Capitolo 25 “Occhi
e capelli dello stesso colore”
Le
lettere generalmente lunghe di sua Madre si riducevano a un mezzo rigo in quel
biglietto, segno che anche per lei quella notizia era un tormento.
Inizialmente
stupito, Draco si riscosse dal suo torpore, chinandosi a prendere la pergamena.
La
rilesse nuovamente, incapace di distogliere gli occhi da quel nome.
Quel
nome che per la sua famiglia e per lui stesso, era stato una dannazione.
O forse una condanna.
Draco
non era intenzionato a tornare al Maniero in quel momento.
Non
quando il suo rapporto con
Strinse
tra le dita la pergamena, accartocciandola su sé stessa.
Non
poteva di certo ignorare la notizia, ma si sarebbe semplicemente limitato a
rispondere alla Madre.
Fu
così che appellò una pergamena e una piuma…
Nello
stesso momento Hermione Granger stava facendo ritorno nella Torre dei
Grifondoro con un sorriso ebete stampato sul volto.
Ad
accoglierla c’erano Ginny e Harry.
Hermione
regalò loro uno splendido sorriso.
Il
sorriso di una ragazza innamorata.
E
insieme si accomodarono sul divano davanti al camino e chiacchierarono a lungo
dei compiti, dei professori, del loro imminente futuro e lo fecero con una
leggerezza che non avvertivano da tempo.
Poco
dopo a loro si unirono Ron e Lavanda. Hermione rivalutò in parte la ragazza del
suo amico e si concesse qualche minuto per osservarla: il suo viso era più
scavato e pallido, gli occhi non avevano un filo di trucco e sembrava meno piena
di sé.
La
ragazza sorrise.
L’amore
le faceva vedere le cose da un’altra prospettiva.
Quando
Blaise spalancò la porta della stanza di Draco lo trovò seduto sul davanzale
della finestra.
Il
biondo sembrava immerso totalmente nei suoi pensieri e questo indusse il moro a
credere che qualcosa fosse successo, così avanzò verso di lui e si fermò a
pochi centimetri dalla finestra, spostando anch’egli lo sguardo sul panorama.
“Quando
nevica questo posto cambia completamente aspetto” disse, annunciando così la
sua presenza all’amico Serpeverde.
Quest’ultimo
infatti sobbalzò per lo spavento, riconoscendo però in quella voce, l’amico
Blaise. Non si girò a guardarlo, ma continuò a tenere lo sguardo fermo sul
panorama innevato, annuendo alle parole del moro Serpeverde.
Blaise
osservava di sbieco Draco.
Ora
ne era sicuro: qualcosa non andava.
Erano
rare le volte che aveva sorpreso il biondo col suo arrivo, come erano poche le
occasioni in cui lo aveva visto così pensieroso. Il suo istinto non si
sbagliava e questo lo spinse a cercare qualcosa che lo aiutasse a capire e fu
così che i suoi occhi intercettarono un foglio stropicciato che fuoriusciva
sotto una pila di libri.
Blaise
allungò una mano per afferrarlo e quando i suoi occhi lessero il contenuto
della lettera, si tinsero di una strana luce indefinita.
“Perché
non sei corso a casa?” domandò a bruciapelo, fregandosene di aver violato la
privacy del suo migliore amico.
Draco
sapeva che prima o poi, Blaise lo avrebbe scoperto e non si arrabbiò per
quell’intromissione. Non rispose subito, ma si prese qualche minuto di tempo
per riflettere.
“Sono
trascorsi sette anni. Non la vedo da quando ho messo piede qui dentro” disse
con voce atona, voltandosi poi lentamente per guardare l’amico.
“Nonno
Abraxas mi ha strappato a lei col consenso di Lucius…il tempo e le sue scelte
non hanno fatto altro che allontanarci ulteriormente” soffiò con evidente
amarezza.
Blaise
inarcò un sopracciglio, corrugando la fronte.
“Non
dirmi che dopo tutto quello che hai dovuto passare e che ora stai vivendo,
credi ancora che le sue scelte siano state sbagliate?” chiese il moro con voce dura.
Draco
che in quel momento sembrava così…fragile, scosse il capo, negli occhi una
sofferenza antica.
“No,
non ho mai realmente pensato che lo fossero. Ero solo profondamente arrabbiato
con lei, perché scegliendo di andare contro tutti, si era allontanata da me”
mormorò serrando subito dopo le labbra.
Lui
non amava ricordare quel periodo buio della sua adolescenza.
A
lui non piaceva piangersi addosso a quel modo.
Era
cresciuto…anche senza di lei. Ed era diventato più forte, più saggio, più
coraggioso.
Più
tutto.
Ma
lei non aveva assistito a tutto quello.
Aveva
preferito andarsene, ignorando quella Maledizione.
Blaise
gli posò una mano sulla spalla.
“Forse
dovresti chiedere alla McGranitt un permesso per tornare a casa. Lei ora ha bisogno di te”.
Draco
si morse il labbro inferiore. Blaise aveva ragione, così annuì.
Alzò
lo sguardo precedentemente chinato, e fissò intensamente negli occhi il moro
che annuì, capendo il muto messaggio
nascosto tra quelle iridi argentee.
“Ci
penso io ad avvertire Hermione. Mi chiedo solo se un giorno le dirai tutta la
verità…”.
Il
biondo si era alzato in piedi per dirigersi verso l’armadio alla ricerca del
suo mantello, dava le spalle a Blaise.
“Tu
non dirle niente. Saprà quando sarà il momento”.
Detto
questo prese la bacchetta e con un gesto della mano, evocò una pergamena, vi
scrisse qualcosa sopra e la consegnò a Blaise.
I
due si scambiarono un’ultima occhiata, poi il biondo uscì dalla propria camera,
lasciando un Blaise poco convinto e con un brutto presentimento.
Quando
Hermione varcò la soglia della Sala Grande i suoi occhi cercarono
immediatamente quelli del suo ragazzo, ma fu delusa dal non trovarli. Al suo
posto vi erano quelli altrettanto belli del migliore amico di lui che le
sorrise, cordiale.
Si
accomodò accanto a Ginny.
La
rossa stava allegramente chiacchierano con Harry e Ron. Quest’ultimo non appena
la vide, le rivolse un timido sorriso.
Hermione
fece altrettanto.
Proprio
quel pomeriggio la ragazza si era decisa ad affrontare con Ron l’argomento
spinoso “Draco Malfoy”. La riccia sapeva che quella era un’impresa ardua e che
con molta probabilità avrebbe perso la pazienza, ma in ogni caso doveva farlo.
E
così aveva fatto…
Ron aveva appena finito
l’allenamento di Quidditch quando Hermione gli si era avvicinata, dopo aver
discusso sul da farsi con Harry e Ginny che avevano appoggiato la decisione
della ragazza.
La sincerità prima di tutto.
Ed Hermione era una persona
leale ed onesta.
Ron, nonostante tutto,
rimaneva uno dei suoi migliori amici e gli doveva delle spiegazioni.
Quando il rosso se la trovò
davanti, non riuscì a nascondere la sorpresa. Ormai era da tempo che non erano
così vicini.
“Ronald…” cominciò lei,
sfregando le mani l’una contro l’altra per la tensione e per il freddo.
“Hermione. E’ successo
qualcosa?” domandò ingenuamente. La ragazza scosse la testa.
“Devo solo parlarti di una
cosa…potresti venire un attimo con me?” domandò guardando alle spalle della
ragazza, intercettando lo sguardo comprensivo e positivo di Harry.
Ron annuì inerme, la sua
curiosità lo spinse a seguirla nella boscaglia accanto al campo di Quidditch.
Quando Hermione si sentì
pronta si fermò, ma Ron che guardava a terra per non cadere, non si accorse di
niente e le finì addosso.
“Scusa, scusa” mormorò un Ron
dal viso rosso fuoco.
La ragazza ignorò quelle scuse
e ogni discorso mentale che si era preparata e andò diretta al punto.
“Sono innamorata di un ragazzo
e stiamo insieme da poco” disse tutto d’un fiato.
Il Grifondoro sbatté le
palpebre un paio di volte prima che il suo cervello recepisse realmente il
messaggio.
“Ah…”il ragazzo cercò di dire
altro, ma fu interrotto dalla riccia.
“A questo punto vorrai sapere
di chi si tratta” continuò imperterrita Hermione, camminando in cerchio, le
braccia conserte, lo sguardo fiero, come quello di una leonessa.
“Veramente…”
“So che non approverai, mi
farai la paternale, ma permettimi di dirti che io so badare a me stessa e se
Harry e Ginny mi hanno dato la loro benedizione è perché mi conoscono e sanno
che i colpi di testa non fanno per me, quindi qualsiasi cosa tu dica a sfavore
di questa…unione, io non cambierò idea, capito?” Hermione finalmente smise di
girare in tondo e puntò il suo sguardo (e un dito con fare minaccioso) sul viso dell’amico, il quale annuì, non
sapendo più cos’altro fare.
“Bene” aggiunse, annuendo a
sua volta, come a farsi coraggio.
“Io…io frequento Draco Malfoy.
Non starò qui a raccontarti com’è accaduto, perché è una lunga storia, ti basti
sapere che sono…” Hermione si bloccò un attimo, spostando lo sguardo sulle sue
mani, sorridendo al pensiero di quella parole che stava per pronunciare.
“Sono felice, Ron. Dopo tanto
tempo…”mormorò, tornando a guardare il ragazzo.
Hermione si aspettava una
sfuriata o magari un’espressione basita e invece sul viso del ragazzo
risplendeva un sorriso dolce e fraterno. Gli occhi forse erano leggermente più
scuri del solito, rabbuiati dalla consapevolezza che lui aveva fallito e che
quando aveva potuto, non era stato in grado di renderla così felice.
Ron non aveva mai visto
Hermione così raggiante e serena.
Ciò che più lo sorprendeva era
la facilità con la quale la ragazza sorrideva ultimamente.
Gli era capitato spesso di
incrociarla nei corridoi, mentre andava in biblioteca. Lei non se ne accorgeva,
ma le sue labbra erano sempre arricciate all’insù.
“Non dici nulla?” fu Hermione
a irrompere quell’irreale silenzio.
Le sembrava troppo strano che
Ron stesse zitto a fissarla con quel sorriso imbambolato.
La ragazza arricciò il naso,
infastidita e batté un piede per terra come quando era arrabbiata.
“Cosa vuoi che ti dica?”
rispose lui, scrollando le spalle.
“Non saprei. Ma conoscendoti non
hai capito quello che ho detto. Sto con Draco Malfoy. M.A.L.F.O.Y.” disse
scandendo lettera per lettera il cognome del ragazzo.
“Sai quel biondo Serpeverde
che per anni ci ha dato il tormento, prendendoci tutti in giro. Figlio di
Lucius Malfoy, Mangiamorte dichiarato” la ragazza terminò il suo monologo e non
riuscendo a suscitare alcuna emozione nel suo interlocutore, allargò le braccia
spaesata.
“Ho capito benissimo invece. E
non c’era bisogno che tu me lo dicessi, perché lo sapevo già” ribatté Ron.
Quella sorpresa tra i due ora,
era proprio Hermione.
“Come…come lo sapevi già?”
balbettò lei in risposta.
Ronald fece qualche passo in
avanti e prese tra le sue mani, quelle di Hermione, spostando i suoi bellissimi
occhi azzurri in quelli castani della sua ex ragazza.
“Non sono così sciocco come
credono tutti, sai? Ho un cervello anch’io, seppur funzioni ad intermittenza a
volte” ridacchiò, facendo sorridere anche Hermione.
“E’ da un po’ che ti osservo e
sei cambiata, Herm. Sei… sei più donna. Più bella, più cresciuta e non poteva
essere solo la guerra ad aver contribuito a certi cambiamenti. Confesso che
avrei voluto renderti io così felice, ma tra noi i tempi non hanno mai coinciso.
Avevo capito che c’entrava qualche ragazzo e all’inizio ho creduto fosse Dean,
visto che si vociferava che foste usciti insieme, ma non era così. Poi… poi un
giorno ho intercettato una discussione tra Harry e Ginny in cui parlavano di te
e…Malfoy. Harry si fida di te, ma è comunque preoccupato. Malfoy è sempre
Malfoy anche se sembra cambiato…e stava proprio confessando i suoi timori a mia
sorella, la quale invece ha piena fiducia di quella testa vuota del tuo
ragazzo” Hermione gli fece una linguaccia infantile, Ron sorrise poi proseguì.
“Ammetto che inizialmente non
l’ho presa affatto bene, anzi credevo fosse una burla, ma poi ho notato le
occhiate che vi lanciate voi due e ho compreso” Ron ebbe bisogno di fermarsi un
attimo per respirare, per ritrovare quella lucidità che le parole gli stavano
portando via.
“Tu lo ami” e il sussulto di
Hermione glielo confermò.
“Forse ancora non ne sei
consapevole, ma quando…quando eri insieme a me, non ti ho mai vista così…sei
solare, raggiante, sprizzi felicità in ogni gesto e anche se a renderti così è
quell’essere insulso di Malfoy, resto il tuo migliore amico e ti sarò sempre
vicino”.
Hermione gli saltò al collo,
grondante di lacrime.
Si abbracciarono forte e
piansero entrambi, forse per motivi diversi.
Ma non erano così vicini, nel
corpo e nell’anima, da troppo, troppo tempo…
Non sapevano però che la loro
discussione era stata ascoltata da un ragazzo biondo, alto e ben conosciuto,
che se ne rimase nascosto dietro ad un albero, col cuore che batteva troppo
forte.
Hermione era innamorata di
lui? Era coinvolta fino a quel punto?
Corse poi via, raggiungendo la
carrozza che lo attendeva.
“Hermione
mi passi la caraffa con il succo di zucca, per favore?” domandò Neville,
risvegliando così Hermione dai suoi ricordi.
La
riccia annuì e porse la caraffa all’amico che la ringrazio e per poco non ne
rovesciò tutto il contenuto, rischiando di fare il bagno a Seamus. Tutto il
tavolo dei Grifondoro rise spensierato, compresa Hermione.
Per
la prima volta, tutto sembrava andare per il verso giusto.
A
fine cena, Blaise attese Hermione fuori dalla Sala Grande.
“Cosa
farai domani, Herm. Verrai con noi a Hogsmeade o ti vedrai con Malfoy?” le
stava chiedendo Ginny.
“In
verità non ho alcun programma per domani” mormorò
“Però
presumo che verrò con voi a Hogsmeade, ci sarà di sicuro anche Malfoy…”
“Hermione!”
sentendosi chiamare, la ragazza si voltò.
“Blaise!”
rispose con un sorriso stampato in volto.
Ginny
le lasciò il braccio e la salutò, dicendole che si sarebbero riviste nel dormitorio.
Così
“Buona
sera. È da un po’ che non parliamo, io e te?” lo ammonì la ragazza, puntandogli
un dito contro.
“Be’,
non che tu mi abbia cercato. Eri troppo impegnata a correr dietro ad una
persona di mia conoscenza” ribatté lui prontamente.
Hermione
arrossì.
“Io
non corro dietro a nessuno” disse portano le mani sui fianchi.
“E
comunque sia, anche se ero impegnata
a fare altro, ero sempre ben disposta a fare una chiacchierata con te”.
Blaise
ridacchiò.
“Non
importa, Hermione. Senti…ho un messaggio per te da parte di Draco”. Sentendo
quel nome la riccia sobbalzò e divenne seria.
“Che
è successo?”
“Nulla
di grave, ma è dovuto tornare a casa. Sua Madre gli ha scritto una lettera dove
gli chiedeva di raggiungerla, non ha potuto avvertirti, perché è dovuto partire
immediatamente. Però ti ha lasciato questo” disse, estraendo dalla tasca del
pantalone la pergamena consegnatagli da Draco.
La
porse ad Hermione che se la rigirò tra le mani prima di aprirla e leggerla.
“Torno presto.
D.M.”
La
ragazza non poté nascondere la delusione per quelle poche parole, specie dopo
tutte quelle splendide poesie contenute in quel quaderno.
A
Blaise non sfuggì quel cambio repentino d’espressione, così posò una mano sulla
spalla della Grifondoro che sollevò lo sguardo dalla pergamena e fissò il
ragazzo davanti a lei. Lui le sorrideva con gentilezza ed eleganza.
“Non
darti pena. Draco è fatto così, dovresti saperlo”.
Hermione
serrò le labbra.
“Potrebbe
almeno spiegarmi cosa sta succedendo…” cominciò, pronta a portare avanti la sua
tesi con tenacia e determinazione, ma fu costretta a fermarsi, perché Blaise le
pose un dito sulle labbra.
“Probabilmente
neanche lui sa cosa sta accadendo. Non ci hai pensato?”
Hermione
sbarrò gli occhi.
No.
Non ci aveva pensato.
Quando
si trattava di Malfoy il suo istinto prevaleva sul resto ed era facile lasciare
che il pregiudizio parlasse per lei.
Annuì
alle parole di Blaise.
Non
le restava che attendere.
“Ti
va di fare una passeggiata?” le propose il moro Serpeverde.
Hermione
che non aveva voglia di rientrare in Sala Comune in quello stato, accettò la
proposta dell’amico e lo seguì lungo i corridoi.
Sapeva
che andava contro le regole, data l’ora tarda, ma sperò che nessuno li avrebbe
visti.
“Cosa
mi racconta la ragazza più intelligente di Hogwarts?” domandò con allegria il
ragazzo, ottenendo l’effetto desiderato: Hermione sorrise, arrossendo.
“Oggi
ho parlato con Ron di me e Malfoy” disse tutto d’un fiato.
“E
forse non ci crederai, ti assicuro che faccio fatica a crederci anch’io, ma mi
ha dato il suo pieno appoggio. Ovviamente anche se fosse stato contrario, io
non avrei cambiato idea, ma…”
Blaise
l’ascoltava attentamente e in silenzio, lasciando che si sfogasse e
soprattutto, allontanasse dai propri pensieri Malfoy.
Il
moro non lo dava a vedere, ma era molto preoccupato per l’amico e per il suo
imminente futuro.
Draco
dopo esser uscito trafelato dal proprio dormitorio, si era precipitato con
passo veloce dalla Preside. Non ci fu bisogno di spiegarle niente, perché non
appena entrò nel suo studio, trovò sua Madre Narcissa ad attenderlo.
Gli
occhi lucidi di chi ha smesso di piangere da poco e Draco questo non poteva
proprio digerirlo.
“Madre”
mormorò con voce strascicata.
“Draco,
figliolo” rispose lei alzandosi e andandogli incontro.
“Cosa
ci fate qui?” le domandò, fissandola dritto negli occhi.
“Credo
che siate qui per lo stesso motivo” si intromise
“Hai
il permesso di andare a casa, Malfoy. Rientrerai tra tre giorni” disse in tono
severo.
Draco
strinse le mani a pugno.
“Non
ce ne sarà bisogno, Preside” asserì con voce ferma fissando la donna, poi volse
i suoi occhi verso sua Madre.
“Domani
sarò già di ritorno” e fu così che lo sguardo di Narcissa si rabbuiò
maggiormente.
Dopo
aver preso il necessario dalla propria camera, Draco decise che forse quel misero
biglietto era davvero squallido e che forse avrebbe dovuto cercare Hermione e
parlarle. Quando la vide, stava correndo verso il campo di Quidditch, così
incuriosito da tanta fretta la seguì. Ne comprese il motivo solo dopo aver
assistito alla conversazione con Weasley. Non poteva credere che
Scosso
dalle insinuazioni fatte dal rosso, Draco decise di andarsene, ora doveva
affrontare un problema più urgente. Così raggiunse sua Madre che lo attendeva
nella carrozza e insieme si misero in viaggio. Per tutto il tempo, Draco scelse
di seguire la strada del silenzio, nonostante la testa gli brulicasse di
domande. Narcissa, da parte sua, continuava a fissare suo figlio con malcelata
preoccupazione. Conosceva bene il dolore che il giovane si portava dentro e
temeva il momento in cui quell’incontro sarebbe avvenuto.
Quando
la carrozza si fermò dinanzi al portone del Manor, il primo a scendere fu
proprio Draco. Il ragazzo si guardò intorno, sembrava che l’aria attorno alla
villa fosse cambiata, quasi avesse percepito la portata di quell’evento.
Sua
Madre lo precedette nell’ingresso.
Quando
anch’egli varcò la soglia, i suoi occhi catturarono immediatamente la figura di
una giovane ragazza alta, bionda, dagli
occhi plumbei come i suoi che lo fissavano commossi.
“Ciao
fratellino…”
E
a Draco, quei sette lunghi anni d’assenza, gli crollarono addosso.
Lavinia Cassidy Malfoy era davvero tornata.
Mi scuso per il ritardo con il quale arriva il nuovo capitolo, ma un improvviso calo d'ispirazione mi ha costretta a prendermi una pausa. Inoltre il lavoro mi ha tenuta impegnata e ho avuto davvero pochissimo tempo per starmene in santa pace al pc.
Dunque, dunque...l'ultima volta vi ho lasciato col mistero sull'identità di Lavinia...ora, col nuovo capitolo, sappiamo chi è.
Ne siete delusi?
Ho quest'idea da quando ho cominciato a scrivere questa fan fiction, anche se confesso che spesso mi è difficile portarla avanti, perché temo di scrivere delle eresie.
E della reazione di Ron, cosa mi dite?
So che forse vi aspettavate qualche sfuriata, ma sinceramente, mi andava di far maturare lievemente anche lui. Certo non è felice di questa unione, ma il bene per Hermione è più forte di tutto.
Dedico questo capitolo ad Elettra1991, che con la sua meravigliosa fan fiction, mi ha fatto tornare la voglia di scrivere. GRAZIE!
Spero di poter aggiornare quanto prima.
Alla prossima.
Marghe
Ps: la fan fiction non è scritta a scopo di lucro, ma per mio diletto. I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della Rowling.