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Autore: Princess Kurenai    18/02/2012    1 recensioni
Raccolta con tema AU.
[Slave] 1. The Journey - Gaou Rikiya, nonostante l'aspetto selvaggio, non era un uomo stupido. Era una persona controllata, che sapeva quando e come utilizzare la sua forza, ed anche se stato costretto ad entrare in quel 'giro' da meno di quattro lune, aveva già compreso come funzionava il contrabbando di schiavi in quella terra straniera.
[Slave] 2. Indecision - Guardò quindi il suo padrone, attendendo di scoprirne l'identità - anche se sapeva chi fossero i regnanti né le figure di spicco della nobiltà. Quando il cappuccio venne abbassato, Banba poté osservare un volto giovane, dalla pelle ambrata e curata, incorniciato da lunghi capelli scuri. Era un ragazzo. Sicuramente ricco ma pur sempre un ragazzino.
[Slave] 3. Salvation - All'interno del carro, Gaou e Ikari restavano in silenzio ad ascoltare le leggere scosse causate dal terreno sconnesso e a ripensare a Banba che era stato venduto durante l'ultima asta. Si chiedevano se fosse riuscito a mettere in atto il suo proposito di fuggire una volta liberato dalle catene, ma dopo quelle domande senza risposta, entrambi venivano immancabilmente colti da degli altri pensieri più egoistici.
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: In any other world
Titolo del Capitolo: Slave | Indecision
Fandom: Eyeshield 21
Personaggi: Mamoru Banba, Kaminari Harao
Genere: Introspettivo
Rating: Arancione
Avvertimenti: OneShot, Alternative Universe (AU)
Conteggio Parole: 2606 (FiumiDiParole)
Note: 1. Fanfiction partecipante alla seconda edizione del CoW-T indetto da maridichallenge. Squadra Magic Stick. Scritta per la prima missione con il prompt: Indecisione.
2. Adoro Banba ma non sopporto HaraoXD quindi è stato difficile scrivere questo capitoloXD se fosse stato per me Banba avrebbe fatto un’altra scelta ù_ù
3. Il nome della “moneta” è Pecus ed è legata al termine ‘denaro’ e al suo significato latino. Pecus significa “pecora” (o “bestiame”) in quanto il bestiame era considerata una ricchezza scambiabile. Mi sono ispirata a questo >ç<
4. Il titolo della raccolta è tratto dalla canzone di Mika Any other world.
5. Dedicata alla mia dolce metà<3 non è shonen-ai ma… lo sai: non riesco a fare Harao X°D


{ In any other world ~
- 2. Slave | Indecision -




L'asta si svolgeva sempre in un silenzio quasi religioso.
Bastavano dei semplici segni per alzare il prezzo dello schiavo ai quali si era interessati, e anche se quella non era la prima asta alla quale partecipava, Banba non sarebbe mai riuscito a comprendere a quanto lo stavano vendendo... sapeva solo che, di lì a poco, avrebbe avuto un padrone e che soprattutto avrebbe potuto tentare la fuga.
Resto fermo, seguendo con lo sguardo le mani che alzavano in prezzo in rapida successione, e comprese che la sua asta era terminata solo quando uno dei mercanti lo fece camminare verso il carro dove erano stati rinchiusi Gaou e Ikari in attesa del loro turno.
Riuscì a vedere solo di sfuggita Daigo mentre questo veniva condotto davanti agli acquirenti, ma non vi presto troppa attenzione, concentrandosi invece sui due individui che li raggiunsero subito dopo.
Il loro viso era nascosto da dei cappucci - era normale celare la propria identità visto che il contrabbando di schiavi era illegale - e, sempre senza parlare, consegnarono un sacchetto pieno di Pecus - la moneta del regno - al mercante.
Questo sembrò saggiarne il peso prima di liberare Banba dalle catene.
Un brivido lo scosse e, nonostante si sentisse ancora debole - forse l'effetto non sarebbe scomparso nel giro di pochi istanti, visto che era stato per parecchio tempo a contatto con quel metallo incantato -, riuscì ugualmente a sentire un chiaro senso di benessere pervaderlo.
Escluse subito di tentare la fuga in quell'istante, e mentre decideva di seguire in silenzio il suo 'padrone', sperò di avere al più presto l'occasione per riacquistare la libertà.
Percorsero delle vie secondarie, evitando i controlli delle guardie della capitale del regno che distava appena cinque giorni da quel villaggio, fino ad entrare in quella che Banba scoprì essere una locanda.
Studiò con attenzione ogni possibile via di fuga, fino a quando non rimase solo in una stanza con una delle persone che l'aveva acquistato, mentre l'altra si congedava con un ossequioso inchino.
Quel gesto gli fece capire all'istante di essere stato acquistato da una persona altolocata, e che quello che li aveva accompagnati non era altro che una guida.
Guardò quindi il suo padrone, attendendo di scoprirne l'identità - anche se sapeva chi fossero i regnanti né le figure di spicco della nobiltà.
Quando il cappuccio venne abbassato, Banba poté osservare un volto giovane, dalla pelle ambrata e curata, incorniciato da lunghi capelli scuri.
Era un ragazzo.
Sicuramente ricco ma pur sempre un ragazzino.
L'avrebbe potuto spezzare con una mano, anche con quella poca forza che stava lentamente riacquistando.
" Il tuo nome.", il giovane parlò, con voce seria che però tradiva un certo nervosismo.
" Banba... signore.", aggiunse dopo un attimo di pausa.
Non voleva considerarlo il suo padrone ma, per puro istinto di sopravvivenza, sapeva di doversi comportare in quel modo.
" Banba...", ripeté l'altro, come per memorizzare il nome. " Il mio nome è Kaminari Harao. E sia chiaro: non voglio non schiavo, né uno sguattero."
Mamoru lo ascoltò, restando fermo nella sua posizione. Nonostante il nervosismo del giovane, questo sembrava abbastanza deciso mentre gli svelava le mansioni per le quali era stato acquistato.
" Ho bisogno di protezione.", lanciò un'occhiata dalla porta alla finestra della stanza. " Sei stato comprato per diventare la mia protezione. Nulla di più."
In quel momento il nervosismo del giovane parve spiegarsi agli occhi di Banba e, anche se non ne sapeva l'origine, il suo compito gli sembrò ben chiaro... anche se non l'avrebbe portato a termine.
Voleva essere libero e tornare nel suo paese, non proteggere quel ragazzo: era quello il suo obiettivo.
Non c'erano indecisioni nella sua scelta, e facendo buon viso a cattivo gioco assentì in direzione dell'altro.
Anche Kaminari annuì, apparendo soddisfatto e anche sollevato dall’accondiscendenza di Banba che, nell’osservarlo, non poté non notare ancora la preoccupazione che gli offuscava gli occhi.
Si chiese, quasi senza rendersene conto, quali fossero i suoi nemici per averlo reso così timoroso e da spingerlo a cercare la protezione in uno ‘schiavo’.
Non riuscì a scacciare subito quel pensiero, ritrovandosi ad elaborare varie soluzioni e ipotesi sulla storia e sul passato di quel giovane.
“ Puoi dormire lì.”, la voce del ragazzo lo riscosse e seguì con lo sguardo il gesto dell’altro che gli indicava una brandina al lato della stanza.
Un lusso che in quegli ultimi tempi era mancato a Banba e che lo spiazzò: era una gentilezza inaspettata. Quanti gli avrebbero permesso di dormire nella stessa stanza offrendogli addirittura un giaciglio?
La risposta forse già la conosceva – Kaminari voleva essere protetto, era quella la spiegazione – ma una piccola parte incoraggiava Mamoru a credere che quella fosse una gentilezza senza secondi fini.
Si spostò per la camera, andando verso la brandina. Non sarebbe mai stata comoda come un letto vero e proprio ma tutto era meglio di un buio carro in legno.
“ La ringrazio.”, disse con voce calma ed educata, voltandosi verso il giovane che si preparava per la notte.
Lo osservò in silenzio, sembrava così fragile.
Forse non aveva neanche mai preso in mano un’arma e, ancora una volta, non riuscì a non chiedersi quali fossero i nemici di quel giovane. Che cosa avesse fatto di così ‘terribile’ da dover ricorrere a lui.
Era curioso e voleva trovare una risposta a tutti quei quesiti, ma evitò ugualmente di porgergli quelle domande: avrebbero contribuito a creare una sorta di legame che non poteva permettersi di avere.
Il giorno dopo forse avrebbe tentato di scappare e Kaminari avrebbe cercato un altro uomo in grado di difenderlo. Era quella la realtà.
Cercò quindi di concentrarsi su qualcos'altro, sul pensiero del suo paese ad esempio, ma ogni volta si ritrovava a lanciare un'occhiata al giovane. Così fragile da ispirargli a sua volta la necessità di proteggerlo e, inconsciamente, iniziò a farsi avanti l'esitazione.
Era giusto scappare? Lasciare solo il ragazzo che gli aveva ridato la libertà?
Si sentiva quasi un ingrato nel pensare alla fuga se questa significava abbandonare Kaminari senza proteggerlo dai suoi nemici.
Non si era mai sentito così indeciso riguardo al suo futuro. Fino a qualche ora prima forse era incerto, ma mai esitante: era una persona decisa e cambiava raramente idea.
Che quell'esperienza come schiavo l'avesse cambiato a tal punto? O era la debolezza a fargli pensare quelle cose?
Non lo sapeva e, per il momento, non l'avrebbe scoperto. Gli bastò sistemarsi sulla brandina per addormentarsi poco dopo, godendosi una prima notte di sonno dopo tante passate tra gli scossoni del carro e la paura dei macellai.


Banba aveva ormai perso il conto da quanto tempo mancava dal suo paese.
I giorni nel carro erano tutti uguali e, viaggiando solo la notte nel buio più totale aveva iniziato a non distinguere più lo scorrere delle giornate.
Nonostante tutto, complice la comodità ritrovata e l'assenza delle catene, quella mattina riuscì a svegliarsi di buon umore ed anche prima di Kaminari.
Sentiva di aver quasi ripreso le forte e, concedendosi un mezzo sorriso, si lasciò trasportare dal caldo pensiero del suo ritorno a casa.
Gli mancava la solitudine dell'abitazione che aveva costruito con le sue stesse mani e, anche se non c'era nessuno ad attenderlo, non poteva non desiderare di tornare indietro e di immergersi ancora nelle silenziose acque della sua terra.
Richiuse gli occhi, riportando alla mente il mare calmo ed il sole caldo, insieme a tutti i rumori che l'avevano accompagnato sin dalla nascita... gli mancava tutto quello.
Eppure una piccola parte di sé lo avvertiva che non sarebbe riuscito a rientrarvi tanto presto. Non se ne era accorto, ma tarlo dell'indecisione si era già insinuato in lui e lo ammoniva, ricordandogli che sarebbe stato un ingrato nell'abbandonare Kaminari.
Un movimento proprio da parte del giovane lo strappò ai suoi pensieri e, riaprendo gli occhi, lo guardò sollevarsi lentamente dal letto.
Lo imitò subito, cercando di non osservarlo con troppa insistenza – si sarebbe ancora reso conto della fragilità del ragazzo e quel pensiero non l’avrebbe aiutato ad allontanarsi.
“ Ci mettiamo subito in viaggio.”, annunciò Kaminari, rompendo il silenzio che si era creato, indossando il suo mantello con il cappuccio per poter celare il suo volto.
Banba si volse subito verso di lui, trattenendo tra le labbra alcune di quelle domande che voleva porgergli.
Desiderava sapere dove fossero diretti, magari anche per farsi un’idea riguardo della distanza dalla sua terra, ma restò ancora in silenzio.
Era certo che il ragazzo avrebbe risposto a tutte le sue domande – aveva quella convinzione anche se non sapeva da dove provenisse – ma, per un motivo o per l’altro, entrambi si erano chiusi in una sorta di riservatezza.
Mamoru non poteva non pensare che, forse, Kaminari fosse anche a disagio per aver acquistato uno schiavo in quel regno dove era una pratica ormai fuori legge – erano permessi degli attendenti e anche i classici valletti, ma erano tutti uomini liberi.
Tutti i suoi pensieri però si interruppero quando, uscendo dalla locanda, il suo viso venne carezzato dai tiepidi raggi mattutini.
Il sole appena sorto illuminava quelle strade che la sera prima aveva percorso nell’oscurità e quella visione quasi familiare – la luce e il villaggio che brulicava di vita sin dal mattino - gli strappò un sorriso. Sicuramente il carro degli schiavi era già partito verso nuovi paesi ma, egoisticamente, non riuscì a non pensare alla fortuna che aveva avuto.
Non era il momento di fare l’altruista, doveva dedicarsi solo ed esclusivamente a sé stesso anche se, in ogni caso, sperò che Gaou e Ikari avessero avuto la sua stessa sorte.
“ I miei cavalli sono nella stalla.”, annunciò Kaminari facendo strada ed esplicando brevemente le sue intenzioni. “ Ho ancora abbastanza Pecus per permetterci una breve sosta alla taverna ed allo spaccio.”
Banba lo seguì in silenzio fin dentro la stalla dove il giovane iniziò a sellare il suo cavallo.
Quel gesto lasciò perplesso il più grande e alcune delle tante domande che si era posto trovarono la loro risposta. Kaminari non era un nobile, nonostante l’aspetto chiaramente elegante e la delicatezza, forse era membro di quella ristretta cerchia di persone benestanti e solo quello poteva spiegare la mancanza non solo di qualcuno che gli sellasse il cavallo ma anche l’assenza di qualche guardia in grado di proteggerlo.
Quella scoperta fu come un pugno nello stomaco per Banba.
Chissà quanti Pecus aveva speso per acquistarlo, quanti sacrifici aveva fatto per accumulare abbastanza denaro per essere lì…
Tentò di scacciare quella nuova consapevolezza concentrandosi sulla sella del secondo cavallo ma quel peso che si era creato sul suo petto pareva non voler sparire.
Riportò alla mente la sua terra e tutto quello che lo aspettava ma si sentiva in debito con Kaminari.
Mamoru era sempre stato fin troppo buono con tutti, e anche se si ostinava a ripetersi che sarebbe scappato alla prima occasione – aveva anche un cavallo, poteva allontanarsi velocemente -, l’idea di abbandonare Harao non gli piaceva. Era diviso tra la necessità di essere i nuovo libero e l’onore… e sapeva che, nonostante l’indecisione di quegli istanti, al momento giusto avrebbe scelto di proteggere il ragazzo.



Era quasi il tramonto del secondo giorno quando, nel bel mezzo della foresta che stavano attraversando, intravidero le prime indicazioni per giungere al villaggio di Kaminari. Era stato un tragitto pacifico e anche relativamente breve oltre che silenzioso.
Avevano parlato pochissimo - solo poche frasi di circostanza - ed era chiaro ad entrambi che nessuno dei due avesse l’intenzione di parlare, ma quando scorsero quelle indicazioni le cose parvero cambiare.
“ Entro oggi saremo nel mio paese…”, commentò Kaminari, stringendo le redini del cavallo con forza. Si era fatto rigido e a Banba non sfuggì quel suo cambiamento.
Non era mai stato davvero rilassato, ma in quell’istante sembrava sul punto di spezzarsi a causa della paura e della tensione. Si ammonì mentalmente per quell’improvviso interessamento, cercando poi di pensare a spronare il cavallo alla corsa e di allontanarsi velocemente ma, come già era accaduto per tutto il viaggio, non riuscì a farlo.
“ Sei un tipo strano.”, la voce di Kaminari lo riscosse. Sembrava stesse ridendo ma, dal tono, la sua era più che altro una risatina nervosa.
Banba gli concesse uno sguardo stupito da quell’affermazione, si erano scambiati poche parole durante il tragitto e quella era la forse la seconda volta che si rivolgeva a lui direttamente e non per spiegare i suoi piani.
“ Non mi hai chiesto né chi sono, né da chi dovrai proteggermi. E… non hai tentato di fuggire.”, Mamoru comprese subito che quelle ‘chiacchiere’ era un semplice espediente per non pensare ad un possibile attacco ma, in ogni caso, non riuscì a non pensare un ironico: “ Se solo sapessi.
Voleva scappare ma quel suo maledetto senso dell’onore gli impediva di voltare le spalle alla persona che lo aveva liberato, mandandolo in uno stato di frustrante indecisione.
“ Non mi ha detto niente lei, signore.”, rispose educato.
“ Mi aspettavo delle domande.”, ribatté Kaminari, stringendo ancora le redini.
“ Allora mi dia le risposte che voleva darmi…”
Gli occhi scuri del ragazzo si puntarono sui suoi, seri e tesi.
“ Sono il figlio bastardo del Re.”
Era una rivelazione scomoda ma semplice, che rispondeva a parecchie domande.
Avere dei figli bastardi era normale, ed era altrettanto nella norma che certi tentassero di sbarazzarsi di queste figure possibilmente dannose per la successione.
“ Ci sono delle persone che mi vogliono morto.”, aggiunse il giovane.
“ Le guardie del Re.”, concluse Banba, stupendosi poi quando Kaminari scosse il capo.
“ Quelle alle dirette dipendenze della Regina.”, ed un altro tassello di quel mosaico andò al suo posto. Sembrava quasi tutto più chiaro agli occhi di Mamoru, ma quando il ragazzo lo guardò, rivolgendogli una semplice domanda, il più grande non riuscì a rispondere.
“ Mi proteggerai, vero?”
Erano bastate quelle parole per mandarlo quasi nel panico.
“ Mi hanno detto che sei forte…”, aggiunse Kaminari. “ Ti ho scelto per quello.”
Gli avrebbe voluto rispondere o, nella più codarda delle ipotesi, fuggire… ma quello sembrava non essere il destino che era stato scritto per lui.
Sembrò quasi un lampo e, in un’imboscata, il fuoco divampò davanti a loro.
Il cavallo del giovane, spaventato, disarcionò il fantino facendolo cadere per terra in un gemito di dolore e stupore.
Per poco non accadde la stessa cosa anche a Banba che, solo grazie alla sua calma, riuscì a mantenere il controllo.
Davanti a sé in quel momento si ritrovò un bivio.
Scappare, approfittando di quell’attacco, o scendere dal cavallo e proteggere Kaminari dalle tre guardie che si erano piazzate davanti a loro.
“ Banba!”
La voce del ragazzo lo riscosse e dissipò la sua indecisione. Non amava i combattimenti, ma per sopravvivere era sempre stato abituato a battersi, e quella battaglia che stava ingaggiando - prima a mani nude, poi con la spada di uno dei soldati – non era solo per lui, ma anche per aiutare il giovane che l’aveva a sua volta salvato dalla schiavitù.
Riuscì con non poche difficoltà a sconfiggere si suoi avversari e, aiutando Kaminari a salire con lui sul cavallo rimasto, lo esortò al galoppo per allontanarsi da quel luogo, lasciando alle loro spalle le fiamme che si stavano già estinguendo e i corpi privi di sensi delle guardie.
Arrestarono la loro corsa quando, dentro il villaggio, fu il ragazzo ad iniziare a guidarlo.
Sembrava essere calato ancora una volta il silenzio e, complice la vicinanza tra i loro corpi, Banba poteva quasi sentire sulla sua stessa pelle la tensione dell’altro.
“ Grazie…”, mormorò il giovane.
“ Ho fatto il mio lavoro.”
Forse aveva fatto una cosa stupida nel rinunciare alla fuga ma… era anche la cosa più giusta da fare.
Kaminari assentì e, appoggiandosi distrattamente al petto dell’altro, socchiuse gli occhi.
“ Pensavo scappassi.”, ammise. “ Sei libero, non hai più le catene… un uomo normale sarebbe andato via.”
Già. Banba sentiva di dovergli dare ragione.
Un uomo normale sarebbe scappato e l’avrebbe abbandonato ma non lui… lui si era lasciato condizionare dall’indecisione e dal suo forte senso dell’onore.
Non l’avrebbe abbandonato…
“ Resterò fino a quando avrai bisogno di me.”, dichiarò poco dopo e, per la prima volta da quando aveva conosciuto Kaminari, si sentì davvero deciso della sua scelta.
   
 
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