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Autore: Snafu    19/02/2012    1 recensioni
You can have anything you want,
but you better not take it from me.
Amicizia, Amore, Sesso, Droga... want more?
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Appetite for Destruction

Capitolo VII – My Michelle.



Steven e Audrey erano arrivati a casa di lei, un appartamento di medie dimensioni in un grattacielo altissimo. La modella, per cortesia, lo aveva invitato a salire. Il batterista era riuscito a estorcerle qualche informazione sulla fuga da raccontare a Izzy quando fosse stato il momento.
«E quindi sei scappata...» concluse.
«Già. Non potevo restare un secondo di più» confermò lei.
«Lo so, sono scappato anch’io, un paio di volte... e ho sentito di altra gente che è scappata. Quei posti sono il mio incubo personale, amica, la peggior cosa che possa sognare la notte...» Popcorn fece una piccola pausa «ovviamente tu potresti allietare i miei sogni» si voltò e Audrey non c’era già più. -Ma merda, questa frase era stupenda, perfetta per rimorchiare. Dove è andata?- pensò.
«Se non mi cambiavo, morivo» sentenziò la modella, uscendo dalla sua camera da letto con un microvestitino che non lasciava molto all’immaginazione.
Steven deglutì rumorosamente, ma non cercò di nascondere la sua approvazione per il cambio abito:
«Sì, così stai decisamente molto meglio... giusto così, per sapere, in modo del tutto disinteressato, fai anche la modella di intimo?»
«Certo, non friggo mica con l’acqua» brontolò lei.
«Stavo pensando che magari potresti farmi una sfilata improvvisata, va bene anche così su due piedi, imbastita qui nella sala, io mi metto sul divano e ti guardo e così ti sdebiti per il passaggio...» il batterista si accomodò sul sofà, ma Aud era sparita di nuovo «cazzo, dove è andata ora? Sto bruciando tutte le mie carte migliori...» bofonchiò.
«Vuoi giocare a carte?!» domandò lei, gridando dalla cucina, visto che non aveva sentito bene.
«No, niente, stavo solo farn... anzi, sì! Strip poker?» propose il biondastro.
«Eh, ma non ce l’ho le carte...»
«Che sfiga, oggi proprio non riesco a combinare niente... senti me ne vado, ci vediamo in giro.»
«D’accordo...»
«Notte!»

Audrey guardò la fila di confezioni sul tavolincino. Erano sette. Verticalmente a ogni tubetto c’era un numero crescente di pillole. Da uno a sette per un totale di ventotto pasticchine ordinate meticolosamente su quella lastra di legno. Il tutto coronato da una bottiglia di Martini.
«Ah.»
Quello fu il primo respiro di sollievo nell’arco di una vita.
Audrey si alzò in piedi e guardò la stanza intorno. Beh, era un bel posto per morire, dopotutto. Se l’era scelto lei. C’era una cappa di incenso profumato e aveva fatto sparire tutte le confezioni di stupefacenti, non voleva passare per una tossica, anche se a dirla tutta lo era.
Si mise le scarpe alte, le più belle che avesse e si preparò all’ultimo spettacolo, l’ultima camminata in passerella, senza scivolate stavolta, senza sbavature sul trucco. Quella sarebbe stata la serata migliore della sua vita.
Si accomodò: voleva essere seduta in modo decente, insomma, se la trovavano morta non doveva essere uno spettacolo raccapricciante, doveva essere una specie di Giulietta. Bellissima. Doveva sembrare scopabile anche da morta. A quello proprio non poteva rinunciarci. -Merda ma non mi verrà a cercare nessuno neanche se schiatto. Quando mi troveranno sarò già bella e decomposta...-
Cercò di non pensarci e provò un paio di posizioni da defunta, poi il campanello suonò.
«Porca troia!» gridò Audrey, drizzandosi in piedi. Andò alla porta. «Chi cazzo è?»
«Scusa, non ti volevo disturbare mentre stavi per...» Steven, senza badare a lei, entrò in casa, cercando qualcosa. Vide la serie di pasticche ordinate per numero e forma sul tavolino e completò la frase «...suicidarti. Solo che devo aver lasciato qui le chiavi di casa e quindi sono chiuso fuori. Se me le restituisci io posso tornare a casa mia e tu puoi ammazzarti così io posso dare l’allarme tipo quando arrivo a casa e non ti trovano decomposta, ok?»
«Ottima idea, che bello che tu esisti, sai? A pensarci bene sei l’ultima persona che mi vedrà viva quindi, senti sono carina così?» domandò con schiettezza la modella mettendosi un po’ in posa.
«Sì, direi di sì, sei piuttosto trombabile, vuoi che io sia l’ultimo? Ci vuole un attimo eh!» propose Steven, che era sempre meno lucido.
«No, l’ultimo è stato Izzy e così deve essere, non mi rompere i coglioni...»


Everyone needs love:
you know that it’s true.
Someday you’ll find someone
that’ll fall in love with you.
But, oh, the time it takes,
when you’re all alone...


«Ma dove le hai lasciate le chiavi si può sapere? Non è che hai fatto il tour della casa, sei stato sempre qui in sala...» si lamentò la biondina.
«Che ne so» rispose Adler.
«Vuoi qualcosa da bere?»
«Perché no...»
Si sedettero e bevvero qualcosa, poi iniziarono a parlare del più e del meno. Un’altra volta. Come se non avessero chiacchierato fino a meno di mezz’ora prima.
«Non vorrei essere, eh, però... se non trovo le chiavi avrò bisogno di una delle tue pasticchine e soprattutto del tuo divano. Non ti dispiace se distruggo la composizione in ordine da pallottoliere?» dichiarò Popcorn.
«Fai pure, non credo che una pasticca in meno cambierà le cose» rise stranamente, coprendosi la mano con la bocca. In realtà non c’era niente da ridere, e lo sapevano entrambi.
«Devo dire qualcosa a qualcuno di questa tua iniziativa... a Kensy? A Izzy?» domandò Steven, sorseggiando un po’ di alcol.
«Non credo che importi a nessuno dei due, quindi puoi tenertelo per te. Sarà il nostro segreto» rise di nuovo con l’entusiasmo di un bambino.
«Non dire così, sono sicuro del contrario. Se ti può far piacere saperlo, Izzy ci era rimasto un po’ sotto quando vi siete lasciati. Credo che fosse davvero innamorato. Kensy invece è piuttosto felice, sta con Duff, non ho capito quali programmi ha per il futuro, ma credo che starà bene...» raccontò l’uomo.
«Sì, senza di me staranno bene entrambi» decretò Aud.
«Non essere così severa, anch’io sono un fattone, ma non credo che i ragazzi sopravviverebbero senza di me....»
«Ma, è che, tu suoni uno strumento, e tutto sommato sei un tipo simpatico, io, fondamentalmente, nella vita, ho fatto solo stronzate. E tu, sempre fondamentalmente, sei il mio unico amico, sai? Guarda, questa è l’ultima sera che ho in programma e la sto passando con te. Mi sa che non solo sei il mio unico amico, sei il mio migliore amico...»


Someday you’ll find someone
that you can call your own,
but till then you better...


«Forse hai solo bevuto un po’, sai? La tua migliore amica è Kensy, e credo ti voglia forse ancora bene e non credo che dovresti suicidarti se vogliamo dirla tutta» bofonchiò Steven, continuando a bere.
«Insomma. Sai, io e lei eravamo qualcosa di speciale per davvero. Quando ascoltavamo un gruppo, beh, prima di solito guardavamo le foto, no? Dopotutto siamo ragazze. E al 90% a me piaceva il batterista e a lei il chitarrista, così, a colpo d’occhio, senza sapere che erano loro! Infatti... preciso! Izzy è un chitarrista! Che cazzo me ne faccio io del chitarrista? Popcorn tu che strumento suoni?»
«La batteria.»
«Appunto, vedi? Io dovevo innamorarmi di te, non di Izzy. Non lo so che mi è successo, deve esserci qualcosa di sbagliato in me. Sai con Kensy, ci conosciamo da quando eravamo piccole, sì, insomma, più o meno. Praticamente mio padre è stato il testimone di nozze di suo padre... o viceversa, non me lo ricordo. Comunque poi mi stavo cagando addosso a venire qui da sola, quindi ci siamo venute insieme. E poi abbiamo iniziato a fare le modelle no? Beh, per farlo. Lascia perdere, tanto lo sai. Popcorn?»
-Merda, si è addormentato. Per forza, era ubriaco cencio. E io? Che cazzo faccio ora, se mi ammazzo e lo trovano qui con me penseranno che c’entri qualcosa. Quindi devo rimandare. Maledizione...-


So com’on and stop your crying
‘cause we both know money burns.
Honey don’t stop trying
and you’ll get what you deserve.


Kensy era tornata a casa presto quel sabato sera, lasciando il proprio ragazzo allo strip club in compagnia di Slash e Steven. Non era proprio l’idea migliore lasciare Duff ubriaco con i suoi colleghi, ma quella volta la ragazza proprio non voleva stare in mezzo alle persone, soprattutto se si trattava di persone di dubbia lucidità. Con ogni probabilità il bassista quella notte non sarebbe tornato.
Verso le due si era presentato alla porta Izzy, lievemente fatto, abbastanza ubriaco e molto sporco.
«Cosa ci fai qui Stradlin! Se torna Duff come gliela spieghi la cosa?»
«Duff è con Slash e Steven allo strip?» domandò e la mora annuì, così il chitarrista continuò «Allora stanotte non torna. Non tornano mai quando la serata parte in quel modo. Ora mi dai da bere?»
«No! Ora al massimo vai a fare la doccia!»


Now you’re clean and so discreet.


Dopo la doccia Izzy si era messo dei vestiti di Duff. Lo spettacolo che offriva era veramente divertente, visto che erano oggettivamente troppo grandi per lui.
«Ora mi dai da bere?»
«Caffè!»
«Dimmi che non mi hai preparato veramente quella botte di caffè!»
«In realtà ho pronta un’altra botte di caffè, se quella non ti basta!»
«Al diavolo il caffè!» Izzy prese per mano Kensy e la tirò a sé baciandola. Passarono la serata sul divano a chiacchierare. Izzy aveva provato ad andare oltre il bacio, ma la mora lo aveva fermato tutte le volte: non voleva tradire completamente Duff, con lei era sempre stato gentile e premuroso, anche se probabilmente non sempre fedele.
A un certo punto Kensy decise di affrontare il discorso. Quel tasto dolente per entrambi:
«Ho visto Audrey ieri, mentre ero con i ragazzi.»
«Sì, mi ha raccontato tutto Steven.» Fece una pausa troppo lunga per far pensare a qualcosa di positivo, poi continuò «A lei voglio bene, ovvio. Siamo stati insieme. Però non siamo fatti per stare insieme, lo sa anche lei. È scappata dalla clinica, beh... te pensavi che ci sarebbe rimasta? Io no, ma non mi va di rivederla, ha fatto la stronza e non ho intenzione di uscire di nuovo con lei. Mi ha detto che mi amava...» Izzy di solito era una persona piuttosto riservata, tenebrosa se vogliamo, ma quella sera era particolarmente alticcio, quindi lasciò che le sue tristezze e i suoi sentimenti scivolassero fino a Kensy «...e neanche qualche giorno dopo ha passato la notte con Adler, non ho voluto indagare, ma conoscendolo, anzi, conoscendoli... quindi direi che con lei e anche per lei, è chiusa.» Altra pausa. «Tu quando chiudi con Duff?»
La domanda lasciò Kensy di sasso. Non si aspettava una cosa del genere non sapeva come rispondere, così improvvisò:
«Perché dovrei lasciarlo? Per te? Certo!! Prima ti metti con la mia amica, poi lei fa la stronza e vieni da me. Direi che non è il caso che io faccia il ripiego, no?!»
«Io allora faccio il ripiego di Duff?» strillò lui.
Non era proprio esatto, ma forse non era ancora il caso di dire la verità:
«Possibile! Non lo so ancora, voglio vedere cosa combini. Vieni qui, fai la doccia e si parla.»
«Sei te che vuoi che io faccia la doccia! Io ti dico sempre che non ce n’è bisogno!»
«Ma te lo dici perché non ti annusi!!!!!!»
Il silenzio interruppe la loro discussione. Poi Izzy proseguì:
«Forse è il caso che io me ne vada.»
Detto questo si alzò, si mise di nuovo i suoi vestiti, baciò la ragazza e uscì, senza aggiungere una parola.
Kensy rimase da sola un’altra volta insieme ai suoi pensieri e al suo dilemma più grande: Duff McKagan oppure Izzy Stradlin?

   
 
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