Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Segui la storia  |       
Autore: Beatriz    17/02/2012    3 recensioni
«Quanto tempo è ormai?»
Aveva chiesto Carly, sicura che la risposta, in un altro frangente, l’avrebbe fatta ridere. O probabilmente avrebbe riso lo stesso, per il nervosismo. Joe lasciò oscillare il braccio di malavoglia. «123 giorni»
«123 che cosa?» Ripetè la ragazza riducendo gli occhi scuri a due piccole, impercettibili fessure. E lui non riuscì neppure a capire se stesse urlando, o se la testa gli doleva a tal punto che ogni minimo sussurro assumeva le sembianze di un nitido acuto del petto. «Oh, davvero?Hai deciso di rimanere rintanato qui dentro fino a Natale?»
Quella battuta a dir poco sarcastica gli strappò un flebile risolino divertito. «Potrebbe essere un’idea, no?»
«L’unica idea che ho in mente io, adesso, è quella di tirarti un pugno a procurarti talmente tanto male da farti dimenticare Calixte, il cancro, e anche il tuo nome, accidenti» Sbottò Carly, cercando di essere convincente nel suo a dir poco bizzarro rimprovero
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A







Okay, non mi odiate adesso.
No, non avete le visioni, è davvero un'altra long quella che sto scrivendo (non FF, in quanto sono solo 3 capitoli). Purtroppo per Red Hair non avevo davvero più idee, ma sapete che stare senza scrivere, per me, non è ammissibile. Così ho deciso di postare. E questa la porterò a termine, poichè i capitoli sono già tutti scritti sul mio pc e devo solo postarveli qui. L'unica fatica che dovete fare, ovviamente sempre se volete, è seguirmi e recensire. Spero vi piaccia, e, ribadisco, sono solo 3 capitoli.
Dedico questa storia ad Arianna, che è una persona fantastica e un'amica altrettanto eccezionale. Ti voglio bene, stella.
Simona.





                                                                         123 giorni.


Joe trascinò l’indice lungo le caselle traslucide del calendario, e i giorni si susseguivano veloci sotto quel tocco deciso, quasi a voler imprimere un solco profondo che squarciasse la carta satinata per poi graffiare il legno dei mobili.
Segnò una grossa X con una stilografica rossa, riempiendo l’angusto spazio bianco che divideva il numero sei dal numero sette. Continuò a scendere in una ripida caduta lunga forse venti centimetri. Non si era neppure accorto che all’incirca una settimana dopo avrebbe compiuto 23 anni.
I conti tornavano, quei fottuti bastardi tornavano sempre. 123 giorni.  Erano i 123 giorni in cui aveva smesso di pensare, i  123 giorni in cui aveva preferito non parlare, o almeno non di lei, i 123 giorni in cui qualcosa, nella sua vita, aveva cominciato a non quadrare perfettamente.
Come un soprammobile bislacco, un lampadario rococò, o un copricapo fuori moda. Come le finte cornici d’ottone che sembrano dritte prima di scivolare, e i granelli di polvere che si scontrano nei coni di luce provenienti dalle persiane.
Erano i 123 giorni in cui lei aveva deciso di scappare, lasciando una camicia sgualcita ancora nascosta dietro le ante dell’armadio, qualche fotografia della vacanza alle Hawaii, dove si era slogato una caviglia, e un po’ di vuoto nel petto, proprio all’altezza di quell’incessante martellare che il suo solo sorriso, riaffiorato tra i ricordi  di una vita, riusciva a scaturire.
 
Si trascinò verso il letto soltanto dopo che i suoi occhi, ancora impastati di un tiepido velo di sonno, si scontrarono con il bordo tagliente di quel calendario bianco, come la sua pelle diafana, e rosso. Rosso come le grandi X, rosso come il suo colore preferito, rosso come quelle labbra scarlatte che, ne era certo, non sarebbe riuscito a dimenticare.
Il letto sapeva ancora di caldo. Si gettò con ben poca grazia sulle trapunte di un tenue azzurro pallido, accogliendo la nuca tra gli avambracci. Avrebbe voluto far finta di non averla mai incontrata, ma a stento ricordava come impiegasse le sue giornate prima che un uragano dagli occhi del cielo gli sconvolgesse la vita.
Adorava giocare ai videogiochi, era un campione. Da quando lei era sparita, la sola idea di trascorrere qualche minuto con un Joystick in mano lo rendeva nervoso. Pensare che lo aveva lasciato per il suo bene lo faceva sentire terribilmente imbecille. Come poteva essere un bene restare chiuso in casa, a guardare il soffitto, giorno dopo giorno?
Si era giurato di cambiare, che domani avrebbe fatto meglio. Ma erano i 123 domani che, puntualmente, slittavano senza sosta tutti uguali a oggi.
 
Lo scandito picchiettare di un forte paio di nocche contro lo stipite della porta lo fece sobbalzare. Il silenzio era così incessante che anche il minimo rumore finì con lo spaventarlo. –Avanti!- Impartì, con un tono distaccato, privo del suo caratteristico timbro frizzante ed allegro.
Carly sgattaiolò all’interno della camera da letto lasciando che l’anta placcata della porta andasse a cozzare contro il tappeto pervinca, e senza chiedere scusa puntò il suo sguardo cupo sulla sagoma di Joe.
«Joseph Adam Jonas!» Tuonò, puntando le mani grassocce sui fianchi. Joe le riservò per qualche istante un’occhiata sottecchi, per poi tornare senza indugi a fissare la spianata distesa di stucco bianco che solcava le loro teste. «Sei uno scellerato, ragazzino»La sua bisbetica amica si trascinò con tonfi ovattati fino alla finestra dalle lunghe tende di lino beige e la spalancò, inspirando a fondo l’aria fresca fin quando i polmoni non cominciarono a bruciarle. Ora che non poteva vederlo, Joe sorrise per ogni suo ammonimento. Sapeva che sotto quello spigoloso carattere burbero, si nascondeva la ragione per cui Carly era diventata in così poco tempo la sua migliore amica. Dai fianchi tondeggianti e una montatura nera in plastica a solcare il naso all’insù, quella ragazza era in grado di spronarlo quando anche gli altri si arrendevano. Non appena si voltò, Carly arricciò il naso con aria altezzosa. «Sono passate le nove da un bel pezzo, signorino “Io sono una popstar”» Puntualizzò, con un’aggiunta di ironia «E non permetterò, no signore, che tu trascorra un altro giorno a deprimerti in questa stanza che …»Rimase a fissare interdetta l’enorme quantità di fogli di carta che fuoriuscivano dal cestino traboccante. Sospirò.  «Da quanto diavolo è che non pulisci questo porcile, Joseph?»Enfatizzò particolarmente l’ultima parola, squadrandolo dalla testa ai piedi. Nonostante non lo desse a vedere, il suo stomaco pareva chiudersi ogni qual volta che constatava con amarezza quanto davvero la sua piccola Calixte gli mancasse. Le avrebbe fatto un bel discorsetto, semmai l’avesse incontrata prima di tornare nell’alto dei cieli. Oh, se glielo avrebbe fatto!
Sorpassò con noncuranza il calendario appeso a un fianco dell’armadio, e captato il suo sospiro di rassegnazione, Joe comprese che aveva notato le ingombranti X incise dalla sua mano.
«Sto per dirti due cose, Joe»Aveva detto con le braccia incrociate sul seno prosperoso «La prima, è che se fai così sembri un povero malato mentale. La seconda, è che mi dispiace tanto»
Si diresse a passo spedito verso la sponda del letto, accasciandosi poi accanto alla sua testa immobile dalle somiglianze di un manichino adatto alle vetrine. «E poi ce n’è una terza,»Le sue mani scioglievano le ciocche di folti capelli neri intrecciati dalla fodera del cuscino «Dimenticala, diamine»
Sapeva che non lo avrebbe fatto. Perché avrebbe dovuto, d’altronde?Per lui provare dolore era un bisogno fisiologico, gli ricordava che era ancor vivo, e che sarebbe stato in grado di amare ancora, un giorno. E a giudicare dalle grosse X sul calendario, un giorno molto lontano. «Quanto tempo è ormai?»
Aveva chiesto Carly, sicura che la risposta, in un altro frangente, l’avrebbe fatta ridere. O probabilmente avrebbe riso lo stesso, per il nervosismo. Joe lasciò oscillare il braccio di malavoglia. «123 giorni»
«123 che cosa?»Ripetè la ragazza riducendo gli occhi scuri a due piccole, impercettibili fessure. E lui non riuscì neppure a capire se stesse urlando, o se la testa gli doleva a tal punto che ogni minimo sussurro assumeva le sembianze di un nitido acuto del petto. «Oh, davvero?Hai deciso di rimanere rintanato qui dentro fino a Natale?»
Quella battuta a dir poco sarcastica gli strappò un flebile risolino divertito. «Potrebbe essere un’idea, no?»
«L’unica idea che ho in mente io, adesso, è quella di tirarti un pugno a procurarti talmente tanto male da farti dimenticare Calixte, il cancro, e anche il tuo nome, accidenti» Sbottò Carly, cercando di essere convincente nel suo a dir poco bizzarro rimprovero.  Joe era comunque consapevole che lo avrebbe fatto per il suo bene. Si spostò di poco verso il suo ginocchio, fasciato da un paio di Jeans sbiaditi, e trascinando con sé le lenzuola sgualcite premette la tempia verso la ruvida stoffa dei calzoni rimanendo lì, vittima dei ricordi.
 
Lo odiava. Odiava profondamente quella lurida cosa che aveva iniziato a divorarla da dentro, sempre più ingorda, sempre più maligna. Calixte diceva di non avere paura, ma anche i più sfacciati avevano la coscienza di provare timore. Lo odiava perché era stata la scusa più plausibile per allontanarsi da lui. “Non voglio rovinarti insieme a me”  aveva scritto su un lurido biglietto di compleanno improvvisamente trasformato in una busta d’addio. C’erano anche il clown con il naso rosso e i palloncini colorati, sul fondo del foglio: un dettaglio che, ogni volta che provava anche solo a sfiorare quel ricordo con il pensiero, reputava macabro.
Se solo avesse saputo che la rovina, per lui, era stata la sua partenza. Non aveva neppure idea di dove si trovasse, se fosse ancora nascosta negli Stati Uniti, o, magari, fosse espatriata in Europa. Sentì le calde dita di Carly scivolare con delicatezza tra le sue, contrite dalla rabbia. Si vergognò di desiderare che, per un attimo, fosse la mano di Callie a stringere le sue accompagnate da così tanto affetto e ardore.
 

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: Beatriz