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Autore: _Dioronniejames    18/02/2012    0 recensioni
-Una serie di strani omicidi sui monti Arklay fece insospettire la gente, una squadra di polizia, la Squadra Bravo, investigò sull'accaduto.
Non si fece più viva.
Non passerà molto tempo prima che il panico divori la gente, prima che il virus si diffonda.-
Genere: Azione, Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rebecca Chambers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si alzò aggraziatamente e si sedette sul letto. Sospirò e guardò verso di me. Non parlammo, non avevamo niente da dirci. Sapevamo già tutto.
Leon:"Credi sia ora andare di andare?" Si massaggiò le tempie con le dita.
Rebecca:"Dovresti riposare ancora un po'." Spostai lo sguardo a terra. Meditò sulle mie parole e scosse la testa in segno di disapprovazione.
Leon:"Non abbiamo molto tempo." Si alzò dal letto e ci organizzammo per lasciare quel posto. Presi tutte le armi e i rifornimenti necessari ed uscimmo, una volta per tutte.
Le strade ormai erano piene di zombie anche di giorno, quindi dovevamo guardarci le spalle a vicenda, e non sarebbe stata una cosa facile.
Prima di salire la scala mi fermai sulla soglia e Leon si girò a guardarmi con uno sguardo interrogativo. Presi coraggio e gli chiesi il perché di tutti quei misteri.
Rebecca:"Non posso fidarmi di chi mi nasconde dei segreti." Intrecciai le dita in attesa della sua risposta da me tanto agoniata. Mi guardò rammaricato.
Leon:"Adesso non posso dirti nulla, ma più avanti capirai." Non aveva capito che io ero decisa a saperlo, non m'importava dei suoi occhietti teneri. Incrociai le braccia.
Rebecca:"Perché?" Non poteva semplicemente dirmi la verità? Il senso di tutte queste bugie era nullo.
Leon:"Devi credermi sulla parola." Mi prese le spalle guardandomi implorante. Il mio cuore si sciolse come neve al sole e rinunciai nel mio intento. Uscimmo alla luce mentre io continuavo a ripetermi che ero patetica, e probabilmente Leon mi stava prendendo per pazza. Eppure come descrizione del mio stato d'animo non era lontana dalla verità.
Camminammo senza incontrare minacce, il che era molto più strano del solito. Quando glielo feci notare a Leon mi rispose che la fortuna ogni tanto passa dalla nostra parte, ma secondo me era l'esatto contrario. Quante possibilità esistevano che migliaia di zombie pronti a mangiare la carne sulla tua faccia abbiano deciso di non uccidere gli unici due sopravvissuti in quel caos? Possibilità...
Sospirai e cercai di concentrarmi sul rimanere viva, infondo era l'unica cosa che contava. Non camminavamo con una meta precisa, perlopiù cercavamo qualche posto sicuro dove calarci nelle fogne ed uscire dalla città.
Sentivo dei passi dietro di noi, forse ero davvero pazza, ma li sentivo con certezza spaventosa. Mi girai un attimo e realizzai che la fortuna non solo era ciecata, ma anche sfortunata di per sé. Iniziammo a correre per sfuggire a mezza popolazione di zombie che aveva intenzione di squartarci per saziare la fame.
Di fronte a noi c'era un centro commerciale, l'unico a cui avremmo potuto accedere facilmente. Leon iniziò a proteggermi le spalle mentre aprivo la porta principale 'alla vecchia maniera', feci il prima possibile e riuscimmo a deviare l'entrata principale temporaneamente, ma avrebbero trovato il modo per entrare. A quel punto ebbi il tempo di riflettere sull'enorme cazzata appena compiuta, e a giudicare dall'espressione di Leon era pure peggio di quel che pensavo.
Sospirò per calmarsi e riprendere il controllo, poi parlo lentamente.
Leon:"C'è un'uscita sul retro: devi trovarla e dobbiamo scappare di lì. Io intanto cercherò di rallentarli." Non mi piaceva proprio come piano.
Rebecca:"Stai dicendo che dovrei farmi da parte e lasciare la gloria a te?" Ero quasi arrabbiata. Sorrise per confermare e io camminai a passi svelti in cerca dell'uscita che, secondo Leon, avremmo dovuto usare.
Come centro commerciale era molto grande, anche se non era niente a confronto a quelli di Seattle... Scossi la testa e mi concentrai sull'obiettivo: una porta più o meno grande sul retro dell'edificio. Camminai per i negozi abbandonati e stetti attenta a non fare rumore, dopotutto nessuno mi assicurava che fosse completamente vuoto.
Con la pistola in mano e il cuore in gola feci una breve mappa mentale del centro e tentai di ricostruire i corridoi che avevo già percorso.
Quando finalmente capii che stavo girando in tondo mi accorsi DAVVERO di non essere sola. Non riuscì a intravedere da dove, ma mi ritrovai due zombie davanti a me.
I primi colpi affondarono a dovere il primo, il secondo era più veloce, ma non più forte. Ricaricai le pistole velocemente, temendo l'arrivo di altri. Dopo altri due corridoi arrivai ad un grosso padiglione, probabilmente il centro dell'edificio, tutto buio. Qualche luce illuminava gli angoli, ma rispetto ai splendenti corridoi precedenti dava a dir poco i brividi. Mi mossi con cautela e mi girai per tornare indietro. Ma c'era qualcosa che non andava...
Di solito da una porta aperta fuoriesce luce. In quel caso, ovviamente, era stata chiusa. Non da me.
Alzai gli occhi al cielo e cercai un punto dove poter uscire, poi mi ricordai di avere una torcia nel mio zaino. La presi e tentai di fare luce, ma fu peggio.
Per terra decine di cadaveri dall'odore acre mettevano una nausea sconcertante, sui muri il sangue abbondava.
Alla fine mi convinsi che se quella stanza era buia, ci doveva essere un motivo. Spensi la torcia e tentai di camminare un po' alla cieca per tornare indietro. Tastai bene l'aria che mi circondava e toccai una sagoma accanto a me. In un attimo di respiro mi spostai e presi la mitra per ucciderlo, sentivo il suo corpo cadere a terra morto.
Ma i brutti sogni non finiscono mai bene. Arma alla mano mi orientavo usando l'udito e l'olfatto.
All'improvviso tutto s'illuminò. La sala bianca rispecchiava l'orrore dei cadaveri e incuteva timore dentro di me. In un angolo, il più lontano della stanza, una creatura mostruosa squartava con i denti una povera vittima. Tentai di indietreggiare e cadetti per colpa di una gamba stesa a terra. Egli, il mostro, mi notò e in un battito di ciglia guardai una scena a velocità disumana.
La mia mitra cadeva a terra, io volavo all'indietro e sbattevo contro il muro, ferendomi gran parte della schiena e del petto. Ma, a differenza dei film, non c'era il rallentatore.
Cercai di ucciderlo a colpi di pistola, anche se sentivo mezzo corpo bruciare dal dolore. Tutto, pensai, ma non uccidermi.
Dopo pochi minuti di colluttazione persi le forze a causa della perdita di sangue dalle ferite, e mi 'addormentai'.


. . .


Presi le armi e mi sistemai sul punto più alto e ristretto, così nessuno mi avrebbe notato.
Passavano i minuti ma nessuno entrava, o perlomeno tentava di entrare. Aggrottai le sopracciglia: cosa avevano quei zombie di strano? Ci volevano risparmiare? Ne avevo viste di tutte, ma un gruppo di zombie che rinuncia al sangue fresco mai.
Controllai dalla finestra, sembrava 'ascoltassero' qualcosa. Tipo quando ad un bambino racconti le favole, e lui resta a fissarti incantato aspettando la fine del discorso.
Sperai che Rebecca tornasse prima che riprendessero il controllo mentale, per quanto ne potessero usufruire, delle loro menti.
Iniziai davvero a scocciarmi, loro restavano lì, impalati. Cosa aspettavano? Una dichiarazione di guerra firmata? Feci una smorfia ed aspettai altri inutili minuti ad aspettare che Rebecca tornasse.
Dopo essermi accertato che gli zombie fossero completamente fuori mondo andai a cercarla per il centro. Visitai molti negozi vuoti e senza la minima traccia di lei.
Mi stavo iniziando ad innervosire seriamente. Dove si era cacciata? Feci due volte il giro del posto, ma ormai i corridoi davano un senso di vuoto assoluto.
Infine, dopo svariati giri a vuoto, incappai in una sala bianca molto luminosa. Il tempo a disposizione era a dir poco nullo, ma dovevo trovare Rebecca prima che i zombie tentassero di sfondare la porta principale.
Osservai il grande televisore posto affianco alla porta, e sentii gracchiare dietro di me. Un suono più fastidioso dei corvi, ma più sottile e cristallino. Mi voltai cauto e vidi un mare di gente a terra, svenuta, forse. Lui se ne stava all'angolo, e mi guardava. Avrei scommesso oro che avesse fame.
Iniziai per primo ad attaccare, lui iniziò a gracchiare forte e dovetti proteggermi le orecchie dal suono. Scoprii che intendeva mangiare tutta quella gente, e che io come un idiota mi ero offerto da pranzo. Corsi più lontano possibile e sparai sulla sua testa, sperando morisse prima di avvicinarsi. Ma era inutile.
Mi buttò all'aria come fossi una bambola di pezza, e rimasi senza fiato dal dolore. A quel punto rimase confuso, quasi non ci vedesse. E così scoprii il suo punto debole.
Un uomo a terra s'iniziò a dimenare contro l'immobilità e in poco venne squartato letteralmente da quel mostro. Riflettei in fretta una via di fuga, prima che affinasse il suo udito e riuscisse a sentire il mio respiro affannoso. Allora buttai giù qualche idea: correre? Mi avrebbe di sicuro sentito. Sparare? Anche peggio.
Fu lì che mi venne un idea. Tirai fuori una bomba e la tirai in modo che potesse attirare il mostro verso di essa. Appena dopo lo scoppio mi alzai immediatamente verso l'uscita e lasciai quel mostro in balia della forza distruttiva dell'arma.
Mi nascosi in un bagno del centro, in modo da non essere notato per il momento.
Ricaricai il percussore e presi la Killer7, così mi sarei risparmiato brutte sorprese. Decisi di uscire ma mi accorsi della mia gamba sanguinante. La curai al meglio e legai stretto un lembo di maglia per evitare che si dissanguasse. Finalmente uscii e sentii colpi di mitra provenire dalla stanza di prima. Entrai di soprassalto e neutralizzai quel mostro prima che potesse attaccarmi, di nuovo.
La Killer7 mi fu di grande aiuto, tutto sommato. Ignorai il sangue sparso e accorsi a Rebecca, che era stesa vicino alla pozza più grande di sangue. Sperai non fosse il suo.
Portai Rebecca fuori e la trascinai nel bagno, intento ad aiutarla come meglio potevo.
Leon:"Ehi, è tutto finito." Cercai di svegliarla. Curai la sua profonda ferita alla schiena, e quella lieve del petto. Però ero sicuro che non potesse muoversi in quelle condizioni, nemmeno un po'.
Lanciò un lamento strozzato e tentò di parlare. La aiutai a tenersi bene.
Rebecca:"Portami via da qui." La sua voce tremò più volte, e non disse niente più. La caricai in spalla tenendola per i piedi e cercando di essere il più accorto possibile.
Trovai la porta sul retro ed entrai in una auto, posai Rebecca e incrociai i fili. Nello stesso tempo la banda di zombie di prima, puntuale come la sfiga in persona, ci rintracciò. Detti gas e sfilai via, anche se correvano dietro di noi per ucciderci. Avevo pochissimo tempo per pensare, e la pressione si faceva sentire davvero. Dove saremmo potuti andare?
Dovevamo sopravvivere, era un bisogno. E ci saremmo riusciti.
Svoltai a zigzag per far perdere le mie tracce, girai un po' in tondo e quando fui sicuro di non essere seguito decisi di tornare al mio nascondiglio, finché Rebecca non si fosse ripresa del tutto.

La appoggiai sul letto e le domandai se riuscisse a muoversi. Fece un cenno insicuro, presi l'orologio: 18:00. Benissimo.
Ignorai il pizzicare della gamba e camminai per il rifugio pensando a cosa fare. Intanto lei si era ripresa del tutto e si sedette.
Rebecca:"E' il momento." Come?
Leon:"Per cosa?" Si alzò e levò la sicura alla pistola. Mi guardo con uno sguardo complice.
Rebecca:"Di fuggire. Nelle fogne." Emise una smorfia. La seguii fuori e osservai il tramonto. Sarebbe stato l'ultimo di quella città, almeno per noi.
Aprì un tombino e si calò lì. Al suo cenno scesi anche io, cauto.
Leon:"Sicura di stare bene?" Non mi convinceva.
Rebecca:"Mai stata meglio." Sorrise. Il canale non era di certo di quelli più puliti e c'era una puzza nauseante. Apparentemente era tutto tranquillo e non c'era presenza di zombie.
Mantenemmo la guardia costante e ci muovevamo all'unisono. All'improvviso Rebecca si fermò a guardarmi, la guardai confuso.
Leon:"Cosa?"
Rebecca:"Dove andiamo?" Chiese indicando le due vie davanti a noi. Tirai fuori una mappa delle fogne e optai per la strada sinistra: ci avrebbe dovuto portare fuori senza passare per il centro. Proseguimmo senza problemi fino a quando...
   
 
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