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Autore: marguerite_murcielago    18/02/2012    1 recensioni
Una ragazza che gronda sangue, priva di memoria.
Una bambina scomparsa in un cimitero, nella nebbia di Febbraio.
Una donna che cerca un anello nel mare, in una notte splendente.
Una cantante che tenta di vendicarsi di una rivale invidiosa.
- e sono tutte morte.
Due fratelli separati in vita e in morte, uniti da un delitto d'onore.
Un suicida, ricordo e sostegno del suo amore malato di tisi.
- e sono tutti morti.
Genere: Malinconico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era il Febbraio del 1904, e non si era mai visto un mese più nebbioso e cupo: le sagome degli edifici più grandi emergevano dalla foschia a bocca aperta, sgranando mille occhi neri. Un coraggioso fotografo dilettante, appena arrivato dalla città, aveva raccontato a chiunque fosse stato disposto ad ascoltarlo, che intendeva catturare la poesia del cimitero del paese al crepuscolo.
« Non capisso mina cossa ca ghe sia de cussì beo.» borbottò il custode del camposanto, lasciando cadere il mazzo di chiavi nel palmo aperto del fotografo, e scosse la testa, fissandolo mentre scompariva nella nebbia fitta.

 

Le copie delle foto appese alla facciata della chiesa divennero in breve tempo un’attrazione per tutti gli abitanti. Si diceva che il fotografo le avesse portate al parroco in maniche di camicia, tutto sudato nonostante il freddo, e, dopo essersi fatto il segno della croce, fosse partito in tutta fretta. Già quello inquietò i contadini; ed inquietò le loro famiglie, quando i mariti tornarono a casa e raccontarono cos’avevano visto: tremule sagome scure, invisibili ad occhio nudo, che fissavano l’obbiettivo con bianchi occhi sgranati, quasi fossero state colte di sorpresa mentre si aggiravano tra le tombe.

 

Si chiese al parroco di bagnare mura e porte del camposanto con acqua benedetta, così da impedire agli spiriti inquieti di tormentare anche loro, ma prima che il sant’uomo potesse intervenire, accadde il fatto.

 

Due settimane dopo lo scatto delle agghiaccianti fotografie, una ricca famiglia che soggiornava lì denunciò la scomparsa della primogenita, un’adorabile ragazzetta di neanche quattordici anni: l’avevano lasciata andare a vedere «i fantasmi del cimitero» da sola, ed il giorno dopo la domestica non aveva più trovato la piccola. La polizia intervenne: il letto era sfatto, la sedia che di solito era accanto alla scrivania era stata spostata, quasi che qualcuno si fosse introdotto nella stanza per assistere un malato.

 

Un’anziana invalida confessò, sì, di aver visto la giovane davanti alla chiesa, ma aggiunse anche che accanto a lei era apparsa, per un fugace secondo, l’ombra di un uomo alto e magro, e ciò liquidò la sua testimonianza come fasulla.
Era Febbraio, e non s’era mai visto un mese più triste e irrigidito dall’orrore: il parroco, a occhi bassi, andò a togliere le foto dalla parete, e s’accorse con gelido stupore che ve n’era una di troppo: un ritratto della giovane scomparsa, che fissava lugubremente l’obbiettivo, i capelli scuri e ondulati sciolti sulle spalle. L’uomo nascose il tutto in una cassetta, consapevole della figura minuta che gemeva, le mani tra i capelli, nell’oscuro camposanto.

 

« Padre Antonio, venite a benedire il cimitero, scacciate le forze Maligne!»
La fanciulla vagava tra le lapidi, con urla flebili, cercando l’uscita nella nebbia di Febbraio.

   
 
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