muri sono di carta veli--

-Zura-chan, andiamo...- lo interruppe stanca, mettendosi a mani giunte pur di non prenderlo a pugni -Possibile che finiamo sempre col parlare di lui? Fatti una vita e smettila di avere a cuore la nostra storia!- borbottò aprendo le braccia, trotterellando verso chissà dove. Già, perché stavano ciondolando da più di mezz'ora per le vie di Edo ma di appartamenti non ne avevano addocchiati neppure su di una locandina.

-Ingrata!- la maledì fumando come una teiera e doveva essere parecchio arrabbiato se per almeno dieci minuti se ne stette buono e zitto senza darle noia. Ma Chyo, che era contortamente masochista oppure troppo buona per vederlo così incavolato, si ritrovò a sbuffare pesante prima di sorridergli serena:

-Credo che quello sia stato il momento migliore che abbiamo mai avuto.- ponderò ripensando alla serata passata, conclusasi con un mezzo sorriso imbarazzato mentre le proprie gote arrossate veniva nascoste dal buio della notte. E ricordò anche di aver faticato parecchio per non invitarlo dentro a bere un caffè, spaventata al pensiero che, da quello, si sarebbe certamente passati ad altre pratiche decisamente più interessanti ma che avrebbero fatto nascere in lei nient'altro che confusione. E allora gli aveva detto un semplice “Buona notte e grazie”, rimanendo immobile quando lo vide trattenersi un istante di troppo... Istante che durò un battito di ciglia, ma che ebbe il potere di farle tremare le gambe.

-Non è vero, ne avete avuti molti altri.- sottolineò.

-Ultimamente era un susseguirsi di recriminazioni. Non mi interessa essergli amica se non posso trascorrere una serata con lui in tranquillità- e poi, dopo avergli lanciato uno sguardo affranto velato di dispiacere, si torturò le mani -Chissà perché mi sono illusa che le cose potessero funzionare dopo così tanto tempo.- asserì mentre le labbra tremavano nello schiudersi in un sorriso leggero. E nel silenzio che aveva seguito le sue parole, Chyoko cominciò a sentirsi tremendamente stupida. Perché se all'inizio aveva deciso di dar retta al saggio Zura, provando a ricucire il rapporto con il samurai, si era ritrovata a fare i conti con l'amore per lui che mai l'aveva lasciata, scontrandosi nuovamente con un muro invalicabile. Era come ripercorrere la stessa strada e ritrovarsi nello stesso, identico vicolo cieco...

E Zura, che riusciva sempre a cogliere ogni sua più piccola sfaccettatura di pensiero, scosse la nuca prima di alzare lo sguardo assorto verso il cielo terso d'azzurro -Le cose si aggiusteranno. Gintoki è solo un po' stupido quando si tratta di certe cose.-

-O di me.-

Sentì gli occhi di Zura fissarla come se volesse scavarle nelle viscere, una sensazione di disagio a cui credeva di essere abituata -Gintoki ha sempre avuto una cotta per te e questo lo sai anche tu.- mormorò convinto.

Chyo storse il naso a quel rimprovero bonario -La cotta non diventa necessariamente amore.- puntualizzò secca, rimuginando sul loro rapporto.

L'amico non replicò o almeno, non lo fece subito. Però, quando il suo viso si sollevò per poterla guardare dritta negli occhi, le parve di essere ritornata l'ingenua ragazzina che, maldestra, si districava fra l'amore che provava per Sakata e la paura che qualcosa potesse davvero succedere -Io non so se per lui sia mai stato amore, forse non ci ha nemmeno mai pensato, ma fidati- gli occhi scuri di Zura si scontrarono con i suoi, grigi e larghi per la confusione -Mai nessuno proverà per te quella che ha provato lui-


Il battito accelerato di Gintoki martellava incessante nelle sue orecchie e più il tempo passava, più le dita di Gintoki si districavano fra i suoi capelli legati, più sentiva le emozioni mescolarsi, facendole nascere altri mille interrogativi a cui non sarebbe mai riuscita a dare risposta. Ma di una cosa era certa: quell'abbraccio non era il solito gesto di conforto, c'era qualcosa di tremendamente diverso... C'era dolcezza, c'era un sentimento a cui aveva paura dare un volto e un nome...

Chyoko allargò gli occhi lucidi e lo spinse con entrambe le mani appoggiate sul petto, allontanandolo -Devo prendere le mie cose.- si asciugò il viso, dandogli le spalle mentre si dirigeva verso il tavolo, avvertendo il freddo congelarle le ossa.

-Ti do una mano...- lo sentì mormorare dopo un'infinità di tempo, facendole scuotere la nuca.

-Non ho bisogno di aiuto. Basterà raccogliere le mappe e sono a posto- barbottò torturandosi le mani -Devo pensare ad una nuova strategia. L'ultima è stata un vero fallime--

-Ti stai stressando troppo, non è colpa tua se Takasugi è di là moribondo!- aveva allargato le braccia e il suo tono era esasperato; Chyo gli scoccò un'occhiata torva -Smettila di preoccuparti sempre per noi, siamo cresciuti.- le sue mani continuavano a contorcersi sullo yukata sporco, quasi si stesse trattenendo.

-Come potrei non preoccuparmi? Io resto qui tutti i giorni, chiusa in questo schifo di buco solo per cercare di non farvi ammazzare e quando uno di voi torna più morto che vivo, pretendi che vada a scolarmi una bottiglia di sake ballando sui tavoli?!-

-Se fossi nuda, gli altri apprezzerebbero.-

-Gintoki, sono seria!-

-Ti fai troppi problemi.-

-Tu invece non te ne fai!- alzò un braccio con uno scatto, dandogli poi le spalle mentre cominciava a gironzolare come un'invasata-Tu sei sempre così placido, non ti tocca nulla, non te ne frega di nessuno!- le parole venivano scagliate dalle sue labbra come dardi impazziti, ben conscia di andare a toccare dei nervi scoperti che mai Gintoki sarebbe riuscito a coprire. Eppure non volevano saperne di fermarsi, era più forte di lei...

-Che cosa?!- il suo tono si era fatto duro e velato di incredulità -Credi davvero che non me ne freghi di nessuno? Perché Diavolo pensi che io passi tutte le mie notti con te, eh? Perché non ho niente da fare? Dio, quanto sei ottusa!- il rumore secco prodotto dal pugno del ragazzo che si infrangeva sulla porta fece indietreggiare Chyo, mordendosi il labbro inferiore -Si può sapere qual'è il problema?!- la fissava ora con stanchezza, stropicciandosi il viso, quasi implorante affinché gli desse una spiegazione.

Chyo si strinse nelle spalle e solo dopo alcuni secondi cominciò a parlare -C'è che quando andate in guerra, sono io che resto qua a chiedermi se tornerai vivo!-

-Se tornerò?- traspariva sorpresa dalla sua voce, come a chiederle se avesse sentito bene oppure no.

Chyo si morse la lingua, portando una mano avanti -Se tornerete tutti. Katsura, Sakamoto, Takasugi, tu-“Tu più di tutti”, avrebbe voluto confessargli, ma tenne quel pensiero scomodo per sé mentre riprendeva fiato per continuare -Non posso permettermi distrazioni. Ma non lo capisci? Ne va della vostra vita!-

-Sappiamo cavarcela da soli, Chyo!- aprì le braccia e le sbatté sui fianchi -Sakamoto è un ottimo spadaccino, Takasugi può anche morire che non ne sentiremmo la mancanza e poi comunque quello non lo ammazza nessuno, e Katsura non è uno sprovveduto, sa quando è il momento di ritirarsi! In quanto a me- era stata travolta dalle sue parole dette ad alta voce e in quel marasma di recriminazioni non si era accorta della sua vicinanza, di nuovo. Alzò lo sguardo con l'ansia dipinta sul viso, conscia che quella distanza, che ai tempi non aveva mai rappresentato un problema, ora lo era. Istintivamente si mise a braccia conserte, in quella sorta di protezione che non l'aveva abbandonata sin da quando era piccina, sperando che indietreggiasse -Non sono così stupido da lasciarti da sola. Vale la pena tornare se so che sei qui, ad aspettarmi, è questo che continuo a ripetermi mentre cammino verso il fronte, quando sguaino la spada, quando vedo i nemici giungere. Io--

Le parole di Sakata furono dette con velocità, ma nella sua mente rimbombavano ancora come un disco incantato. Lo fissava da istanti interminabili, minuti che trascorrevano lenti e più lo guardava, più non sapeva come prendere quel vortice di parole. Quella discussione cominciata con aria ostile, si era ora tramutata in una sorta di confessione a cui non era preparata e che non sapeva come catalogare. Ma era sincera, pura; classico di Gintoki metterle in faccia i propri pensieri senza pesare le parole, senza pensare che effetti potevano avere su chi gli stava intorno. A lui bastava dire la propria, che agli altri piacesse o meno non faceva differenza alcuna.

Lo vide alzare le spalle, come a dirle che null'altro sarebbe servito sapere. Se lo doveva far bastare, come al solito. E prima che potesse prendere possesso delle proprie facoltà, Chyo si era sporta verso di lui, alzandosi sulla punta dei piedi, arrivando a poterlo guardare negli occhi ora spalancati dallo stupore. Fu un guardarsi reciproco per un paio di secondi, poi abbandonarono ogni pensiero, ogni preoccupazione. E si lasciarono trasportare dal turbinio di sensazioni che li colse impreparati. Chyoko strinse le mani sul suo yukata chiazzato di sangue, posando le labbra carnose su quelle sottili di Gintoki, accarezzandole con delicatezza quasi temesse potesse sfuggirgli. Ma lui non si allontanò e nemmeno la sfiorò, rimase immobile.

Si separò appena, quel tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi cremisi insolitamente vividi; fu quando avvertì le grida concitate dei samurai che la situazione precipitò. Chyo chiuse gli occhi con forza, quasi a voler sparire da tutto e da tutti e in quel preciso istante, avvertì i suoni farsi ovattati, distanti e aprendo gli occhi grigi si rese conto di come le mai di Gintoki si fossero posate proprio sulle orecchie, tappandogliele, come se volesse estraniarla dal mondo intero. E persero entrambi la ragione.

Si erano goffamente stretti in quello che, ad occhio esterno, sarebbe potuto apparire un groviglio di braccia piuttosto che un abbraccio, ma a nessuno dei due sembrò importare.

Chyo aveva posato le dita affusolate sulle sue guance, aveva inclinato il viso alla propria destra e con foga lo aveva baciato, cercando disperatamente di aggrapparsi a lui. Sì stupì di come quella che era sempre stata una fantasia ora fosse una bellissima realtà a cui non avrebbe voluto rinunciare, ma ancora più incredibile fu avvertire lo stesso trasporto da parte di Gintoki; il pigro, svogliato e distaccato Gintoki che mai le aveva dato modo di illudersi.

Avvertì un dolore lancinante al sedere e volgendo il viso si rese conto di essere finita addosso al tavolo su cui erano depositate, in maniera ora disordinata, le mappe geografiche. Ne approfittò per riprendere il controllo dei propri sensi, della situazione e cercare una qualsiasi voglia spiegazione a ciò che avevano appena fatto. E quando si ritrovò a guardarlo negli occhi, comprese che non le importava di ricevere un chiarimento, almeno non in quell'istante.

Così si lasciò accarezzare con gesti impacciati, mentre lei gli circondava il collo con le braccia esili pur di non far figuracce, come tastare zone che forse era meglio non toccare. Oh, ma che ne sapeva lei di come bisognava muoversi quando un ragazzo infilava le mani sotto la maglietta per accarezzarle il seno?!

Era così concentrata su cosa fare, che solo dopo alcuni secondi si rese conto di essere ormai appoggiata al tavolo; istintivamente alzò una gamba per circondare la vita del compagno. Si sentì sollevare, ritrovandosi stretta al suo corpo. Si chiese se stesse improvvisando a fare l'uomo vissuto o se davvero si fosse appartato con qualche infermiera come Sakamoto le aveva raccontato da ubriaco. Si chiese anche se lui fosse cosciente di ciò che stava accadendo o se, semplicemente, stesse reagendo ad un istinto fisico che doveva necessariamente placare. E lei... lei voleva andare avanti senza aver avuto risposte ai propri quesiti?

Prima ancora di rendersene conto, Gintoki l'aveva fatta sedere sul tavolo ribaltando il piccolo barattolo con i pennelli e le penne, le cartine ora gettata a terra, e per la prima volta non le importò del disordine, della confusione e del macello che avrebbe dovuto riordinare. Perché lui la stava baciando ancora, e ancora, senza darle tregua, facendola impazzire ogni secondo che passava. E per lei, che mai aveva avuto l'ardire di pensare che un giorno tutto ciò sarebbe accaduto, fu come se il resto fosse divenuto secondario e ininfluente.

Con Sakata, tutto diventava insignificante.

Nel frattempo, le carezze del samurai si erano fatte più delicate, meno calcate ma sempre urgenti, come se non potesse smettere di torturarla. Fece scorrere le labbra sul collo bianco, sulle spalle ancor più chiare togliendole lo yukata rosa che scivolò sulle braccia magre, fino a toccare il tavolo. E si ritrovò a guardare spaesato il suo seno color della neve,così pallido per via del sole che non baciava quella pelle da troppi mesi.

E in tutto il suo imbarazzo, Chyo gli parve bella come mai prima di allora.

La stratega sopperì al proprio nervosismo baciandogli il mento, aggrappandosi a lui come se temesse di cadere; tutto, pur di non venir ancora guardata dai suoi occhi da pesce lesso, eppure così penetranti. Passò le dita fra i suoi capelli, avvertì le sue dita coperte dai guanti accarezzarle la schiena stretta, fino a salire con lentezza, procurandole migliaia di brividi di piacere. Se avesse potuto, avrebbe voluto chiudersi in quella stanza per sempre...


 

Il bussare alla porta li trasportò fuori dal turbine di passione in cui si erano infilati. Chyo volse il viso arrossato in direzione della porta, mentre Gintoki continuava a studiare il suo volto imperlato di sudore, le labbra carnose rese ancora più gonfie e rosse dai baci scambiati, il seno che si alzava e abbassava con ritmo irregolare. Chyo gli lanciò un'occhiata sfuggevole, spaventata al pensiero che se non li avessero interrotti, a quest'ora si sarebbero ritrovati stesi nello stesso futon nudi, ansanti, in balia di quelle nuove e piacevoli emozioni.

-Kintoki! Sei qui?-

-Sakamoto- Gintoki lasciò cadere il capo in un gesto di esasperazione. Intanto l'idiota ridens continuava a bussare con forza contro la porta -Sakamoto, rischierai di distruggerla se non smetti!- tuonò a quel punto, lasciando scivolare le braccia lungo i fianchi, dando le spalle alla ragazza.

E lei gliene fu grata, ma al tempo stesso ci rimase un po' male. Se avesse varcato quella soglia, avrebbe dimenticato quei minuti di passione travolgente e imprevedibile? E nonostante quella domanda martellasse nella sua mente piena di pensieri contorti, non gliela pose, decisa a godersi il silenzio che li stava avvolgendo e che, sapeva, lo avrebbe accompagnato fuori dalla stanza.

Veloce si ricompose e cominciò a raccogliere le mappe spiegazzate volate a terra, concentrandosi su quelle che avevano dei segni rossi e che andavano studiate per prime.

-Takasugi sta bene! Ora dorme ma non è in pericolo di vita! Andiamo a festeggiare!- un altro bussare insistente -Ma che cosa state facendo là dentro? Ci state dando dentro, eh? Ah ah ah! Bravo, Kinotki, vedo che dai retta al saggio Tatsuma!- fu la prima volta che Chyo trovò irritante la risata allegra del compagno; risata che si amplificò quando il samurai dai capelli argentei aprì la porta.

-Kintoki--

-Gintoki, razza di idiota! Quante volte dovrò dirtelo?- tediato, guardò prima lui poi la bottiglia che stringeva nella mano destra. Forse, il sake era quello che serviva per dimenticare. Vide Gintoki superarlo dandogli una spallata senza nemmeno chiedere scusa o salutarla. E Chyo avvertì gli occhi pizzicare.

-Oh, ma che gli prende?- Sakamoto si grattò la chioma fulva -Chyo-chan, ti unisci a noi?-

-Finisco di sistemare e vi raggiungo.- gli regalò un sorriso pacato, lasciandosi cadere sulla sedia quando lo vide uscire. Solo pochi istanti prima Gintoki aveva carezzato la sua pelle con le labbra, facendole scorrere i brividi lungo la spina dorsale. E le sensazioni erano ancora vivide su di lei.

Non seppe cosa le fosse preso, ma in un certo senso non si pentì di averlo baciato, anche se la consapevolezza di averlo perso per sempre la stava facendo morire dentro. Solo...

Solo, baciandolo, il Mondo le era sembrato davvero più bello...


-Che te ne pare di questo?- un volantino svolazzante che Zura le porse la fece tornare alla realtà -L'affitto è basso ed è in vicino al ristorante di Ikumatsu. Perché non proviamo ad andare?- Chyo studiò attentamente il foglio arancione, lasciando che le belle sensazioni provocate dal ricordo del suo primo bacio sfumassero. Eppure si ritrovò ad arricciare le labbra color ciliegia, giocherellando con la punta della coda mentre strangolava le proprie paranoie. Perché mentre Zura la scrutava, mentre la parole scritte in grassetto scorrevano sotto i propri occhi appena truccati, Chyoko pensò a quanto sarebbe voluta correre a casa del samurai dai capelli argentei, vedersi squadrare dalla sua aria da pesce lesso che tanto adorava e baciarlo, senza pensieri o preoccupazioni, riprovando così la piacevolezza del “Il Mondo è bello almeno oggi”.

Ma non corse, non si mosse.

Zura fissò il suo viso dipinto da note di malinconia e si limitò a sospirare, cominciando ad incamminarsi all'indirizzo indicato sul foglietto -Forse dovresti chiamare Wang e ringraziarlo per averti lasciato qualche giorno in più. Sì, insomma, è stato comprensivo...- gli fu grata per il suo cercare di cambiare discorso, nonostante fosse palese la voglia dell'amico di scavare ancora un po' nel suo cervello.

-Già, forse dovrei. Magari dopo lo chiamo- buttò lì senza troppa convinzione, rammentando la breve telefonata in cui gli aveva chiesto qualche giorno in più per cercare casa. E si era stupita di come, alla sua risata rauca, era seguito un “Ma certo bambolina. Dopotutto sei e sarai sempre come una figlia per me!” che le aveva fatto storcere il naso. Però mentalmente lo ringraziava, ovvio. Poi, scrollata da una vocina interiore che la punzecchiava, soffiò -Sai, forse se mi piace ancora così tanto dovrei dirglielo. A Gin-chan, intendo.- si accarezzò la frangetta scompigliata dalla leggera brezza mattutina, ignorando l'occhiata furtiva e scettica dell'amico.

Zura mise le mani nelle larghe maniche dello yukata -Forse dovresti. Magari puoi farlo adesso.-

Chyo mosse un pelo la testa, ponderandoci su -Sì, forse adesso- storse il naso mentre si guardava intorno con disagio -O forse è meglio tra un po'. Tra un po' di anni.-


 

********

Note noiose dell'autrice:

Aaaaaaaaaaaah si sono baciati!!! Era ora!!! Mi viene da piangere se penso che la scena del bacio è stata la prima in assoluto che ho scritto prima ancora che questa fanfiction nascesse ç__ç E che ci sono voluti ben undici capitoli prima che si arrivasse a questo -.-

Ho cercato di accorciare il capitolo (sofferto, soffertissimo! E continua a non convincermi) come meglio potevo, ma mi sono resa conto che ho talmente tanto da dire che, alla fine, non ci riesco. E ho pensato che va bene così, che tanto se qualcuno ha piacere di leggere fino alla fine, può farlo un po' alla volta. E spero che ciò accada, anche se questo capitolo è proprio un'immonda schifezza -.- Mi sembra tutto troppo veloce, in particolare il punto di vista di Chyo... Mmm, vedrò di migliorare con i prossimi :)

E il finale? Vogliamo parlare del finale?! No, lasciamo perdere... L'unica nota positiva è Zura in versione “Zabetta del cuore che entra in casa degli altri senza bussare”. Perdonatemi eventuali sviste ed errori, se me li farete notare correrò a correggerli :)

Ringrazio infinitamente Elizabeth_smile per la sua recensione (mi fai sempre arrossire, cara!) e invito anche chi magari legge ma resta in silenzio a lasciarmi un piccolo, minuscolo segno della sua presenza :) Ripeto sempre che le critiche sono ben accette se possono servire a migliorarmi! Ma ringrazio comunque con piacere chi si avventura in questa lettura tortuosa senza dire nulla :)

Al prossimo aggiornamento,

Geisha.


P.S. Wonderwall è una canzone degli Oasis semplicemente stupenda ♥ Merita davvero! Se non sapete quale sia, vi consiglio di ascoltarla. Io ne sono perdutamente innamorata! ♥


 


 


 

  
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