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Autore: Taila    18/02/2012    3 recensioni
Il White Collar viene coinvolto in una nuova indagine. Mentre un diamante preziosissimo viene rubato e una vecchia conoscenza fa il suo ritorno, Neal deve fare i conti con quell'improvvisa attrazione che prova nei confronti di Peter, per cercare di capire cosa rappresenti davvero per lui l'amico.
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate ^.^ Questa volta ho cercato di aggiornare il prima possibile, ma mi è scivolata un po’ la mano e rispetto a quelle dei capitoli precedenti ho sforato di una pagina, spero che mi perdoniate questa mancanza di omogeneità ^^’’’ Da questo capitolo in poi inizierò a fare sul serio e comincerà anche un po’ d’azione, perché il nostro novello truffatore non sarà un copia pedissequa di Neal *__* Ma basta con gli spoiler, passiamo a cosa più serie. Ringrazio BlackCobra: Come darti torto! Di ladro genitluomo ce n'è solo uno, ma come dimenticarci di Morgan, Callen e compagnia bella *p* Ooohhh, lieta di aver trovato in te una compagna di Sherlock/John *.* Anche se io li shippavo già dai libri e dal film (Watson - Law è semplicemente da chiudere a chiave in una stanza *ç* Ah-ehmmm perdona la digressione ma non resisto al medico militare in questione ^^'''). Per gli sbalzi ormonali di Neal... spero di soddisfare le tue papille gustative con questo ma soprattutto con il prossimo capitolo ^.^ Bella l'idea del massaggio, posso rubacchiarla per una fic futura? *^* Mi credi se ti dico che questo Neal che si trasforma in una dodicenne alla sua prima cotta mi piace parecchio? Beh, sono contenta di aver contribuito a farti conoscere un pò di più i diamanti, ma ti confesso che per me restaranno sempre un pianeta sconosciuto -__- Spero che anche questo capitolo ti piaccia *__*
Ringrazio: BlackCobra, il_vaso_di_Pandora_ e kae per aver inserito questa long tra i preferiti. Ringrazio: BlackCobra per aver inserito questa long tra le fic da ricordare. Ringrazio: ArabaFenice, draco potter, fange69, Il_Genio_del_Male, ohara e Toru85 per aver inserito questa long tra i seguiti.
Ringrazio tutti coloro che hanno soltanto letto e tutti coloro che leggeranno e commenteranno questo capitolo.
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^O^/


Capitolo 3: Baci rubati e salvataggi in extremis
La villa di Fulton era immensa, gridava a gran voce e in tutto il quartiere quanto il suo proprietario fosse ricco. Era una struttura a due piani dalla forma schiacciata e a ferro di cavallo e, secondo la pianta catastale, doveva esserci anche una dependance oltre la piscina che si trovava sul retro dell’edificio. Era recintata da un alto muro in mattoni a vista che seguiva il perimetro di tutta la proprietà, in corrispondenza della facciata della villa era incastrato un pesante cancello in ferro battuto nero, munito di telecamere a circuito chiuso che mantenevano sotto controllo l’accesso all’area. Attraverso le pesanti sbarre della cancellata si intravedeva un lungo viale di ghiaia, fiancheggiato da alte palme e siepi accuratamente tosare, che portava al corpo centrale della villa.
- Accidenti!- esclamò Peter ammirato, sporgendo la testa dal finestrino per guardare meglio.
- Ti stai rendendo conto di quello che ti sei perso con il tuo stipendio da impiegato statale?- lo prese in giro bonariamente Neal.
Il federale gli scoccò un’occhiataccia in tralice e, notandolo, il sorriso sul volto del ladro di ampliò ancora di più.
- Ti ripeto che ho tutto quello che desidero.- replicò con il suo solito tono sicuro e deciso.
Ma Neal notò che quella volta l’attenzione dell’altro non era concentrata sulla moglie, ma era ferma su di lui e lo stava osservando in un modo strano, diverso dal solito, come se volesse dirgli qualcosa ma si fosse fermamente impedito di farlo. Il ladro sentì un buco aprirsi nel suo stomaco davanti quello sguardo e voleva dire qualcosa, ma sembrava che tutte le sue funzioni cerebrali e motorie si fossero improvvisamente bloccate.
Una voce metallica e distorta dal citofono comunicò loro che avevano il permesso di entrare nella villa e quello strano momento fra di loro passò, lasciando in Neal la sensazione strana di parole non dette che erano rimaste dietro le loro spalle.
La Mercedes che avevano noleggiato si mosse e imboccò il viale che conduceva all’ingresso principale, la ghiaia che scricchiolava sotto le ruote. Si fermarono davanti il porticato della villa, una breve tettoia di tegole rosse sorretta e messa in risalto dal candore di snelle colonne in stile neoclassico, scesero dall’auto e Peter consegnò le chiavi all’addetto per parcheggiare l’auto. I due si lanciarono un breve sguardo d’intesa ed entrarono nella villa. L’interno non era meno maestoso dell’esterno, pensò Peter guadandosi intorno. Si trovavano al centro di un atrio immenso, con enormi quadri in pesanti cornici appesi alle pareti e un’enorme scalinata in marmo con corrimano in ferro battuto e ottone che si dipartiva dal fondo.
- Peter chiudi quella bocca, per favore. – lo riprese Neal, divertito dall’espressione dell’altro – Se non ti togli subito quella buffa espressione dalla faccia, capiranno subito che non fai parte dell’ambiente e invece devi far credere loro che sei abituato a tutto questo.- lo istruì parlandogli direttamente nell’orecchio, le labbra che gli accarezzavano la pelle insieme al respiro caldo.
Il federale si ritrasse imbarazzato e Neal sogghignò: non l’aveva fatto di proposito, ma non era riuscito a trattenersi dal provocarlo un po’, perché era sempre molto divertente osservare il rigido Peter perdere il suo granitico autocontrollo. In realtà gli sarebbe piaciuto vederlo perdere il controllo in altri contesti, più intimi e decisamente più piacevoli, pensò quasi senza rendersene conto il truffatore mentre osservava la strana piega che avevano assunto le labbra dell’agente.
- Benvenuti.- una voce maschile dal timbro baritonale si insinuò tra di loro, così improvvisa da farli quasi sobbalzare.
I due uomini si voltarono di scatto e videro in piedi sulla cima alle scale un uomo basso e in evidente sovrappeso, strizzato in un completo classico grigio. Dei capelli che aveva avuto in gioventù rimaneva solo lo sparuto cerchio perfettamente pettinato che gli decorava il capo da un orecchio all’altro, altrettanto curati in modo maniacale erano i baffi che sembravano essere stati rubati a un gentiluomo dell’ottocento. Gli occhi neri li fissavano sospettosi e le labbra erano piegate in una smorfia aspra, mentre le mani erano congiunte all’altezza della vita in un modo che dava alla sua persona una posa rigida e composta.
Neal arricciò il naso notando il modo in cui quell’ometto stonava in quell’ambiente raffinato. Peter, invece, di nuovo col suo atteggiamento più che professionale, si avvicinò di un paio di passi alla scalinata.
- La ringrazio per la sua collaborazione, Mr. Fulton.- disse in tono pratico, mentre attendeva che il padrone di casa scendesse le scale.
- La prego, mi risparmi la messinscena. – sbuffò l’uomo con un principio d’affanno, mentre scendeva a fatica un gradino dopo l’altro – Non avevo altra scelta, mi pare. Auspico che il mio nome resti ben lontano da qualsiasi rapporto, agente, esattamente come mi è stato promesso dal suo superiore.- disse fermandosi davanti al federale, con la fronte imperlata di sudore.
- Il suo nome non verrà associato a nessun reato Mr. Fulton, ha la mia parola.- lo rassicurò Burke con il suo miglior tono conciliante e serio.
Neal aveva osservato quello scambio di battute e non aveva potuto fare a meno di notare quanto l’aspetto grossolano e appesantito del loro ospite facesse risaltare il fisico compatto e allenato di Peter. Accanto a quell’uomo basso e grasso, il federale sembrava una statua perfettamente scolpita, non che questo fosse poi così lontano dalla realtà come aveva avuto modo di appurare di persona. Fulton rivolse un’occhiata ancora un po’ indecisa all’agente Burke prima di annuire.
- Da questa parte, seguitemi. – disse indicando con un elegante cenno del braccio un passaggio alla loro destra che conduceva verso l’esterno – Prima dell’asta ho organizzato un buffet, per permettere ai presenti di socializzare. Non che questo serva, visto che arriveranno a scannarsi pur di ottenere l’oggetto che vogliono, ma i miei doveri di ospite sono questi e tant’è!- sospirò teatralmente l’ometto.
Peter pensò che quel rinfresco fosse l’occasione più propizia per guardarsi intorno e farsi un’idea di ciò che li circondava. Mr. Fulton li condusse nel giardino della villa, un’enorme spazio rivestito di prato inglese che si apriva attorno a una piscina, disseminato di tavolini coperti da eleganti tovaglie bianche e ombrelloni dello stesso colore.
- L’asta si terrà tra un’ora in una stanza al secondo piano, nel frattempo fate come se foste a casa vostra.- disse con gelida cortesia e, dopo un breve inchino, si allontanò.
Neal si portò al fianco del federale, spalla contro spalle e i dorsi delle mani che si sfioravano, e si guardò intorno. Il loro ospite aveva raggiunto una coppia molto elegante e, dai modi servili che stava usando, doveva essere anche molto importante.
- Che ne pensi?- gli domandò la voce di Peter.
- Più che la villa di un privato cittadino sembra un club molto esclusivo, questo. Fulton organizza spesso eventi di questo tipo e, secondo me, gli servono più che altro per intrecciare rapporti d’affari con gli intervenuti.- rispose meditabondo il ladro.
- Lo credo anch’io. Le persone che sono presenti sono tutti membri dell’alta società, manager, politici e banchieri. Fulton ci guadagna due volte: con l’asta e con gli accordi che riesce silenziosamente a siglare. Sfortunatamente non siamo qui per lui.- concluse accigliato Peter.
- Ma immagino che tu l’abbia già scritto sul tuo libro nero.- scherzò Neal.
- Ovviamente. – rispose il federale con un sorriso – Andiamo a fare un giro?- propose notando che restando fermi in quel punto stavano attirando l’attenzione.
- Vuoi che ci dividiamo?- domandò il ladro.
- Meglio di no!- replicò l’altro scuotendo la testa.
- Perché?- chiese ancora il truffatore, perplesso.
Ma non ottenne risposta. Peter si limitò a lanciargli un’ultima occhiata prima di iniziare a muoversi e Neal, dopo aver osservato per una manciata di secondi la sua figura che si muoveva tra gli invitati, lo seguì senza riuscire a sopprimere quel senso d’ansia che gli si era accomodato sopra lo stomaco. Il federale si guardava intorno, scrutando tra la folla e rifiutando i flute di champagne che gli venivano offerti dai camerieri, e a Neal fu improvvisamente chiaro che stava cercando Phineas Dulles. Peter era convinto che il ladro potesse presentarsi di persona all’asta per vendere la Lacrima e voleva tenere Neal il più possibile vicino a sé, dove poteva controllarlo e impedire che gli accadesse qualcosa, perché gli aveva taciuto molte cose sulla natura di quel criminale.
Camminarono per un po’ tra i presenti, prendendo nota di quello che ritenevano potesse essere utile e salutando chi rivolgeva loro la parola. Peter notò infastidito che Neal era già diventato l’idolo delle signore, lo osservò mentre chiacchierava con nonchalance con loro, seducendole con i suoi modi garbati e cordiali, e quel sorriso sempre pronto sulle labbra, muovendosi in modo naturale e sicuro in quel mondo dorato come se fosse il suo habitat. Era troppo ingenuo, considerò Peter mentre si chiedeva come fosse possibile che quel ragazzo appartenesse alla stesse categoria di Phineas Dulles. Quei due erano differenti l’uno dall’altro come il giorno lo era dalla notte e si sentiva enormemente sollevato nel sapere che il carattere di Neal era quanto di più diverso possibile da quello dell’altro truffatore. Il ladro, dopo avergli rivolto una veloce occhiata, gli si avvicinò preoccupato per quell’espressione cupa che gli si era dipinta sul volto.
- Nessuno sa niente della Lacrima. Comincio a credere che siamo su una falsa pista.- disse mentre cercava di capire a cosa stesse pensando il federale.
- Valeva comunque la pena di tentare. Sediamoci un attimo.- gli propose Peter, rivolgendogli lo stesso strano sguardo di quando erano davanti al cancello della villa.
Non fecero in tempo ad accomodarsi a uno dei tanti tavolini rotondi disseminati per il giardino, che la sedia in più vuota venne spostata e occupata da un altro uomo vestito elegantemente e con un’espressione di grande arroganza ben stampata in viso.
- Phineas Dulles.- esalò sorpreso Peter, scattando subito sulla difensiva.
- È un piacere scoprire che ti ricordi ancora di me, Peter.- disse il ladro con una voce morbida e calda e rivolgendogli un sorriso sensuale.
- Non potrei mai dimenticarmi di te!- gli rispose il federale con un tono di voce duro, sotto cui strisciava una rabbia a stento repressa.
- Suonerebbe come una romantica dichiarazione d’amore, se non fosse per l’animaletto da compagnia che ti porti dietro.- replicò Phineas Dulles spostando la sua attenzione su Neal.
Il Signore della Truffa sostenne quello sguardo affilato senza lasciarsi intimorire dalla muta minaccia che conteneva. L’altro uomo doveva essere di qualche anno più grande di lui, portava i capelli neri pettinati accuratamente all’indietro, gli occhi erano di un verde intenso determinati e freddi, le labbra erano piegate in un sorriso sfrontato che rivelava il carattere superbo di quell’uomo. Nel complesso poteva essere classificato come un uomo attraente, ma non bellissimo e Neal sorrise al pensiero che su quello era in netto vantaggio sul suo rivale.
- Lui non c’entra nulla, questa è una questione tra me e te!- intervenne Peter, schierandosi subito in difesa del suo amico.
Un lampo metallico brillò per un attimo nelle iridi di Phineas Dulles mentre ancora fissava con insistenza Neal, prima di riportare lo sguardo sul federale.
- Già, tra me e te. – ripeté il ladro e sulle sue labbra quelle parole assunsero un significato strano, un suono più sinistro – Ho soprasseduto alla presenza di Elizabeth nella tua vita, infondo ogni uomo dovrebbe fare l’esperienza di sposare una donna bella e intelligente, ma scegliere questo moccioso quando puoi avere me, ecco… questo mi ha molto deluso.- e nella sua voce non era difficile leggere una minaccia molto poco velata.
Peter si irrigidì immediatamente e, cercando di fare meno movimenti possibili, tirò fuori la pistola dalla fondina che portava alla cintura e la strinse tra le mani, sotto il tavolo con il proiettile già in canna. Se le cose si fossero messe male, avrebbe potuto difendersi e sperare che almeno Neal ne uscisse fuori vivo.
- La Lacrima, Phineas.- gli intimò il federale.
Il sorriso sulle labbra del ladro si ampliò, gelido e affilato come la lama di un pugnale, mentre muovendosi il più lentamente possibile, prese dalla tasca interna della giacca una scatolina rossa, di quelle che si usano nelle gioiellerie, e delicatamente la pose sul tavolo.
- Ecco qui il diamante, perfettamente intatto. – appoggiò i gomiti sul ripiano e si sporse verso Peter – Non che mi interessasse più di tanto, oltre il valore venale ovvio, ma era più che altro un diversivo. Puoi tenertelo se vuoi.- disse avvicinando ancora di più il proprio volto a quello del federale.
Neal, momentaneamente dimenticato, osservava la scena sorpreso dall’impassibilità che stava mostrando Peter in quel momento. Era chiaro come il sole che Phineas Dulles stesse cercando di sedurlo, i suoi sguardi, le sue movenze e il modo in cui gli parlava lo gridavano a gran voce, ma Peter era rimasto fermo al suo posto e lo aveva lasciato avvicinare. Quando il federale aveva dato la caccia a lui, c’erano sempre le sue risate divertite rincorse dalle urla dell’altro che gli intimavano di fermarsi e arrendersi, in quei momenti il sangue gli scorreva più veloce nelle vene e c’era sempre quel senso d’esaltazione, consapevole che la volta successiva Peter ci sarebbe stato ancora a corrergli dietro.
Invece sembrava che Phineas Dulles avesse il potere di congelare Peter, non che non lo avesse mai visto con un atteggiamento distaccato e freddo, ma in qualche modo gli sembrava diverso dalla persona che conosceva lui.
- Oh sì, ho rubato la Lacrima solo per attirare la tua attenzione, Peter. – ridacchiò mentre con l’indice ridisegnava la linea della mascella del federale – Mi sono stancato di giocare, da adesso in poi si fa sul serio.- e l’espressione dietro quel sorriso era terribilmente seria.
Con un movimento rapido e sinuoso, Phineas Dulles si rimise in piedi ma, invece di andarsene, si chinò in avanti fino a portare il volto davanti a quello di Peter, che tentava di mantenersi il più possibile distaccato.
- Non amo dividere le mie proprietà con altri.- disse parlandogli sulle labbra, prima di baciarlo.
Neal scattò in piedi, innervosito da quel bacio e da Peter che non aveva fatto niente per fermarlo. Phineas Dulles gli scoccò un’occhiata allusiva e derisoria, prima di rimettersi dritto e allontanarsi, il federale ancora seduto e con le mani sotto il tavolo, per nulla intenzionato a muoversi.
- Fermati.- gli gridò dietro Neal, mentre aggirava il tavolo per inseguirlo.
Udì la voce di Peter che gli ordinava di non farlo, ma in quel momento non voleva dargli retta, non quando aveva avuto le labbra di un altro sulle proprie senza reagire. Come un bambino ostinato corse dietro all’altro ladro e, soltanto quando lo vide fermarsi e puntargli contro la pistola che teneva nascosta sotto la giacca, capì di essersi fatto trascinare in una trappola. Tra le urla concitate degli astanti, Phineas Dulles sparò un paio di colpi, ma prima che i proiettili potessero colpirlo, Neal si sentì trascinare a terra e qualcosa di solido e caldo che aveva l’odore di Peter gli si stese sopra. Sollevò gli occhi di scatto e si ritrovò a guardare il collo forte del federale mentre questi era occupato a scrutare accigliato la folla in cui si era dileguato Phineas Dulles, per prevenire altre minacce.
Neal impiegò una manciata di secondi a capire che era steso di schiena sul prato inglese, con Peter a carponi sopra di lui per fargli da scudo. Anche attraverso i vestiti, riusciva ad avvertire le linee forti di quel corpo e, quasi senza rendersene conto, le sue mani si strinsero sulle spalle dell’altro. A quel contatto, il federale si girò di scatto verso di lui, fissandolo per una manciata di secondi con un’intensità che provocò un crampo nel bassoventre del ragazzo.
- Stai bene?- gli domandò preoccupato Peter, mentre con lo sguardo vagava sul suo viso in cerca di ferite.
Neal annuì con un cenno del capo, incapace di articolare qualsiasi cosa, consapevole soltanto dello sguardo e del corpo dell’altro su di sé. Peter sospirò sollevato, chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro la sua spalla destra. Il truffatore riuscì a udire a stento il per fortuna che aveva mormorato e pensò che avrebbe potuto restare per sempre in quella posizione e sarebbe stato felice.

  
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