Era il Febbraio del 1904, e
non si era mai visto un mese
più
nebbioso e cupo: le sagome degli edifici più grandi
emergevano dalla foschia a
bocca aperta, sgranando mille occhi neri. Un coraggioso fotografo
dilettante,
appena arrivato dalla città, aveva raccontato a chiunque
fosse stato disposto
ad ascoltarlo, che intendeva catturare
la poesia del cimitero del paese al crepuscolo.
« Non capisso mina cossa ca ghe sia
de cussì beo.» borbottò il
custode del camposanto, lasciando cadere il mazzo di chiavi nel palmo
aperto
del fotografo, e scosse la testa, fissandolo mentre scompariva nella
nebbia
fitta.
Le copie delle foto appese
alla facciata della chiesa divennero in breve tempo
un’attrazione per tutti gli
abitanti. Si diceva che il fotografo le avesse portate al parroco in
maniche di
camicia, tutto sudato nonostante il freddo, e, dopo essersi fatto il
segno
della croce, fosse partito in tutta fretta. Già quello
inquietò i contadini; ed
inquietò le loro famiglie, quando i mariti tornarono a casa
e raccontarono
cos’avevano visto: tremule sagome scure, invisibili ad occhio
nudo, che
fissavano l’obbiettivo con bianchi occhi sgranati, quasi
fossero state colte di
sorpresa mentre si aggiravano tra le tombe.
Si chiese al parroco di
bagnare mura e porte del camposanto con acqua benedetta,
così da impedire agli
spiriti inquieti di tormentare anche loro, ma prima che il
sant’uomo potesse
intervenire, accadde il fatto.
Due settimane dopo lo scatto
delle agghiaccianti fotografie, una ricca famiglia che soggiornava
lì denunciò
la scomparsa della primogenita, un’adorabile ragazzetta di
neanche quattordici
anni: l’avevano lasciata andare a vedere «i
fantasmi del cimitero» da sola, ed
il giorno dopo la domestica non aveva più trovato la
piccola. La polizia
intervenne: il letto era sfatto, la sedia che di solito era accanto
alla
scrivania era stata spostata, quasi che qualcuno si fosse introdotto
nella
stanza per assistere un malato.
Un’anziana invalida
confessò,
sì, di aver visto la giovane davanti alla chiesa, ma
aggiunse anche che accanto
a lei era apparsa, per un fugace secondo, l’ombra di un uomo
alto e magro, e
ciò liquidò la sua testimonianza come fasulla.
Era Febbraio, e non s’era mai
visto un mese più triste e irrigidito dall’orrore:
il parroco, a occhi bassi,
andò a togliere le foto dalla parete, e s’accorse
con gelido stupore che ve
n’era una di troppo: un ritratto della giovane scomparsa, che
fissava
lugubremente l’obbiettivo, i capelli scuri e ondulati sciolti
sulle spalle.
L’uomo nascose il tutto in una cassetta, consapevole della
figura minuta che
gemeva, le mani tra i capelli, nell’oscuro camposanto.
« Padre
Antonio, venite a
benedire il cimitero, scacciate le forze Maligne!»
La fanciulla
vagava tra le
lapidi, con urla flebili, cercando l’uscita nella nebbia di
Febbraio.