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Autore: xhellsangel    17/02/2012    7 recensioni
Due mondi che, a prima vista, sembrano impossibili da ricongiungere. Forse colpa del carattere di Liz, troppo solare e aperta, fanatica dei buoni voti a scuola, ma non certo ragazza che si tira indietro quando c'è da infrangere una regola, o forse colpa di David, quasi diciottenne, che non si diverte ad infrangere le regole, ma direttamente la legge. Uno dei più giovani spacciatori di droga, che essendo l'eccezione su un milione, non ne fa uso personale, poiché si limita a fumare erba e sostanze ugualmente illegali.
Può l'amore superare tutto? Forse no, ma probabilmente si.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1:
tutto accade per una ragione
 

Il leggero calore del fuoco che mi irradiava il volto non era per niente fastidioso, anzi, tutt'altro. 
Eravamo spensieratamente seduti sulla soffice sabbia fredda, la quale era nera come il cielo, data l'oscurità notturna, mentre il mare faceva da spettatore al nostro male organizzato falò sulla spiaggia.
L'aria era fredda e alquanto arida, il vento mi trapelava al di sotto degli abiti, nonostante indossassi un paio di short e una felpa, la quale, essendo esageratamente larga e decisamente non della mia misura, mi cadeva libera a metà coscia, a livello con il risvolto dei pantaloncini.
Era strano l'effetto che causava il calore del fuoco, a pochi passi da me, e il gelo che regnava alle mie spalle; il primo elemento riscaldava anteriormente il mio corpo, mentre, il secondo, gli scaturiva una scarica di brividi posteriormente.
Il mondo sembrava girare troppo vertiginosamente per i miei gusti, la musica era alta anche se non sovrastava lo schiantarsi delle onde del mare una volta arrivate a riva e, i miei amici, erano abbastanza ubriachi da baciare chiunque gli capitasse avanti e appartarsi con ragazze appena conosciute, ma, tuttavia, erano ancora abbastanza lucidi per ricordarsi di non doversi avvicinare alla sottoscritta, per nessun motivo al mondo.
Perché io ero così.
Il mio nome completo era Elizabeth Hope Parker, il mio secondo nome era fin troppo dolce per un'adolescente lunatica come la sottoscritta per questo riducevo il mio nome ad un soprannome monosillabo: Liz.
Dovendo ringraziare chissà quale santo del paradiso, poiché, quella sera, non avevo ancora avuto a che fare con nessuno smidollato che ci provasse.
 Quasi tutti sapevano che era alquanto inutile provar ad abbordarmi, poiché non ero una di quelle ragazza alla quale bastava una parola dolce, una carezza, ed eccola che cadeva ai tuoi piedi; ero l'esatto contrario.
Tutto ciò lo facevo per la mia famiglia, perché ero consapevole di quanta fiducia mi dessero e di quanto rispetto loro meritassero, non avevo altro che la mia famiglia e i miei amici, quindi, non avevo intenzione di deludere nessuno con i miei comportamenti spregiudicati. 
Sapevo divertirmi, ma con dei limiti: un goccio di vodka potevo assaggiarlo, giusto per sciacquarmi la bocca, un bicchiere di birra lo bevevo, anche se non era una delle mie bevande preferite, baciavo i ragazzi, ma no, non avevo mai permesso a nessuno di superare il limite del bacio, io aspettavo quello giusto.
Il mio aspetto fisico non era tanto orripilante da allontanare qualsiasi ragazzo, i miei capelli biondi erano sempre perfettamente lisci e i miei occhioni verdi emanavano un calore soggettivo, rassicurante, a chiunque provasse a fissarli mentre portavamo avanti un discorso. 
Avevo un fisico slanciato, abbastanza alta, con un ventre piatto e le forme al posto giusto.
Insomma, non ero niente di particolare, ma non ero neanche una di quelle tipe che odiavano ogni centimetro della propria pelle, no: io ero me stessa, quello mi bastava. 
L'orologio segnava le 11.58 p.m. 
Non avevo un coprifuoco, soprattutto ora che mi trovavo nelle ultime settimane di vacanze estive, amavo quella spensierata libertà nella quale mi lasciava nuotare mia madre, per lei era una specie di santa travestita da adolescente.
No, non lo ero affatto, però avevo tutte le qualità per farglielo credere: amavo la scuola, avevo la media dell'8, tranne un 6 regalato in matematica, odiavo insalata e frutta, preferivo rifugiarmi in un accogliente mc donald's, avevo fumato solo una volta in vita mia e mi ero ripromessa che mai più avrei rischiato di dover vomitare anche l'anima; insomma: la figlia che tutti vorrebbero, se non fosse stato per il mio cambiar umore da un momento all'altro, per le mie crisi isteriche durante la quale avrei voluto spaccare perfino la mia lampada preferita e per il mio modo di trasformarmi da adolescente seria, studiosa e isteria, a bambina ingenua, dolce e sincera.
Mi bagnai istintivamente le labbra con la lingua quando le avvertii secche e percepii il sapore della salsedine sulle labbra e non fu sgradevole, anche se negli angoli della bocca sembrava sortire un effetto di bruciore. 
- Io la prendo da dietro, tu afferrale i piedi - e vedi il profilo di mio fratello fare capolino.
Uscire con un fratello l'avevo ritenuto sempre una cosa da veri sfigati, ma mio fratello era diverso, era una sorte di migliore amico e non avrei mai potuto fare a meno di lui, ma non era questo il motivo per la quale ci trovavamo insieme in quel preciso momento. 
Adam, uno degli amici più stretti di Richie, mio fratello, aveva dato quella sorte di festa in spiaggia e, visto che mi riteneva come una sorella minore -cosa giustificata, visto i suoi 21 anni contro i miei 16- e, dato che la mia migliore amica aveva da tutta la vita una cotta per Richie, avevo fatto di tutto per  convincere quella testa vuota di mio fratello a portarci con lui, e ci ero riuscita.
Non era mai stato un problema la cotta di Tiffany, la mia migliore amica, per mio fratello, poiché lei la conoscevo da tutta la vita e sapevo quanto bene volesse a mio fratello e, Richie, meritava davvero una brava ragazza come Tif, nonostante la considerasse una bambina.
Sapevo che mio fratello era a conoscenza dello sbalzo umorale che causava a Tif ogni volta che lui era nei paraggi, ma aveva evitato di accennarmi l'argomento poiché non voleva mettermi in difficoltà. 
Ancora ricordavo lo sbigottimento di Richie quando era venuto a sapere che avevo dato il mio primo bacio, e fu proprio come se avessi commesso un peccato che andava punito con la pena di morte, con tanto di ghigliottina e decapitazione.
Nonostante l'oscurità, notai la sagoma di mio fratello e Adam afferrare Tiffany e, povera anima indifesa e ubriaca, gettarla a capofitto nelle acqua sicuramente gelate del mare di notte. 
Non fece il minimo movimento di disapprovazione, mentre se mi fossi trovata nella sua situazione, benché fossi lucida e cosciente, mi sarei dimenata fino girare i polsi di quei due malati, a 360°.
- Non bevi alcolici, non sei ubriaca, non ti ho vista fumare erba, non ti sei buttata in acqua. Ho creato due ipotesi, dimmi quale si avvicina più alla realtà: o sei troppo fumata anche per mettere a fuoco il mio profilo, o stai studiando per diventare suora. Allora? - vidi una testa bionda fare capolino davanti ai miei occhi, mentre, senza essere stato invitato, si sedeva alla mia destra, sul telo da mare che avevo disteso con tanto di cura e amore.
- Devo ammettere che saresti davvero uno spreco, come suora - continuò impertinente. 
Inarcai il sopracciglio destro mentre mettevo a fuoco il suo viso.
I suoi capelli biondi erano alzati in un ciuffo ribelle, i quali, apparentemente, erano privi di gel o qualsiasi altra sostanza appiccicosa.
Il visto aveva una sagoma dolce, la sua pelle era abbronzata e colorata al punto giusto, un profilo gentile. 
Gli occhi erano due pozze azzurre, con delle pagliuzze blu scuro, dire che erano belli era davvero troppo poco.
Le labbra erano carnose, rosa e lucide, probabilmente aveva bevuto qualcosa da poco e il liquido resisteva arduo sulla sua pelle, senza voler lasciarlo. 
Il fisico era asciutto e colorato dall'abbronzatura, doveva essere molto alto.
Addizionando il suo bel viso e il suo fisico, veniva fuori un'unica soluzione: mi sembrava strano che avesse anche solo rivolto la parola ad una come me. 
- Deduco che tu non abbia mai visto una brava ragazza - sbottai a tono.
Per la maggior parte della società, brava ragazza era il sinonimo di sfigata o stupida, ne ero consapevole.
- Le brave ragazze mi tengono alla larga - sorrise e gli si formarono due tenere fossette ai lati della bocca.
Mostrò una schiera di denti perfettamente dritti e completamente bianchi, i quali formavano uno stupendo contrasto con la sua pelle gentilmente ambrata. 
- Ma infatti non sono una brava ragazza - capii che il suo era uno di quei sorrisi che riusciva a farti sorridere così, senza un motivo, quando mi ritrovai a sorridere con, molto probabilmente, una faccia da abete. 
Arruffò le labbra in un'espressione che mostrava il suo disappunto, inarcando entrambe le sopracciglia.
- Regola numero uno delle ragazze cattive: non ammettono mai di essere tali - sussurrò sciogliendo le labbra e regalandomi un altro dei suoi sorrisi e mi sembrò davvero troppo bello per essere reale. 
- Ma io sono una ragazza cattiva alternativa - borbottai assumendo un'aria da finta imbronciata, sporgendo leggermente il labbro inferiore all'infuori, e dovetti essere davvero ridicola poiché, il ragazzo della quale non sapevo neanche il nome, scoppiò in una sonora risata, la quale mi parve sonora e cristallina, la più travolgente che il mio udito avesse mai percepito.
- Comunque, io mi chiamo Liz - sussurrai con le gote in fiamma, sicuramente arrossate, poiché sembrò che all'improvviso il fuoco diventasse sempre più insistente e il calore diventava palpabile.
- Io David - sussurrò il ragazzo dai capelli biondi, David, mentre mi tendeva la mano destra.
Senza farmi notare, strofinai la mano destra sulla stoffa della felpa, per evitare di porgli una mano sudata, e lui sembrò afferrarla al volo, stringendomi le dita in un gesto caldo e sicuro. 
La ritrassi, nonostante mi desse un senso di pace interiore tenere la mia mano stretta tra le sue dita, poiché era un calore naturale quello della sua pelle, e la riportai nella tasca della mia felpa.
D'improvviso mi pentii amaramente di non aver indossato una felpa della mia taglia, magari una più attillata, invece di una felpa che poteva benissimo fungermi da vestito. 
- Sei nuova da queste parti? - fu lui a spezzare quel silenzio imbarazzante.
- Oh no, è che non esco mai con loro - mormorai indicando quel gruppo di scalmanati che erano ormai irrimediabilmente brilli. 
- Questa è la comitiva di mio fratello - continuai abbassando lo sguardo sulle mie Adidas nere e bianche.
Ringraziai mentalmente il tascone anteriore della mia felpa, il quale mi permetteva di torturarmi deliberatamente le mani tra di loro, gesto che era scaturito da agitazione o preoccupazione; in questo caso si trattava della prima opzione.
- Allora sei davvero una brava ragazza - sussurrò e alzai lo sguardo, sicura che in quel momento stesse prendendo vita un sorriso sulle sue labbra e così fu: di nuovo scintillante, con due fossette laterali: era davvero di una bellezza semplice, naturale e stupenda. 
- Non fare la parte da cattivo ragazzo, non ti si addice - sbottai scherzando, mente le mie labbra seguivano le sue in un ampio sorriso che sicuramente sfigurata in confronto al suo, anche se avevo dei denti bianchi e dritti, grazie all'aiuto dell'apparecchio che avevo portato da piccola, ma il suo sorriso aveva un non so ché di particolare.
- Non faccio la parte da bravo ragazzo - sussurrò schioccandomi un'occhiata - io non sono un bravo ragazzo - continuò.
Fui confusa e non seppi se avessi dovuto credere al suo sorriso libero ed ingenuo, o alla sua occhiata seria e sincera, fatto restava che quella frase mi scaturì un unico e solitario brivido lungo la spina dorsale. 
- Allora - continuò - se questa non è la tua comitiva, perché sei con loro? - domandò, forse per cambiare discorso, forse per curiosità, forse per evitare un secondo, imbarazzante, silenzio.
- La mia migliore amica ha una cotta per mio fratello - sentenziai senza giri di parole. 
- Liz - sentii un eco arieggiare nell'aria, affinché arrivasse alle mie orecchie e mi richiamasse.
Girandomi, distinsi a fatica la sagoma di mio fratello che si sbracciava per farsi notare e al suo fianco Tiffany, la quale mi fese un cenno con la mana che stava a significare una cosa: casa.
Un groppo alla gola mi si accumulò al pensiero di dover lasciare David e prendere in considerazione la possibilità di non incontrarlo mai più. 
- Devo andare - sussurrai guardandolo.
Si alzò, offrendomi una mano, nel vero senso della parola, che afferrai senza pensarci una seconda volta e mi issai al suo fianco, passando ritmicamente le mani sui pantaloncini per privarli anche dell'ultima traccia di sabbia. 
- Mi lasci il tuo numero? - sussurrò quando mollai finalmente la presa dal mio indumento inferiore e il mio cuore mostrò una di quelle capriole che tanto gli facevano paura, mettendosi poi in una posizione verticale e festeggiare, felice per non so cosa.
Il mio sorriso non nascose la felicità per quelle cinque parole messe in fila.
Abbassai il busto e passai una mano sulla sabbia, in modo che essa diventasse liscia al mio passaggio e, poi, segnai quelle poche cifre che componevano il mio numero di cellulare. 
- E se il vento porta via il numero? - scherzò, poiché aveva già il cellulare tra le mani.
- Vuol dire che il destino non vuole che ci rivediamo - sorrisi e, strofinandomi la mani tra di loro, gli voltai le spalle e mi diressi verso mio fratello, verso la mia migliore amica, verso casa mia.
 
 
Mi sistemai sul letto con indosso il mio adorato pigiama largo e comodo, che portava stampato sul petto la faccia di un cane, mentre, sul fondoschiena, c'era cucito la riproduzione di un osso di peluche. 
Accesi l'abat-jour e lasciai che la luce soffusa illuminasse quel poco che mi bastava per leggere le ultime pagine di uno dei libri migliori che avessi mai letto in vita mia.
Mi sistemai sotto le coperte e stavo per immergermi nella mia amata lettura, quando la quiete notturna nella mia camera fu interrotta dal cigolio della porta e dalla figura di Richie che entrava in camera mia. 
- Liz - borbottò sedendosi ai piedi del mio letto. 
- Devo parlarti...- continuò. 
- Che succede, Richie? - mi preoccupai, visto il tono cupo e preoccupato con cui parlava.
- Il ragazzo con cui parlavi prima, David Woods, non è il ragazzo che fa per te, non è un bravo ragazzo, Liz - mormorò guardandomi negli occhi.
Il brivido che mi aveva attraversata quando quella stessa frase mi era stata ripetuta da David, si ripeté e fui costretta a prendere in considerazione quell'eventualità, per quanto impossibile mi sembrasse.
Il suo sorriso era gentile, i suoi occhi erano dolci e le sue fossette erano sincere, non mi sembrava altro che un ragazzo come gli altri, forse non un bravo ragazzo se messo a confronto con il mio stile di vita, ma uno di cui era facile prendersi una cotta, uno che poteva avere tutte le ragazze che voleva e uno a cui poteva essere facile prendere in giro un cuore.
Sussultai a quella possibilità, il mio cuore non sarebbe mai stato martoriato da nessuno.
- Ma Richie, è stato così gentile e dolce, non è cattivo...- sussurrai cercando di convincere sia me stessa, che mio fratello.
- Liz, non ho detto che è un cattivo ragazzo, ho detto che non è un bravo ragazzo - sibilò paziente, con la stessa calma con la quale si tentava di far capire un concetto complicato ad un bambino in tenera età.
Annuii poco convinta, non ero sicura di voler davvero credere a dei pregiudizi su un ragazzo che mi era sembrato così cordiale, ma, alla fin dei conti, troppo bello per essere un bravo ragazzo.
Sussultai ricordando le fossette che si formavano sulle sue guance, sulle quali avrei scommesso che fossero morbide come zucchero filato e altrettanto dolci.
- Non vorrei mai il tuo male - sibilò mio fratello, stampandomi un bacio sulla fronte e uscendo dalla mia stanza.
Mi lasciò sola con i miei pensieri e, pensandoci, la voglia di leggere mi era decisamente passata.
Riposai il libro e spensi qualsiasi fonte di luce, restando nel buio più totale, isolata dal mondo, sola con i miei pensieri.
 



* * *
SPAZIO AUTRICE
 
Miracolo, sono riuscita ad aggiornare, anche se l'aggiornamento era previsto per domani.
Ho appena finito di scrivere il capitolo, quindi, eccolo qui, fresco-fresco.
Devo dire che avevo pensato più di una volta al primo incontro tra Liz e David, poi sono giunta a questa conclusione e devo dire che non la rimpiango, mi sembra abbastanza carina.
Come potete capire, David è un ragazzo abbastanza gentile, anche se ovviamente emergeranno parti del suo carattere anche meno cordiali, come è giusto che sia.
Tempo al tempo e li conosceremo entrambi, anche se Liz l'ho già descritta abbastanza.
Devo ammettere, anche, che sentivo il bisogno di scrivere su un personaggio maschile stronzo, ma non troppo, dolce ma non eccessivamente, ed ecco che nasce il mio bel David.
Ok, ora vi lascio.
E voi mi lasciate una recensione? ♥
   
 
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